mercoledì, giugno 25, 2014

Sulla morte

Leggendo il libro di Antoine Compagnon Un'estate con Montaigne -la cui mia recensione la potrete leggere sul quotidiano di cultura mentelocale.it- mi sono soffermato sulle riflessioni sulla morte di questo filosofo scrittore francese vissuto dal 1533 al 1592.
nelle note riportate da Compagnon, al capitolo 30 titolato Il fine e la fine, si cita un capitolo dei Saggi di M. de Montaigne- che riporta il titolo preso da Cicerone, Filosofare è imparare a morire- dove si riporta la frase: Il fine della nostra corsa è morire, ed è la morte l'oggetto a cui ineluttabilmente miriamo: se ci atterrisce tanto, come possiamo pensre di avanzare anche solo di un passo senza ambascia? Il rimedio del volgo è non pensarci affatto. Ma quale bestiale idiozia può mai derivargli una così grossolana cecità? Spogliamo questo nemico (la morte) della sua stranezza, frequentiamolo, avvezziamoci a lui, cercando di non pensare a nient'altro più spesso che la morte. Il saggio deve dominare le proprie passioni, e dunque anche la paura della morte'. Più tardi Montaigne dirà:
La morte è solo la fine della vita, non il suo fine. E' il suo termine, il suo estremo ma non il suo oggetto. La vita deve guardare alla vita, e la morte verrà da sè.
Antoine Compagnon denota in Montaigne una evoluzione e insieme delle titubanze: è meglio pensarci sempre come vorrebbe Cicerone e gli stoici oppure pensarci il meno possibile come Socrate e i suoi contadini? La conclusione per M. Montaigne è quella enunciata all'inizio: 'Voglio che la morte mi sorprenda mentre sono nell'orto a piantare cavoli'...
A questo punto, nel mio filosofare, voglio ricordare un mio scritto di qualche anno fa:
Io spero che la morte mi colga vivo
Io spero che la morte mi colga vivo; spero mi trovi in pace con il mondo, magari interrompa un mio progetto, un pensiero su Dio; mentre pianto un chiodo o giri una vite.
Io spero che la morte mi colga vivo e non arrivi dopo una lunga malattia invalidante che mi rubi pezzo per pezzo quello di cui in salute ho goduto.
Una agonia lenta non spegnerebbe una vita ma il suo ricordo; la morte mi troverebbe in guerra: sarei armato di farmaci e stampelle, di protesi e rotelle. Sarei in rotta con la vita.
Io spero che la morte mi colga vivo, mi colga in viaggio, lungo una strada, mi trovi innamorato e felice.
Io spero che la morte mi colga vivo…ma arrivi tardi, arrivi più in là a spegnere la gioia di un mattino di sole o di un tuo sorriso; spero arrivi mentre ti sto sognando e senza interrompere il sogno raggiunga le stelle: là io ti ritroverò con tutto il resto e senza avvertire interruzioni la mia vita accoglierà la morte.

giovedì, giugno 19, 2014

Il caso dell'omicidio di Yara Gambirasio

La risoluzione del caso dell'omicidio di Yara Gambirasio, la bambina scomparsa a Brembate il 26 novembre del 2010 e trovata morta, per sevizie in un campo isolato tre mesi dopo, si presta a essere un giallo la cui trama è legata allo svelamento di segreti sopra segreti.
Qui il lavoro di detective è tutto tecnologico e ha per protagonisti una poliziotta Daniela Stradiotto e una anatomopatologa Cristina Cattaneo.
La prima, Daniela Stradiotto, è una poliziotta che ha pensato di analizzare il DNA delle persone che frequentavano la discoteca antistante il campo di Chignolo d’Isola -dove è stato rinvenuto il corpo di Yara. Trovato il DNA simile a quello rinvenuto dal sangue sugli slip della tredicenne uccisa, si è deciso di seguire questa pista, anche se il DNA non combaciava; in più la mamma del giovane, sottoposto al test, è stata a servizio a casa Gambirasio e suo cognato era un certo Giuseppe Guerinoni di Gorno, nella valle confinante, autista deceduto nel ’99 per un cancro. Riusciti ad analizzare il DNA di quest'ultimo si è arrivati alla conclusione che l'assassino doveva essere un suo figlio. Valutato l'alibi ritenuto inattaccabile dei figli legittimi si è pensato allora che doveva essere un suo figlio illegittimo.
Tutto comunque fu il frutto di un lungo lavoro che vide coinvolte 18.000 persone, su cui è stato effettuato il test del DNA.
L'altra donna è Cristina Cattaneo una anatomopatologa che effettuò l’autopsia sul corpo di Yara Gambirasio. Si devono a lei tutte le analisi del caso: la scoperta delle coltellate, del terriccio nel corpo diverso da quello del campo in cui fu ritrovata e soprattutto l'acquisizione del DNA da una macchia di sangue sugli slip di Yara. Lei fuga ogni dubbio: l'assassino ha il DNA simile a Giuseppe Benedetto Guerinoni di Gorno. L'assassino è 'ignoto 1': così sarà definito colui da ricercare.
Infatti la scienza dice che un figlio ha il DNA simile al padre per il 99,99999987%; mentre per la madre si arriva al 100%.
Ed ecco con un grande lavoro si è arrivati ad incastrare Massimo Giuseppe Bossetti, 44enne muratore di Clusone, sposato e con tre figli.
Scoperta anche la madre Ester Arzufi, 67 anni, che nega che il figlio sia illegittimo e quindi figlio di Guerinoni. Lei si sostiene sia stata l’amante segreta di Guerinoni e nel 1970 abbia avuto da lui due gemelli. Al maschio diede lo stesso nome di battesimo di Guerinoni, Giuseppe. La femmina la chiamò invece Laura, esattamente come la moglie di Guerinoni. Un bel casino di intrecci che scoperchiano una realtà di provincia da far scomparire qualunque Peyton Place.
Intanto Massimo Giuseppe Bossetti si dichiara innocente. Lui afferma che Yara non l'ha mai vista.
C'è da sperare che la scienza non abbia commesso degli errori, perchè diversamente i danni morali verso tutte le persone coinvolte sarebbero devastanti.
Io da una brevissima ricerca di attendibilità del test ho scoperto che grazie ai test del DNA, su internet è possibile acquistare e avere a casa il kit per sapere se si è veramente padri dei propri figli...si sa, della madre vi è certezza. Il test di paternità si può così fare a casa propria mantenendo una privacy assoluta; il prelievo può essere eseguito infatti attraverso appositi tamponcini orali.

Il costo dell'esame è di Euro 129,00. I tempi di risposta sono di 3-5 giorni lavorativi. È un Test del DNA che determina il profilo genetico di un individuo. Il vostro Profilo DNA è unico al mondo ed irripetibile (salvo i per gemelli monozigoti), comparabile a quello delle impronte digitali; rimanendo costante nell'arco della vita  consente sempre un inequivocabile riconoscimento della persona.
Così dice la pubblicità.

mercoledì, giugno 04, 2014

70 anni fa. Una storia da ricordare: il D-Day- Il giorno più lungo

Lo sbarco in Normandia (nome in codice operazione Neptune parte della più ampia operazione Overlord), fu la più grande invasione anfibia della storia, messa in atto dalle forze alleate per aprire un secondo fronte inEuropa e invadere così la Germania nazista.
Lo sbarco avvenne sulle spiagge della Normandia, nel nord dellaFrancia, alle 6:30 del mattino di martedì 6 giugno 1944, data nota come D-Day.
Sono quindi passati 70 anni giusti da quel giorno che determinò la sconfitta delle forze tedesche e la distruzione del Terzo Reich.
Questa operazione delle forze alleate era l'apertura del fronte occidentale; quello orientale era stato aperto con l'avanzata delle truppe sovietiche dopo la battaglia di Stalingrado vinta il 2 febbraio 1943. L'Unione Sovietica dovette inizialmente reggere da sola lo sforzo di una battaglia iniziata nell'estate del 1942. Con l'annientamento della 6ª Armata tedesca, rimasta circondata a Stalingrado e con la distruzione di gran parte delle altre forze germaniche e dell'Asse impegnate nell'area strategica meridionale del fronte orientale, si apriva l'avanzata verso il cuore della Germania da parte dell'Armata Rossa. Il nuovo fronte aperto dagli alleati il 6 giugno 1944 portò nel giro di circa un anno a liberare l'Europa dalla morsa nazista.
La drammatica scena di guerra dello sbarco a Omaha Beach è raccontata bene nel film 'Salvate il soldato Ryan' di Steven Spielberg, con il quale vinse il suo secondo premio Oscar per la miglior regia.
Di grande interesse sono i primi 24 minuti del film, che dipingono in maniera cruda e realistica lo sbarco dei soldati alleati.
Omaha Beach è il nome in codice dato dagli alleati ad una delle cinque spiagge su cui avvennero gli sbarchi il 6 giugno 1944. La spiaggia, dell'ampiezza di 8 chilometri, si snoda da Sainte-Honorine-des-Pertes a Vierville-sur-Mer nel dipartimento del Calvados, nella Bassa Normandia.

Nessun viaggiatore che passi dalle parti di Caën trascura di visitare Omaha Beach, il più leggendario sito dello Sbarco in Normandia, quello che vide protagonisti gli statunitensi. La gita in questi luoghi entrati nell’immaginario collettivo mondiale come simbolo della liberazione dal nazismo si conclude solitamente in un altro luogo immortalato da Hollywood, il cimitero e memoriale americano di Colleville-sur-Mer.
Tra queste croci prende le mosse il film Salvate il soldato Ryan: un veterano della Seconda Guerra Mondiale va a rendere omaggio alla tomba del capitano Miller (Tom Hanks) prima che la pellicola passi a mostrare in tutta la sua sanguinosità la carneficina di Omaha Beach nel D-Day, una delle più cruente sequenze del cinema di tutti i tempi. Ecco qui i primi 27 minuti circa divisi in due parti su youtube:
Prima Parte

Seconda Parte