mercoledì, aprile 30, 2008

Finita un'epoca?

Forse con questo ciclo elettorale è finita davvero un’epoca. Con la vincita della destra dovremo cambiare i nostri schemi di interpretazione politica. Le categorie destra e sinistra, come fattori ideologici e di interpretazione della realtà, sono cambiate. Gli elettori si sono liberati? Ancora non si sa, certo che dovremo chiederci se votano per scelte ideali o per cercare di risolvere problemi concreti? L’impressione del momento è che abbiano fatta loro, la massima di Mao: ‘Non importa se i gatti sono bianchi o neri, l’importante è che prendano i topi’.
I topi da prendere sono davvero tanti e gli elettori ora pare che ci provino con la destra. Visto che la sinistra di ‘topi’ non ne ha presi, non ha risolto niente dei malanni che affliggono, ora ci prova con la destra.
La sinistra mentre i topi ballavano si soffermava a parlare di Dico, di diritti gay, di licenze taxi, invece che di salari, di sicurezza e immigrazione. Non che i primi fossero da scartare, ma le priorità certo non erano bene avvertite dalla classe politica di sinistra…lo erano diventate improvvisamente in campagna elettorale e solo dal PD, la sinistra cosiddetta alternativa, di classe ecc. giocava invece la carta dell’identità, come se questa valesse a risolvere qualcosa in una società che cambia ad un ritmo vertiginoso. Infatti quella sinistra è evaporata.
Così tra le urla di Beppe Grillo, la scomparsa di Bertinotti, i pianti di Rutelli e la tristezza di Veltroni, andiamo incontro ad una trasformazione epocale.
Cosa succederà? A guardare la levatura degli uomini non siamo messi bene: Calderoli, Borghezio, Giovanardi, Bossi, Tremonti ecc. li abbiamo già provati e molte cose si sono aggravate…però quelli venuti dopo purtroppo non erano migliori: Giordano, Pecoraro, Mastella, Caruso…altro giro, altro regalo.
Speriamo che l’Europa ci assista.

martedì, aprile 29, 2008

Caso Alitalia

Perché non c’è nessuno che ricorda a Berlusconi tutte le cose dette sul caso Alitalia? Questo caso è emblematico per conoscere sia la persona, sia il politico e di conseguenza il grado di ‘statista’. Eppure i giornali sempre pronti a mettere in ‘prima’, ogni tipo di dichiarazione di Berlusconi - sapendo che nella maggior parte dei casi verrà contraddetto- non menzionano mai le precedenti affermazioni del caso.
Esempio: il 21 marzo 2008, il leader del Pdl annuncia: ‘Il prossimo premier, cioè io, dirà un secco no ai francesi. Ci sarà anche una grande banca’... ‘Penso ci sia la possibilità di concretizzare una cordata italiana in pochi giorni. Sono assolutamente fiducioso su questo e credo anche che si possa fare con il sostegno di importanti istituti di credito. Vista la posizione di Air France non ci resta che dare vita a un'altra offerta, che sarà sicuramente presentata da imprenditori italiani insieme alle banche’.
Una settimana dopo, il 28 marzo 2008, dice: ‘Occorre che la trattativa con Air France si chiuda, si chiuda negativamente come io immagino e spero... poi quando noi avremo responsabilità di governo, vedrà che non sarà così difficile, anzi, sarà agevole trovare una compagine di imprenditori italiani che si caricherà Alitalia e che magari con la loro managerialità potrà anche riportare i conti in ordine’.
La campagna elettorale è finita e gustato il trionfo, l’Alitalia è sempre un caso da risolvere. Air France nel frattempo si è ritirata come lui sperava…e il 23 aprile 2008, Berlusconi dichiara: ‘Air France ha detto no per il veto posto dai sindacati’...’La prima motivazione del ritiro di Air France è stato il fermo no dei sindacati sulla riduzione del personale. Per noi forse sarebbe stato meglio lasciare a questo governo la patata bollente’.
La colpa era degli altri, lui il nuovo premier non c’entrava.
Ora 28 aprile 2008, Berlusconi continua: ‘Se l'Unione Europea si mette a zignare, allora potremmo prendere una decisione, per cui Alitalia potrebbe essere acquistata dallo Stato, dalle Ferrovie dello Stato. Questa è una minaccia, non una decisione. Noi andiamo avanti con la compagine di azionisti, l'ho fatto in rispetto alla Ue, ma noi abbiamo bisogno di un'Europa che ci aiuti e non che metta difficoltà a chi governa’.
Prima governavano gli altri e queste difficoltà ovviamente non esistevano.
La pantomima su Alitalia non è ancora finita e a chissà quante battute assisteremo. Davvero illuminante. Ecco lo statista: il finto liberale diventato statalista.

sabato, aprile 26, 2008

Dov'è Padre Pio?

Perché nel 2008 abbiamo ancora bisogno di reliquie e manifestazioni come quella cui assistiamo a San Giovanni Rotondo? Come è possibile che si muovano così tante persone per osservare una immagine di silicone di Padre Pio? D’accordo, quel santo non è mai stato un esteta ed ora paradossalmente, con la maschera finta preparata dallo studio Gems di Londra, si riafferma il trash, il cattivo gusto. Abbiamo così poca spiritualità?
Per la Chiesa cattolica la fisicità ha sempre avuto un ruolo importante; anche quando si afferma la verginità della Madonna si parte dallo stato dell’imene: bisogna avere una testimonianza fisica. Le stesse stimmate (sebbene false, in quanto i chiodi non vennero conficcati nel palmo delle mani di Gesù) sono da considerare un elemento di schizofrenia fisica più che di santità. Giovanni Calvino potrebbe esserci nuovamente d’aiuto.
Indagare la fisicità, gli aspetti esteriori e materiali della religione cattolica ci porta lontano: in fondo ognuno di noi è portatore, con il possesso del proprio corpo, di qualcosa che va oltre. Sarà per questo che moriamo? Che cessa il nostro contenitore? Il nostro corpo? Noi invece continuiamo spiritualmente a vivere ed in questo caso ci potrebbe aiutare a capire la nostra evoluzione il karma, la legge di causa ed effetto. Allora chissà dove sarà ora lo spirito di Padre Pio: non certo in quella bacheca di vetro o tra i fedeli che corrono a vederlo; neppure in Paradiso. Penso che quello spirito dovrà affrontare altre vite e per questo lo immagino un quarantenne (la data di nascita è certa come la data di morte) che non sa neppure dov’è la Puglia, poiché è un cinese emigrato negli Stati Uniti che fa il ricercatore informatico…

martedì, aprile 22, 2008

25 aprile, ricordo della Resistenza

Con la Resistenza è stata portata via una generazione di giovani. Era una generazione ribelle, che dal 1943 al 1945 si oppose al fascismo. Quei ragazzi in maggioranza ventenni nati e cresciuti nel regime fascista, si rifiuteranno di continuare un massacro al servizio dei nazisti; moltissimi di quei giovani saranno fucilati dai Tribunali speciali e militari della Repubblica di Salò e prima di morire grideranno ‘Viva l’Italia’. Infatti l’Italia in quel momento era divisa: la repubblica di Salò comprendeva più o meno le stesse zone che oggi sono in mano alla Lega Nord. Così quel ‘onore della Patria’ che i repubblichini, servi dei nazisti, con i simboli di morte ben espliciti sull'uniforme, credevano di servire era in fondo una volgarità, un inganno. La RSI- la Repubblica Sociale Italiana- era uno stato creato dai nazisti per fermare l’avanzata delle forze anglo-americane. Ai tedeschi importava poco dell’Italia e avevano capito che Mussolini era un uomo finito. Quegli stessi tedeschi ‘amici’, dopo l’8 settembre massacrarono a Cefalonia ottomila increduli militari italiani. Con quell’eccidio, molti fascisti non videro tornare più a casa i loro cari. I tedeschi insieme ai fascisti avevano emanato decreti di pena di morte per tutto: per chi non si presentava ai distretti militari, per chi si nascondeva, per chi strappava i manifesti…e via di questo passo, con il risultato di far crescere i partigiani.
Leggendo le lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana, ora disponibili anche sul web,
si troverà nell’elenco degli assassinati oltre i nomi anche l’età: sono in prevalenza ragazzi di 20, 23, 18 anni; sono operai, studenti, soldati, casalinghe, sono la testimonianza di un sacrificio affrontato con la fede e l’amore che fonderà la nostra attuale libertà.
Ricordiamo sempre quel periodo. Il 25 aprile è nella sostanza la data del riscatto: il frutto agognato dei martiri della nostra libertà.

domenica, aprile 20, 2008

La ricetta della felicità

Parlare di felicità, è spesso difficile. A pensare che ci sbattiamo e soffriamo proprio nel ricercare la felicità. La felicità dovrebbe essere la condizione ideale per vivere la nostra vita e invece…soprattutto oggi non si sa più dove andare a cercarla: nell'amore, nel lavoro, nelle amicizie? Quale sarà la fonte della nostra felicità? Sentimenti ed emozioni il più delle volte negative, come la tristezza, la rabbia, la solitudine, la frustrazione ci assalgono e la felicità sembra una condizione così lontana ed irraggiungibile che non penseremmo mai di averla a portata di mano ogni giorno. Sì, la felicità la cerchiamo perché l’abbiamo già provata, la conosciamo.
Allora esiste una ricetta della felicità? A volte si pensa a formule già precostituite. Tipo: 100 grammi di comprensione, 250 grammi di pazienza, 350 grammi di dolcezza. Mescolare a lungo: aggiungere un pizzico di allegria. Cucinare a fuoco moderato per tutta la vita…troppo facile.
In altri casi troviamo consigli come: accettazione di sé, per riuscire a dare e a ricevere amore; adattamento ai cambiamenti della vita, per metabolizzare le tossine del vivere quotidiano con la realizzazione personale attraverso un’attività lavorativa gratificante, insieme ad un ridimensionamento dell’attaccamento ai beni materiali…troppo elaborato.
Dopo questa premessa poniamoci la domanda: quanta energia uso per produrre felicità? L’energia viaggia all’interno di circuiti neuronali che sono sintesi di processi fisici e mentali; dobbiamo sapere che questa energia noi siamo in grado di indirizzarla. Dobbiamo avere la consapevolezza della nostra capacità autogenerativa. Il dolore psichico è spesso una domanda senza risposta.
Abbiamo bisogno di lasciarci andare, fermarsi nella lotta con i nostri fantasmi: abbandonare il conflitto. La vita è un regalo e la nostra mente deve essere lasciata libera di decidere della sua energia. Smettere di combattere con lei. Né facile, né elaborata...troppo semplice? Si, come sempre è la felicità.
Pubblicato da Italians il 27/4/2008

giovedì, aprile 17, 2008

Ci siamo

Ci siamo, si inizia con l’abolizione dell’ICI; ma non sarebbe più giusto dire che si farà un trasferimento di questa tassa sotto un altro nome? Dove prenderanno i soldi i Comuni se si toglie l’Imposta Comunale sugli Immobili? Comunque era nel programma del PDL ed è giusto che venga attuato. La grande vittoria di Berlusconi non su discute…ma ci sarà stato per caso qualche broglio per far scomparire la Sinistra Arcobaleno? Meno male che di brogli ora non si parla più e nemmeno di fucili per cambiare la stampa delle schede. Mi auguro nel frattempo che non ci siano epurazioni, accuse alla stampa e alla televisione di essere tutta in mano alla sinistra: in caso fosse vero, avranno visto che non è servita a nulla?
Io intanto, per sopravvivere alla coppia B&B per i prossimi 5 anni, mi sto attrezzando seguendo il decalogo di Roberto Cotroneo:
Eviterò tutte le trasmissioni televisive, ad iniziare da Porta a Porta. La mia homepage d’apertura di Internet passerà dal Corriere della Sera al Financial Times. Aspetterò l’elezione di Obama e poi metterò nella mia stanza la sua immagine senza la frase ‘we can’. Farò molte passeggiate nei boschi e in riva al mare, dove la natura non è stata inventata da Berlusconi. Coltiverò un hobby, distraendomi con arte e musica classica; mi innamorerò nuovamente. Continuerò a leggere libri e ascolterò la radio di notte dove penso non piomberà uno dei B. Infine aspetterò con pazienza. La provvidenza poi farà la sua parte.

mercoledì, aprile 16, 2008

Che dire?

Che dire? Ha vinto il rappresentante peggiore della cattiva politica; quello che ha già fatto vedere in 5 anni la sua piccola statura in tutti i sensi…eppure gli italiani lo hanno rivotato. Sarà lo spirito critico che da sempre accompagna chi è di sinistra, o l’ambire a cose che non sono mai concrete, ma ogni volta si riesce a perdere l’occasione di trasformare la società in modo migliore.
Io intanto ho imparato da tempo a sostituire la parola colpa con responsabilità, per questo ritengo ognuno di noi responsabile di ciò che gli succede. Allora? Noi italiani abbiamo proprio la memoria corta. Come si fa a dimenticare i 5 anni di governo berlusconi passati?
Io ricordo che non ci sono state in Italia tante manifestazioni come in quel periodo. Si scendeva in piazza per la difesa dei diritti: quelli dell’informazione, dello statuto dei lavoratori. Si manifestava giornalmente per la pace, per la difesa delle fasce deboli. Con quel governo siamo entrati in guerra in Afghanista ed in Iraq; abbiamo avuto l’occupazione della RAI con la cacciata di Biagi e Santoro, l’attacco all’articolo 18 delle Statuto dei Lavoratori, l’attacco alla Costituzione, con una legge che la stravolgeva - e meno male che è stata bocciata da un referendum. Poi le leggi ad personam; le brutte figure all’estero; la legge sulla Giustizia e sulla Scuola, per non parlare della Bossi-Fini che ancora prosegue.
In campagna elettorale facevano finta di niente: proprio la Lega affiggeva manifesti con l’immagine di un indiano pellirossa, dicendo che il centrosinistra faceva fare la stessa fine, imputandone la colpa dell’ingresso dei clandestini ..mentre la legge Bossi – Fini è sempre in vigore.
Io sono davvero triste del risultato e non riesco a capire dove sono finiti i voti della cosiddetta Sinistra comunista e dei Verdi. Cosa è successo? Io penso che il PD ha preso i suoi voti: quelli del grande progetto dell’Ulivo, quelli della speranza di un nuovo soggetto politico che cambi la politica in Italia. Ma gli altri? Dove sono finiti? C’è stato un gioco di prestigio? Dove sono andati gli elettori comunisti, socialisti, ambientalisti? Non so rispondere. Forse l’Italia ha sempre bisogno di decenni per superare i suoi regimi: ora viviamo quello berlusconiano e non ne vedo al momento la fine. Anzi.
Che non sia il fascismo veramente la biografia degli italiani?

giovedì, aprile 10, 2008

Il PD cambia la politica

Ho letto con interesse sui quotidiani molti interventi; sono tante le persone disilluse e rassegnate ad un quadro politico che riflette bene la società: il berlusconismo è purtroppo ancora presente in molti strati sociali e riesce sempre a fare presa. E’ o non è il fascismo la biografia degli italiani? Questo lo affermava Piero Gobetti oltre 80 anni fa. C'è da pensare.
Ma ora abbiamo la democrazia e sappiamo quante persone sono morte per permetterci di votare liberamente; di scegliere dei partiti diversi. La democrazia spinge all'assunzione di responsabilità e quelli che non votano lasciano decidere gli altri anche per loro. Se non ti interessi di politica la politica si interessa a te...
La democrazia poi richiede dei numeri, delle maggioranze che sono numeri grandi: solo con quelli si può governare. Berlusconi li raccoglie. Il gruppo della sinistra arcobaleno cosa raccoglie? Se va bene l’8-9%, cosa serve? Servono anche quelli a fare opposizione, e non certo a governare.
Invece dovremmo accorgerci che andiamo volenti o nolenti verso le grandi formazioni politiche europee? Quelle che sono capaci di far stare insieme ideali diversi per un programma di governo preciso? Prodi ci ha provato, ma con la banda di bottegai cui era attorniato da Pecoraio Scanio, Mastella, Giordano e Di liberto, c'era poco da sperare. Ogni giorno si smentivano a vicenda. Cosa fare? Il PD ha fatto l'unica cosa utile e necessaria. Da quel momento la politica sta cambiando direzione. Non lo avete notato? Ne vedremo ancora delle belle. Il PD sta trasformando la politica cercando di farla uscire dal degrado cui è piombata da almeno 2 decenni.

martedì, aprile 08, 2008

Non è un paese per poveri.

Si vorrebbe tutto più dignitoso, anche la povertà. Mi diceva un conoscente che da una menomazione può nascere una fortuna, come quello che mostra la gamba poliomielitica ridotta ad un osso storto: ci farà uscire quei 50 euro al giorno; così, camminando e allungando la mano. Come quello inginocchiato in mezzo al marciapiede, con il cartello stampato chiaro: ‘Operato al cuore, ho bisogno di aiuto per mangiare’. Il pasto c’esce. Diversamente non sarebbe lì tutti i giorni. Tutti i giorni eccetto la domenica. Riposa.
Non è un paese per poveri.
E’ un paese per professionisti e ora lo sono anche i poveri. I poveri di professione, che sovvertono i poveri zitti: quelli chiusi in casa. Sì perché la povertà è come una malattia ti tiene in casa, anche a letto e non devi muoverti più di tanto perché c’è il rischio che aumenti l’appetito. Sempre il conoscente mi spiegava che la povertà si eredita come la ricchezza. Li vedi quei bambini tra i rifiuti? Sono i poveri di domani: stanno imparando un destino che non si cambia. Ci sono quelli che dipendono dalla tua monetina: hanno imparato a vivere d’elemosina perché non credono nel loro futuro; li hanno convinti che sono poveri per statuto. Come un mestiere.
Non è un paese per poveri.
Eppure poveri lo siamo stati tutti. Ti ricordi il nonno? Quanta fame. Quanta polenta, insaporita con una acciuga appesa, ha mangiato il bisnonno? Ma ora i poveri si vogliono così. Così è più facile passarci sopra con le ruspe. La loro mancanza di dignità, cancella anche la nostra. Ancora il conoscente mi raccontava: stiamo osservando con l’accattonaggio, uno stacco. Troppi ricchi e troppi poveri. Il guaio che a maggioranza si è scelto di essere ricchi…anche se non è vero, che lo si è.
Per questo motivo il nostro non è un paese per poveri.
Si vorrebbe tutto più dignitoso, anche la ricchezza. Una notizia sul quotidiano informa che non avevano i soldi, ma si vergognavano a dirlo. Il mio conoscente conferma. Una signora, privata del botulino per le rughe, confessa: ‘Preferisco farmi il Botox che uscire fuori a cena, ma la situazione è davvero brutta’. Dopo anni di crescita costante, il mercato della chirurgia estetica sta attraversando un momento di crisi. Uno dei principali produttori di protesi per il seno ha riportato un calo nelle operazioni avvenute alla fine dell’anno scorso.
Non è davvero un paese per poveri. Nemmeno per brutti, sporchi e cattivi.

domenica, aprile 06, 2008

Imbracciare i fucili...

Bossi se la prende con le schede elettorali e torna a parlare di rivoluzione armata. ‘Se necessario, per fermare i romani che hanno stampato queste schede elettorali che sono una vera porcata, e non permettono di votare in semplicità e chiarezza, potremmo anche imbracciare i fucili’, ha dichiarato il leader della Lega, oggi in un comizio a Verbania. Non dice Bossi che le schede elettorali sono conseguenza di una precedente porcata fatta dal suo Calderoli. Eppoi prendersela sempre con la categoria astratta dei ‘romani’…lui che a Roma è stato ministro e ci mangia pure.
Che squallore inoltre sentire che: ‘potremmo anche imbracciare i fucili’. Contro chi? Non lo dice; forse contro se stesso. Certe frasi dovrebbero essere bandite, poiché la stagione in cui degli sciagurati hanno preso a sparare ed a uccidere, gli italiani la conoscono bene: era la stagione delle bombe fasciste e delle Brigate Rosse.
Certamente che quest’uomo, con i suoi accoliti, rappresentano la frangia più caciarona e impresentabile della politica italiana. Ho detto italiana? Scusatemi, volevo dire di quell’invenzione chiamata Padania; di quella razza che la bastardità non è riuscita a migliorare.

venerdì, aprile 04, 2008

Abbiamo bisogno di nuova politica

Mi ero disamorato della politica fino a quando, con la nascita del Partito Democratico, ho visto arrivare delle facce nuove e molti giovani che con il loro entusiasmo mi hanno fatto riprendere la voglia di partecipare. Vedendo arrivare alcuni giovani, nel circolo territoriale appena costituito, mi ha fatto felice; sentendo poi la ragazza più giovane, spiegare i motivi per cui ha pensato di impegnarsi, mi sono commosso.
L’entusiasmo di questi ragazzi, che si sono messi a fare politica in questi ultimi mesi, è stata per me davvero contagioso: mi hanno fatto riscoprire la militanza, quell’impegno che sorretto dagli ideali fa incontrare le persone e discutere la maniera per risolvere i problemi che assillano una pacifica convivenza.
Così oggi mi ritrovo a piegare depliant con il programma elettorale, ad imbustare lettere con inviti al voto ed a volantinare, per le strade del mio quartiere; mi ritrovo a scrivere comunicati, organizzare incontri e allestire presidi nelle piazze.
Abbiamo bisogno in questo periodo di sbandamento di nuova partecipazione, di riprendere in mano l’iniziativa di una politica, che sappia progettare il futuro senza demagogia e ideologismi del passato. Per questo dovrebbero essere i giovani in primo luogo a spronare i vecchi; dovrebbero essere loro a farsi avanti e sconfiggere quella vecchia nomenklatura, che osserviamo sugli schermi televisivi da ormai troppo tempo.
Io che sentivo di avere ‘già dato’, oggi ho compreso che la mia piccola esperienza può essere di aiuto a questi neofiti della politica. L’alternativa alla politica e alla partecipazione democratica è il caos, la guerra e la dittatura: si affida tutto ad una persona sola.
Non dimentichiamo che se non ci interessiamo della politica, la politica però si interessa a noi: ci usa e costruisce le gabbie come la attuale legge elettorale, voluta da una parte sola; quei partiti che l’hanno concepita era evidente che non ascoltavano i cittadini. Neppure i loro elettori.

mercoledì, aprile 02, 2008

La parte abitata della Rete...continua

La Rete è abitata da moltissime persone; ogni giorno aumentano ed in questo grande spazio in espansione ognuno ritrova un pezzetto di sé. Frequentando la Rete dopo i primi passi, dove si va a naso e con l’idea dell’avventura, ho scoperto di fare sempre gli stessi itinerari: l’abitudine prende il sopravvento. Così i blog, i magazine, i portali e i giornali online, che visito quotidianamente, risultano essere sempre i soliti; allora ci sarebbe bisogno di qualcuno che spinga a lasciare gli ormeggi e guidi verso nuove navigazioni, verso nuovi approdi.
Circa un anno fa era uscito un libro dal titolo ‘La parte abitata della Rete’ di Sergio Maistrello, che raccontava bene cosa si incontra nella navigazione di Internet, come nascono i blog, i wiki, il podcasting e i social network…insomma tutto quanto vive su Internet e fa vivere noi, attraverso gli strumenti più avanzati della tecnologia informatica.
Il libro invitava a guardare il panorama con occhi nuovi per riprendere il viaggio: continuare a usare questa tecnologia in modo sempre più consapevole.
La Rete crea, nella relazione, una ricerca di senso in modo nuovo. Lo strumento mediatico più rivoluzionario si auspica che in breve tempo abbandoni il linguaggio tecnologico per lasciare il posto alla conversazione più personale…parliamo sempre di noi e allora cosa di più arricchente per cambiare, scambiando informazioni?
Con Internet misuriamo anche l’apertura verso gli altri. Con i nuovi strumenti a disposizione, ci trasformiamo anche in autori di contenuti: otteniamo uno scambio continuo di opinioni, visioni del mondo, contaminazioni che se riusciamo a coglierle aiutano a comprendere meglio dove e come viviamo.
La Rete è abitata soprattutto da giovani, da curiosi, da persone che scoprono che gli viene chiesto di creare e condividere cose, emozioni, fatti, servizi e piaceri…l’altro ieri ho scoperto, per sua stessa ammissione, che Berlusconi non frequenta la Rete: ha detto che è vecchio e non conosce la tecnologia di Internet. ‘Forse- ha proseguito- non sarei adatto per questo a modernizzare l’Italia’. Nel gran numero di parole ogni tanto esce un pizzico di verità.