domenica, ottobre 28, 2007

Quali santi?

Avremmo più bisogno di guastafeste che di santi, eppure la chiesa cattolica di oggi continua a sfornare a ritmo industriale. Ma a chi servono questi santi? Non già alla fede, né alla carità e forse neppure alla speranza. Sperare di diventarlo noi? No di certo, se ci pensiamo un po’, il paradiso è stato creato per i peccatori e non per i santi. Loro, i santi, sarebbero stati lo stesso vicini a Dio, per gli altri, noi, invece è tutto uno spintonamento, un arrabattarsi nelle difficoltà della vita, tra una bestemmia ed un pateravegloria; un insieme di sputi e preghiere.
Dei guastafeste invece ne sentiremmo il bisogno. Di persone vive, di oggi, che ci spronino a cambiar vita e a vedere cos’è diventata quella che stiamo vivendo senza grazia, ce ne servirebbero. I 498 martiri spagnoli della Guerra Civile, proclamati santi, a noi non servono: di quelli ne abbiamo tanti, i morti della nostra Resistenza e i morti per gli ideali di tutti i colori. I veri santi di oggi, lo sappiamo, continuano a morire in Birmania, in Cina, negli USA, in Africa…sono quelli che muoiono sulle barche o sulle spiagge alla ricerca di una patria che li sfami, sono quelli che cercano la libertà: sono gli ultimi, i più poveri; quelli che la Chiesa, con i paramenti d’oro, forse fra 50 anni farà solenni riti per beatificarli quando li penserà in cielo, in un Paradiso a gironi dove allora potrebbero essere in quelli più alti.
Nella società di oggi non servono stimmate visibili, profumi di mughetto, doni di preveggenza…quelle doti da santi antichi e utili ad un mondo rurale; nella società d’oggi occorrerebbe l’esempio di qualche politico o cardinale che si disfi dei lussi e dei privilegi, per fare il guastafeste alla maniera di Francesco d’Assisi. Oggi di veri santi abbiamo solo quelli che la chiesa cattolica si ostina a non vedere.

giovedì, ottobre 25, 2007

La morte di un fondatore del PD

Alla vigilia della nascita istitutiva del PD, è mancato il Professor Pietro Scoppola, uno dei suoi fondatori. Io ho conosciuto Pietro Scoppola attraverso i suoi numerosi articoli sui quotidiani, e soprattutto durante un convegno a Montecatini nel dicembre del 2004. In quei giorni si celebrava il ritorno alla politica italiana di Romano Prodi e si discuteva come fare diventare soggetto politico l’Ulivo; come dare forza politica ad un progetto che raccoglieva più consensi dei partiti che lo sostenevano. A discuterne era la Rete dei Cittadini per l’Ulivo. In quei giorni gli interventi di Pietro Scoppola furono molto preziosi. Gli vennero chiesti in quell’assise consigli su diversi aspetti organizzativi, e su come arrivare alle primarie per le elezioni politiche del 2006. Le idee erano molto confuse e Pietro Scoppola fornì diversi chiarimenti.
Le Primarie erano considerate un passaggio fondamentale per far crescere il ruolo decisionale dei cittadini nelle scelte dei candidati e nella elaborazione dei programmi, generando un nuovo spirito di coesione ulivista tra gli elettori. Purtroppo una legge elettorale schifosa, fatta dalla sola destra, il cui scopo era di non permettere la scelta dei candidati e di non fare governare con numeri certi chi avesse vinto, vanificò tutto.
Ebbi nelle pause degli interventi modo di scambiare alcune parole con Pietro Scoppola e rimasi impressionato dalla semplicità e nello stesso tempo grandezza del suo pensiero. Egli aveva previsto la crisi dei partiti e auspicava nell’ideale della Costituzione, che si appresta a compiere 60 anni, la possibilità di trovare una sintesi ideale che superasse le divisioni e ricostruisse un tessuto sociale basato sulla solidarietà, la libertà e partecipazione.
Ricordo che nel fermento del dibattito di quei due giorni un pensiero mi attraversò: nei momenti difficili della storia di un paese- e quel periodo con al governo Berlusconi lo era- succede che alcuni uomini vengano chiamati a dare segni di speranza e rinnovamento. Uno di quegli uomini lo ravvisai in Pietro Scoppola. Oggi 25 ottobre con la notizia della morte avvenuta la scorsa notte di Pietro Scoppola sappiamo che non lo avremo più a consigliarci. Aveva 81 anni, spero che i giovani non lo dimentichino.

martedì, ottobre 23, 2007

In caso di crisi di governo

L’Italia è un paese senza memoria. Quelli che mettono in crisi l’attuale governo Prodi dovrebbero ricordare cosa successe nella passata legislatura. Dovrebbero ricordare come si stava quando c’era lui: l’unto del Signore, quello che si proclamava Napoleone e offendeva ogni giorno l’opposizione.
Per questo mi rifarò allo scritto di Nando Dalla Chiesa, che in Parlamento denunciò ogni volta tutte le leggi vergogna e gli inciuci nascenti. Nando Dalla Chiesa con quel proposito ripeteva: ‘Ho visto…ho visto approvare in Parlamento la legge sul falso in bilancio il giorno dopo l'11 settembre; di corsa, per onorare con il nostro lavoro i morti di New York. Ho visto la commissione giustizia del Senato prolungare i suoi lavori dopo la mezzanotte solo per 3 leggi in 5 anni: per il falso in bilancio, per la Cirami, per l'immunità delle più alte cariche dello Stato. Ho visto aprire l'ultima legislatura con una legge ad personam, che abolisce l'imposta di successione sui patrimoni più grandi. E l'ho vista chiudere con una legge ad personam, che abolisce l'appellabilità delle sentenze di assoluzione(…)Ho visto rifare mezza Costituzione come niente, da personaggi senza storia. Ho visto stabilire il tempo massimo di un giorno per discutere in seconda votazione la riforma di mezza Costituzione(…)Ho visto esibire i fazzoletti padani a un metro dal tricolore sulle bare nei funerali di Stato(…)Così ho visto sfregiare, nel mio Paese, il più grande simbolo della democrazia’.
Credevamo di avere toccato il fondo con quel governo e invece oggi assistiamo ad un’altra caduta. In quel tempo c’erano ministri come Giovanardi, Lunardi, Gasparri, Storace…oggi abbiamo Mastella, Di Pietro, Parisi…
E’ vero: la qualità degli uomini è importante; purtroppo questo è quanto disponibile sul mercato politico e umano. Speriamo che alle prossime elezioni sia ridata la possibilità ai cittadini di scegliere tra candidati, che si auspica siano migliori di chi devono rappresentare.

sabato, ottobre 20, 2007

Nuova legge sull'editoria

Ho letto la proposta di legge dell’attuale governo, del 3 agosto 2007, denominata ‘Nuova disciplina dell’editoria’ dove si definiscono prodotti editoriali tutti quelli che non sono ‘destinati alla sola informazione aziendale, sia ad uso interno sia presso il pubblico’…e dopo, all’articolo 6, si trova scritto che ‘Ai fini della tutela della trasparenza, della concorrenza e del pluralismo nel settore editoriale, tutti i soggetti che esercitano l’attività editoriale sono tenuti all’iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione, di cui all’articolo 1, comma6, lettera a), numero 5 della legge 31 luglio 1997 n249’…dovremo allora iscriverci tutti?
Io sono editore, un editore di me stesso: lo sono quando parlo, scrivo, mi muovo e gesticolo. Io interagisco con altri milioni di uomini liberi. Io comunico il mio essere in ogni maniera: canto ballo, recito, gioco, suono, parlo, ascolto, cammino, dormo, sto fermo, bevo e mangio.
Io sono editore di me stesso, come lo è ognuno con un mezzo che è Internet o al di là del mezzo. Io mi edito con foto, suoni, parole, immagini. Io comunico. Io, come gli altri, vedo, ascolto, immagino e penso. Io a modo mio. Ognuno a modo suo.
Io faccio tutto questo perché sono libero e continuerò a farlo in libertà.
Io ho un sito web, lo gestisco io. Nessuno mi può dire cosa scriverci. Lì c’è la mia rappresentazione, c’è una parte della mia verità, c’è un pezzetto della mia identità. Io ho un blog, uno spazio con cui interagisco con gli altri esponendo le mie idee, le mie opinioni liberamente. Pochi o tanti vengono a leggermi ed io, poco o tanto, vado a leggere quelli degli altri. Io credo che lo Stato democratico continui a difendere la mia libertà, a difendere le idee di tutti e la libera circolazione delle informazioni e delle opinioni. La Rete con Internet è il più grande spazio di libertà finora utilizzabile da tutti. Spero che il potere politico, quello del controllo, della censura, delle confraternite lobbistiche, non ci metta mai le mani.
Se quel potere per elargire soldi pubblici, che sono quindi nostri, chiede garanzie, prebende, bolli, certificati, regole e controlli, non ha certo bisogno di chi è libero e manifesta pubblicamente le sue idee non chiedendo niente. Non chieda quindi niente lui. Io in quel registro non mi iscriverò. Sono già iscritto all’anagrafe della mia città e questo dovrebbe bastare. Viva la libertà della Rete.

martedì, ottobre 16, 2007

Piccoli nazisti a Dachau

Li abbiamo visti tutti, sui giornali nei giorni scorsi, a Dachau che festeggiavano davanti ai forni crematori. Hanno dai 18 ai 26 anni e del terzo Reich, a cui inneggiavano, non conoscono nulla; però restano una prova che niente è acquisito per sempre La possibilità di regredire, di ritornare a compiere gli orrori del passato è sempre attuale. Quegli imberbi ragazzi altoatesini, seguaci di Hitler, sono la dimostrazione che un ‘piccolo fascista’ alberga sempre nella natura umana. Questo sentimento di fascista-nazista, vive sempre dentro ognuno di noi: è la forza della conservazione, quella che ci tiene legati al sangue, alla tribù, ed è l'ostacolo più forte all'evoluzione umana. L'ingordigia e la violenza dell'uomo delle caverne, che avevano un senso per superare le difficili condizioni di vita di quei tempi, sono giunte fino a noi attraverso il ‘piccolo fascista’, trasformando l’egoismo in crudeltà.
Il fascismo e il nazismo, non sono così soltanto fenomeni politici, ma sono anche il disperato tentativo di fermare la volontà di andare ‘oltre’: prefigurare un mondo migliore. Il fascismo con il nazismo sono in sostanza le più alte forme di disumanità: sono l'affermazione della potenza dello script negativo, ovvero il copione di vita che viene assunto nell’infanzia; più tardi, con il perbenismo, con una certa educazione e nell'assunzione del copione che non ci vuole ne’ soli ne’ adulti, ecco che il perfetto fascista è pronto a svolgere il suo ruolo sociale, a recitare la sua parte. Poi si farà presto a trovare un capro espiatorio utile per addossargli il nostro male: con queste idee nascono i crimini contro l’umanità.
Si può solo sperare che il fenomeno non sfoci in una psicologia di massa. Se succedesse, si troverà sempre un leader pronto a tirare fuori il peggio di ognuno: così nasce il fascismo e il nazismo. Chiameranno duce, padre, guida infallibile, il loro nuovo capo e la storia si ripeterà. Si ripeteranno gli orrori. Per questo consiglierei di tenere d’occhio quei ragazzi. Naturalmente dopo avere dato uno sguardo attento dentro di noi.

lunedì, ottobre 15, 2007

Oggi è nato il PD

Il Partito Democratico è nato. E’ nato con una grande festa di partecipazione. L’immagine più bella a cui ho assistito, nel seggio di via Corsica in Genova Carignano, è stato quando una anziana signora, rivolgendosi a due ragazze poco più di sedicenni, raccontava che avere l’opportunità di votare, di scegliere e di partecipare è da considerarsi sempre una festa. La signora ricordava che nei giorni delle votazioni una volta si indossava l’abito più elegante e ci si avviava al seggio felici di assaporare la libertà: si aveva l’opportunità di esprimere le proprie idee e volontà. Le ragazze la osservavano ridendo e con lo stesso sorriso si sono avviate anch’esse a votare.
Un’altra cosa carina che ho ascoltato, sempre al seggio, è stata la richiesta, subito dopo il voto, per eleggere l’assemblea costituente del Partito Democratico, della tessera: si aspirava ad averla nello stesso giorno della sua nascita e perciò con questa, giustamente, considerarsi tra i fondatori; in verità fondatori lo sono stati tutti gli elettori insieme apponendo una firma e versando minimo un euro di sottoscrizione. In questo momento c’è il manifesto ideale, è stata eletta l’assemblea che eleggerà il segretario, ma non c’è ancora una tessera formale per il Partito Democratico. Penso sia questione di poco tempo. Le aspettative degli elettori è quella di avere una politica nuova; una democrazia partecipata veramente, i cui rappresentanti eletti siano degli attenti servitori utili a risolvere i problemi veri dei cittadini.
Il Partito Democratico ora è realtà. Speriamo che sia una novità salutare per tutta la democrazia italiana e serva a rinnovare gli altri attuali partiti. Potranno questi ultimi superare le oligarchie, che attualmente compongono le segreterie? Se si da ai cittadini la possibilità di partecipare con adeguati strumenti di libertà, ecco che questi rispondono. Walter Veltroni il 24 settembre diceva: ‘Non so quale sarà l'esito della consultazione del 14 ottobre, ma di una cosa sono certo, e la voglio dire sin d'ora perché tutti l'abbiano chiara: il PD sarà un partito che sorprenderà e spiazzerà, perché farà scelte non classificabili secondo i canoni tradizionali della politica italiana’. Oggi 14 settembre notte, possiamo dire che Walter Veltroni aveva ragione: lo stesso Partito Democratico è nato sorprendendoci.

venerdì, ottobre 05, 2007

Ebano- di Ryszard Kapuscinski

Come Tiziano Terzani ha raccontato l’Asia, così Ryszard Kapuscinski ha raccontato l’Africa.
Con il libro Ebano, Ryszard Kapuscinski descrive il continente nero, attraverso molti reportage delle varie realtà che compongono gli stati astratti di questo continente. Stati astratti per quanto riguarda i confini geo-politici, ma profondamente reali per ciò che concerne la natura, quella soprattutto umana, che ci riporta al mito, alle origini della psiche e della società umana.
Nelle varie storie raccontate ci sono le tribù, c’è il senso del vivere uniti, c’è lo spirito di adattamento che richiama la sfida dell’uomo a convivere con situazioni climatiche ed ambientali estreme, c’è l’essenziale e insieme tutti i mali del mondo; la fame, la sete, la miseria, ci sono tanti uomini e donne con la grande illusione dell’umanità: il potere, come rivincita sociale e strada per la felicità. Emblematici per conoscere la natura umana sono le storie della Liberia e dell’Etiopia.
L’Africa raccontata da Kapuscinski ci descrive di quanta cultura e saggezza conserva ancora quel continente troppo grande per poterlo raffigurare tutto.
L’Africa nella sua sconfinata varietà di culture, ognuna originale e unica, ha nel senso di una comunità forte il suo denominatore comune: abitare insieme, vicini, è essenziale. Molti lavori vanno fatti collettivamente, altrimenti non si sopravvive.
Così una caramella si divide come le disgrazie e la fortuna. Così si mangia tutti una sola volta al giorno, alla sera. Poi l’africano nero è pulito, superiore, i neri non avevano mai reso schiavo nessun bianco.
In Africa ci sono luoghi dove si può osservare lo spettacolo incredibile della creazione dell’universo in cui esistono già, cielo, terra, acqua, piante e animali selvatici ma non ancora l’uomo. Non ancora Adamo ed Eva.
L’Africa è il luogo dove Kapuscinski riconosce l’essenzialità delle cose e della vita: un albero e la sua ombra, come l’acqua, sono una ricchezza inestimabile. Dove c’è un albero sotto ci possono sostare gli uomini; può crescere un villaggio: l’ombra è un bene; dove il sole riesce ad uccidere, l’ombra è un nutrimento. Con queste premesse che l’uomo ha dimenticato, possiamo affermare che oltre alla nostra origine, l’Africa può rappresentare anche il nostro futuro.