mercoledì, gennaio 31, 2007

I playboy d'oggi

Una volta esistevano i playboy ed erano dei maschietti che il femminismo degli anni ’70 ha spazzato via senza rimpianti…però qualcuno, che oggi ha giusto 70 anni, continua a coltivare quel sogno di latin Lover, post millennio: si sente ancora un Rossano Brazzi, un Porfirio Rubirosa, un Marcello Mastroianni…forse in sostanza solo un Alberto Sordi nel ruolo del seduttore. Il personaggio è quello, e non servono lifting, trapianti di capelli o altro per aggiornare un bagaglio culturale che tocca il culmine con le canzoni cantate da Apicella.
Una volta c’erano quei maschi, e nel conformismo imperante i modelli erano sullo standard del Sorpasso. Al Bar Sport, come in un Trani a gogò, pullulavano certi tipi e non mancava mai il playboy, qualcuno di quelli, lo ha dimostrato, ha fatto tanti soldi e ha avuto un grande successo. Ma state attenti perché qualcun altro è diventato un serial killer come Donato Bilancia. Molti sogni, molte paure; tante frustrazioni e tante rivincite. Come misurare il tutto? La bella macchina, ma poi tante donne, belle donne da esibire come trofei di caccia e allora?
I playboy sono in estinzione totale e l’ultimo che ci provava ancora, oggi ha chiesto scusa. Bene. Basterebbe a ristabilire le cose solo una domanda: se invertissimo i ruoli, cosa sarebbe una moglie se facesse la playgirl?
*Pubblicato oggi su ITALIANS (rubrica Corriere della sera online)

martedì, gennaio 30, 2007

A proposito di Pacs

Pacs è un acronimo che ha diversi significati ma quello corrente –di cui si parla tanto in questi giorni- sta per Patto Civile di Solidarietà. Questi patti non sono antagonisti o alternativi al matrimonio, ma una opportunità in più per garantire libertà, riconoscimenti e diritti a chi per libera scelta decide di condividere amore, amicizia, mutuo soccorso senza necessariamente sposarsi. Poi più prosaicamente condividere pensioni, casa, stipendi e tutto quanto aiuta a vivere dignitosamente.
In questo caso non c’entra né la religione, né l’etica laica, ma sostanzialmente la capacità di uno stato moderno a legiferare in ordine ai bisogni reali dei propri cittadini.
Per la religione chiunque non sposato in chiesa è di per sé già coppia di fatto. Allora? Dove sta il problema? Prima dell’istituzione del divorzio in Italia esistevano milioni di coppie di fatto e milioni di figli ‘illegittimi’. Si diceva che con l’introduzione del divorzio sarebbe finita la famiglia e la nostra società civile…penso che oggi in fondo si ripetano quelle paure e quella stessa storia.
Dopo approvati i Pacs, le persone continueranno a sposarsi, separarsi, risposarsi come sempre, e i Pacs saranno presto dimenticati.
Oggi per chi non si sposa neppure civilmente cosa rimane? Ecco che i Pacs forniscono altre forme di ‘contratto’ oltre a quello religioso e civile. In questo caso quindi non dovrebbero intervenire giudizi morali, di fede, o altro; fare un Pacs vorrà dire semplicemente dare, a quei cittadini che lo desiderano, i diritti alle diverse situazioni riconosciute attualmente solo a chi ha contratto il matrimonio.
Un esempio: nel campo delle successioni per causa di morte si richiede una via privilegiata che preveda la quota legittima anche per il convivente. Lo sapevate che tali accordi sono previsti per i nostri parlamentari? Non si comprende perché non possano essere applicati a tutti i cittadini. Se muore un ‘onorevole’ o ‘senatore’ i beni possono essere trasferiti al convivente, per noi semplici cittadini, no. Davvero bravi quei parlamentari che si oppongono ai Pacs. Perché non iniziano anche solo da lì? Altro esempio è quello di impedire che si possano porre veti sulla visita del compagno/a all’ospedale, perché non rientrante nella sfera famigliare…una aberrazione morale, giuridica e umana. Non entriamo poi nel diritto alla casa e alla reversibilità della pensione. In una realtà di precariato diffuso ascoltare le domande di tutela e diritto è un dovere.
In ultimo, i Pacs sono presenti in Francia, in Germania, nella cattolicissima Spagna, in Olanda e Belgio. Ora auguro a tutti di vivere in pace e in Pacs: una conquista di libertà. Certo che il cammino è lungo: dalla Jus primae noctis, c’è sempre qualcuno che vuole sindacare sui diritti. L’Italia purtroppo è così: deve fare i conti con una va in chiesa invadente che pretende di regolare la vita anche a chi non crede. Ma se credono così tanto nella famiglia perché intanto non permettono ai loro preti di sposarsi? Sarebbe un piccolo passo per superare i loro Pacs occulti.

venerdì, gennaio 26, 2007

27 Gennaio- Giornata della Memoria

27 gennaio, si celebra la Giornata della Memoria; ma quale memoria abbiamo noi della Shoah? Di quel crimine chiamato genocidio, di quel periodo storico mortifero e crudele? Ora che, dopo i Sommersi, se ne sono andati pure i Salvati? Più passa il tempo più cresce l’incapacità di percepire le esperienze altrui. Cosa possiamo recuperare noi di quelle atroci testimonianze?
Le esperienze dei lager nazisti per i giovani degli anni ’50 e ‘60 erano cose vissute dai loro padri; per i giovani degli anni ’80 erano cose dei loro nonni, e per i giovani del nuovo millennio, che cose sono? Contro l’oblio nel 1986 uscì appunto il libro: ‘I sommersi e i salvati’ scritto da Primo Levi, l’autore di ‘Se questo è un uomo’.
Primo Levi affermava di non sentirsi un testimone. Testimoni lo erano chi aveva toccato il fondo, lo erano i sommersi; lui era un salvato. I sommersi anche se avessero avuto a disposizione carta e penna per raccontare, non avrebbero testimoniato nulla perché erano già morti, ancor prima che fisicamente, nello spirito.
Il libro si apre con una prefazione dove si dice che i militi delle SS ammonivano i perseguitati di un orrore dei lager così grande che anche se raccontato non poteva essere creduto…questo stesso pensiero affiorava in forma di sogno anche nei prigionieri. Un segnale che fa comprendere l’unicum dei lager.
Quello che il libro si propone è di rispondere alle domande, sempre attuali: quanto di quell’orrore, dei Lager nazisti, potrà ripetersi? Si riuscirà a confinarlo in un posto come la schiavitù o il codice dei duelli? Ma soprattutto quanto ognuno di noi può fare affinché questa minaccia venga scongiurata?
Dai giovani di oggi la risposta potrà essere conseguente ad un insegnamento dei valori umani di fratellanza e libertà. Perché non bisogna dimenticare che quel male fu commesso da un popolo intero: da esseri umani che avevano il nostro viso ed erano mediamente intelligenti; non erano mostri. Erano in massima parte gregari, funzionari rozzi, diligenti impiegati desiderosi di far carriera; alcuni erano fanatici, altri indifferenti o paurosi di punizioni…erano in sostanza stati educati male. Erano tutti concordi con le ‘belle parole’ del caporale Hitler.
*Pubblicato oggi 27 gennaio su Il Secolo XIX e su Italians (rubrica del Corriere della Sera)

giovedì, gennaio 25, 2007

In merito ad un articolo di Silvia Neonato sul Il Secolo XIX

Mi auguro che le donne aumentino in politica; ora che la politica in generale non sta esprimendo il meglio di sé; trovo giusta la considerazione di Silvia Neonato che nelle emergenze si ha bisogno delle donne. Ma è così? La città delle donne, non sarà ancora quella pensata oniricamente da Federico Fellini?
Certo che per la maggioranza degli uomini la donna continua ad essere un fattore perturbante: l’oggetto di seduzione e l’incarnazione dell’eros. Nessuno si è scandalizzato quando a Genova, Berlusconi, con a fianco Renata Olivieri –candidata Presidente della Provincia- si diceva pronto a raccogliere i numeri di telefono delle signore presenti, la stessa Olivieri rideva divertita…forse il suo glielo aveva già dato. Per me c’è ancora bisogno di tempo per crescere.
Intanto la politica, specchio crudele dei tempi di vita collettiva, dimostra che più di capacità, di sensibilità, di saper fare e di saper ascoltare, ha bisogno di soddisfare enormi ambizioni personali. In questo caso maschi o femmine con un ego pauroso, danno il via a competizioni spesso davvero meschine. Sullo sfondo ci sono gli interessi dei cittadini (maschi e femmine), ma più che progetti, idee per la soluzioni dei problemi, escono nomi di uomini e donne; escono personalismi.
Però non smettiamo di sperare nel futuro. Non dimentichiamo che la storia ha i suoi tempi. Ricordiamo che uno dei passaggi cruciali della civiltà umana è rappresentato dalla agricoltura –da cui viene mutuata la parola ‘cultura’- ed è nato per intuizione delle donne. L’uomo andava a caccia e la donna raccogliendo le erbe, intorno al villaggio, scoprì i semi da coltivare.
Ora aspettiamo senz’altro che le donne ci facciano vedere qualcosa di nuovo.

lunedì, gennaio 22, 2007

Oggi è morto l'Abbè Pierre

Oggi è morto l’Abbè Pierre, una figura di frate in Francia e nel mondo molto famosa. Fondatore del movimento Emmaus, Henri Antoine Groués, questo il vero nome dell’Abbè Pierre, è morto a 94 anni. Fino all’ultimo è stato attivo nel diffondere le idee del cristianesimo più autentico. Fino all’ultimo è stata una voce dello ‘scandalo’ di Cristo: lo scandalo di stare con gli ultimi della Terra, con gli affamati, i miseri, i vecchi, gli anziani e i malati.
Solo lo scorso anno era uscito un suo libro: ‘Dio mio…perché?’, in cui rivelava di avere avuto relazioni sessuali con delle donne. Creò scalpore. Forse in fondo in quella confessione non c’era niente di male; ma la sua testimonianza ancora una volta era inserita in maniera da provocare riflessioni e discussioni: si diceva, in quel libro, d’accorso ai preti sposati, e a preti celibi che ‘possano consacrarsi totalmente alla preghiera e agli altri’, all'ordinazione al sacerdozio delle donne e al riconoscimento delle coppie omosessuali.
A proposito di perché, un giorno era stato chiesto all’Abbè Pierre, che cosa avrebbe voluto chiedere a Dio? Egli rispose: ‘mio Dio vi amo con tutto il cuore, con tutta l’anima…però non capisco niente dell’ordine della creazione cominciando dal fatto che gli animali più grandi per vivere e conservarsi debbano divorare i più piccoli. La legge naturale per cui bisogna servire prima i più forti a scapito dei più deboli non mi lascia tranquillo. Certo, questo non sminuisce il mio amore per Dio, però non posso tacerlo, glielo devo chiedere. Gli chiederò anche delle sofferenze ingiustificate di molte popolazioni. È vero che la miseria è il frutto del peccato degli uomini, di ciascun uomo, dei governanti; è colpa nostra se non esiste un’equa distribuzione dei beni terreni tra gli uomini, però perché non chiamare Dio in causa?’ Una domanda che penso continui ad assillare tutti i cristiani.
Il 12 Dicembre del 2003 l’Abbè Pierre venne a Genova per una lectio magistralis, nella Cattedrale di San Lorenzo, sulla carità predicata dal Vangelo. In quella giornata l’Abbè Pierre parlo d’amore. Parlò dell’amore che non trova all’inizio tempo per tutte le cose da dire, per quante cose da fare; poi - come con la preghiera - succede di stare bene insieme, con la persona amata, in silenzio. Poi potrà esserci anche solo una parola: la tua felicità è la mia; quando soffri tu soffro anch’io, la mia gioia è la tua…
Ecco in questo Amore, che insieme al male fa vedere le meraviglie della vita, c’è il ringraziamento a Dio e la risposta per trovare la giustizia. Spero che il suo insegnamento continui
*Pubblicato oggi 24 Gennaio su 'Il SecoloXIX'

sabato, gennaio 13, 2007

Olindo e Rosa

Olindo e Rosa due brave persone, due lavoratori, due cittadini normali, tanto normali da essere folli…folli assassini. La normalità è spesso il risultato di una costante allerta contro le latenti potenze di disgregazione. Come la malattia è sempre pronta ad intaccare il corpo; così la follia è pronta a impossessarsi dello spirito. Ancora una conferma che noi non siamo mai una persona sola, siamo migliaia di persone, siamo le persone ereditate, introiettate, imitate; siamo il frutto di molti ‘stampi’, e quello sociale, quello del gruppo ideologico e tribale, fornisce una identificazione fragile. Così può succedere che dinnanzi ad un problema lo si affronti annientandolo. Uccidendo.
La storia mostra come gli stati, i governi, le religioni, le chiese e tutte le istituzioni sono i mezzi grazie ai quali l’uomo (animale e selvaggio) acquisisce la sua piccola parte di ragione, giustizia e verità. Così si creano le civiltà: una mano di vernice sottilissima, sotto la quale si trovano intatti gli istinti e le passioni primitive dell’animale uomo. ‘Dentro di noi c’è sempre un selvaggio, un pazzo addormentato e incatenato sempre pronto ad uscire dalla caverna del nostro cuore’: così sosteneva lo storico Ippolito Taine.
Se osserviamo le guerre, in sostanza sono le tragedie in grande di quello che succede in piccolo; succede in piccolo sempre più spesso nelle province italiane e del mondo. Chi uccide in guerra poi si sente innocente, si sente come Olindo e Rosa: che hanno ‘cancellato’ il loro problema...un problema che non poteva, per la loro piccola mente, essere risolto diversamente.
Ecco dove bisognerebbe portare il Vangelo…altro che ai musulmani. Bisognerebbero portarlo nelle nostre care, amate, produttive, ricche e ‘normali’ province. Quanto lavoro da missionari c’è in questo nostra civiltà in continuo ‘apocalipto’. Certo che io però auspico missionari laici, missionari senza croce, che aiutino a comprendere che il male non è frutto di diavolerie, destini imperscrutabili, espiazioni divine ma semplicemente del non saperci ‘vedere’ e pensare diversi da quello che ostentiamo. Noi siamo anche altro.
Saremo mai capaci, tutti insieme, di stracciare il Velo di Maya?

sabato, gennaio 06, 2007

Come in alto, così in basso

Come in alto, così in basso; come nel grande, così nel piccolo.
Le analogie non sono solo esoteriche come tra Uomo e Cosmo, ma più prosaicamente significa anche che quello che seminiamo nei nostri pensieri ricadrà nella nostra realtà fisica, e che quello che riusciremo a trasformare o non trasformare nell'organizzazione delle nostre società (macrosistemi) ricadrà all'interno delle nostre relazioni personali e della nostra vita quotidiana (microsistemi).
Così in alto, così in basso. Così recita Ermete Trimegisto. Così si può pensare per trovare la strada verso la verità interiore.
Lei è un esperto di letteratura occulta", cominciò Gurdjieff, "e per questo motivo mi riferirò alla ben nota formula della Tavola Smeraldina di Ermete: "Come in alto, così in basso". Questa formula è un ottimo punto di partenza per la nostra conversazione. Ma le premetto che non è affatto necessario ricorrere all'occultismo per avvicinarsi alla conoscenza della verità. La verità parla da sé, qualunque sia la forma in cui si manifesta. Questo fatto le si chiarirà solo con l'andar del tempo, ma fin d'ora vorrei almeno un granello di comprensione. Ripeto, parto da questa formula occulta perché sto parlando con lei. So che ha tentato di decifrarla, e che in un certo senso la comprende: ma questa sua comprensione non è che un debole e lontano riflesso della luce divina.
"So che lei capisce l'unità delle leggi che governano l'universo, ma le dirò che la sua comprensione è solo astratta e teorica. Non basta che lei concepisca con l'intelletto, ma deve sentire con tutto il suo essere l'esattezza assoluta e l'infallibilità di tale verità; soltanto allora potrà dire in coscienza e con piena convinzione: io so." Questo fu il senso delle parole con cui Gurdjieff iniziò la conversazione.
da “Vedute sul Mondo Reale” di G.I. Gurdjieff ed. Neri Pozza.