mercoledì, agosto 31, 2005

Feste dell'Unità

Forse Berlusconi ha ragione, la crisi economica non c’è. A vedere l’incredibile calca presso i ristoranti della Festa dell’Unità, il popolo italiano sta bene. Paiono tutti ricchi. Oltre che due telefonini a testa, le escursioni vacanziere, l’invio di migliaia di sms, gli italiani assediano le Feste dell’Unità. Con le proposte di divertimento e cultura, ma soprattutto per le offerte culinarie con cui si abbuffano, spendendo molti euro, il consumismo si è trasferito alla Festa dell’Unità…
Forse Berlusconi ha ragione, la sinistra pesca nel torbido. Lui si sta sacrificando per fare gli italiani ricchi e gli altri si prendono i frutti del suo immane lavoro. Lui cerca in tutte le maniere di farci divertire: organizza Grandi Fratelli, racconta amene storielle da anziano playboy, si è preso tutto il Calcio da trasmettere dalle sue TV personali –non quelle che gestisce, ovvero tutte- e anche gli ingrati alleati non sono contenti; magari anche loro si ritrovano nei ristoranti della Festa dell’Unità…
Forse Berlusconi ha ragione, non ci può essere nessun altro alla guida di questo paese. Raccontano tutti bugie e lui si trova sopravanzato da imbonitori da pochi spiccioli. Lui parla con Bush, Blair e Putin ed ora sempre meno lo ascoltano in casa sua. Anzi alle feste dell’Unità neppure lo nominano più. Fanno accenni vaghi, dicono ‘governo attuale’, ‘centrodestra leghista’, ‘ondata restauratrice’, come se tutto il bene che ha fatto, con le importanti riforme istituzionali, non fossero merito suo. In fondo chi sono Fini, Follini e Bossi? Vecchi politicanti che con la politica vivono e mangiano. Mangiano? E’ meglio non dirlo forte perché se no li ritroviamo a spendere anche loro alla Festa dell’Unità…quel giornale ‘assassino’.

sabato, agosto 27, 2005

Una data per i morti africani

Chissà se la data di ieri, venerdì 26 agosto 2005, sarà scritta nella storia delle tragedie come molte altre, tipo l’8 marzo che è divenuta in seguito una data per festeggiare le donne. Questa data potrà servire, se si riuscirà ad iscriverla nel nostro lutto e nei cuori, come ricorrenza per ricordare il sacrificio dell’Africa in terra europea. L’incendio del palazzo a Parigi che ha provocato la morte di 17 africani di cui 14 bambini, deve scuoterci a tal punto affinché mai più si ospiti immigrati in case fatiscenti, senza sicurezza; mai più si calpestino i diritti di asilo dignitoso a chi fugge dalla miseria e dalla fame.
Le vittime di questa atroce tragedia, che ha visto morire carbonizzati 3 adulti e 14 bambini, erano tutti provenienti dall’Africa e da regioni diverse: Mali, Senegal, Costa d’Avorio e Gambia. Il palazzo bruciato era stato assegnato ad una filiale dell’associazione Emmaus dell’Abbè Pierre; colui che disse: ‘La ricchezza dei pochi è la miseria dei molti’. Il problema dell’abitazione in Francia è drammatico e continuare a ricordare questa tragedia con la sua data ci potrà aiutare a investire risorse per perseguire un diritto fondamentale degli uomini: quello di un ‘tetto’, di una casa sicura dove crescere, vivere e non morire bruciati.

venerdì, agosto 26, 2005

60 anni di gioventù

Quest’anno si celebrano 60 anni dalla Liberazione e 60 Feste dell’Unità.
60 anni, l’età del pensionamento, età della svolta, è un traguardo pieno di significati…potrebbe prendere il sopravvento la nostalgia, ma quella di guardare indietro è una predisposizione che spesso è sintomo di una vecchiaia incombente, riscontrabile a molte età. Ma questi 60 anni sono speciali, sono il conteggio di feste dell’Unità, degli anni trascorsi dalla Liberazione dell’Italia dalla dittatura e dal giogo nazista; sono anni che ci hanno maturato, ci hanno fatto venire ‘grandi’ seppur attraversando malattie d’ogni sorta: ultima la berlusconite.
Quello che a me riempie il cuore e dà contentezza è vedere presenti, come non succedeva da tempo, moltissimi giovani alle Feste dell’Unità. Questo è il più bel regalo di compleanno: anziani e giovani insieme. Insieme chi ha 60 anni, con chi vive i suoi vent’anni.
Abbiamo perso per strada diverse generazioni. Anni di piombo, di riflusso, di edonismo e disimpegno hanno lasciato ferite profonde nel tessuto sociale italiano. Sull’onda di crisi morali e di costume conosciamo in questo periodo una destra restauratrice mascherata da innovatrice. Ma se oggi non si trovano ‘figli’ all’onestà del lavoro tenace per tenere fede a valori, che un dì erano di ‘classe’; oggi si trovano i nipoti: sono ragazzi in gamba che possiamo incontrare alla Festa dell’Unità con grembiuli e sorrisi a dare una mano ai ‘vecchi’ di oltre 60 anni.
Una speranza di futuro che non muore. 60 anni di gioventù.

martedì, agosto 23, 2005

Il grande uomo scimmia del Silicese


La vera svolta dell’uomo scimmia avvenne in un periodo assai confuso: subito non se ne avvertirono i tratti e il passaggio dal periodo Atomico a quello del Silicese fu lungo e faticoso. Erano successe nel breve periodo che precedette l’Atomico, ovvero il Nazionalistico, due guerre mondiali – si chiamarono così perché ad incazzarsi e ribellarsi furono in molti. C’era da dividersi come al solito i terreni, larghe fette di territorio più o meno ricco e per di più con il guaio che parlavano tutti lingue diverse; ognuno poi cantava canzoni diverse e questo, come sapremo in seguito, fu devastante. Come sempre furono trovati, in quel casino, dei colpevoli: ebrei e comunisti. I primi erano i praticanti e i nati di un culto molto antico, tanto antico che il loro libro era un Vecchio Testamento. Gli altri, i comunisti, erano una setta di uomini scimmie che pretendevano di mettere tutti d’accordo, di fare una unica tribù internazionale e spartirsi le ricchezze in parti uguali. Troppo semplice. Semplice ma non facile. I motivi delle guerre in verità erano un pretesto e ci si preoccupava di dare ragioni, ragionevoli, a chi poteva non trovarne. Poi quegli ebrei erano insopportabili: loro erano in grado di sapere chi era il nonno del nonno del loro nonno e questo li metteva in una condizione di superiorità nei riguardi di tanti uomini scimmia che a malapena conoscevano la mamma. Di quella almeno erano certi. Gli altri, i comunisti erano dei rompicoglioni…ma cosa credevano di fare?
I migliori erano gli uomini scimmioni bianchi, gli ariani, che avevano il culo ricoperto di peli biondi. A loro era destinato il comando. Sconfitti questi e rimandati a casa loro, per ricostruire tutto quanto era stato distrutto, continuò il periodo Atomico che spinse a studiare il sempre più piccolo, che disegnarono come il più grande. Il periodo Atomico era iniziato con tre esplosioni incredibili: si era ricostruito un piccolo sole sulla Terra. Il primo scoppio fu in un deserto poi ne seguirono altre due su due piccole città giapponesi: una tragedia, un delitto così grande che spaventò tutti. In seguito durante il periodo Atomico di esplosione ne furono fatte moltissime, si diceva per studio. Il vero scopo dello studio però si sapeva erano le armi. Si inventava ogni giorno qualche micidiale sistema per uccidere. Anzi l’industria delle armi era tanto forte che imponeva sempre qualche conflitto da qualche parte della Terra, così per provare l’effetto che facevano le armi nuove. Naturalmente i costruttori di armi erano delle due tribù più potenti, che si guardarono bene di affrontarsi, e d’accordo scatenarono tante piccole guerre per il mondo. Non erano ancora terminate le guerre che iniziò l’era del Silicese; ovvero l’era dell’accesso, della connessione totale, della comunicazione informatica. Un po’ prima però c’era stato un rigurgito di nazionalismo- religioso, simil etico-civile; insomma si dovevano riscoprire i genitori dei genitori per riaffermare le radici culturali. In verità molti uomini scimmia avevano dimostrato che quelle radici erano collegate al clima, al territorio, all’ambiente, a cosa si mangiava e beveva. I costumi culturali venivano in buona parte da lì; insieme si creavano anche quelli da indossare come uniformi: tipo di gonne, pantaloni, camicie e magliette. Per molti era la vera differenziazione.
Il problema religioso era un po’ più complesso; pur dividendosi in grandi gruppi con catechismi, teologie, riti, preghiere e cerimonie uniformanti, in sostanza poi ognuno credeva a modo suo. Il rapporto con Dio era una cosa molto personale, molto intima. Ogni grande religione aveva i suoi ortodossi e fanatici: frutto anch’esso della ricerca di radici; insomma un’ossessione dura da sradicare…qualche scienziato continuava a dimostrare che discendevano tutti da una donna scimmia africana; avevano tutti una stessa mamma, ma tant’è...
Intanto dei giovani uomini scimmia si parlavano tramite una Rete informatica, chiamata Internet, senza vedersi o toccarsi costruivano qualcosa di nuovo. Quei scimmiottini non si interessavano più di tanto delle credenze religiose, dei costumi morali o di tessuto che portavano, davano inizio all’era del Silicese.

lunedì, agosto 22, 2005

Venite clandestini


Venite clandestini, venite uomini, fratelli.
Venite, voi che attraversate mari e strade polverose.
Voi che camminate per trovare un destino migliore.
Voi mettete in movimento anche noi.
Non saranno piccole leggi, ordini di polizia, reti o sbarre a fermarvi.
Non sarò io che sento il vostro dolore.
Per noi basterà vedere un vostro sorriso, perché cada la nostra immortalità.
Per la vostra speranza, per quella, noi continuiamo a vivere.
Per quella ora anche noi siamo pronti a ripartire.
La vita, questa vita, è provvisoria. Restiamo qui per poco.

Venite bambini, venite meticci.
Venite con tutti i vostri colori.
Sapete chi disse che cielo, mare e terra non devono avere padroni?
Sapete quale rispetto e dignità aveva Nuvola Bianca della tribù degli Iowa?
Là era arrivato il nostro occidente e sempre più in là si spinse per trovare l’India.
Là era arrivato senza felicità.
Ora vorrebbe ritornare a casa da solo ma si trova nuovi inquilini.
Ora resuscita un Dio dimenticato; quello stesso Dio nato ai suoi confini.
Quel Dio è sempre clandestino e sempre pronto a morire a questa vita.
Quella è la sua forza, sapere che rinasciamo in lui uguali.

sabato, agosto 20, 2005

Italians today

Che dire dei popoli? Che dire di noi italiani, eredi di Michelangelo, Leonardo e Fermi – per dirne qualcuno? Siamo qui oggi a tentare un miscuglio, a considerarci qualcosa di diverso da Berlusconi, 60 anni dopo Mussolini. Siamo divenuti, come popolo, l’emblema del ‘vorrei ma non posso’; non certo di chi ci governa: quelli possono quello che vogliono in materia di impunità e leggi personali.
Non ci rimarrebbe che affidarci ai giovani, ma attenzione: diffidiamo dai rampanti, dai poeti e nichilisti…diffidiamo dell’America. Siamo italiani.
C’è sempre una generazione dopo che vuole provincializzarsi; come un moto d’onde marine, c’è un ripetersi di eventi che fanno l’uomo un essere immortale. Immortale proprio perché non cambia. Il tempo non lo scalfisce. Sarebbe troppo se la consapevolezza di una generazione si riversasse in quella successiva. Sarebbe fantastico se l’esperienza si riuscisse a trasmettere da padre in figlio o da madre in figlia: ci si troverebbe subito in uno stato adulto; saremmo vecchi presto. Saremmo anche più intelligenti, non rifaremmo gli stessi sbagli e ci avvieremmo verso un’altra storia.
Così è per tutti. Così l’italiano è sempre giovane, è sempre italiano. Anche con Berlusconi; ma non è quest’ultimo un Alberto Sordi redivivo? Non pare uscito dallo schermo di una pellicola satirica? Meno male che non disimpariamo a ridere, non abbandoniamo l’ironia. E se per quello strano gioco degli ‘antichi ritorni’ ci ritroviamo poveri, coraggio, Berlusconi finirà; finirà per poi ritrovarcelo in tuta spaziale ad azionare altri retrorazzi. Ma noi, se diventeremo qualcosa d’altro, non ci saremo.

lunedì, agosto 15, 2005

Watergate dell'occidente

Le intercettazioni telefoniche continuano…e meno male che non vengono registrate quelle dei politici. Cosa pensate di trovarci? Se in quelle dei finanzieri d’assalto sono di un livello da osteria, quelle dei politici, c’è da crederci, saranno da bordello.
Cosa può dire Storace di Berlusconi? Abbiamo già sentito le impressioni di La Russa, Gasparri e Matteoli su Fini; ma Bossi e Calderoli, cosa potranno dire di Follini e Casini? Se dovessero cancellare ‘cazzi e culi’, ‘stronzi e puttane’, forse rimarrebbero parole gentili: ‘facciamoglielo…glielo faccio vedere io… un regalo… a questo grande…figlio…’. Un bianchetto cancellerebbe tutto.
Poi in campagna elettorale tutti insieme sorridenti sopra un palco si aspettano una bella ‘croce’ da noi, che con pudore pensiamo che male fa, chi male pensa.
Il Watergate aveva già insegnato, ma oggi il mondo è questo…un insulto gigantesco contro uno specchio chiamato ‘occidente’.
Un occidente da difendere nel nome di grandi…valori. Puah!
Forse per rinnovare la stima ci vorrebbe un attacco di alieni.

sabato, agosto 13, 2005

Un Dio come noi

C’è nelle religioni monoteiste un particolare copione che disegna Dio come un vecchio saggio, un dio molto umano dai caratteri molto personali: un puro spirito molto carnale; insomma, uno come noi.
Buona parte del copione è dovuto alla Bibbia dove c’è un Dio che dopo aver dato dimostrazione di creatività, di onnipotenza, si comporta come un uomo rancoroso, vendicativo e molto vanitoso. Questo è il Dio soprattutto dell’Antico Testamento, ossia nella prima parte della Bibbia, per poi diventare con il Nuovo Testamento un uomo a tutti gli effetti e così dimostrarsi nell’amore per il prossimo, nelle attività manuali e intellettive un superuomo; insomma, uno diverso. Uno, insieme Figlio e Padre.
Per gli ebrei Dio rimane quello della prima parte della Bibbia, per i cattolici diviene un’altra entità, mentre per i musulmani cambia ancora: è una grandezza onnipotente, misteriosa e misericordiosa, non conoscibile dalla limitatezza degli uomini.
Poi per gli islamici Dio non è Padre; anche per il racconto della Genesi in cui si dice che Abramo, su istigazione di Sara, unica moglie legittima da cui alla fine ebbe il figlio Isacco, cacciò via nel deserto, Ismaele e sua madre, la schiava Agar, da cui aveva avuto quel primo figlio. Gli arabi sono ritenuti, a torto o a ragione, discendenti di Ismaele, e perciò sono stati chiamati, anche se i termini sono ora quasi in disuso, ismailiti o agareni, termini che si sono estesi a indicare tutti i seguaci della religione islamica. Dio non come Padre, perché Abramo non era stato padre fino in fondo. Allora qualcuno sostiene: come non essere violenti, senza un Padre? Sarà vero che nei musulmani si siano accumulate la rabbia e il risentimento di un figlio che non si sente figlio?
Ma Fromm avanzava l’idea di come, con la difficoltà di amarsi tra loro, gli uomini abbiano pensato di amare Dio. L’uomo ha antropomorfizzato la figura di Dio: “Fate di Dio il vostro alleato” significa far di Dio un socio negli affari, anziché diventare un’unica cosa con Lui nell’amore, nella giustizia, nella verità.
Così, per Fromm, Dio è stato trasformato in un remoto direttore generale dell’universo; si sa che c’è, che dirige la scena, non lo si vede mai, ma si sente la sua guida mentre “ si recita la propria parte”.
Sarà allora che quando diciamo ’poveri noi’, forse intendiamo ‘povero Dio’?

mercoledì, agosto 10, 2005

10 agosto 2005

10 agosto 2005…io lo so perché tanto di stelle per l'aria tranquilla arde e cade, perché si gran pianto nel concavo cielo sfavilla...
Il pianto del cielo è reale, oggi piove. Oggi è un altro giorno nuvoloso di un’estate incerta. Le stazioni di villeggiatura denunciano un milione in meno di presenze –malgrado che tutti abbiano due telefonini. Tutti i giorni arrivano però nuovi immigrati a Lampedusa: oggi 165 su una barca di 10 metri. Notizia del giorno è intanto la scalata al ‘Corriere della sera’, che oggi contiene due articoli: ‘Briatore: tifo Ricucci’; ‘Falchi: non mi piace Rutelli’. Per sapere di più, di tutti questi nuovi ricchi, è che si ritrovano nello stesso vicolo: Porto Cervo. Ieri la notizia era la retrocessione in serie C dell’Italia e del Genoa FBC, ma le manifestazioni di protesta sono state per quest’ultima. Anche con la benzina ai massimi storici, le code sulle autostrade non mancano: è per il weekend, la nuova vacanza ‘mordi e fuggi’- così si dice. Si segnalano morti in incidenti sulle strade; ma da un po’ non vengono più forniti i dati statistici: chissà con Lunardi sembra vada tutto bene. La sensazione di stragi non mancano ugualmente: l’altro ieri un aereo è precipitato, un treno è deragliato e da un momento all’altro si aspetta un attentato terroristico. Gli attentati e i morti quotidiani a Baghdad non fanno più notizia; le truppe che sono là stanno mantenendo la pace. La morte in evidenza è quella tra una lite fra anziani ottantenni che finisce a sassate: un morto nel barese.
Si ha l’impressione che tutto cada a pezzi, insieme ai nostri capelli: solo ad uno in questa estate ricrescono e sotto la ‘bellachioma’ ride.
Estate 2005, spero sia l’ultima estate del governo Berlusconi.

lunedì, agosto 08, 2005

nuovo fascismo

C’è un passaggio nella risposta di Ezio Mauro a Berlusconi, su La Repubblica dell’8 agosto, che descrive benissimo la sorta di regime fascista-democratico che si è instaurato in Italia:’…il voto assegna un potere indiscusso e incontrollabile,una sorta di unzione, con la quale il popolo e il Capo entrano a far parte di un solo corpo mistico, mentre la nazione deve aderire a quel progetto politico come si accetta un destino. In questo schema, i controlli sono interferenze, gli istituti di garanzia sono intrusivi, la magistratura è un nemico, l’Europa è un inutile vincolo, la Costituzione è un vecchio libro ideologico. Persino i giornali sono fastidiosi’. Prendete ad esempio l’argomento delle intercettazioni telefoniche: Berlusconi si indigna non per quello che si è venuto a scoprire, ma perché sono state fatte e pubblicate. E’ chiaro che se quelle intercettazioni avessero riguardato semplici cittadini non sarebbe successo nulla ma il fatto è che vengono intercettati faccendieri, trafficanti, rimestatori di soldi sodali con il potere politico; allora no, quelli devono far parte della casta di intoccabili che il regime sta creando con leggi su misura.
Riuscirà che vincerà le prossime elezioni a smantellare questo nuovo fascismo? Ricordate che il fascismo non si presenta mai con gli stessi abiti: non si serve sempre del manganello e della camicia nera; si adatta ai tempi ed in un sistema di libero mercato sa nascondere conflitti di interessi, insieme a impunità.

domenica, agosto 07, 2005

Giochi sporchi

Un certo potere, con Berlusconi a capo, si dice indignato per le intercettazioni telefoniche; non certo per quello che rivelano ma per il semplice fatto che sono state effettuate. Così è la morale di questo potere: tu non mi controlli, invoco la privacy. Questo vale naturalmente per gli imbroglioni dell’alta finanza, per le lobby borsistiche, non vale per le persone semplici e umili; per gli altri.
Per chi ha letto le intercettazioni telefoniche comprende la statura culturale e morale di questi faccendieri. Non c’è forse da meravigliarci: buon gusto e denaro non sempre vanno d’accordo. Se poi pensiamo alle irrefrenabili ambizioni di questi ‘poveretti’ intercettati, sappiamo quanto poco basti a farseli ‘amici’: entrare nel giro del ‘compra e vendi’…ed essere a capo di qualche cosa. Contare.
‘Ma io volevo solo fare soldi’, dichiara Emilio Gnutti, il finanziere che di mestiere fa trading: ossia acquista 2-3 milioni di azioni, per esempio delle Generali, e poi dopo le rivende realizzando una plusvalenza. Bel lavoro, non c’è che dire. Ma che cosa ne farà dei soldi? A sentirli parlare in fondo capisce che stanno solo giocando. Giochi sporchi. Chissà pensano di giocare ancora a Monopoli, mettendosi le dita nel naso.

mercoledì, agosto 03, 2005

Voto agli immigrati

Correva l’anno 2003, precisamente ottobre, quando l’allora vicepresidente del consiglio il non più fascista Fini annunciava: “Sono maturi i tempi per concedere il diritto di voto amministrativo agli immigrati”. La proposta di Fini era quella di modificare l’art. 48 della Costituzione italiana con il seguente testo: “Agli stranieri non comunitari che hanno raggiunto la maggiore eta', che soggiornano stabilmente e regolarmente in Italia da almeno sei anni, che sono titolari di un permesso di soggiorno per un motivo che consente un numero indeterminato di rinnovi, che dimostrano di avere un reddito sufficiente per il sostentamento proprio e dei familiari e che non sono stati rinviati a giudizio per reati per i quali è obbligatorio o facoltativo l'arresto, e' riconosciuto il diritto di voto attivo e passivo nelle elezioni amministrative in conformita' alla disciplina prevista per i cittadini comunitari. L'esercizio del diritto di cui al comma 1 è riconosciuto a coloro che ne fanno richiesta e che si impegnano contestualmente a rispettare i principi della Costituzione italiana.”. Sempre nel 2003, precisamente novembre, ad un convegno del Sermig di Torino di fronte al frate Ernesto Olivero, Fini ribadiva: “Oggi una persona su 35 è migrante, non per senso dell'avventura, ma per bisogno, lo stesso bisogno che in passato ha spinto tanti italiani ad andare a lavorare in Europa e in America. Se i nostri connazionali hanno sofferto, per ingiuste generalizzazioni, noi non dobbiamo ripetere le stesso errore. Per questo tornerò al più presto per una discussione più serrata sull’immigrazione che è confronto di identità…”.
Qualcuno l’ha preso sul serio è si è dato da fare positivamente. Genova è stata la città guida per questa estensione di diritti.
Oggi, 3 agosto 2005, abbiamo avuto la notizia che il Consiglio dei ministri ha annullato la delibera presa dal Consiglio comunale di Genova, il 27 luglio 2004, che estende il diritto di votare alle elezioni comunali e circoscrizionali ai cittadini stranieri purché in Italia da almeno 10 anni e in regola col permesso di soggiorno. La decisione - rende noto Palazzo Chigi - è stata presa in via "straordinaria" per illegittimità e a tutela dell'unità dell'ordinamento come recita la legge alla quale fa riferimento. Gianfranco Fini nel frattempo divenuto ministro degli Esteri, dov’è? Cosa fa? Cosa dice?

lunedì, agosto 01, 2005

triste finale

C’è un dato che appare incontrovertibile sulla fine del berlusconismo, che è avvertito non solo da qualcuno del Polo di centrodestra, come Follini, ma da molti italiani, la sparizione dei berluschini; ovvero quella numerosa specie di imitatori-investitori del modello doppiopetto-ridens.
Una volta mi capitava spesso di incontrarli per le vie del centro della mia città, che per la verità ne contava solo un 20%, questi uomini d’affari dai tratti comuni, vestiti di grigio, cravatta regimental, abbronzatura perenne; ora sembrano spariti. Questi berluschini spavaldi sostenevano: ‘ce la faremo vedere noi ai comunisti!’, che cosa dovessero fare vedere esattamente non lo so, e poi a quali comunisti? Ai rifondaroli che con la diaspora sono appena il 9%? Tutti gli altri italiani penso ormai sappiano come non si possa prescindere dal libero mercato. Allora? Allora semplicemente con i sogni di facile ricchezza, di miracoli annunciati, di liberi tutti, per fregare il prossimo (euro o non euro) si ritrovano ora tutti ridimensionati al punto che:’forse un po’ di sano comunismo non guasterebbe’.
L’unico che si è arricchito in Italia a scapito di tutti è lui: il capo. Le leggi sul conflitto di interessi hanno sancito un monopolio che gli permette di non avere concorrenti: esiste qualche privato che raccoglie la pubblicità sulle televisioni al pari di lui? Ora si è accaparrato anche il calcio.
Alla fine i conti si fanno non su le ideologie, ma con la realtà economica della vita quotidiana. Poi con la paura incombente di attentati terroristici, a cui la politica di Bush e dei suoi seguaci ci ha esposto, c’è sempre meno da ridere. Il tempo delle barzellette è finito. Gli stessi plaudenti e osannanti il barzellettiere, si stanno allontanando.