lunedì, aprile 25, 2011

Che fatica essere cattivi

Che fatica essere cattivi. E’ difficile e complicato per l’uomo fare il cattivo. Usare il male richiede uno sforzo davvero immane; continuare ad esercitare odio e malignità non lascia tempo per il sorriso. Usare invece la cortesia, la gentilezza diventa semplice e gratificante. Per questo sono portato a pensare che molti facciano e continuino a fare il male più per ignoranza che per volontà. Anzi, se ci pensiamo un po' scopriamo che spesso il male più grande è stato fatto con l’obiettivo di fare il bene per tutti. Guardate i grandi crimini della storia, dal nazismo, al fascismo, fino al comunismo, volevano costruire società superiori in cui si sarebbe trovata la felicità e invece che disastro! Così sono anche le gabbie delle religioni che schematizzano tutti i comportamenti umani con giudizi, comandamenti e regole molto frequentemente prive di ragionevoli motivi. Tutte per farci trovare il Paradiso, la felicità...di là.
Non c'è il bisogno che le persone diventino musulmane, cattoliche o ebree; abbiamo invece la necessità che ognuno trovi all'interno di sé ciò che è. Abbiamo semplicemente da trovare all’interno di noi ciò che già abbiamo.
Per conoscersi basta guardare le nostre prigioni: riflettono ciò che è la nostra società, forse la nostra anima. Noi non abbiamo bisogno di cose esterne da possedere, ma di trovare relazioni di sincerità, di parità e d’amore, poi potremo offrire cose che a noi sono servite, ci hanno aiutato nei momenti difficili. Il rispetto per gli altri è la condizione prima per stabilire una relazione.
Ogni pensiero, parola e atto è un seme che piantiamo nel mondo. Nelle nostre vite, raccogliamo i frutti di quei semi. Se piantiamo il desiderio, il timore, la rabbia ed il dubbio, quelle cose riempiranno le nostre vite. Piantando l'amore, il coraggio, la comprensione e il buon umore otterremo che quelle cose ci tornino indietro.

mercoledì, aprile 20, 2011

Legge demografica?

La storia del mondo potrebbe leggersi anche come lo spostamento continuo di popolazioni da un luogo all'altro del pianeta Terra in cerca di luoghi dove poter vivere meglio.
Nonostante l'adattabilità della specie animale Uomo, quasi tutta l'umanità vive concentrata su poco più di un sesto delle terre emerse. Così l'uomo per diversi motivi si è sempre concentrato in luoghi particolari: le nazioni ricche e le città sono l'esempio più manifesto di agglomerazione. Nelle zone ricche come l'Europa, la popolazione vive più a lungo e la durata media della vita supera i 70 anni. Questa bassa mortalità dovrebbe provocare un aumento della popolazione; invece nei paesi ricchi non avviene così, perché altri fenomeni contrastano questo aumento: le coppie decidono di avere pochi figli e la fertilità maschile - secondo la Siams (Società Italiana di Andrologia Medica e Medicina della Sessualità)- ha subito una significativa riduzione negli ultimi 50 anni: la conta degli spermatozoi si sarebbe quasi dimezzata. A pesare sono gli stili di vita, stress compreso, e le condizioni ambientali: anche l'esposizione all'inquinamento prodotto dal traffico urbano agisce negativamente, confermano gli esperti. Per via di questi fattori la situazione demografica potrebbe peggiorare, con una riduzione della popolazione presente sul territorio, dando vita a pericolosi mutamenti sociali ed economici.
Ora avanzo una provocazione: e se l'ondata di migrazione incontrollata che colpisce l'Europa fosse dettata anche da una legge naturale di sopravvivenza del più adatto? O da una legge dinamica della popolazione che riesce a conservare, con l'incremento demografico, anche il suo potere culturale?
Ecco allora che quella valanga di tunisini e nordafricani in genere che arrivano in Europa saranno in grado di incrementare la popolazione e la natalità. Quelli che vediamo arrivare sono tutti giovani, con la voglia di vivere e integrarsi qui in Europa e con questo presupposto salverebbero anche la nostra civiltà.
L'occidente è stato definito il paese della sera; il luogo dove tramonta il sole e insieme dove finisce una lunga civiltà. Il sommovimento migratorio che succede negli USA e ora in Europa forse riuscirà a controvertire la fine della nostra civiltà. Sarà così?

martedì, aprile 12, 2011

Uomo e Natura

Dovremo saperlo che noi, con tutta la nostra prosopopea, non siamo che un tentativo dell’evoluzione della specie. Non si sa neppure se avremo successo.
La Natura prova i progetti e non sceglie al primo tentativo, esplora, riprova, cerca sempre nuove possibilità. Certo, quello che ha portato a noi è un caso, ma per essere proprio un Caso, c'è stata molta intelligenza: c’è stata una lotta con la Materia per fare prevalere lo Spirito o meglio quell’intelligenza che permette non solo di interagire ma anche di controllare l’ambiente circostante.
L’altra dote che abbiamo è di accumulare il passato: il tempo con noi si accresce e forma la coscienza, poiché avvertiamo il passato sempre presente. Diventiamo la sintesi di un cambiamento senza fine.
Henri Bergson considerava il corpo umano come l'anello di congiunzione tra passato e futuro: il nostro corpo è la materia che permette la durata della coscienza, ovvero quel moto della coscienza in divenire che è il nostro presente.
Lo slancio creatore è lo slancio vitale che travolge ogni ostacolo affermando ogni volta la vita che cambia e si tramuta ‘in un processo libero, caotico e assolutamente imprevedibile’…così diceva Henri Bergson.
Ma torniamo a noi, cosa siamo? Siamo forse il primo tentativo di affermazione dello Spirito sulla Materia. Certo che il compito è duro: siamo diventati nel frattempo i più grandi produttori di oggetti, di spazzatura, poiché la materia che facciamo, aggiungiamo alla Natura non serve, anzi l’inquina. Allora dov’è l’intelligenza e lo Spirito? L’intelligenza dovrebbe farci rispettare la Natura, però con le cose che creiamo diamo sbocco a forme di pensiero nuovo: la Natura non è intelligente, spreca, tenta, nel caos e con noi cerca una via diversa. Forse quella via saremo ancora noi… ogni cosa prova che ognuno procede per diventare ciò che è: questo è il senso profondo della nostra vita. Per questo dobbiamo, nel corso della vita, fare i conti con molte cose; dobbiamo misurarci con meccanismi mentali e comportamentali che non ci appartengono, per realizzare quel miracolo di unicità e irripetibilità che ognuno rappresenta. Con noi la specie va avanti. Dovrebbe, si spera.

lunedì, aprile 04, 2011

Ma gli italiani sono così creduloni?

Ma gli italiani ci credono ancora? Molti se domandano nel vedere lo show di mister B. a Lampedusa, dove con la compulsione alle promesse del 'ghe pensi mi' è sparita la dimensione della tragedia. A Lampedusa ha preso corpo lo spettacolo dell'uomo che prospetta scenari da favola: campi da golf, casinò, ritinteggiatura delle case, premi Nobel...tutto condito da sorrisi e battute scherzose.
Ma gli italiani ci credono ancora? Dopo la spazzatura di Napoli, le condizioni del dopo-terremoto all'Aquila, le mancate realizzazioni del programma di governo e la perdita di autorevolezza internazionale, si continua con gli show?
Io ho provato ad immaginare ad esempio se all'opposizione ci fosse stata la Lega Nord e avesse assistito a quanto è successo a Manduria e Mineo con i clandestini che scappano sotto gli occhi della Polizia. Sarebbe successo il finimondo. La Lega avrebbe fatto le barricate chiedendo la testa del capo del Governo e del ministro dell'Interno. Ora naturalmente con la squadra B&B (Berlusconi e Bossi) si gioca a rimpiattino.
Ma gli italiani ci credono ancora? Credono ad un vecchio che contrabbanda come nipote di Mubarak una ragazzina marocchina frequentatrice dei suoi festini e poi imbrogliando sul numero di processi e assoluzioni si dice perseguitato politico dalla magistratura?
Io non ci credo e penso che neppure la maggioranza degli italiani creda ancora a questo guitto della politica. Naturalmente per dimostrare di non credere più dovrà farlo votando. Io spero presto.