martedì, luglio 10, 2018

Storia di Leningrado sotto assedio e della Settima Sinfonia di Dmitri Shostakovich in due libri -io ne ho letto uno.

La città che prese il nome di Leningrado, in onore dell'artefice della Rivoluzione russa, era ed è San Pietroburgo, che assediata dalle truppe naziste resistette 900 giorni e si salvò. Una pagina epica della seconda guerra mondiale. L'assedio durò ben 900 giorni, causando la morte di oltre un milione di persone fra il 1° settembre del 1941 e il 18 gennaio del 1944.
Tra i molti fatti avvenuti all'interno della città martoriata e con la morte visibile nelle sue strade, c'è quello dell'esecuzione della settima sinfonia di Dmitri Shostakovich chiamata appunto 'Leningrader': una musica che raggiunse l'anima di ognuno infondendo nuove capacità di resistenza nel nome della bellezza e della riconquista dell'umanità. Quella sinfonia ascoltata anche dalle truppe tedesche, che consideravano i popoli slavi e russi come genti inferiori, fece comprendere che quella città non l'avrebbero mai conquistata; era una città che sapeva conservare intelligenza insieme a risorse artistiche e morali che nessuna guerra poteva distruggere.

A raccontare la storia dell'esecuzione di quella sinfonia è il libro Sinfonia Leningrado di Sarah Quigley-edito da Neri Pozza nel 2012.
Per il Sunday Star Times si tratta di un magnifico romanzo che narra di un piccolo eroico gesto – il gesto di un solitario, timido direttore d’orchestra che, con l’aiuto di un violinista e di un gruppo di musicisti straziati dalla fame e dal freddo, riesce a eseguire una Sinfonia che ha avuto un’importanza enorme nella vittoriosa resistenza contro la barbarie nazista – Sinfonia Leningrado mostra come l’arte possa avere un impatto enorme sugli eventi. In questo caso la musica esercita tutto il suo potere.
Sarah Quigley con un racconto corale descrive i vari personaggi, primo su tutti Eliasberg, il direttore d’orchestra; poi il violinista Nikolaij e la dolce figlia violoncellista Sonia, come Shostakovich, il grande compositore russo. Tutti concorreranno all'evento musicale che dimostrerà come esista qualcosa che sopravvive alla barbaria della guerra.

Un altro libro più recente -edito da Il Saggiatore nel 2017- narra la stessa storia con un titolo simile: 'Sinfonia di Leningrado' e l'autore è Bryan Moynahan.
Anche in questo libro si racconta dell'impresa compiuta collettivamente da una città intera, una città morente che ha saputo risorgere, dimostrando a tutto il mondo che resistenza e musica, arte e libertà sono componenti inscindibili nella storia umana. Con il libro 'Sinfonia di Leningrado', Brian Moynahan fornisce un quadro nitido della città russa vessata da Stalin, ridotta alla fame da Hitler ed eternata da Sostakovic.
Quell'evento si svolse sabato 9 agosto 1942; quindi circa 76 anni fa.

La Sinfonia di Dmitri Shostakovich divenne poi l'inno internazionale della lotta contro il nazismo; tuttora è ritenuta il capolavoro di uno dei più grandi compositori del XX secolo: dal primo movimento - scritto sotto una pioggia di bombe -, con il celeberrimo tema dell'invasione e il crescendo di tamburi rullanti, al finale, con le sue melodie festose e trionfali, rappresenta la liberazione non solo dei cittadini di Leningrado, ma di qualunque popolo che tenta di resistere alle iniquità della guerra e dei regimi totalitari.

Naturalmente finito di leggere il libro della Sarah Quigley, sono andato su youtube ad ascoltare la settima sinfonia...a dimostrazione di quanto il libro sia un successo.

Ecco il link dove è possibile ascoltarte la Settima Sinfonia: https://youtu.be/_z8TZjcqYhY

giovedì, luglio 05, 2018

I figli dei nazisti di Tania Crasnianski

I figli dei nazisti di Tania Crasnianski. La mia recensione

E' notizia di questi giorni di inizio luglio che la figlia di Himmler, Gudrun Burwitz, è scomparsa a 88 anni il 24 maggio. La notizia della sua scomparsa si è diffusa solo venerdì. Era soprannominata la 'principessa nazista'. Io ho appena finito di leggere in questi giorni il libro I figli dei nazisti di Tania Crasnianski. Questo libro è un saggio che affronta il vissuto dei figli di 8 grandi gerarchi nazisti che si chiamano Himmler, Göring, Hess, Frank, Bormann, Höss, Speer e Mengele; tutti responsabili di grandi crimini o almeno comandanti di quella macchina che portò l'intera Europa alla catastrofe socio umanitaria del XX secolo. Questo libro è una testimonianza che forse può aiutare a comprendere quanto potere eserciti il passato nella costruzione del nostro essere.

Certo è che quel 'male assoluto' conosciuto nel XX secolo non fu opera soltanto di una cerchia di gerarchi che ruotavano intorno a Hitler, ma fu attuato da tutto il popolo tedesco. Hanna Arendt fu netta: quell'orrore a cui si è assistito nel secolo scorso, nasce dalla 'banalità del male', dal conformismo e paranoia che ha investito tutti i tedeschi che, senza nessun pensiero autonomo e autocritico, hanno aderito al compimento del 'male assoluto'. Hanna Arendt sottolineava che la disumanità si annida in ciascuno di noi, e che per evitare di sprofondare in questa crudeltà banale bisogna continuare a 'pensare', interrogandosi senza posa, senza mai rinunciare all’esercizio della ragione.
Per compiere tutti quei crimini c'è stato il bisogno di bravi soldati, onesti padri di famiglia, buone casalinghe, ufficiali servizievoli, diligenti impiegati...insomma l'adesione di un popolo all'ideologia imperante. Il conformismo di un pensiero che sosteneva la superiorità razziale di tutto un popolo definito ariano; quello germanico. A pensare che la Germania ha avuto tra i suoi antenati Goethe; Kant; Hegel; Schiller; Fichte; Cusano ecc.

Anche se le colpe dei padri non devono ricadere sui figli è difficile sfuggire al vissuto dei delitti e crimini inumani e incredibili compiuti dai genitori. Le reazioni, come era prevedibile, sono state diverse. E oggi, quando le vite dei figli si stanno avvicinando alla parte finale della loro esistenza, si può trarre un primo bilancio comune: le azioni dei genitori li hanno condizionati in modo profondo.
I figli protagonisti, come la stessa autrice del libro, sono nati con un fardello che porta direttamente la Germania a identificarsi con il nazismo.
Questa è una premessa importante per capire quel meccanismo del nostro passato che incide nelle nostre vite. Quanto potere esercita il passato nella costruzione del nostro essere? Mentre per i nipoti l'elaborazione delle colpe dei parenti riesce a far rimarcare un distacco consapevole; per i figli questo è più difficile: l'angoscia dell'abbandono e della perdita di identità pesano maggiormente.

Per Gudrun Himmler -ad esempio- l'affetto per il padre (l'ideatore della 'soluzione finale' e uno dei principali responsabili del genocidio ebraico) l'ha portata ad aderire anche alle stesse idee del genitore; ugualmente Edda Göring ha seguito le orme di Gudrun. Abbiamo invece un nipote di Hermann Göring, Matthias che si è convertito all'ebraismo. Per il figlio Rolf di Josef Mengele -nascosto in una favela in Brasile e che sosteneva di essere solo un esecutore di ordini e che in fondo lui non aveva fatto male a nessuno, era chiaro che il padre era colpevole di quei crimini denunciati; ma lui non rivelerà il nascondiglio del padre e pur affrancandosi dal cognome 'Mengele', assumendo il cognome della moglie, non tradirà mai il padre.
L'autrice Tania Crasnianski conclude: ''Infine in Germania è stato necessario attendere il cancelliere Helmut Kohl, la generazione dei tedeschi che non avevano mai conosciuto la guerra e l’era dell’unità nazionale apertasi con la caduta del muro di Berlino il 9 novembre 1989, perché il passato collettivo del paese potesse essere rivisitato e analizzato appieno. Con la riunificazione delle due Germanie è ormai un paese tutto intero ad accettare di riconoscere le proprie colpe, che un tempo erano sembrate gravare solo sui massimi artefici dell’orrore nazista.”
Un libro interessante.