giovedì, febbraio 17, 2011

Situazione grave

La lunga frattura che si è costruita tra gli italiani ora è diventata un enorme canyon. Tra i sostenitori di mister B. e chi lo avversa non ci può essere più dialogo. Questo è un grave danno per tutti.
In democrazia e in politica questo produce degenerazioni e anche immobilismo. Non si possono fare riforme istituzionali importanti per il Paese se non c'è condivisione sugli obiettivi. Non si possono fare a maggioranza neppure leggi elettorali; regole che determinano le regole del gioco democratico senza confronti.
Quello cui assistiamo in questi giorni – con il Presidente del Consiglio rinviato a giudizio per due reati gravi – dovrebbe far comprendere che in gioco c'è tutto l'assetto democratico. Ma chi è questo Berlusconi? Non si può continuare a dire che ha vinto le elezioni e che ha i numeri in Parlamento.
La democrazia ha delle regole non scritte, che sono i comportamenti che si ispirano al rispetto dei ruoli, non aggirabili. Vi sembra possibile rimanere in balia ad una corte che ripete a pappagallo che Berlusconi è una vittima di 'toghe rosse' e in fondo non è successo niente? Neppure ai tempi del fascismo e nei paesi comunisti succedevano queste cose.

venerdì, febbraio 11, 2011

Dale Carneige, un genio delle relazioni positive tra persone


Che nella nostra vita si cerchi la gratificazione è una cosa risaputa, anzi si può sostenere che noi viviamo perchè qualcuno ci conferma che siamo vivi e persone relazionabili. Che poi John Dewey, uno dei più profondi filosofi degli Stati Uniti, affermasse che 'il bisogno più sentito della natura umana è il desiderio di essere importanti', diventa conseguente a quello che dicevo. Così una delle virtù più rare, ma più importanti, è proprio quella di saper gratificare la gente.
Eric Berne con 'l'analisi transazionale' in fondo non ha fatto che analizzare e codificare le relazioni tra le persone come transazioni, ovvero scambi di 'carezze': gratificazioni utili al riconoscimento e alle conferme di esistenza.
Siamo proprio degli strani animali. Per sentici vivi abbiamo bisogno che qualcuno ce lo confermi. Il nostro passaggio per diventare esseri sociali, adatti a vivere in comunità, è stato quello di cercare nel prossimo relazioni permanenti e insieme trovare risposte ai nostri quesiti. L'amore e i suoi surrogati come la riconoscenza, la fama, il successo, le lodi sono la risposta a molti nostri bisogni. Imparare a conoscerli e esserne consapevoli è la strada per soddisfarli positivamente.
Un pioniere di questa arte di gratificare e relazionarsi con il prossimo, in modo positivo e soddisfacente, fu Dale Carneige che già nel 1912 iniziò una serie di corsi per insegnare l'oratoria e farsi amico il prossimo. In breve Dale Carneige insegnava a far diventare le persone più socievoli e comunicative.
Dale Carneige potrebbe essere considerato un genio che incarna lo spirito americano: l'uomo di successo.
Attenzione però, relazionarsi con il prossimo per farselo amico non significa compiacerlo, blandirlo o esserne servi, ma semplicemente apprezzare in modo sincero i pregi dell'altro. Niente adulazione, ma riconoscimento dei meriti in modo onesto. La prima regola di Dale Carneige infatti era: 'Non criticate, non condannate, non recriminate'...poi continuava con un lungo elenco di comportamenti e principi che comprendevano l'interessamento verso gli altri, imparando ad essere buoni ascoltatori, il sorriso e il ricordare il nome delle persone. Viene spontaneo allora parlare di cose che interessano agli altri.
Quelle grandi intuizioni di Dale Carneige sono tutt'ora di grande attualità e a distanza di quasi cento anni sono applicate soprattutto dai venditori e propagandisti politici.
In fondo l'insegnamento di Dale Carneige è una rivoluzione delle relazioni umane: diffondere e imparare questo dovrebbe aiutare a migliorare il mondo.
Ecco i titoli dei suoi libri:
Come Parlare in Pubblico e Convincere gli Altri
Come Godersi la Vita e Lavorare Meglio
Come Trattare gli Altri e Farseli Amici
Scopri il leader che è in te
Come vincere lo stress e cominciare a vivere

sabato, febbraio 05, 2011

Il ruolo di internet nelle sommosse in Nord Africa

I giovani della Tunisia, dell'Algeria e dell'Egitto stanno sovvertendo un sistema di potere che è fermo da moltissimi anni. Lo scenario che si apre nessuno sa dove porterà ma sicuramente quello che possiamo affermare niente sarà come prima.
I giovani che si ribellano e scendono nelle strade sfidando una dura repressione sono i giovani che si informano sulla Rete, sono i figli islamici che vanno su internet, frequentando blog e socialnetwork.
Il dibattito è aperto e mentre il blog, 'Scene digitali', di Vittorio Zambardino si interroga sulla reale portata della tecnologia -spenta con un click- nella conquista della democrazia: 'Presto per dire che la Rete ha vinto...', altri come Antonio Ferrari sostengono invece che 'la lunga onda di internet sta liberando il Nord Africa'.
In effetti le rivolte in Tunisia, Egitto e ora anche in Yemen, stanno scatenando il Web. Quello che vediamo e leggiamo, foto, video e opinioni dei diretti interessati, viaggia attualmente sulla Rete. Intanto giornalisti, sociologi e mass-mediologi si interrogano sull'impatto che i social media hanno avuto nelle recenti vicende: è veramente una Twitter revolution?
Ho trovato in proposito un blog Haramlik; il blog di Lia, ovvero di Fulvia Maria De Feo, insegnate che vive a Genova, che ha molti contatti con Il Cairo. Questo è un reportage in italiano che riassume bene ciò che si intende per comunicazione in Rete.
A mio parere la frequentazione della Rete fa nascere una visione del mondo in maniera nuova; nasce un modello olistico, ovvero globale e unitario che si riversa in una percezione diversa dell'esistenza.
Non è un caso se la prima misura repressiva sia stata l'oscuramento delle compagnie internazionali di comunicazione, quelle che permettono l'accesso a internet.
Quello che chiamiamo globalizzazione non fa camminare solo le merci e riduce al basso i diritti, ma può essere occasione per una coscienza planetaria.

martedì, febbraio 01, 2011

La mappa non è il territorio...

Quante volte abbiamo sentito dire che 'la mappa non è il territorio'? Moltissime volte.
Questo principio, reso famoso da Alfred Korzybski, opera a molti livelli e lo possiamo constatare tutti i momenti: dai reality in Tv ai telegiornali, dalla interpretazione di ciò che succede ogni giorno a ciascuno di noi alle opinioni del guru di turno, che diventano vangelo; scambiamo spesso i pensieri soggettivi con la realtà.
Ognuno di noi ha una sua rappresentazione del mondo, una sua realtà e questo contribuisce a creare un modello a cui si rapporta. Quel modello diventa la mappa, da usare come guida per i nostri comportamenti.
Tra i primi che usarono l'asserto, 'la mappa non è il territorio', ci furono John Grinder e Richard Bandler che con il loro primo libro, "La struttura della magia" del 1975, prima che la PNL (Programmazione Neuro Linguistica) si chiamasse in questo modo, analizzarono il comportamento attraverso i vari linguaggi umani.
Gli studi di Grinder e Bandler furono alla base di una sistemazione strutturata delle interazioni umane che dette il via alla programmazione neuro linguistica.
'La mappa non è il territorio' divenne così uno dei presupposti della PNL.
La mappa differisce dal territorio e ognuno ha una sua mappa che si è costruita fin da bambino.
Per gli autori del libro, 'le persone non sono né cattive, né pazze, né malate; costoro operano le migliori scelte di cui possono disporre nel loro particolare modello'. In altre parole, il comportamento degli esseri umani per quanto bizzarro possa sembrare a prima vista ha senso se lo si vede nel contesto delle scelte generate dal loro modello.
La difficoltà non sta nel fatto che essi effettuano la scelta sbagliata, ma che non hanno abbastanza scelte: non hanno un'immagine del mondo messa a fuoco con ricchezza.
Nel libro 'La struttura della magia', vengono spiegati i tre meccanismi: la generalizzazione, la cancellazione e la deformazione, con i quali blocchiamo la nostra crescita e limitiamo le scelte che permettono di dare le giuste risposte ai nostri problemi. Questi tre automatismi diventano i procedimenti del modellamento umano e a grandi linee, sono anche un impedimento al nostro sviluppo.
Quando iniziamo a fare esperienza procediamo con la generalizzazione,
Questo è essenziale per affrontare il mondo: se tocchiamo una stufa e ci bruciamo sappiamo che le stufe bruciano e possiamo evitare una scottatura.
Ma la generalizzazione porta a fare di ogni erba un fascio e quindi a escludere relazioni intime e riconoscere la ricchezza in altre cose.
Poi abbiamo il meccanismo della cancellazione con cui selezioniamo alcune cose, cui prestare attenzione, escludendo le altre.
Questo ci aiuta, poiché in una stanza rumorosa riusciamo a sentire solo alcune voci. La cancellazione però fa perdere molte informazioni e riduce il mondo a pezzettini, dando la sensazione di poterlo maneggiare.
Questo può cancellare anche messaggi d'affetto negando l'amore.
Infine c'è la deformazione che ci permette di operare dei cambiamenti nella nostra esperienza sensoriale: con la fantasia ci prepariamo in anticipo ad esperienze possibili.
La deformazione, che ha reso possibile tutte le creazioni artistiche, può limitare pesantemente il nostro progredire con la deformazione negativa della realtà.
Pensiamoci un po', non sarà che tutta la nostra società, specie il mondo politico, stia operando con una mappa e con automatismi che bloccano la crescita di tutti?
Restando nell'ambito dello studio di Grinder e Bandler, la rappresentazione della nostra realtà avviene con un linguaggio che crea un "metamodello" (un modello del modello linguaggio) che spiega tutto il degrado odierno.
Quale terapeuta sarà utile?
E se iniziassimo a cambiare linguaggio?
Forse cambieremo la mappa e chissà se insieme si trasformerebbe anche il territorio.