sabato, gennaio 31, 2004

TV e Realtà

Seguendo E. Deaglio, in un incontro per la presentazione del libro "La meglio gioventù" organizzata dal circolo i Buonavoglia, si è fatta la riflessione di quanto poi veramente la televisione o la detenzione del potere mediatico porti voti e influisca nelle scelte elettorali; insomma quanto la TV e la stampa creino effettivamente la realtà.
Per Deaglio se si guarda al passato si capisce che questo potere mediatico influisce solo in minima parte. Nei primi anni '70, quasi tutta la stampa e la televisione allora esistente descriveva una realtà che non c'era eppure si stavano gettando le basi per la più grande avanzata politica della sinistra italiana. Da lì a poco ci sarebbe stato il successo al referendum per il divorzio ed una radicale trasformazione della società, con la conquista di grandi riforme. Certo in quegli anni ci fu anche il terrorismo rosso, scoppiarono grandi contraddizioni ma la popolazione avvertì quello che non capirono i partiti e che i media tardarono a descrivere e a raccontarci.
Quello che si sta preparando per le prossime elezioni sarà un prevedibile bombardamento di spot elettorali, di manifesti, di informazioni viziate dalla propaganda politica, dalle promesse, dagli slogan ma, per Deaglio e questo lo penso anch'io, gli elettori faranno riferimento alla loro realtà: alla constatazione se i loro bisogni sono stati soddisfatti o no. Questo è il punto e a ben vedere la realtà c'è da aspettare una sconfitta per il centrodestra senza precedenti. Certo una cosa si rimarcherà: l'enorme disparità di mezzi messi in campo; quelli economici d'investire nella propaganda politica e della detenzione dei mezzi di comunicazione, un altro elemento di democrazia viziata. Vincerà chi le spara più grosse? Io penso di no.
Ascoltando Berlusconi che se la prende con i comunisti mentre non dice nulla per risolvere le difficoltà reali dei cittadini la dice lunga sulle difficoltà a governare di questi politici. Altro che giornali e TV, andate in qualunque mercato rionale.

venerdì, gennaio 30, 2004

Sarà la poesia

Non tieni un centesimo? Sarà la poesia?
Con quella, ricchi lo siamo già.

Con tante cose per la testa che non lasciano spazio ai conti.
Con tante idee belle sul futuro.
Con tanti buoni sentimenti e cattivi umori.

Ma poi ad una certa ora apri il portafoglio.
Dentro c'è solo un foglietto con scritto una poesia.
Puoi pagare con quello? Chi ci guarda sorride.

Lui ha già avuto con quello, il conto pagato ed ora vuole altro…
"Oste della malora" un dì si diceva, ed eccolo ora davanti a te…
"Porca miseria" continui a ripetere, ma lui non capisce…

Fammi credito, dammi tempo e sarai pagato.
Eppure la poesia la stai scrivendo adesso tu.
Ma la poesia arricchisce solo te. Maledetto mondo.






giovedì, gennaio 29, 2004

Conferme d'esistenza

Spesso ci domandiamo cosa sia a spingere una persona a ricercare il successo, la notorietà e la fama…
Già, la fama, l'essere famosi; l'etimologia lo rivela: la fame. Fame di essere riconosciuti quindi amati e confermati dell'esistenza…
Già, paradossalmente l'uomo ha per sua natura e costituzione il bisogno di conferme d'esistenza che è dato dal vedere ed essere visti. Apparire quindi significa parere agli altri e questo vuol dire avere o cercare spettatori: esibirsi, mostrarsi, essere individuati e percepiti, essere accettati, ammessi, legittimati al bisogno d'amore e al suo appagamento. Ecco allora che cercare di essere amati e accettati ci condiziona molto.
C'è un film di Woody Allen che racconta bene questa dinamica interiore caratterizzandola con la storia di un uomo camaleonte: Zelig. L'irresistibile voglia di farsi amare ed accettare porta Zelig ad assumere le sembianze dell'interlocutore. C'è in tutti noi uno Zelig: è quella parte che sopporta i condizionamenti per farsi accettare e aiuta a confermare la nostra esistenza. Naturalmente la fame di conferma d'esistenza varia negli individui: l'unità di misura per appagare questa fame sono le "carezze" e queste possono essere sia positive che negative; tutto sempre meglio dell'essere ignorati, anche gli insulti. Così c'è chi si accontenta di un "buongiorno" la mattina e a chi non bastano 24 mila baci…
Ecco arrivare allora la TV che è un potente mezzo per la conferma d'esistenza ed un infallibile distributore di "carezze d'ogni tipo: la televisione fa vivere. Le "carezze" poi, di una popolarità immediata data dalla televisione, diventano una droga; qualcuno non riesce più farne a meno. A questo punto riferendomi ai politici: certo "più allodole per tutti" ma soprattutto molte "carezze" per loro; non sarà allora che quella loro tanta fame riveli anche una povertà di sentimenti? Una mancanza grave? Pensateci.




martedì, gennaio 27, 2004

Giorno della memoria

Il 27 Gennaio di 59 anni fa, dei soldati sovietici arrivarono ad Auschwitz e liberarono i sopravvissuti di quel campo di sterminio; trovarono solo la parvenza di uomini: scheletri che vagavano tra il gelo e i morti. Quello che si presentò di fronte a quei soldati fu l'inferno in terra. Ancora c'è da chiederci come fu possibile tutto quell'orrore.
Da quel giorno altri orrori hanno continuato ad apparirci davanti in varie parti del mondo; sono continuati genocidi, guerre, massacri, terrore…Ancora c'è da chiederci se mai riuscirà l'uomo a non commettere più questi crimini.
Io penso di no. Io penso che rimanga ancora forte il richiamo di Annah Arendt su la banalità del male; sulla possibilità che innumerevoli uomini in nome di un credo, di una propria infatuazione, nella normalità di un vivere conformista e di asservimento al potere (qualunque potere) possano tornare a vestire l'uniforme di carnefici, di boia sotto le spoglie di perfetti soldati, bravi impiegati e gentili casalinghe. Tutto nel nome di qualche nuovo leader, condottiero, capopopolo che pensi per loro, per noi e per tutti.
La memoria di quel giorno mi auguro allora che divenga il pensiero di una consapevolezza di essere noi i primi possibili assassini della civiltà umana. Quella capacità del male assoluto è sempre alla nostra portata; è sempre presente in ognuno di noi quando smettiamo di interrogarci e di contattare la nostra intimità umana: quel nocciolo divino che parla solo d'amore.

venerdì, gennaio 23, 2004

ARRIECCOLO

Eccolo è riapparso. Ma come si fa a non parlare di lui? Come si fa a vivere nella normalità; nella nostra quotidianità fatta di lavoro, letture, fatiche e riposi, amici e sentimenti senza che appaia lui da una Tv o da una prima pagina di giornale a turbarci?
Eccolo è riapparso. Ma non come Carmelo Bene alla Madonna, lui è apparso a noi, peggio. E' comparso per farsi ammirare nel suo supposto splendore; purtroppo appena ha riaperto bocca ecco che si è scoperto che era quello di prima, se non peggio.
Eccolo è ritornato. Certo non speravamo di vederlo più. Di lui Enzo Biagi diceva che se avesse avuto le tette farebbe anche la velina Tv, ma vederlo così proprio no, non ce lo aspettavamo: assomiglia all'amico Putin. Uno zar mancato.
Eccolo è ritornato. Lui è pronto ad affrontare la seconda parte della seconda legislatura dell'era seconda con la seconda faccia da premier che vorrebbe essere la prima. Mia figlia intanto inizia a preoccuparsi: "Papà ma quando ce lo toglieremo di torno? Presto?". "La seconda che hai detto".

giovedì, gennaio 22, 2004

Incontro con un "figlio" e un "fratello"


Con l'incontro di ieri il circolo "i Buonavoglia" ci ha fornito l'occasione per conoscere un po’ di più un "figlio" ed un "fratello"; ossia Alessandro Gassman e Beppe Fiorello, a Genova per presentare lo spettacolo "Delitto per delitto" alla sua terza stagione.
L'occasione ci ha rivelato la straordinaria bravura di Beppe Fiorello in quanto quella di Alessandro Gassman, con i suoi trascorsi teatrali e cinematografici, la conoscevamo già. Beppe Fiorello si potrebbe definire un attore "selvaggio", ovvero senza nessuna scuola d'arte drammatica o accademia di recitazione si è trovato a calcare il palco chiamato dall'amico A. Gassman, dopo essersi conosciuti sul set del film TV "La guerra è finita". Da subito -dice Gassman- avevo intuito le grandi potenzialità d'attore di Beppe e alla prova dei fatti è stata una scoperta…Mi sono chiesto spesso come facesse Beppe Fiorello ad avere la padronanza del personaggio e della scena senza avere le basi minime dell'attore di teatro, senza nessuna esperienza di teatro. Per me è stata una sorpresa che ha confermato il mio intuito, la mia scommessa su di lui…"Beh, -si schernisce Fiorello - ho pensato di fare l'attore prendendo spunto e facendo il verso di cosa fanno gli attori. Poi di uno in particolare: Giulio Bosetti…". Risata generale. Davvero divertente recitare alla maniera di…per ritrovarsi ad essere lui stesso un attore, acquisendo sempre più consapevolezza del mestiere e della parte che recita.
Interessante è il percorso iniziatico di Beppe Fiorello che con la parte di Charles Bruno dell'opera "Delitto per delitto" sa estrarre la parte "nera", la dimensione oscura di lui; un vera prova d'attore. Nel breve excursus dell'opera teatrale si è parlato della professione dell'attore e con il riferimento ai personaggi e alla loro interpretazione si è confermato come l'attore sia oltre il lavoro degli "scavalcamontagne" anche il mestiere dei "pazzi", il mestiere che cura la nevrosi di ognuno, fornendo la possibilità di essere liberamente anche "altro" ogni sera.
Il giornalista Umberto Basevi, che ha condotto l'incontro, è stato bravo a cogliere gli aspetti nascosti fornendo agli invitati del circolo i Buonavoglia un momento di conoscenza di questi due attori che come ricordava Alessandro si propongono anche di colmare un gap generazionale per la professione d'attore. Inoltre è' stato ricordato che il "figlio" e il "fratello" sono diventati a loro volta padri e quindi si sentono ormai svincolati da parentele e legami: una prova di maturità…Non si è forse maturi quando si diventa finalmente padri di se stessi?
Ad Alessandro Gassman e Beppe Fiorello facciamo i nostri auguri; c'è da giurare che li incontreremo nuovamente per altri successi.

lunedì, gennaio 19, 2004

Incontro con un poeta

Oggi ho incontrato virtualmente dopo molti anni, un poeta, Eduardo Mazo. Avevo incontrato e conosciuto Eduardo Mazo per caso nel 1995 su la Rambla di Barcellona che vendeva i suoi libri; io ne acquistai uno: "autorizado a vivir", una raccolta di epigrammi, da allora non l'ho mai più visto. Quel piccolo libro capitandomi oggi per le mani mi ha spinto a cercarlo su Internet e tramite un motore di ricerca l'ho "rivisto" e riletto con vero piacere.
Nella sua homepage, E. Mazo, (http://www.eduardomazo.com/) invita a riconoscerci ed incontrarci nel nome della poesia. Spinto dall'emozione ho tradotto il suo scritto che riporto qui:
"Questa mia pagina è anche di tutti voi, desidero che questo riconoscimento nella rete diventi, poco a poco, senza distanze e coni d'ombra, un posto d'incontro circolare e di amicizia.
Le sensazioni, le sensibilità, i sentimenti non saranno mai virtuali. Muniamoci di questa tecnologia per avvicinarsi e conoscerci, perché nel cuore di ognuno di noi, di ciascun umano, giace la sete dell'altro, la necessità dell'altro. Siamo nella rete per riempirla di poesia.
Leggere un poema. Non importa come. Prima, la poesia, forse era nella figura rupestre di un bisonte nella roccia, che ha trasmesso un messaggio a noi in un linguaggio plastico, dopo la poesia è stata trovata in un papiro o in una tavola di pietra, poi le carte sono venute dagli alberi che le hanno offerte per farci esprimere, ed oggi le vostre pupille riflettono la poesia a qualcuno che si avvicina al video del vostro computer. Già, non importa come, non importa dove, non importa quando. La poesia non è morta.
Se guardassimo soltanto una poesia vedremmo una manciata di parole. Se leggiamo la poesia, allora quella manciata diventa qualche cosa di superiore che ci fa vibrare, ci emoziona, ci stordisce, ci invita o sfida. Quando abbiamo letto una poesia noi ci sentiamo meglio, più buoni, più nobili, in definitiva più umani. Quanto di più degno noi abbiamo lo dobbiamo a questa "piccola cosa."
La poesia è un antidoto alla siccità delle cose quotidiane che raschia i nostri limiti; la poesia ci difende dalla noia, dalle cose materiali e ci salva regalandoci un momento così nostro, così intimo, che esiste solo la poesia ed ogni suo lettore.
Ti invito ad accompagnarmi in questa avventura digitale e poetica. Camminiamo insieme. Unisciti a noi in questa orgogliosa passione ".

Mi trovo in sintonia con lui e spero che abbia trovato tutte le soddisfazioni che merita.

domenica, gennaio 18, 2004

Rughe


Labbroni africani, tette mastodontiche, dentiere avvitate dente per dente e per l'occhio c'è il marsupio a scomparsa con palpebra vetroumidificata battente ciglia stellate…Poi c'è la depilazione laser, totale completa e definitiva. C'è tutto per essere belli. Non belli dentro che sarebbe uno spreco; proprio belli fuori perché solo così si è vincenti, ammirati e immortali…
Si ci rifà il gluteo cadente, il sottomento o lo zigomo. Per ogni parte del corpo si può prevedere un intervento chirurgico e con questo vederci un po’ più distante dalla morte. Di sicuro quando questa arriverà colpirà qualcun altro, si sbaglierà: non voleva prendere chi si è cambiato i caratteri somatici ed è diventato giovane, giovane…
Poi in fondo è solo una questione di soldi, fa chi può. C'è chi li spende per mangiare e chi per farsi bello; chi per la cultura e chi per la spazzatura. C'è chi soldi ne ha per ogni passione e chi non ne trova abbastanza per sopravvivere. Così questo edonismo non è più per sole donne, per Marte Marzotte o Sandre Milo ma per berluschi di ogni età...
C'è da meravigliarsi? Direi di no. L'insoddisfazione fa girare il mondo e la saggezza di accontentarsi di quello che si ha può far scoprire le rughe: segni della nostra vita; ma solo un poeta può confessare di avere vissuto.



martedì, gennaio 13, 2004

Furfanti ancora

Sentito in televisione: "Bisognerebbe adottare in materia di giustizia un codice di comportamento che preveda chi è stato condannato di non essere mandato in Parlamento…". Questo è quello che risponde A. Di Pietro a chi gli domanda se è disposto a collaborare per una riforma della Giustizia. Replica di Gaetano Pecorella, parlamentare, avvocato di Berlusconi e presidente della commissione Giustizia alla Camera: "Sono i cittadini a decidere chi inviare in Parlamento e si può presentare anche chi ritiene di essere stato ingiustamente condannato". Ognuno ha la sua cognizione etica.
Ecco, allora avanti le simpatiche canaglie, largo ai seducenti assassini, si accomodino gli allegri furfanti. Furfanti? Sì, ricordo di avere ascoltato in proposito, qualche tempo fa, un aneddoto; D'Annunzio a chi gli segnalava un manipolo di fascisti e di come questi furono fanti della guerra 1915-18, rispose indicandogli i parlamentari: "furfanti anch'essi". Si potrà continuare a dire:"furfanti ancora".


Berlusconi Cimabue

Berlusconi come Cimabue, fa una cosa e ne sbaglia due: dopo la Cirami, e la Gasparri ora anche il lodo Schifani. Era stato fatto tutto per compiacere il padrone di turno ed ora ecco che le leggi approvate vengono rigettate.
Meno male, dopo esserci sorbiti falsi in bilancio, rogatorie, condoni di tutte le risme e pseudo riforme della scuola e del lavoro ecco presentarsi un riscatto per le regole democratiche.
Ora dovrebbe arrivare la Devolution, quella sorta di federalismo che cambierebbe lo Stato italiano, chissà cosa prepara Bossi; dopo i "saggi" di Lorenzago dobbiamo aspettarci di tutto, ma ora siamo più sereni: la prima parte della Costituzione vigila. Vigila il Capo dello Stato Ciampi, ma soprattutto vigilano le nostre coscienze che non si sono mai rassegnate a vedere questa Italia andare a rotoli.
Ora aspettiamo che Berlusconi, come aveva promesso al processo sospeso, finisca di farci ridere e farcene vedere delle "belle". Prego si accomodi sul banco degli imputati e risponda ai pm. Colombo e Boccassini. Cimabue almeno una giusta la fa.

domenica, gennaio 11, 2004

L'amore


Un solo pezzo di te: una gamba, una mano o il seno…basta a cucinare la voglia d'amarti. Sì, è come un banchetto appetitoso avvicinarti con la bocca. Ci siamo mai chiesti cosa rappresenta un bacio?
Ti mangerei e mi fermo qua, a sfiorarti con la bocca. Ti mangerei per diventare te. Così si nutre l'amore, si nutre di baci.
Poi c'è lo sfregarsi, c'è da mettere in circolazione elettroni, sangue, effusioni; c'è da scambiare emozioni, umori e sensazioni. La ripetizione continua di gesti universali che dicono sempre la stessa identica cosa: "Ti amo".
Dobbiamo toccarci, non basta scriverci o parlarci; dobbiamo stringerci, non basta vederci o sospirare. Dobbiamo conoscerci con la pelle e poi ci potremo anche lasciare ma con la promessa tattile di frizionarci ancora.
Allora con questo desiderio l'amore continuerà.
Continuerà anche senza incontrarci mai più.

sabato, gennaio 10, 2004

Prodi e l'Europa


Ho seguito ieri sera l'intervento di Romano Prodi al convegno: "dialoghi sull'Europa", organizzato dall'associazione Maestrale di Genova.
Le idee di Prodi sull'Europa si possono condensare in due battute: Europa come Sistema ed Europa come Intelligenza. Per Prodi Sistema è avere una visione che supera i confini territoriali e che sappia offrire alla globalizzazione del mercato e del mondo un servizio che sia centrale per lo scambio di merci e di cultura…di qui poi il richiamo all'Intelligenza, alla risorsa primaria: il cervello.
"E' il cervello quello che di più prezioso abbiamo, è su quello che dobbiamo investire, dobbiamo puntare per essere competitivi e ancora punto di riferimento per il mondo": questa è stata la perorazione centrale dell'intervento di Romano Prodi.
Si era iniziato parlando di Genova e le sue sfide; quelle vinte nel passato e ancora quelle perse e perché: perché il mondo cambiava e Genova rimaneva quella di sempre…
Genova, metafora allora del perché dobbiamo contare sull'Europa come nuova dimensione del nostro vivere e progredire.
Genova che può tornare ad essere un centro del mondo se inserita in un sistema europeo di scambi: il suo porto non più in competizione con gli altri ma in accordo e supporto gli stessi.
Genova infine come Intelligenza e qui gratta gratta se ne scopre tanta; anche se un po’ restia caratterialmente poi esplode da qualche parte in giro per il mondo. E' l'intelligenza genovesiana quella di far necessità virtù, cui in fondo bastano solo tre piccole barche per conquistare un sogno e regalarlo a chi può.
Grazie Prodi, noi di cervello credo ne abbiamo tanto…resta solo il come saperlo adoperare. Qui la sfida è dura.

venerdì, gennaio 09, 2004

Italia brutta

L'Italia d'oggi è davero brutta. Pensate un po’ quale cosa ci può rappresentare: uno spot, una televendita associata al programma di punta, quello preferito dagli italiani: "C'è posta per te". Sì perché qualcuno ha promesso di scriverci, si sa: verba volant scripta manent; quel qualcuno aveva sottoscritto anche un contratto, va beh ha scritto anche canzoni napoletane, barzellette, libri, libretti e programmi vari, ma questa volta ci scriverà una "lettera agli italiani" per informarci sulla riforma delle pensioni. Splendido.
Nel frattempo la sua banca Mediolanum ha stipulato un contratto con le Poste spa, così si garantisce anche gli sportelli postali: vuoi vedere che guadagna anche sui francobolli?
Questa volta però non ci sarà nessun persuasore occulto, non ci saranno gonzi da raggirare, la taglia deve essere giusta: lo senti se i pantaloni sono larghi o la giacca stretta. Guardate bene cosa vuol rifilarvi il salumiere, di formaggi ne ha a dismisura: di capra, pecora o mucca tutti in quota latte. Con il latte poi viene alla mente Parmalat; non è forse il frutto della deregulation? Dell'Italia senza freni? Ora chi ha insegnato a raggirare le regole le vuole applicare, ma a chi? Forse ai tranvieri? Agli assistenti di volo?
Prima o poi tutto si paga; così diceva il nonno, si paga, oh se si paga. Per questo ci ritroviamo con l'Italia brutta, perché abbiamo voluto fare i furbi e allora…Che Italia brutta, checché ne dica quel qualcuno: a lui piace e fa comodo così.

mercoledì, gennaio 07, 2004

Contatore folle


Su Internet ho incontrato in un sito web un contatore ipnotico: http://www.diario.it/graphics/site/worldmeters.swf, è un orologio che conta le nascite e le morti degli uomini sulla Terra. Ora lo troverete anche in questo BLOG qui a fianco. Questo contatore segnala l'incremento della popolazione mondiale ad una velocità impressionante; i numeri giornalieri segnalano un saldo positivo per le nascite. Ad esempio per il giorno 29 dicembre 2003 i nati erano 355.089, i morti 145.962 e la popolazione totale marcava 6.353.514.418. Se dietro ogni numero riusciamo ad immaginare un vagito, un neonato, una gioia, avremmo da stare allegri, ma a bilanciare l'entusiasmo c'è sotto l'altro conteggio che un po' più lento ma inesorabile segnala i morti e se per questi pensiamo ad un respiro interrotto o ad una intelligenza che si spegne, ad un dolore od uno strappo, ecco che la tristezza si impadronisce di noi.
Chissà cosa è successo al contatore, venerdì 26 dicembre scorso, quando un terremoto ha sottratto in pochi attimi 50.000 vite in Iran…penso che il numeratore che segnala l'incremento della popolazione totale si sia fermato per qualche ora; ma poi ha ripreso inarrestabilmente ad addizionare vite umane: la vita continua.
Ma ora dove ci porterà questo conteggio? L'uomo farà scoppiare la Terra? O la Terra per qualche legge naturale, deterministica, implacabile, per salvarsi trasmuterà l'uomo in qualcosa d'altro? Colpo di scena: in verità questo contatore segnala i numeri che sono la scomposizione dell'Uno, dell'universo. Ogni numero misura il grado d'impersistenza della materia che diventa spirito; è un numero quantico che ci riporta nel regno dell'indeterminazione. Corriamo all'indietro. Corriamo verso Dio.

lunedì, gennaio 05, 2004

Era Digitale

Con il 2004 inizia l'era digitale terrestre; questo almeno per Gasparri e il governo: infatti, con il cinquantenario della Rai è stato inaugurato l'avvio delle trasmissioni digitali. Con il digitale tutto sarà a portata di dito. A dire il vero, con il telecomando, gli italiani avevano già sperimentato il potere del dito e con lo zapping oggi decretano il successo o la sconfitta dei vari programmi televisivi. Ora, si dice, che tutto sarà diverso e la televisione diverrà "interattiva", interagirà con noi: potremo fargli delle domande e lei risponderà, oppure sarà lei che chiederà qualcosa e noi risponderemo; tutto sempre con un dito.
Ma esiste veramente questa TV digitale? A breve arriverà, si afferma, e sarà anche tematica: ogni canale un interesse diverso e tutti gli interessi poi verso un unico scopo: il potere e il denaro. Questa la novità. Novità? Quale se a fare il digitale sono gli stessi che ora fanno la televisione attuale? A noi non rimane che il dito. Forse in democrazia il dito può essere tutto: conta uno, decide, vota, indica, segnala…
Segnala la luna, ma se poi tutti guardano il dito?

sabato, gennaio 03, 2004

"Le invasioni barbariche"


"Le invasioni barbariche" è un film che piace perché sa parlare della vita e della morte mischiando i contrasti, i personaggi più diversi, raccontandoci in maniera gaudente, ironica e scherzosa i sentimenti e l'addio di una generazione ricca di speranze, sogni, utopie e illusioni. L'interprete principale, Remy è un cinquantenne che ha appunto vissuto i piaceri e gli ideali che hanno contraddistinto la sua generazione ed oggi - dopo l'attacco alle Torri Gemelle- si trova ad affrontare una malattia terminale.
La preparazione alla morte di Remy lo avvicinerà al figlio Sèbastien, "il barbaro" colui che è l'opposto del padre, e che si accorgerà di amare, come l'altra figlia allontanatasi da casa, come la propria vità. Intorno a Remy ci sono oltre al figlio, l'ex moglie, le amanti, gli amici ed una giovane che si accorgerà della bellezza della vita assistendolo nella somministrazione dell'eroina. Tutti intorno a Remy rammenteranno la gioventù, i piaceri e le delusioni; ognuno ha qualcosa da insegnare come passaggio di testimone di una generazione: quella di Remy, che pur analizzando i fallimenti ideali, i dolori, le rinunce, non perde la ricchezza del gustare gli innumerevoli piaceri cui la vita continua a dare. Così nel finale riesce a trasmettere con la malinconia anche l'allegria ricordandoci che, sì, la giovinezza è una condizione dell'anima. Forse i barbari allora sono i vecchi, quelli che rincorrono soldi e potere; quelli che senza età ritornano ciclicamente ad uccidere la civiltà.
Seguito ideale de "Il declino dell'impero americano", film di denuncia del 1986 contro un "regime" (quello americano) che si è imposto come dominatore assoluto del mondo intero, quest'opera di Denys Arcand quasi vent'anni dopo, ci dice ancora che nulla è cambiato.
Una curiosità, in "Le invasioni barbariche" compare più volte la citazione di una scena del film di Genina, "Cielo sulla palude", che racconta la storia di Maria Goretti; io ricordo di averlo visto, tantissimi anni fa, in una sala parrocchiale ed un prete oscurò la scena suddetta in cui l'attrice Ines Orsini mostrava le gambe fino alla coscia, noi ragazzini fischiammo e quelle scene mancanti nella nostra memoria, acquistarono una morbosità che certo non avevano: però non c'era senso del peccato ma la ricerca della misteriosa energia erotica che faceva desiderare sempre più l'altro sesso. Quello che ha accompagnato un ideale piacere per un certo periodo della vita l'interprete principale del film di Arcand: le cosce tornite di Ines Orsini, a me è stato nascosto…che sia l'autore di quell'atto un barbaro di allora?

giovedì, gennaio 01, 2004

Capodanno a Genova con "Fura del Baus"


"Fura del Baus", "Naumon", nomi che evocano curiosità e festa, come la "Fiera del Bue Gras" (piemontese) ma con meno bue e più mare…Più mare perché Naumon è la nave progetto della Fura; un progetto che porterà per il mediterraneo -in occasione del suo 25° compleanno- la cultura della "Tetralogia Anfibia": la Creazione, la Migrazione, la Memoria e la Divinità, opera del poeta filosofo Rafael Argullol. Con la prima tappa a Genova si è così assistito alla prima rappresentazione dell'opera e nel naturale anfiteatro del Porto Antico, vista la partecipazione, è stato un successo senza precedenti. Inizia così, molto bene per Genova, l'anno 2004.
A dire il vero, io con mia moglie schiacciati dalla calca degli spettatori, non siamo riusciti a cogliere tutte le suggestioni dello spettacolo ma siamo stati ugualmente coinvolti dall'evento straordinario che ha fatto vivere alla città un momento emozionante. Risalendo dal porto e attraversando la città vecchia si respirava ovunque il clima festivo e allegro, con l'accompagnamento musicale del "Dancing in the Stretto", interrotto purtroppo dai soliti petardi…Ma perché la festa deve avere spesso i rumori della guerra? Comunque tutto bene: il pubblico la cittadinanza ha risposto molto bene e dimostra di credere veramente all'occasione culturale di Genova 2004. Per me era la prima volta che passavo un capodanno "on the road" e devo dire che è stato bello, grazie anche alla clemenza meteorologica: 8 gradi alle ore 2 della notte erano un regalo. Via San Lorenzo, come molti vicoli erano invasi da persone di tutte le età c'era una folla che neppure in pieno giorno si può vedere; altro che genovesi chiusi nelle case e nelle tradizioni.
Spero che la nave Naumon porti in giro per il mondo un po’ del nostro spirito, dell'anima di Genova, e lo scambio di visioni avuto nella notte di Capodanno accompagni le parole di Argullol: "Naumon: uno scenario nomade per attraversare l'oscurità e deliziarsi con la luce…la ricerca dei desideri e il piacere delle utopie…Naumon: la nave dei folli, dei troppo saggi, speranza dei naufraghi…fuoco sull'acqua, tumulto, volo, danza, territorio delle domande, nave dei liberi".