martedì, marzo 31, 2009

I tormentoni linguistici

I tormentoni linguistici, da molto tempo, accompagnano i nostri discorsi. Sono mode, manie che non si capisce bene come nascano, ma usate in maniera smodata. Alcune di questi intercalari fortunatamente passano di moda e cadono in disuso. Io ne ricordo alcuni: 'a livello di', 'nel momento in cui', 'di base'. Oggi invece va di moda: 'voglio dire', 'un attimino', 'piuttosto che', 'quant'altro', 'assolutamente si' o solo 'assolutamente'...quasi tutte le persone sembrano assuefatte nell'infarcire i loro discorsi con queste brevi locuzioni.
L'uso frequente dell’avverbio: 'assolutamente' è molto significativo. Avete sentito come e quanto viene usato? Ultimamente si sente spesso dire ‘assolutamente si’, ‘assolutamente no’ o ancora ‘assolutamente’ e basta. Così, da solo, che non vuol dire nulla. Questo avverbio diventa l’elemento di camuffamento delle nostre debolezze…abbiamo sempre meno certezze, eppure vogliamo far sapere che assolutamente noi siamo quello che dichiariamo –magari dopo un ‘voglio dire’- ma ahimè, senza alcuna consapevolezza.
Ci sono poi persone che riescono ad inserire nelle frasi quei modi di dire in quantità esagerata, dimenticando tutte le varie possibilità che la nostra lingua italiana offre.
Eppure la ricchezza del linguaggio è quello che ci contraddistingue dagli altri animali. Pensate che il linguaggio umano, così vario e complesso, è capace di creare la nostra realtà. Purtroppo in questo momento storico ci troviamo nel 'piuttosto che' e nel 'quant’altro', frasi che vorrebbero far intendere quanto sappiamo di sapere, e che in realtà è davvero altro.

giovedì, marzo 19, 2009

La crisi del Capo

Non serviva sentire da lui stesso dire che il lavoro che fa gli fa schifo ed è disperato... lo si capisce da come svolge quel lavoro, che poi è quello del capo del Governo, che è schifato. Anche il fatto che si interessa tanto al bene degli italiani, sperando che di me non si preoccupi e mi escluda dai suoi pensieri, che si sente disperato...si sa che governare gli italiani non è difficile è soltanto inutile. Il fatto che quest'uomo è schiavo di se stesso, è quello che lo rende infelice. Lui è infelice perché si sente schifato, ed è schifato perché il fondo quando si prende una pausa per divertirsi, e si ritrova nel foyer di un teatro, lo assillano le riflessioni sulla sua condizione...deve correre subito a lavorare se no si mette a pensare! Allora sono guai: si scopre un poverino, un ometto che ha bisogno di comprensione e di pietà. Meglio lo schifo del suo lavoro, della disperazione di non godersi le sue ricchezze che sentirsi solo e inutile.
E' in sostanza il destino dei piccoli uomini che vollero farsi Re. A loro non bastava l'amore di una donna, dei figli, loro volevano l'amore di un popolo; a loro non bastava leggere un libro e avere il necessario per vivere, loro volevano potere e ricchezze smisurate...tutto per allontanare la vecchiaia e la morte. A queste ultime non si scappa.

mercoledì, marzo 18, 2009

Aids e sesso

'E l'Aids non si vince con preservativi'...a dirlo è un Papa; ma chi ha mai detto che l'Aids si vince con i preservativi? Con questi ultimi si argina, si contrasta, si evita di uccidere delle persone, di contagiare bambini e bambine. Con i preservativi si fa quello che dice la parola stessa: si preserva la vita. E' proprio vero che le religioni (tutte) sono sempre più gabbie ideologiche che non aiutano a far evolvere l'uomo, a liberarlo dalle credenze che lo rendono infelice...anzi, speso le religioni sono strumenti belli e pronti per costruire l'infelicità.
A pensare che il cristianesimo è stato una tappa importante per la liberazione dell'umanità e per la conquista della felicità. Questo naturalmente all'inizio, poi una croce ne è diventata il simbolo e la valle di lacrime continua, in una coazione a ripetere, a ricordarci che per essere felici dobbiamo morire tutti in santità...magari come larve, ma casti. Perché la sessualità continua così tanto a far paura alla Chiesa cattolica? Perché tutto il senso di colpa e del peccato è stato racchiuso dentro le mutande?
Perché Dio ci ha fatto mammiferi? Forse ha mancato di fantasia e gli organi della riproduzione poteva inventarseli diversamente: metterli in cima alla testa oppure sulla faccia...sarebbe stato tutto più semplice.

lunedì, marzo 16, 2009

Che fatica essere cattivi

E’ difficile e complicato per l’uomo fare il cattivo. Usare il male richiede uno sforzo davvero immane; continuare ad esercitare odio e malignità non lascia tempo per il sorriso. Usare invece la cortesia, la gentilezza diventa semplice e gratificante. Per questo sono portato a pensare che molti facciano e continuino a fare il male più per ignoranza che per volontà. Anzi, se ci pensiamo un po' scopriamo che spesso il male più grande è stato fatto con l’obiettivo di fare il bene per tutti. Guardate i grandi crimini della storia, dal nazismo, al fascismo, fino al comunismo, si voleva costruire società superiori in cui si sarebbe trovata la felicità e invece che disastro! Così sono anche le gabbie delle religioni che schematizzano tutti i comportamenti umani con giudizi, comandamenti e regole molto frequentemente prive di ragionevoli motivi. Tutte per farci trovare il Paradiso, la felicità...di là. Se ci pensate noi non abbiamo certo bisogno che le persone diventino musulmane, cattoliche o ebree; abbiamo invece la necessità che ognuno trovi all'interno di sé ciò che è. Per conoscerci basta guardare le nostre prigioni: riflettono ciò che è la nostra società, forse la nostra anima. Noi non abbiamo bisogno di cose esterne da possedere, ma di trovare relazioni di sincerità, di parità e d’amore…poi potremo offrire cose che a noi sono servite, ci hanno aiutato nei momenti difficili. Il rispetto per gli altri è la condizione prima per stabilire una relazione.
Ogni pensiero, parola e atto è un seme che piantiamo nel mondo. Nelle nostre vite, raccogliamo i frutti di quei semi. Se piantiamo il desiderio, il timore, la rabbia ed il dubbio, quelle cose riempiranno le nostre vite. Piantando l'amore, il coraggio, la comprensione e il buon umore otterremo che quelle cose ci tornino indietro.

venerdì, marzo 13, 2009

Il regime del Capo

C'è un semplice segnale che dovrebbe far capire a tutti che viviamo dentro un regime: quello dell'insostituibilità del capo. Infatti per questo regime, quello che stiamo subendo attualmente, Berlusconi, quale capo, se cade lui cade il regime. Voi vedete qualcuno che sia in grado di prenderne il suo posto o il ruolo? No; ecco l'argomento principe per capire come la democrazia italiana sia viziata.
E' uscito in questi giorni un libro: 'Il corpo del Capo', edito da Guanda e scritto da Marco Belpoliti, che descrive bene come il corpo dell'uomo Silvio, diventi un simulacro di qualcosa che va oltre la sua stessa realtà: è l'immagine mitopoietica, ovvero un mito autocreato. Il libro descrive bene alcune caratteristiche delle proiezioni, dei segnali, che attraversano il nostro vivere. L'autore Marco Belpoliti, da laureato in semiologia, considerando tutti i segni come elementi che i generale ci rinviano a qualcos'altro, traccia un quadro davvero interessante sulla fenomenologia berlusconiana: è così che l'effimero, il sogno di diventare ricchi e rimanere sempre giovani diventa possibile. La morte sembra assente dal nostro orizzonte, non si muore più...però, io aggiungo e penso, che invece si può scomparire e allora statene certi che con la scomparsa del corpo del Capo, scompare con lui tutto un mondo autoriflettente: il suo regime.

giovedì, marzo 05, 2009

Serata emozionante

Oggi ho presentato il libro di Deborah Riccelli: Nessuno mai potrà + udire la mia voce'. E' stata una serata ricca di emozioni poiché il libro descrive una realtà che ultimamente è sempre più alla ribalta della cronaca quotidiana: la violenza sulle donne. Le offese subite da giovani ragazze, a cui paradossalmente viene tolto il diritto di giustizia proporzionalmente al diritto di difesa dell'imputato, aumentano il dolore e la violenza.
Il breve racconto-saggio pieno di interrogativi e pensieri dà corpo ad un libro diverso e originale; un'opera che fa rivivere il dramma nella sua interezza.
Il tema della violenza sulle donne è affrontato da Deborah Riccelli con un taglio intimista e la denuncia prende forza con il rimarcare i pensieri d'amore e di dolcezza della stessa vittima.
Alla presentazione del libro ha partecipato Clementina Ianniello madre di Veronica Abbate, (http://www.veronicaabbate.it/ ) una bellissima ragazza di quasi vent'anni uccisa il 2 settembre 2006 da l'ex fidanzato. La tragedia di questa madre ha ispirato il racconto del libro ed io ho assistito al loro incontro carico di emozioni. Deborah e Clementina si incontravano fisicamente per la prima volta e un lungo abbraccio ha suggellato un sentimento di vicinanza forte. Altre cose sono successe rendendo la serata molto piena di pathos: Deborah che racconta come è nato il libro, e Clementina che ci informa della sua rabbia per le ingiustizie che vive e nello stesso tempo comunica l'energia di donna fiera nel condurre una battaglia che le fa conoscere sempre più persone solidali. Clementina ha costituito una associazione, V.E.R.I. che è l'acronimo di parole profonde che sono alla radice del nostro stare insieme: Verità, Emancipazione, Rispetto, Impegno...che è anche il diminutivo di Veronica. VERI è una associazione che promuove diverse manifestazioni culturali, didattiche e filantropiche e soprattutto di dare voce alle vittime della violenza.

La presentazione del libro è anche un modo per celebrare l'8 marzo- la Giornata Internazionale della Donna.

mercoledì, marzo 04, 2009

Succede a Genova

Costruire luoghi di culto per pregare uno stesso Dio diventa, in una città come Genova abituata a dialogare con tutto il mondo, strumento di battaglia e divisione. Questo perché si fa leva su sentimenti di paura e di rifiuto dell'altro. A fare questo sono la Lega Nord e la destra politica che sanno bene come far affiorare le parti più becere e arcaiche che ognuno ha nella pancia.
Durante il Consiglio comunale dove si discuteva della costruzione di una moschea, si è assistito, da parte di chi si definisce 'moderato', ad una gazzarra indescrivibile: urla, lancio di lettere e insulti...e io dovrei avere paura dei musulmani? Io ho paura di questi.
Che la nostra società si viva una regressione morale, politica, civile ed economica è ormai sotto gli occhi di tutti. Non è un caso che siedano al governo i personaggi che vediamo. In democrazia tutto è conseguente: chi governa non è certo migliore di chi è governato, anche se si auspicherebbe il contrario. Così le risposte ai problemi dei cittadini sono quelle del far west: ronde, medici sceriffi, manganelli, giustizia fai da te...e poi tutti insieme si proclamano credenti e sostenitori dei valori cristiani. Beh, io di questi ho paura. Forse questi ultimi sarebbero pronti nuovamente per altre crociate utili a costruire chiese con la forza delle armi. C'è nella religiosità qualcosa che non va: ma come si fa a pregare in sinagoghe, cattedrali, moschee uno stesso Dio e poi farsi la guerra? Non sarebbe meglio professarsi atei?