sabato, settembre 24, 2022

Vale sempre il discrimine del neoliberismo?

Il liberismo è quel sistema che fa leva sulla libera economia di mercato, che in sostanza vorrebbe una egemonia del mercato stesso, senza interventi dello Stato che sono considerati costrizioni. Questo sistema sembra ormai l'economia vincente e preminente nelle maggiori nazioni del pianeta. Si considera il liberismo economico il sistema che garantisce una crescita permanente, ma non è così poiché anche gli assertori di questo tipo di economia poi invocano l'intervento dello Stato...ci si è accorti che il capitalismo non ha insito nella sua natura un equilibrio che assicura stabilità, pieno impiego e crescita stabile. In aggiunta in questo caso di crisi climatica si fa sempre più urgente e auspicabile un intervento della finanza pubblica: è evidente che senza un governo di economia statale non si avrà mai una inversione di tendenza utile a fermare la crisi climatica; crisi che è scaturita senz'altro da questo tipo di assetto economico che vede il neoliberismo emergere in tutti i campi. Il profitto senza regole è il vero obiettivo del neoliberismo. Al neoliberismo non frega niente la crisi ambientale. Così il neoliberismo in campo economico resta sempre la vera discriminante tra i sistemi sociali politici. Quindi Destra e Sinistra dovrebbero rappresentare i due campi avversi e facenti da discrimine. Purtroppo non è così. Il vero discrimine ad indicare un sistema avverso al neoliberismo è diventato l'ambiente. Ma anche qui c'è molta confusione e tutti, compreso la Destra, con vari distinguo si proclamano ambientalisti, salvo poi non affronatare in nessuna maniera quel sistema economico che porta e si richiama al neoliberismo: la battaglia si si sposta sulle tasse, sulle ricette del lavoro, sui diritti, sull'essere conservatori o progressisti...ma mai sulla necessità dell'intervento dello Stato nel dettare le regole per garantire la giustizia sociale e climatica. Senza gli ingenti interventi statali e il cambio di sistema economico non ci sarà mai una vera lotta alla crisi climatica. Per vincere il nazismo nell'ultima guerra mondiale fu necessario l'intervento massiccio nei paesi liberi della finanza dello Stato. Occorrerebbe anche oggi uno sforzo simile per invertire la tendenza alla crisi climatica...ecco un chiaro discrimine che nessuno affronta.

giovedì, settembre 22, 2022

Perché ancora la guerra?

Che il mondo si stia uniformando nelle mode e nei consumi è un dato di fatto. La cosiddetta globalizzazione ha senz'altro creato un mondo che sul piano commerciale e consumistico si è reso uguale ad ogni latitudine planetaria. Se guardiamo i vari video che ci sono sulla piattaforma di youtube e che fanno vedere la quotidianità delle varie città del mondo, sia asiatiche che occidentali, tipo Città Ho Ci Minh; New York; Shanghai; Istanbul, Teheran; Mosca; Roma etc. troveremo immagini simili. Troveremo persone intente a guardare il proprio smartphone, vestite pressochè uguali, che girano in strade con la tipologia di negozi simili, per non parlare dei grandi marchi...allora mi domando perchè continua la guerra tra Stati? Una volta si diceva che 'l'argent fa la guerre' e ora? E' ancora una visione ideologica tra capitalismo e socialismo? Come se ancora vivesse quest'ultima utopia, ma allora che cosa è? Quella di Putin è una autarchia nazionalista e di potere che poi trova riscontro in altre figure simili nel mondo nella ricerca di egemonia politico finanziaria; ma per il resto a me pare, a differenza del passato, siano guerre dettate da oligarchie e non da popoli. La componente ideologica cerca di far leva ancora su sentimenti nazionalistici che hanno fatto il loro tempo: anche alla luce di quanto detto prima. Per superare questo fatto bisognerebbe incentivare l'informazione e sconfiggere gli atteggiamenti egemonici nazionalisti trasformandoli in cooperazione tra i popoli. Lo so questo è difficile poiché metterebbe in discussione il capitalismo che di per sé richiama alla violenza e alla prevaricazione contro un internazionalismo che sboccherebbe nel socialismo... una utopia che malgrado tutto vuole continuare a vivere. Nel frattempo le guerre continuano sotto uno stesso segno: quello della prevaricazione dentro lo stesso sistema.

lunedì, settembre 19, 2022

L'assessore ai Servizi sociali, Lorenza Rosso, intervenuta alla Giornata europea della cultura ebraica alla sinagoga di Genova, avrebbe voluto fare dell'autoironia equiparando gli ebrei ai genovesi raccontando la storiella che dice: ‘Sai perché gli ebrei hanno il naso grande? Perché l’aria è gratis'. Questo ha lasciato stupefatti tutti i presenti. Certo che l'autoironia la può fare solo chi è interessato personalmente e il naso grande è un luogo comune – usato pure dai nazisti per disegnare la cosiddetta razza ebraica- come la spilorceria dei genovesi. Bisogna fare attenzione alle storielle e se non sei Berlusconi, che può dire tutte le cazzate e le barzellette che vuole, non si possono dire. Per i genovesi le storielle poi non mancano, tipo: 'E' morto un sciu Parodi. Avrà avuto la sua convenienza...'. - Dal giornalaio: 'mi scusi mi leva il prezzo? Sa è un regalo'. - Colletta all'ONU: uno scozzese sviene si alzano 10 genovesi e lo portano fuori. - Per i genovesi a Carnevale hanno inventato i coriandoli con l'elastico. - ' Giuan mi porti al cine?'. 'Ma ci siamo già stati''. 'Sì ma ora è sonoro'. Potrei continuare ma non ho il naso grande però sono genovese, per cui la salute è tutto ma senza 'palanche' è una mezza malattia. Ancora se non ho il naso grande come Cyrano io tocco e chiudo.

venerdì, settembre 16, 2022

I funerali della Regina Elisabetta II

I funerali della Regina Elisabetta II d'Inghilterra dimostrano, se ce ne fosse bisogno, di quanto sia presente la mitologia e il simbolismo nell'uomo. Al pari dello spirito religioso l'uomo sembra abbia innato il mito nel suo DNA; d'altronde si sa che non ci sia azione umana che non affondi il suo significato nel mito. Di più si può pensare che il mito sia all'origine del pensiero umano: quelle storie rappresentano la nascita della comunità umana e la sua coesione, ossia costituzione. La morte di una vecchissima signora che è stata per 70 anni alla guida di una monarchia era prevedibile e nel fattore tempo inevitabile; però questo non ha fermato il sentimento unanime dei sudditi inglesi e di buona parte del mondo nell'omaggiarla e testimoniarle da morta il proprio attaccamento. Rito, metafora, allegoria si trovano così ben rappresentati dalla manifestazione popolare dei funerali della monarca Elisabetta II. Il linguaggio simbolico trova espressione, al pari del sogno, nell'elemento metaindividuale indicato da Carl G. Jung negli archetipi. Proprio da quest'ultimi, gli archetipi, unendo simboli ad emozioni si costituisce attraverso le esperienze ripetute continuamente da generazioni quello che si definisce 'l'inconscio collettivo'. A me pare che questo inconscio sia molto prevalente in questo momento storico e questo funerale lo testimonia. Spero quanto prima si ritorni al 'Logos', alla ragione.

lunedì, settembre 12, 2022

'Il sentiero del sale' di Raynor Winn

Una storia che sembrerebbe un romanzo ed è invece una storia vera che parla di un viaggio intrapreso da una coppia che ha perso tutto: casa e attività; in più c'è la malattia degenerativa del marito che non lascia scampo. Il viaggio rappresenta una via di fuga dalla realtà ma che si presenta come una realtà ancora più viva. Moth e Raynor sono marito e moglie che hanno superato la cinquantina per cui nel mezzo della loro vita intraprendono un viaggio a piedi di1.013 chilometri lungo il South West Coast Path, il fantastico sentiero che si snoda lungo la costa sudoccidentale dell’Inghilterra, dal Somerset al Dorset, attraverso il Devon e la Cornovaglia. La storia ha un inizio tragico e attraverso una natura che sembra sopraffarli nasce una consapevolezza nuova; la camminata diventa terapeutica. Freddo, miseria, fame e dolori vari sono i compagni del viaggio che sa coinvolgere molto bene. Lei Raynor -che è anche l'autrice- è una donna che non perde mai la speranza e che riesce a trarre da ogni cosa un senso profondo di catarsi. La storia del viaggio è anche una storia d'amore.
Il cammino di Raynor con Moth è su un sentiero che corre lungo un litorale; una specie di margine di natura selvaggia che segue il mare. L'autrice ad un certo punto lo dice: 'Attirati verso il margine, una striscia di natura selvaggia dove potevamo essere liberi di lasciare che le risposte si presentassero, o no, liberi di cercare un modo per accettare la vita, la nostra vita, qualunque essa fosse. Eravamo forse in cerca di questo stretto bordo fra la terra e il mare per trovare un altro modo di essere, diventando, strada facendo, della gente che vive sospesa sul margine? Bloccati fra un mondo e l’altro. Camminavamo lungo la linea sottile fra l’addomesticato e il selvaggio, il perduto e il trovato, fra la vita e la morte. Lungo il margine del­l’esistenza'.
Questo libro mi ha preso. Il susseguirsi di accadimenti in fondo uguali, in cui fame e freddo scandivano i giorni e le camminate in attesa di un accampamento dove aprire la tenda, riusciva a coinvolgermi.
Coinvolge anche la storia d'amore, che corre tutto il libro anche sotto traccia, per poi uscire e dire: “...ma quando Moth mi tirò a sé e mi baciò con un’urgenza che non lasciava dubbi, con un fervore che non poteva deludere, il tempo si voltò indietro. Ero a dieci milioni di minuti e diciannove anni prima, ero alla fermata che aspettavo l’autobus per andare a casa sua, sapendo che i suoi genitori non c’erano, ero una madre con i bambini piccoli che rubava momenti di intimità in una cabina armadio; noi eravamo noi, ogni secondo di noi, uno stufato degli ingredienti della vita marinato a lungo. Noi eravamo tutto quello che volevamo essere e tutto quello che non avevamo voluto essere. Ed eravamo liberi, liberi di essere tutte quelle cose, e più forti grazie a esse. La pelle contro la pelle desiderata, e la vita poteva aspettare, il tempo poteva aspettare, la morte poteva aspettare. Questo istante fra i milioni di istanti era unico, l’unico in cui potessimo vivere. Ero a casa, non c’era rimasto più niente da cercare, lui era la mia casa.
Poi quando meno te l'aspetti arriva la giusta coincidenza di trovare un tetto...il viaggio di nomadi senzatetto era terminato e l'autrice che ha scelto la speranza alla fine non lascia la pagina bianca ma termina il libro con la sua storia.
Scritto con una prosa molto bella, si scopre che l'autrice Raynor Winn è poi divenuta una camminatrice professionista.

sabato, settembre 03, 2022

La mia partecipazione al Maurizio Costanzo Show

Sono passati trent'anni da quando partecipai al Maurizio Costanzo Show come ospite invitato dalla sua redazione. Vi andai con mia figlia e furono due giorni a Roma molto piacevoli. L'occasione scaturì dopo una mia lettera a commento di una puntata della trasmissione dove una ragazza, sostenuta dalla madre, malediva il proprio padre. Quel fatto mi fece annotare alcune considerazioni: la programmazione parentale e l'imprinting materno. Mentre esponevo questi argomenti sul palco, Maurizio Costanzo mi chiese se avevo la figlia in sala; risposi di si, infatti mia figlia era seduta in prima fila. A quel punto Costanzo chiese di passare un microfono a mia figlia Chiara. Non credevo al fatto: lei prima della trasmissione mi aveva detto di non dire nulla su di lei e che si sarebbe mescolata nella sala del teatro dei Parioli insieme all'altro pubblico, dove avvenivano le registrazioni. Invece eccola lì in prima fila sicura e disinvolta con il microfono in mano a rispondere alla domanda di Costanzo: 'Com'è suo padre?...'Noioso', fu la risposta. In un attimo Chiara aveva fatto cadere tutta la mia prosopopea e mi riportò alla realtà che vedeva lo scarto generazionale e interpretativo tra mia figlia – che allora aveva compiuto appena i 18 anni- e me. La sala proruppe in un applauso. Ero stato abbattuto. 'In che senso è noioso', proseguì Costanzo, e mia figlia rispose: 'Ripete sempre le stesse cose...'. Toccato! 'Esempio?' proseguì Costanzo. ''Mi dice spesso spegni la luce'. Appunto interloquii: 'Se non la spegni te lo ripeto...'. Ma ormai il messaggio della mia noiosità era passato. Ricordo che prima che andasse in onda la trasmissione Costanzo mi volle conoscere e così andai nel suo camerino del teatro. Lì vidi per la prima volta una biondina seduta sul divano con un cane lupo in braccio: era Maria De Filippi non ancora famosa conduttrice; era la nuova compagna di Costanzo. Ricordo che parlammo delle elezioni politiche che ci sarebbero state di lì a poco e della candidatura del direttore di quel periodo de Il Secolo XIX Carlo Rognoni, che poi aiutai a far campagna elettorale portandolo in giro nel mio quartiere di Genova Carignano. Ospiti di quella puntata erano Arturo Brachetti; il cantante Sergio Caputo e la soubrette di 'Non è la RAI', Yvonne Sciò. Ricordo che qualche anno dopo ad una Festa dell'Unità riincontrai Sergio Caputo che dal palco mi dedicò una canzone. Furono belle e contrastanti emozioni, che a distanza di moltissimi anni voglio ricordare. Di quell'evento televisivo avevo una videocassetta che non trovo più; per questo ho voluto raccontare quell'episodio. Diversi anni dopo fui nuovamente contattato dalla redazione del Costanzo Show per un mio scritto pubblicato su la Repubblica; riguardava la scuola e la mia esperienza. Ci fu un interessamento per la mia partecipazione, ma poi non se ne fece nulla. Comunque un bel ricordo.