domenica, agosto 31, 2014

'I cento libri che rendono più ricca la nostra vita' di Piero Dorfles

Piero Dorfles, giornalista è diventato popolare come autore-conduttore della trasmissione 'Per un pugno di libri'. Questo programma, dove si parla di libri con studenti dei licei italiani, va in onda da 14 anni e bisogna ringraziare Dorfles per riuscire a fare cultura in televisione con la letteratura. Ora per la Garzanti editore è uscito il suo libro: 'I cento libri che rendono più ricca la nostra vita '(pagg. 312- euro 14,90).
I titoli raccolti in 'I cento libri che rendono più ricca la nostra vita' sono un arbitrario elenco dell'autore, che dovrebbero arricchire la nostra vita. Senz'altro ci sarebbero libri da togliere e da aggiungere per il nostro particolare gusto e piacere, certamente però in quanto arricchimento questi sono i classici; quelli che raccontano storie fuori dal tempo e dell'età; libri definiti Classici che secondo Italo Calvino non hanno mai finito quel che hanno da dire.
La lettura del libro di Piero Dorfles, 'I cento libri che rendono più ricca la nostra vita', ci da modo di comprendere come quello che racconta la letteratura è la chiave per conoscere l'uomo, il suo mondo che non riuscirà mai a fuggire dall'ineluttabilità di un eterno ritorno; da una ciclicità che è insita nella Natura.
Potremo affermare che la letteratura è finita, che è già stato scritto tutto...ma la narrazione procede sempre nel raccontare una storia infinita che trova nell'estrema sintesi come nella copula sessuale: un andirivieni che diventa, anche alla luce dell'inutilità, il fine di ogni cosa. Quell'andata e ritorno, è una condanna e insieme il rimanere ancorati alla forza della Natura, alla sua ciclicità, al suo alternare al flusso del tempo le stagioni e l'intero universo.
Questi sono i pensieri che mi hanno trasmesso le trame e i significati palesi e nascosti dei libri elencati e descritti da Dorfles: una chiave per capire la narrazione unica che sottende la natura umana. La vita merita sempre di essere vissuta e raccontata. Ci sarà poi sempre qualcuno che raccoglierà la storia e come un testimone poi sarà in grado di riconsegnarla a chi è pronto a rifare tutto.
Quando si comprende che la vita è bella ed è sempre degna di essere vissuta ecco che nasce quel valore del rispetto della vita; tua e di quella degli altri. Senza di ciò cade ogni altro valore. Vince la frustrazione, vince il nichilismo per cui tutto è nulla. Tutto diventa volontà di potenza dove ci è permesso di uccidere, di trasgredire per il solo scopo di sentirsi superiori.
Victor Hugo nel presentare il suo I Miserabili disse: 'Questo libro è un dramma nel quale l'infinito è il primo personaggio. L'uomo è il secondo'. Questa frase la si potrebbe estendere a tutti i libri citati da Piero Dorfles.
I 100 libri sono divisi in 10 categorie: L’utopia negata- Vivere la storia- L’avventura e ( è ) la fuga -Percorsi sociali -I romanzi-mondo- La frammentazione dell’io- Al di là del principio di ragione- Le radici oscure del desiderio- La solitudine della vita contemporanea- Formazione e riti di passaggio.
Nel leggere la summa dei 100 libri è stato per me un godimento. Dei libri elencati devo dire che ne ho letti molti; gli ho letti tra i 15 e i 18 anni e sicuramente questi libri non solo mi hanno arricchito, ma sono stati anche formativi. Ricordo la febbre che provavo nell'immedesimarmi nei vari protagonisti delle storie raccontate.
Di molti altri libri che non ho letto ne vanto la possessione ed in una sorta di raccolta di figurine posso giocare a dire: celo...celo...celo mi manca.
Facile così dedurre che alla base di questi libri c'è una condivisione che crea una consapevolezza comune che ci permette di vivere in armonia con gli altri e di arricchirci scambiando sentimenti, emozioni e saperi. Un libro fatto di libri che sicuramente avvicinerà alla lettura molti e sappiamo quanto ce ne sia bisogno.

Ecco in breve una panoramica sugli autori che risultano 81: 3 libri a testa Conrad, Mann, Kafka e Shakespeare; con 2 libri Balzac, Dickens, Dostoevskij, Primo Levi, London, Melville, Moravia, Orwell, Stevenson, Tolstoj, Verne e Goethe. Gli altri stranieri: Maupassant, Conan Doyle, Joyce, Proust, Hugo, Dick, Gončarov, Pasternak, Musil, Camus, Canetti, Beckett, Kipling, Swift, Hesse, Barrie, Huxley, Molnàr, Hemingway, Twain, Golding, Salinger, Dumas, Bulgakov, Turgenev, Capote, Lawrence, Maugham, Nabokov, Borges, Scott Frizgerald, Stoker, Wilde, Carroll, Flaubert, Čechov, Stendhal, Burgess, Grimm, Hammett, Philip Roth, Joseph Roth, Bradbury e Gàrcia Màrquez. Per gli italiani ci sono, per 18 libri, 16 autori: Primo Levi, Moravia, Bassani, Buzzati, Calvino, Collodi, De Amicis, Fenoglio, Gadda, Carlo Levi, Morante, Pirandello, Svevo, Sciascia, Tomasi di Lampedusa, Vittorini. Le autrici sono 7: Jane Austen, Emily Brontë, Agatha Christie, Anna Frank, Mitchell, Morante e Shelley.

martedì, agosto 26, 2014

Ragazze mancine di Stefania Bertola

'Adele ha trentadue anni e non ha mai lavorato un giorno in vita sua. Una mattina si sveglia e scopre che il suo mondo non esiste piú: il marito ha dichiarato fallimento, ha prosciugato i conti in banca ed è scappato con l'amante. Come regalo d'addio le ha lasciato il gigantesco cane della sua nuova fidanzata. Ed è proprio mentre Adele tenta di liberarsene che una ragazza con una bambina in braccio le si fionda in macchina... Inizia cosí il nuovo romanzo di Stefania Bertola': così viene presentato dalla Einaudi il libro Ragazze Mancine.
La scrittura è fresca come la protagonista Adele e la sua amica Eva, si direbbe scritto da una coetanea e invece...scopro che l'autrice Stefania Bertola -che non conoscevo- è una sessantaduenne sceneggiatrice e autrice radiofonica con molte esperienze letterarie che hanno comune denominatore il tono leggero e divertente.
Stefania Bertola è anche traduttrice dall'inglese e mi viene da pensare che al di là dei diari alla Bridget Jones (scritti dall'inglese Helen Fielding) che dice di non amare, le è piaciuto invece I love Shopping di Sophie Kinsella, qualche influenza l'abbia avuta collaborando alla radio con Luciana Littizzetto e soprattutto poi penso alla figlia, mancina come lei...
A chi le ha chiesto: Il libro è molto attuale, da un momento all’altro si può esser senza risorse. Perché questa scelta? Stefania Bertola ha risposto: 'Le due protagoniste, Adele e Eva, sono i capi opposti della vita. Una vuole solo sposarsi con un uomo ricco e farsi mantenere per poter studiare; l’altra ha una bambina, mille lavori e non pensa al domani. Le unisce soltanto un cane che crea una convivenza forzata. Ma loro cambieranno totalmente alla fine. Come ho detto: sono mancine. Gli uomini del libro? Sono di contorno ma cambiano anche loro. Tutta la storia è un’evolversi fra colpi di scena, proposte strane e personaggi particolari. Una metafora della vita di oggi.'.
Che dire? Leggendo il libro di Stefania Bertola mi sono divertito. L'autrice riesce a coinvolgerci in una storia al femminile: le protagoniste sono tutte donne e oltre ad Adele ed Eva ci sono Clotilde, Mara, Marisa... tutte con tratti caratteriali originali e molto reali; penso che ognuno abbia incontrato un qualche tipo di donna che assomiglia a queste descritte nella storia. Un libro leggero per una lettura divertente e senza impegno...d'altronde è questo che chiede Stefania Bertola.

Ragazze mancine
di Bertola Stefania
Einaudi 2014- Collana I Coralli
pp. 288 € 18,50
ISBN 9788806212643

sabato, agosto 23, 2014

La guerra e le religioni

Quante manifestazioni ci sono state in questi ultimi 20 anni contro la guerra? Tantissime. Non contiamo poi quelle degli anni'70 contro la guerra in Vietnam ecc... Pare che l'umanità sia sempre in guerra e che di questa attività non si possa farne a meno.
Con questo pensiero mi è venuto alla mente un libro di James Hilman: Un terribile amore per la guerra- titolo originale, A terrible love of war- uscito nel 2005 per le edizioni Adelphi.
In questo libro, il grande psicoanalista junghiano sostiene, nella sua digressione psico-filosofica, la naturale predisposizione delle pulsioni profonde per la violenza. La guerra si spiega soprattutto con la mitologia; la quale racconta che sui campi di battaglia non è presente solo il dio della guerra, ma vi opera anche la dea dell’amore e della bellezza.
Maria Zambrano la grande filosofa spagnola, allieva di Josè Ortega y Gasset, diceva che nessuna azione umana può prescindere dal mito. Ogni cosa che fa l'uomo trova riscontro nella mitologia e si può quindi affermare che il mito sia all'origine del pensiero. Detto ciò ecco che la guerra è un'azione umana che affonda nel mito di Ares e Afrodite, ovvero di Marte e Venere, la sua verità. La guerra faccenda molto umana contiene paradossalmente più inumanità di qualunque altra cosa.
La guerra risulta senza dubbio una costante della dimensione umana. Essa appartiene alla nostra anima come verità archetipa del cosmo.
Così Hillman continua: 'la guerra è un’opera umana e un orrore inumano, e un amore che nessun altro amore è riuscito a vincere. La guerra in quanto tale rimarrà finché gli dei stessi non se ne andranno'. Ancora: 'Le guerre non si combatterebbero se non esistesse chi è disposto a contribuire alla loro realizzazione. Reclute, schiavi, militari di carriera: checché ne dicano i renitenti alla leva, ci sono sempre masse pronte a rispondere alla chiamata alle armi, ad arruolarsi, a combattere'.
Il libro è diviso in 4 capitoli: 1) guerra è normale; 2) La guerra è inumani; 3) La guerra è Sublime; 4) La religione è guerra. Quest'ultimo capitolo è molto affascinante e provocatorio. L'affermazione che da il titolo al quarto capitolo porta a chiederci se la guerra non sia di per sé una religione. Un modo di credere che il conflitto, la violenza, il pregiudizio e l'odio siano la soluzione definitiva per redimere un disaccordo.
James Hillman dopo essere risalito al carattere mitologico e arcaico che accompagna il fenomeno della guerra nell'uomo, ecco che avanza una dimensione morale, cosiddetta 'giusta' che porta con sé tutte le contraddizioni: quella religiosa.
La differenza tra Mito e religione sta proprio nel fatto che gli dei mitici non sono dei religiosi: non hanno una Chiesa, una comunità di devoti, un clero o testi sacri. Soprattutto non pretendono una fede. Nelle religioni del libro c'è un dio personale che parla a un essere umano storico in un preciso momento e in un preciso luogo e il fedele è tenuto a credere nella verità rivelata, alla parola, appunto, del dio che parla.
Guardando lo scontro di questi tempi tra Israele e gli arabi; tra musulmani di diverse tribù; tra islamici e cattolici viene subito agli occhi quanto un dio, chiamato Dio, Jahvè o Allah, stia dicendo agli orecchi dei molti in campo: guerra e ancora guerra.
Al pari di tutti gli scrittori e filosofi che alla guerra hanno tributato meditazioni decisive -da Twain a Tolstoj, da Foucault a Hannah Arendt- , Hillman ci guida a una scandalosa verità: più che un’incarnazione del Male, la guerra è in ogni epoca una costante della dimensione umana. O meglio, troppo umana.

Un terribile amore per la guerra
di James Hillman
Traduzione di Adriana Bottini
2005, 2ª ediz. pp. 296 - € 20,00
isbn: 9788845919541

sabato, agosto 16, 2014

Il PIL e la misura del benessere...ma quale? Non certamente quello che rende felici e aumenta la qualità della vita

L'ossessivo ancoraggio del nostro vivere al PIL (il Prodotto Interno Lordo) dimostra quanta stupidità pervada la ricerca del cosiddetto benessere umano.
Non solo la crescita del PIL vorrebbe essere l'unica strada per uscire da una crisi economica, che ha proprio nella crescita del PIL e nelle sue distorsioni trova la causa della stessa crisi, ma è anche una ricetta semplicistica. Ma davvero per uscire dalla attuale situazione economica bisogna incrementare i consumi? Quelli che misura il PIL?
Ormai non c'è giornale quotidiano e televisivo che non apra la cronaca senza la notizia dell'andamento del PIL e della Borsa. Viviamo una condanna a crescere sempre; ad aumentare consumi, merci e territorio. Ricordo un intervento del lontano 18 marzo 1968, in cui Bob Kennedy sosteneva che Il PIL misurava tutto, eccetto ciò che rendeva la vita veramente degna di essere vissuta. Quel discorso durissimo contro il PIL diceva:
'Con troppa insistenza e troppo a lungo, sembra che abbiamo rinunciato alla eccellenza personale e ai valori della comunità, in favore del mero accumulo di beni terreni. Il nostro Pil ha superato 800 miliardi di dollari l'anno, ma quel PIL - se giudichiamo gli USA in base ad esso - comprende anche l'inquinamento dell'aria, la pubblicità per le sigarette e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine settimana. Il Pil mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende il fucile di Whitman e il coltello di Speck, ed i programmi televisivi che esaltano la violenza al fine di vendere giocattoli ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari. Comprende le auto blindate della polizia per fronteggiare le rivolte urbane. Il Pil non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia, la solidità dei valori famigliari o l'intelligenza del nostro dibattere. Il Pil non misura né la nostra arguzia, né il nostro coraggio, né la nostra saggezza, né la nostra conoscenza, né la nostra compassione, né la devozione al nostro Paese. Misura tutto, in poche parole, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull'America ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani'.
Sono passati 46 anni -quasi mezzo secolo- e siamo ancora alle prese con queste misure. In questo contesto il discorso del Papa Francesco, fatto oggi a Seul, riprende un concetto forte e invita a fare scelte sempre più attuali: 'Respingere i modelli economici disumani che creano nuove forme di povertà ed emarginano i lavoratori. (...) Bisogna combattere le economie che rendono schiavi'. Bene, ma l'altra economia quale è?
Intanto da settembre 2014 sarà introdotto un nuovo sistema europeo dei conti nazionali e regionali: il Sec2010. Con questo metodo si prevede che siano prese in considerazione per il calcolo del PIL italiano anche le attività illegali: droga, prostituzione e contrabbando. Di bene in meglio. Alla fine degli anni '80 l'ONU elaborò un Indice di Sviluppo Umano (HDI) che misurasse lo sviluppo non solo sulla crescita economica ma anche gli ambiti fondamentali del vivere in società: la promozione dei diritti umani, in primo luogo quello alla convivenza pacifica, la difesa dell'ambiente, delle risorse territoriali sostenibili, i servizi sanitari e sociali- con attenzione alle fasce di popolazioni più vulnerabili-, il miglioramento dell’educazione, con particolare attenzione all’educazione di base quali l’alfabetizzazione; la partecipazione democratica, l’equità delle opportunità di sviluppo e d’inserimento nella vita sociale...
Potrebbe essere questo il vero indicatore del PIL. Potrebbe essere questo il parametro per conoscere se siamo progredendo veramente o invece regrediamo rendendoci schiavi di una economia inventata dall'uomo.
Qui si possono trovare i dati UNDP (United Nation Development Programme) ovvero quelli dello Sviluppo Umano del 2014.

sabato, agosto 09, 2014

'La vita sognata di Ernesto G.' di Jean Michel Guenassia.

Dopo aver letto 'Il club degli incorreggibili ottimisti' non potevo certo perdere la lettura di questo secondo romanzo ' La vita sognata di Ernesto G. ' di Jean Michel Guenassia.
Qui si racconta la storia di Joseph Kaplan un medico praghese ebreo che si ritroverà prima a Parigi (all'Istituto Pasteur) e poi ad Algeri per studi epidemiologici e di ricerca. Joseph Kaplan è innamorato del tango, di Carlos Gardel, e pur accorgendosi di avere le stesse iniziali del protagonista de il Processo di Franz Kafka: Joseph K., il suo peregrinare lo fa diverso. La sua vita sarà interpuntata da altri accadimenti: quelli di un secolo di vita.
Ancora in questo libro si trova tutta la capacità dell'autore di narrare storie epiche, storie che si intrecciano con la Storia generale pur rimanendo in un tempo interiore, quello del tormento: il tempo del proprio destino. Chiaramente gli avvenimenti della storia collettiva segnano la quotidianità di tutti, ma l'autore riesce a mantenere una dimensione narrativa che non intacca l'integrità morale del protagonista, dei suoi amici e amori...con tutti quelli con cui attraverseremo 100 anni di vicende epocali.
La Storia incombe sulle vite di ognuno e nel secolo che trascorre c'è Parigi in fermento, c'è l'Algeri di Camus, ci sono le dittature e il nazismo, la Seconda Guerra Mondiale, c'è la Shoah, Praga, la liberazione, le illusioni socialiste, il Partito Comunista Cecoslovacco, la polizia segreta, il KGB, l'Unione Sovietica, l'invasione del suo paese...ci sono i grandi sconvolgimenti che hanno segnato il '900 fino al compimento dei 100 anni di Joseph Kaplan nel 2010.
Insieme a Joseph Kaplan, testimone di tutto quanto elencato prima, ci sono le vite dei vari suoi comprimari: gli amici Maurice, Viviane, Nelly, Mathè, Sergent, Carmona, la moglie Christine, la figlia Helena e il figlio Martin...poi ancora Pavel, Tereza, Ludvik e il nipote Antonin per arrivare a Ernesto G., il Che Guevara, portatore della grande illusione rivoluzionaria.
Qui il Che è Ramon, un combattente malato e ferito, giunto alla fine della sua epopea rivoluzionaria che diviene l'amante di Helena e- anche lui medico come Joseph- pensa di salvare i poveri dalla malattia vera: quella dello sfruttamento e dalla condizione di miseria cui sono costretti a vivere.
Amicizie, incontri, speranze, illusioni, amori, perdite e scomparse, scandisono il tempo di un destino che fa ritrovare il protagonista nel cammino di ognuno. Il cammino di essere stati anche noi, per certi periodi, suoi contemporanei. Oltre 500 pagine da leggere senza annoiarsi.

La vita sognata di Ernesto G.
di Jean - Michel Guenassia
Salani, pag.510
euro 16,90