lunedì, settembre 29, 2003

Black Out


Ah, la tecnologia. Ieri a causa del black out sono rimasto senza connessione ad Internet, senza telefono, senza Tv on demand e con il telefonino scarico ero praticamente isolato. Il fatto che poi dispongo di un contratto fastweb a fibre ottiche non solo è servito a niente ma ha aggravato i miei problemi, infatti la situazione si è ristabilita solo stamane alle ore 10 e 30: un record per la mancanza di servizi. Quanto poco basta alla nuova tecnologia per farci piombare nell'oscuro passato. Basta un albero che cade al confine tra Svizzera e Francia. Basta un fulmine al posto giusto e non una regione, un paese, una città, ma l'Italia intera rimane al buio. Ora ci dicono di risparmiare energia, di non aggravare la situazione con consumi eccessivi. Ma non ci avevano raccomandato di consumare di più, di comprare, spendere, produrre, investire, regalare, gioire…Siamo o non siamo il paese più americano di tutti? Sì, lo siamo e per questo abbiamo ripetuto il loro black out; noi ripetiamo sempre tutto, in meglio naturalmente. Ad ogni modo venite ad investire in Italia, troverete belle segretarie, pochi comunisti e tanti, tanti coglioni.

venerdì, settembre 26, 2003

il trash finirà


Immagino fra qualche anno quando qualcuno che fa parte dell'attuale governo rivelerà gli intrighi, i retroscena, le parole, le sceneggiate di questo periodo con al potere il centrodestra: viste le premesse ufficiali ne vedremo delle belle. Chissà che sbotti, che insulti, che mal di pancia si vivono nella casa delle cosiddette libertà. E' capitato e continua a succedere di sentire affermazioni "pesanti" da vari ministri e sottosegretari tipo Bossi, Scajola, Castelli, Taormina…e visto il senso delle parole, ne ascolteremo ancora. Ascolteremo ancora il capo del governo sparare banalità, nonsense, stupidaggini e insulti con il sorriso compiacente del "troppo furbo": i troppo buoni che acclamano poi si trovano sempre.
D'altronde chi sa leggere simbolicamente la realtà comprende il tipo di potere che è perseguito, gestito e attuato, quindi sarà tutto conseguente: un crollo drammatico; come se ne sono già visti e vissuti nella storia.
Intanto attrezziamoci per la difesa, alziamo gli scudi contro gli schizzi di fango che voleranno: la nuova classe dirigente di destra ha dimostrato che è pronta a tutto. A questo punto a noi basterà forse stare in silenzio e voltare lo sguardo per pudore; quando ritorneremo a guardare vedremo la desolazione e una televisione che "frigge": qualcuno avrà staccato definitivamente l'antenna. Il trash finirà.
D'altronde così non può durare.

giovedì, settembre 25, 2003

Chi siamo?

Chi siamo? Da un punto di vista fisico siamo frutti di una mitosi; che strano anche qui c'è un riferimento onomatopeico al mito: quello che ci accompagna alla nascita del pensiero si rifà anche a quello fisico.
Così attraverso questo processo di suddivisione cellulare, la mitosi appunto, cresciamo, aumentiamo, cambiamo nel corso della vita diventando frutto di 50 o 60 suddivisioni di quell'ovulo che eravamo. Nella mitosi avviene uno sdoppiamento dei cromosomi con un processo straordinario e molto complicato che genera cellule figlie identiche della madre. Poi abbiamo i "salti quantici" ossia variazioni misurabili solo con la meccanica quantistica. Poi entriamo in gioco noi: noi esseri specchianti; osservatori osservati. Per antonomasia noi siamo il riflesso di una intelligenza che si riflette nelle sue parole, idee, pensieri per cui la coscienza è scienza del sé. Lo stesso procedimento della mitosi è lo specchiarsi cellulare, un riprodursi identico che genera nuova identità.
La riflessione è un esercizio del pensare che ci permette di guardare dall'esterno ciò che avviene all'interno. Tutto in fondo si riflette, rimbalza, ripercorre, attraversa e quello specchio concavo del cielo stellato entra in noi rivelandoci di che materia siamo fatti: polvere di stelle.
Pensiamo ad esempio quante cose ci avvolgono, legano, ingarbugliano; quale incredibile matassa di fili invisibili ci circonda: le onde elettromagnetiche, i campi radio, le cellule di telefonia mobile, le immagini criptate di segni luminosi, i suoni ultra e infrarossi, flussi di segnali bip e bit…
Ecco noi siamo questo: polvere di stelle che si auto-osserva.

mercoledì, settembre 24, 2003

Tre parole


Non ho mai visto tanti attacchi alla Libertà da quando c'è al governo un raggruppamento che si definisce "casa delle libertà". Loro.
Non ho mai assistito a tanti attacchi alla Giustizia da quando hanno coniato il termine "giusto processo". Loro.
Non ho mai considerato tanti attacchi all'Uguaglianza tra i cittadini da quando, sempre in nome di giustizia e libertà, ho visto fare per governare condoni di ogni genere. Loro.
Ma queste tre parole forti: Libertà, Giustizia, Uguaglianza, sono sempre state nostre. Ora fa una certa impressione sentirle in bocca ad altri, in mezzo alla miseria culturale dei modelli che ci circondano.
Ora altri ribaltano le parole, ne coniano di nuove, poi aggiungono parole a parole, a volte più per confondere che per chiarire. Ora altri usano la parola Libertà per fuggire alle responsabilità, reclamano Giustizia per non avere processi e l'Uguaglianza diventa per certi una catena per negare i diritti per tutti…
Ecco il linguaggio della politica che ha bisogno di argomentare, di spiegare, di analizzare per poi arrivare a sintesi, viene stravolto, viene rettificato e svuotato di significato.
Ma ecco allora ancora: Libertà, Giustizia e Uguaglianza; ecco ancora queste tre parole a dare senso e peso alla nostra vita.
Non abbiamo bisogno di altro per costruire un programma, una legge e il futuro; bastano queste tre parole: Libertà, Giustizia, Uguaglianza. Bastano se sappiamo renderle vere. Nostre.

Forza Laura


Domenica scorsa sono andato a trovare l'amica Laura a Bologna. E' un anno che si è trasferita in quella città come ospite della casa di riposo degli attori "Lyda Borrelli".
Così ho visitato anche la villetta dove ora vive che si trova al numero 236 di via Saragozza.
Come in tutte le case di riposo si respira un'aria retrò, un passato che è presente negli odori, nei visi, nelle parole e in questa particolare casa anche negli arredi: statue e foto d'epoca che ritraggono attori scomparsi; ci sono anche lapidi e marmi incisi che ricordano la visita della regina Elena, gli attori caduti in guerra o lasciti importanti di personaggi famosi, in ultimo quelli di A. Sordi e G. Andreotti.
Laura è una persona eccezionale, dopo diverse vicissitudini lavorative, lei attrice di teatro - lavorava ultimamente a fare animazione per gli anziani nelle case di riposo genovesi - si è trovata in gravi difficoltà economiche e da sola ha trovato la soluzione di entrare in questa casa di riposo per artisti fondata agli inizi del secolo scorso. E' di Laura l'idea e la realizzazione del premio nazionale "Super Nonno" con cui sono stati premiati al Don Orione di Genova, Alberto Sordi, Lino Banfi, Nino Manfredi. Laura ha lavorato sempre come attrice teatrale in numerose commedie e ha conservato uno spirito libero, dolce e disponibile ad aiutare gli altri. Anche con le batoste della vita che ha ricevuto, in ultimo una malattia improvvisa arginata con un intervento chirurgico d'urgenza, Laura è rimasta una amica fantastica. Oggi nel mio blog la voglio ricordare: Forza Laura.

venerdì, settembre 19, 2003

Salti evolutivi


L'Uomo è veramente l'obiettivo finale dell'evoluzione? Questo si chiede Richard Dawkins nel libro: "L'orologio cieco", dove egli sostiene come all'origine ci sia l'informazione, segni, parole, istruzioni che nel genoma risultano essere digitali. Così il disegno della vita non ha bisogno di disegnatori, architetti, ingegneri o altro. Eppure siamo sempre in bilico, non siamo mai definiti, ordinati; siamo a testimoniare una unicità frutto del caso e della necessità (come sosterebbe ancora Democrito). Oggi svelando le "parole" del genoma con la codifica del DNA, il miracolo c'è spiegato: l'evoluzione procede nel suo insieme; va avanti, anche se non è lineare, e il regredire è sempre una continuità, ricchezza, recupero della sostanza materiale insieme al suo spirito.
Continuiamo a farci guerre, ci dividiamo per etnie, religioni, cultura e pensate che il 98,4% del nostro patrimonio genetico coincide con lo scimpanzè…Poi, a conferma, leggo pure sul Corriere.it che è stato scoperto che anche il nostro senso di giustizia deriva dalle scimmie: "La distinzione tra giusto o sbagliato sarebbe quindi figlia del Dna": così il titolo per un articolo che illustra un'informazione ripresa dal periodico "Nature" il quale sostiene che le azioni giuste o sbagliate sono riconoscibili anche dalle scimmie. Benissimo, la socialità è iscritta nel DNA e le regole di cooperazione sociale ce le tramandiamo da quando eravamo scimmie. Tutto torna, ma resta che sappiamo andare anche oltre: a quando eravamo lupi. Lupus in fabula.

giovedì, settembre 18, 2003

Perchè di sinistra?


A distanza di un po' di tempo ho ritrovato questa mia lettera e la trovo ancora attuale:

Perché sono di Sinistra? Perché voglio cose diverse da quelli di Destra? Certo che raccontarlo ad un giovane d'oggi, può apparire difficile, ma è opportuno. Perchè sono di Sinistra? Perché ho memoria di una antica miseria? Perché aspiro ad un mondo migliore? Potrei dire le stesse cose che dice un'altro di Destra; ma poi, forse, tutto passa per la storia personale, per la propria cultura, intelligenza ed esperienza.
A dirlo oggi ad un giovane è dura, ma è importante: perché sono di Sinistra? Potrei dirgli molte cose, raccontargli la storia dell'ultima metà secolo: la mia. Sono nato poco tempo dopo il più spaventoso scoppio della seconda guerra mondiale: la Bomba Atomica; un enorme fungo di fumo che ha scosso per decenni il mondo. Poi la Guerra Fredda. Le battaglie per la democrazia, i licenziati perchè di Sinistra o assunti con il placet della parrocchia. Le battaglie per applicare la Costituzione che ha garantito, pur con tanti difetti la libertà in Italia e che reca in calce - è bene ricordarlo sempre- la firma di un grande comunista italiano: Umberto Terracini. Poi gli ideali di un partito socialista operaio e contro i padroni che poi prese i soldi da tutti. Ancora a Sinistra a vedere la politica che scompiglia gli uomini, li divide per interessi di bottega o magari anche per le idee. Ma poi... Perchè di Sinistra? Per l'uguaglianza, la giustizia, la libertà e la solidarietà. Perchè di Sinistra? Per essere diversi? Poteva esserlo un dì, ora non più: il conformismo attraversa tutti; vestiti uguali, con gli stessi desideri di un benessere borghese a volte ottuso: un conto in banca, una strada pulita, un lavoro sicuro e poi? Poi sono di Sinistra e continuo ad esserlo nonostante sia risalito dalla palude ideologica; nonostante che la Destra, per un gioco speculare, rivoglia quella Sinistra.

Io sono di Sinistra oggi proprio per una interrogazione profonda sull'essere; per la riscoperta di criticare con il presente, il passato senza rinnegarlo. Io sono di Sinistra perchè sono riuscito a uccidere il padre (metaforicamente) e anche se si è spinti a cercarne un altro mi sono accorto che nessuno può dare lo stesso affidamento; questo costringe ad affrontare la realtà senza benedizioni e chi si presenta come tale e vuole abbracciarmi è meglio rinnegarlo.

Per questo sò di essere cambiato profondamente e se la mia fede rousseauniana nell'Uomo, invecchiando diventa pessimistica, rimpiangendo una gioventù seppur settaria, ottimistica, sento però subito le sicurezze di allora, come un grosso limite per proseguire. Ma mi fanno paura le certezze degli altri, degli avversari, di certi politici, financo quelle del Papa.

Ecco perché sono di Sinistra oggi, perché non ho verità rivelate né certezze da trasmettere, ho solo amore per una umanità sporca, assassina e a volte corrotta ma che per questo sento fatta di uguali: nessuno può arrogarsi diritti di casta, di razza, di cultura né- per la terra, l'aria e il mare- di proprietà.

Ecco perchè sono di Sinistra; perché, come dovrebbe al cristiano, mi indigna al pari della grande miseria, il lusso sfrenato. Ancora tante cose avrei da dire, perchè molte sono sempre le cose da fare, per questo i miei sogni continuano come la speranza di vivere l'Utopia.

domenica, settembre 14, 2003

Incontro con Sandra Petrignani




Ieri sera penultima giornata della festa provinciale genovese dell'Unità, ho conosciuto la scrittrice Sandra Petrignani; era venuta per la presentazione del libro: "La scrittrice abita qui". In verità la scrittrice e giornalista, la conoscevo attraverso i suoi libri e articoli su Panorama di molto tempo fa, ai tempi di Biagi e Serra poiché dopo smisi di acquistarlo: l'intervento di Berlusconi in Mondadori ed il cambio politico della rivista mi fecero cambiare letture. Però Sandra Petrignani ho continuato a leggerla e avuta l'occasione di incontrarla personalmente, stringergli la mano e scambiare due chiacchiere con lei è stato per me molto bello.
Il libro: "La scrittrice abita qui" è un libro molto interessante e al link:
http://www.pol-it.org/ital/latodebole17.htm
si può trovare la sua recensione scritta da Rossella Valfrè.

La sua bibliografia completa è: Navigazioni di Circe, Theoria, 1987 (Baldini & Castoldi, 1997); Il catalogo dei giocattoli, Theoria, 1988 (Baldini & Castoldi, 2000); Poche storie, Theoria, 1988 Vecchi, Theoria, 1993 (Baldini & Castoldi, 1999); Ultima India, Baldini & Castoldi, 1996
Giulietta e Romeo, Einaudi Ragazzi, 2002 Le signore della scrittura, La Tartaruga, 1996 Come fratello e sorella, Baldini & Castoldi, 1997 Speriamo che tenga (con Moni Ovadia), Mondadori, 1998 Dopo cena, RAI, 1999.

venerdì, settembre 12, 2003

Lui dice quello che pensa


di Furio Colombo
dall'Unità di oggi


Una volta stabilito che in tutte le televisioni italiane lui parla da solo, Berlusconi si sente libero di lasciarsi andare. Confida i suoi
pensieri che fanno orrore (i giudici sono esseri diversi dalla razza umana) e sa che tutti i nostri Tg (con l'unica diversità del Tg3) arrangeranno le cose che dice in un pastone impenetrabile
(per questo sono febbrilmente al lavoro volenterosi giornalisti di regime) mentre alle spalle si vedono volti e si ascoltano frasi spezzate per dare l'impressione che tanto loro (i comunisti)
si oppongono sempre.
Particolarmente indecente il Tg1 che è diventato ormai la scorta di fiducia del premier. Questa volta i pensieri di Berlusconi (seconda ma non ultima puntata della sua intervista al giornale inglese «The Spectator» e alla «Voce di Rimini») sono pensieri sordidi. Sono una offesa cruda e volgare alle vittime del fascismo, ai cadaveri di cui l'altro regime, quello di Mussolini, aveva seminato l'Italia. Sono la difesa di un assassino, con la
pretesa «di avere difeso un italiano». Con singolare ottusità di sentimenti e sensibilità verso i sopravvissuti e i figli della Shoah, baratro di orrore aperto dalle leggi razziali imposte al Paese dall'italiano di cui questo primo ministro appare così orgoglioso.
Quando Berlusconi parla per «chiarire» è ancora più volgare e squallido.
Vorrebbe dire alla sinistra: «zitti voi, che avete fatto i gulag!», fingendo di dimenticare che parlava da italiano nel Paese che governa, da europeo di una Unione che (per fortuna temporaneamente) presiede, nati, entrambi, dalla lotta per la libertà e contro il fascismo, il nazismo e le «passeggiate al confino» di tanti perseguitati, di milioni di morti. Ha lasciato a bocca aperta i post-fascisti, ha indignato Pannella, ha costretto i «buoni» della sua coalizione a complicate frasi tipo «l'antifascismo dovrebbe unirci, non dividerci». Ha spinto Bondi, con la calza sul viso, a dire a tutti noi che avremmo fatto meglio a tacere perché ieri sera era l'11 settembre.
Evidentemente Bondi non poteva sapere o capire che, insieme alle vittime dell'11 settembre, noi eravamo impegnati a ricordare i 100.000 soldati americani caduti, insieme ai partigiani e agli antifascisti di tutta Europa, per la libertà.
Evidentemente decidono lui e il suo capo se e quando si possono
impunemente insultare le vittime della persecuzione fascista e quelle delle leggi razziali, delle deportazioni, dell'umiliazione, dello sterminio.
Che Berlusconi sia pazzo? si domanda Marco Pannella. Pannella è un politico di lunghissima esperienza. Si meraviglia, certo, ma sa che non è vero. C'è una trama e ormai quella trama, in tutto il suo squallore, si vede bene.
Primo. E' genuinamente incapace di governare. Travolto com'è da un iperattivismo narcisistico che lo costringe a correre da se stesso a se stesso, in cerca di altra attenzione, altro spazio. O forse ha capito che in ogni caso con gli alleati che ha messo insieme, e soprattutto con la Lega, Governare è possibile. E allora si è dato il compito di tenere la scena perché lo spettacolo annunciato non ci sarà.
Secondo. Adesso sa, sondaggi alla mano, che l'Italia per bene non voterà mai più per lui. Ha perduto tutte le persone decenti che aveva potuto attrarre. Ha perduto gli imprenditori, i borghesi seri che hanno rispetto per se stessi, una vasta Italia produttiva che un giorno è imbarazzata da ciò che Berlusconi dice, e un giorno dalla rissa continua, costante, un po' ridicola e un po' selvaggia, dei suoi alleati, diciamo così, di governo.
Terzo. Forse molti degli intellettuali e commentatori che - finora - lo hanno sostenuto di slancio aspettandosi da lui un premio, cominciano a rendersi conto che potrà esserci un «dopo» in cui tutto ciò sarà squallido e desolante folklore. E cominceranno a scorrere sullo schermo i nomi dei partecipanti e co-autori del più brutto e umiliante spettacolo nella storia italiana del dopoguerra. Potrà esserci un «dopo» in cui si sentiranno chiedere, nel mondo, dov'erano e che cosa hanno fatto per difendere almeno un poco la dignità del Paese. O per spiegare che cosa vedevano, credevano, capivano, ascoltavano mentre il Paese era spinto in basso da figuri che - dopo il 25 aprile - non si erano mai più visti in Italia.
Quarto. Berlusconi ha scelto intorno a sè i peggiori - in base alla moralità, ai trascorsi, alla inclinazione, al servizio senza fare domande - perché intende percorrere la strada peggiore: lo scontro violento e distruttivo in fondo al quale, se vince, finisce ciò che resta delle libertà personali e dei diritti civili degli italiani.
Oscar Luigi Scalfaro - indicando i sintomi - aveva visto giusto, aveva indicato il pericolo. L'opposizione, tutta, dice in queste ore ciò che gli italiani per bene si aspettavano di sentir dire. Accetta la responsabilità di fare da argine democratico, di rendere impossibile denigrazione e devastazione istituzionale, tenendo in vista, per il resto del mondo, la immagine decente dell'Italia democratica. Finché il voto ci porterà la liberazione.

giovedì, settembre 11, 2003

GENTE BEVENTE


No, Berlusconi non è più un caso politico, è un caso psichiatrico o meglio umano. Come si fa a stare dietro alle sue dichiarazioni fatte come dice in sintonia della gente? La gente è un ente astratto, un agglomerato in cui a turno entriamo tutti.
Cos'è la gente? E' un'informe categoria virtuale, ad uso marketing, in cui in particolari momenti anche noi, esseri unici ed individuali, diveniamo gente. Siamo gente quando ad esempio esprimiamo pregiudizi, banalità, lo siamo nella mediocrità, nelle scelte conformiste; lo siamo quando avvertiamo un Io forte, quadrato, tetragono forse anche cinico. Ecco siamo la gente che si potrebbe scrivere: "ggientee" a rimarcare la pronuncia, un'inflessione popolare, una massa informe che compra e consuma cui si potrebbe aggiungere qualunque aggettivo. Gente ignorante, gente furba, sciocca, intelligente; gente indifferente, arrabbiata, gaudente. Insomma gente per tutti e per tutto anche per Berlusconi, che sulla gente vanta diritti di proprietari, infatti omette di dire la "sua" gente: gente plaudente, incosciente e soprattutto bevente.

martedì, settembre 09, 2003

Strana coppia


Ieri sera ho assistito al dibattito "Il carcere irrisolto", tra i relatori c'era una strana coppia: Sergio Segio e Sergio Cusani, un ex terrorista ed un ex corruttore; tutti e due con pene detentive scontate ed ora liberi. Il dibattito, cui presenziava anche don Gallo e Franco Corleone, verteva sulla situazione carceraria e sulla sua utilità istituzionale sempre più in crisi e lontana dalle risoluzioni.
La strana coppia, che sempre più spesso scrive articoli e firma congiuntamente, è ammirevole per l'impegno che profonde, attraverso le loro associazioni, sulla condizione dei carcerati. E' partito da loro due il "Piano Marshall" per le carceri italiane: si sottopose al ministro del precedente governo un piano per recuperare i detenuti attraverso il coinvolgimento di tutte le associazioni, organizzazioni di volontariato, comunità, affinché si potesse operare con risorse della nuova finanziaria coordinando in un "cartello" tutti gli interessati al problema per interloquire con amministrazioni e istituzioni…Chiusa la legislatura e cambiato il governo di questo piano non c'è più traccia.
Ad ascoltarli sull'inutilità del carcere come pena educativa e riabilitativa, pare sconfessino la stessa teoria: a loro è servito, è stato utile; quello che però ripetono chiarisce la contraddizione. In carcere attualmente, fatto salvo una piccolissima minoranza, ci sono solo ladri di polli, disgraziati e poveracci; loro, Segio e Cusani con un retroterra culturale sorretto da una capacità intellettiva utile ad interagire con quella realtà, sono riusciti a maturare un impegno ed una umanità nuova da mettere al servizio ai veri esclusi e bisognosi di questa società malata. Malata poiché, don Gallo lo ha ricordato, la criminalità, il reato, sono sempre il sintomo di una società patologica, il cancro che si nutre delle sue stesse cellule.
Un particolare riferimento d'attualità è stato fatto parlando del provvedimento cosiddetto "indultino": una vergognosa legge, una beffa, che non servirà a niente e nessuno. Con quella legge si è preso in giro i detenuti e anche l'appello del Papa.
Mentre Segio ha parlato elencando cifre, leggi, misure cautelari, vessazioni che continuano a perseguitare i carcerati ed ex detenuti; Cusani sinteticamente ha ricordato come la politica, l'esercizio alto per risolvere i problemi di convivenza e civiltà deve tornare a svolgere la sua funzione: oggi abbiamo non la Politica, ma lo scontro di bande e di interessi precisi a scapito di tutta la società. La politica è dimenticata ha perso il suo fine; oggi assistiamo al degrado in tutti i campi del vivere. Il suo appello mi è piaciuto oltretutto ricordo che lui sosteneva molti anni fa una politica che era soprattutto "partitica", era il mezzo che sostituiva il fine e la tangente il vero sostegno ad un regime di malcostume. Chissà i "mariuoli" di quei tempi che percorso hanno fatto.

Caso Psichiatrico


Dopo le ultime dichiarazioni sui giudici matti e l'invidia di Montanelli e Biagi, Berlusconi non è più un caso politico ma psicoanalitico; insomma si dovrebbe interessare di lui la psichiatria. E' da interpretare come una dissociazione anche la richiesta di 15 milioni di euro a Fassino attraverso un giudice (matto?); e poi le querele sporte a quelli che gli gridano "buffone" hanno valore? Da chi si aspetta le sentenze? Comunque segnalo l'articolo di Francesco Merlo sul Corriere della sera di venerdì 3 settembre: http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2003/09_Settembre/05/merlo.shtml

domenica, settembre 07, 2003

VIAGGI

"Il clandestino, il viaggiatore, forse anche l'emigrante ancorché spinto dal bisogno è mosso dall'anelare, dall'andare alla ricerca della madre perduta." Questo diceva Jung nel 1912 che sosteneva come la libido, bloccata dal tabù dell'incesto, non trova mai la sua meta e così vaga eternamente. Si può sostenere che la parte oscura del desiderio è legata all'archetipo della madre.
La libertà dell'uomo più grande è quella di muoversi di girovagare e nessuno dovrebbe impedirla. Oltretutto nel nostro muoversi, nel nostro anelare c'è la nostra definizione: noi siamo quello cui tendiamo; c'è un'immagine idealizzata che muove il nostro girovagare.
I nostri comportamenti sono la mimesi dei miti. Quale mito più grande c'è allora d'Ulisse? Dell'odisseo? Non è forse il viaggio la metafora della vita? E così noi viaggiatori attraversiamo soprattutto la vita. Allora la nostra clandestinità è di continuare ad essere uomini in mezzo a confini assurdi, di regole e leggi innaturali dettate per salvaguardare i privilegi a loro volta illusori.
Basta un'idea a muovere noi e muovere il mondo. Basta poco per non costringerci a rimanere solo l'anello di congiunzione tra l'uomo e la scimmia. Riusciremo allora ad essere veramente liberi? A diventare uomini?

venerdì, settembre 05, 2003

ALLA FINE


Alla fine "kapò" è un complimento; per i giudici, il "nostro" che diventa sempre più "loro", ha avuto altri epiteti: pazzi, antropologicamente diversi, mentalmente disturbati…Poverini quei giudici e magistrati morti ammazzati dalle BR e dalla mafia per difendere le istituzioni.
Ora abbiamo a capo del governo degli italiani un personaggio che non si sa se prendere sul serio, se prestare attenzione ai suoi proclami, barzellette, bugie, farneticazioni; ma ha senso del ruolo che ricopre? Comprende cosa vuol dire democrazia? Pensa davvero che l'avere fatto tanti soldi equivalga ad essere il più intelligente e furbo da ritenersi intoccabile? Esiste in lui un senso della misura?
Alla fine così, non resta che vedere sbraitare, sputare sentenze, rettificare, ironizzare sugli altri, chi si è preso la briga di governarci in libertà - si dice. Una libertà che rimane ora solo sua, che con i suoi comportamenti non estenderà a noi, ma affosserà per tutti.

giovedì, settembre 04, 2003

IMPORTANZA


"Volevano essere più importanti di me", questo dice Berlusconi parlando di Biagi e Montanelli, due tra i maggiori giornalisti italiani. Spesso certe affermazioni dicono di noi di più di quanto si voglia dire degli altri; in questo caso quello che ha detto Berlusconi (se ce n'era bisogno) dice di sé quanto vuoto e ambizione lo riguardano: alla faccia delle proprietà, della pienezza di sé che dimostra in pubblico e ai traguardi raggiunti fino ad ora. Egli è ancora "povero" e circondato da persone che si credono più importanti di lui…Dio ci salvi da questi uomini. Tant'è che ora pur essendo presidente del consiglio, non sa consigliarci che il suo mancante amore, il suo sacrificio e dolore: vogliamogli bene e consideriamolo allora per quello che è: il più importante, il più bravo, il più amato ma soprattutto il più bisognoso…di compassione.

lunedì, settembre 01, 2003

TUTTI SPORCHI COMUNISTI?


Ieri pomeriggio ho assistito, alla festa provinciale genovese dell'Unità, alla presentazione del libro di Ennio Remondino "Tutti sporchi comunisti?". Il libro è un documento per fare riflettere e per un certo verso sconvolgente, poiché raccoglie le parole delle massime autorità morali mondiali insieme ad uomini di fede cattolica, di cultura e di politici dei vari schieramenti in merito all'ultima guerra scatenata in Iraq: le dichiarazioni dei più vari personaggi, inserite nel libro, smentiscono in modo netto quanto affermato dalla stampa sul consenso all'intervento militare in Iraq. Il titolo del libro è nato, per ammissione dell'autore, quando ad una conferenza stampa all'Unione Europea sentì citare le dichiarazioni contro la guerra di varie personalità: Jimmy Carter, Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II, Hans Kung ecc…Tutti sporchi comunisti? Questo chiede e si domanda Remondino; queste grandi personalità, questi milioni di persone scese in strada per manifestare contro la guerra sono veramente comunisti tout court? Così con questa premessa il discorso si sposta nuovamente sull'informazione riportandoci al libro scritto precedentemente da Remondino, "La televisione va alla guerra": resoconto delle difficoltà dell'inviato di guerra nel presentare la realtà della guerra all'interno di telegiornali confezionati ad uso "casalingo". La guerra in TV diviene soft: racconto di spostamenti di truppe, di immagini preregistrate, di carri armati che avanzano sicuri con qualche calcinaccio di casa distrutta per sbaglio…La guerra vera non si vede più e la cronaca giornalistica diventa sempre più schizofrenica, avulsa dal contesto informativo; infatti, Remondino sostiene che oggi siamo assaliti dalla comunicazione ma non dall'informazione: oggi ci comunicano di tutto e di più senza farci conoscere in realtà nulla. Prendono il sopravvento nella parola gli eufemismi tipo: effetto collaterale, intervento per emergenza umanitaria, azione di polizia internazionale, ecc. per descrivere vere e proprie tragedie e crimini di guerra. La guerra diviene un paradigma della battaglia informativa: l'interesse occidentale con la sua visione del mondo, della realtà deve prevalere sulle ragioni della verità e della notizia. La notizia, la comunicazione non diviene informazione ovvero elemento di conoscenza, di formazione della comprensione della realtà, ma manipolazione, mistificazione, disinformazione con la perdita della capacità di discernimento. La notizia e la comunicazione come strumento di guerra, arma da usare contro gli avversari ideologici, contro i "comunisti", che sarebbero i "pacifisti" o chi non concorda con le decisioni del potente di turno.
Insomma cosa succede? Cosa ci capita intorno? Comunisti quindi sono i dissenzienti e paradossalmente, con gli stessi mezzi usati dai regimi comunisti, lo diventano i conformisti e gli assertori della ragione superiore dell'attuale potere autodefinitosi democratico. I comunisti definiti nel libro, ricordandoci il suo uso d'epiteto, invece sono quella parte di popolazione che non ci sta e quindi da ghettizzare, da bombardare con notizie che non sono informazioni, da comunicazioni che non danno conoscenza. Bombe mediatiche, tipo cluster, ovvero contenitori di altre piccole bombe, da far si che come ha scritto in una lettera al quotidiano "Il Messaggero", lo stesso Remondino: "Se le stronzate del giornalismo fossero mine, saremmo una categoria di mutilati". Infine il libro presentato è un'altra riflessione sull'informazione, sulla libertà e la pace.