giovedì, febbraio 22, 2007

Continuate a scrivere

Con il nuovo anno 2007, avevo dovuto fare un po’ di pulizia sul pc e, nelle varie cartelle dove erano contenuti i miei scritti, feci alcuni aggiornamenti: quella su Berlusca divenne ‘comiche 2006’; pensando di non fare più una nuova cartella ‘Berlusca’, ne feci una chiamata, ‘cazzate’. A dire il vero quella cartella esisteva da sempre, ma si trattava di cancellare il vecchio contenuto; in maggioranza foto con ‘corna’, con il dito medio in alto, e notizie su ‘Stalin è morto’…insomma, le solite cose di come intende la politica un certo potere.
Poi avevo alcune ‘utility’ da riavviare, una specie di spyware, per scovare i bachi che intaccano la questione morale: Berlusconi, Previti, Dell’Utri, Fiorani, Fazio, Consorte, Riccucci, Tanzi…era un lavoro continuo e snervante. Mi salvava un po’ di ironia e qualche preghiera laica. Ma il lavoro più grosso era stato cancellare, buttare nel cestino, tutti gli scritti fatti con passione e sentimento; d’altronde lo spazio della memoria lo impone: fare spazio al nuovo.
Così, con il nuovo spazio mi sentivo di ripartire: ero pronto con la tastiera ad affrontare fatti nuovi: Pacs diventati Dico, Conflitto di Interessi, Riforma Radiotelevisiva, Liberalizzazioni, Riordino della macchina statale, Scuola, Giustizia, intanto insieme non mancavano spaventi, emozioni, amori, sentimenti, gioie, paure e malattie…insomma, in sostanza, le solite cose.
Poi di colpo ieri è diventato tutto vecchio: è ritornato tutto l’antico. Prodi si è dimesso e siamo risprofondati nel 2006, ante elezioni. La Destra incalza e riprende slancio. Calderoli, Tremonti, Casini e Fini stanno ritornando aiutati da due talebani rossi. Due comunisti ‘duri e puri’. Ho ancora ragione di scrivere?
Questa è l’unica cosa che mi salva. Oltre a fare memoria la scrittura aiuta. Scrivete anche voi. Oltre a vivere, almeno noi si cresce

Oggi mi sfogo

La verità è che il fondo con Berlusconi forse non lo avevamo toccato, diversamente non si sarebbero create, per colpa di due ‘duri e puri’, le condizioni per un suo ritorno. E alla grande.
Ecco che la sinistra ancora una volta dimostra tutti i suoi limiti di un infantilismo politico fatto di divisioni, contorcimenti, lacerazioni, attaccamenti ideologici, più che ideali, a dimostrazione che le responsabilità di governo non gli si addice.
Prepariamoci allora verso qualcosa di gommoso, stantio e già visto nel governo italico: l’inciucio.
Da una parte i ‘duri e puri’ contenti di non essersi contaminati con i ‘guerrafondai’, e dall’altra i ‘moderati’, i ‘liberal’, contenti di muoversi come sempre: alla caccia di affari e interessi personali.
Bel colpo per la sinistra, che con il governo perde anche la poca credibilità che poteva conquistarsi nel governare per 5 anni in modo diverso dal passato.
Purtroppo anche a destra manca una classe dirigente, seria e affidabile, che sappia muoversi fuori dalla ‘pancia’ e dai ‘ducetti’. Diversamente molti di sinistra, oggi come oggi, sarebbero pronti a votarla. Per questo abbiamo bisogno di cambiare le regole di un gioco democratico votato al massacro. Vogliamo un nuovo governo a Berlusconi per scendere ancora più in basso? Allora state pronti a mettervi tutti l’elmetto e cantare Forza Italia in favore di chi ha i conti in Svizzera. Poi forse succederà che comunisti italiani e rifondaroli faranno sembrare ‘rivoluzione’ anche andare al bar. Evviva i comunisti duri e puri. Evviva l’ Afganistan…che ci fa saltare tutte le buone leggi in programma…come i talebani.

giovedì, febbraio 15, 2007

Le nuove BR

Sul ritorno delle Brigate Rosse si è scritto nuovamente molto; però quello che mi ha colpito e che andrebbe analizzato più profondamente è l’aspetto psicologico e personale che, da grande conoscitore del fenomeno brigatista, ha sviluppato Giorgio Bocca nell’articolo del 14 febbraio scorso su La Repubblica.
Egli scrive: ‘Negli anni in cui ho interrogato, ascoltato centinaia di terroristi per scrivere la loro storia, la ragione della loro scelta di campo, la ragione vera che veniva fuori dalle loro testimonianze era personale e psichica: non potevano sopportare la parte che altri, i loro genitori, i loro amici, il loro partito avevano fatta per conto loro. Non potevano sopportare che la loro vita fosse già decisa, già tracciata da altri. Spesso, per non dire quasi sempre, il movente vero, decisivo, della scelta terroristica era l’affermazione della propria personalità, di fargliela vedere a chi pensava di poterli comandare, a chi pensava di essere il loro padrone’.
Io penso che molti di questi br, per me ‘balordi rossi’, rientrino, più che in un discorso politico, in casi di psicosi: legati ad un processo di identificazione distorto.
E’ chiarissimo che la politica, quella del senso più nobile di far convivere i cittadini in pace e benessere, non c’entra nulla con il terrorismo in generale e con quello specificatamente italiano denominato BR. Io ricordo ancora una immagine di Renato Curcio- il fondatore delle BR storiche- che dichiarava, alla fine di quella triste esperienza, che quello che cercava in fondo era la mamma. Lo ricordo in una foto sul Corriere della Sera abbracciato alla mamma. Quanta strada per poterla ritrovare…soprattutto ritrovarsi lui: rivoluzionario manicheo del più classico pensiero cattolico, da una parte il Paradiso e dall’altra l’Inferno. Come dire: Merda o Berretta rossa. Ancora quelli; quelli che ci vogliono mettere la berretta rossa in testa. Il processo di vera liberazione, passa sempre attraverso un percorso personale e spirituale profondo. Dovremmo essere noi aiutarli a liberarsi loro. Intanto facciamo bene a liberarci di questi, che pensano di diventare i nuovi padroni.
*Pubblicato oggi 16 febbraio su Italians (rubrica del Corsera online)

mercoledì, febbraio 14, 2007

Racconto di San Valentino

‘L’ultimo che arriva è scemo’ e poi una corsa lungo un campo verde. Lei e lui dietro, ansimando forte, giù a rotta di collo. Cento, forse duecento metri prima che un abbraccio li unisse nuovamente. Dopo giorni neri finalmente quella era una giornata serena. Ma non era il sereno del cielo, quello era denso di nuvole; il sereno era nell’anima di lei che si sentiva libera.
Lei correva e lui la inseguiva; lei era nei pensieri di lui sempre. Lei aveva da risolvere qualcosa che non sapeva bene. Lui aspettava.
Lui sapeva di amarla e lei capiva benissimo; lui le piaceva moltissimo. Lui la vedeva da molti giorni senza dire altro che il suo nome. Lei scappava.
‘Io ti voglio bene’, queste furono le parole di lui, appena la raggiunse dopo la corsa. Lei si ritrasse un poco; non si sentiva pronta per la risposta. Lei aveva ancora in testa un altro amore, un altro che le aveva detto la stessa cosa. Ma quell’altro era sparito, era diventato un ricordo, qualcosa di assente, ma capace di invadere ogni istante della sua vita.
Lui insisteva e lei sviava; lui sentiva di avere trovato l’amore che cercava. Lui così trovava il coraggio di dire qualcosa che non avrebbe mai immaginato di riuscire a dire.
Poi…‘L’ultimo che arriva è scemo’, ma sarà anche il più fortunato: questo lo pensò subito dopo lui, dopo che l’aveva raggiunta. Dopo che l’abbracciò di slancio; dopo che le disse: ‘Io ti voglio bene’.
Poi…ancora ’Se ce la fai, raggiungimi’, lei la decisione la prese in quel momento; mentre pronunciava come una bambina gioiosa quella frase. Lui la raggiunse in un baleno. Questa volta con l’abbraccio spuntò anche un bacio. Un lungo bacio. Che strano quel giorno era il 14 febbraio, San Valentino. Il giorno si dice degli innamorati. Loro iniziarono in quel giorno ad esserlo.

domenica, febbraio 11, 2007

Famiglie diverse

Quanta ipocrisia nella posizione della chiesa cattolica e dei suoi fedeli nel difendere la famiglia. Ma quale famiglia? Nessuno mette in dubbio la famiglia come nucleo costitutivo la persona umana; l’elemento primario della perpetuazione della specie. Ci mancherebbe altro. Però bisogna sapere che la famiglia è il luogo dell’amore e della pace, ma anche il luogo della perdizione e dell’inferno. Molti cosiddetti ‘mostri’, che conosciamo tramite le cronache criminali, non hanno forse una famiglia? Come è successo che molti ‘Maso’ hanno massacrato la propria? Come succede che molte madri uccidono i propri figli?
La chiesa riconosce una Sacra Famiglia, dove è stato concepito un figlio non dal padre naturale, ma da un fattore divino. Quel padre fu un padre mancato, e fu conosciuto più come un falegname, che un genitore…poi si sa, che essere padri e madri non vuol dire necessariamente ‘darli alla luce’. I figli sono di chi li cura, li alleva, li ama e protegge.
La chiesa sa che gli apostoli, chiamati da Gesù, abbandonarono famiglia, mogli e figli; fecero qualcosa come un ‘patto di solidarietà mistica’. Ancora oggi i preti, le suore e i frati abbracciano altre ‘famiglie’. In effetti l’istituto famigliare cui vediamo oggi ha ben poco di redento. Oggi assistiamo a sempre più separazioni, conflitti e disagi all’interno delle famiglie. Nel nome di una giusta autonomia personale, che è anche fattore di libertà e affermazione del proprio sé, vediamo giustamente il formarsi di altre unioni e famiglie. Fa quindi pena vedere negare diritti e possibilità di garantirsi mutui aiuti a cittadini italiani, da politici che per primi hanno fatto scempio dell’istituto familiare. Anzi qualcuno continua a fare il gigolò…in effetti gli italiani si comunicano alla domenica per poi ritenersi liberi di peccare tutti gli altri giorni. Il guaio che gli stessi non vogliono che ‘pecchino’ quelli che in chiesa non ci vanno. Forse loro hanno delle famiglie diverse.
Pubblicato, oggi 13 febbraio, sul Secolo XIX

martedì, febbraio 06, 2007

La ricerca dell'Io

Nel lungo tempo per arrivare al processo di identificazione, ovvero alla costruzione dell’Io e della coscienza, si trovano due strade, quella individuale e quella collettiva. L’identità personale si rivela erede e surrogato dell’anima, mentre quella collettiva forma l’io con uno ‘stampo sociale’ che stabilisce una normalità fragile. Quest’io è in lotta perenne tra la libertà e risucchio nella folla.
Il libro Destini personali, di Remo Bodei, racconta il lungo viaggio attraverso il processo di identificazione e la formazione delle coscienze, per la costituzione di un io che dialoga e si confonde con l’anima.
‘Ognuno di noi è il risultato di un corpo ricevuto per eredità biologica e di stampi anonimi (lingua, cultura, istituzioni), le cui impronte rielabora in forma inconfondibilmente personale’. Partendo da questa premessa il libro di Remo Bodei cerca di mostrare da un lato che l'identità dell'uomo deriva da forze - "corpo, linguaggio, istituzioni, stati" - che, inevitabilmente, lo plasmano, e dall'altro, la possibilità della coscienza di rendersi conto di queste stesse forze e sfruttare lo spazio intermedio dei rinvii tra l'Io e il Noi a proprio vantaggio.
Tutto questo percorso ci porta a comprendere quello che già aveva espresso Eraclito con il paradigma: "Ethos antropos daimon", il Carattere è Destino. Ecco il carattere, quella unicità, quell’individualità che porta a compiere strade diverse al nostro destino, dove trovare il senso ultimo del nostro essere.
E’ questo un percorso, non psicoanalitico, ma soprattutto filosofico; le domande: chi sono? Dove vado? Trovano risposte storico dialettiche nell’evoluzione del pensiero e nell’interrogazione continua. La maieutica socratica, il ‘tirar fuori’ ponendo domande. La filosofia consegna alla psicologia quella visione del mondo che la plasmerà.
Dall'età di Locke a quella di Schopenauer e alle soglie dell'attualità, Bodei descrive i processi di costruzione dell' Io e della coscienza mettendo in evidenza le relazioni tra la coscienza stessa e i suoi orizzonti storico-politici. Con particolare attenzione alla fase di conclamata denuncia della frammentazione dell' Io e ai successivi progetti autoritari di ricostruirlo (per renderlo più obbediente mediante una colonizzazione delle coscienze).
Schopenauer può essere il terminale di questo cammino filosofico che con la sua opera ‘La volontà come rappresentazione’ tocca la questione di fondo: il sé non riesce mai a realizzarsi compiutamente.
L'uomo, dotato di consapevolezza, soffre nel modo più doloroso il suo essere limitato dalla volontà e al contempo l'essere teso verso verità non limitate. Dunque nulla soddisfa, nulla riempie completamente l'uomo. L'uomo si trova così sospeso tra dolore e noia: dolore per il bisogno insaziabile di tendere a qualcosa di diverso e noia per il non riuscire a riempire la sua esistenza.
Schopenauer con il ‘principium individuationis’ affronta il nocciolo della ricerca di identità: sollevare il velo di Maya vuol dire sopprimere l’egoismo e allontanare la paura della morte con l’abbandono del principio di individuazione. ‘La morte dissipa l’illusione che separa la coscienza individuale dall’universale’. La morte in realtà distrugge l’individualità, non la vita né lo spirito. La stessa cosa ha origine nella sessualità, per continuare la specie, nel generare un nuovo individuo c’è la volontà di essere immortali.
Ogni uomo manifesta la volontà nel proprio corpo che nel giro di pochi anni si rinnova completamente; ma c’è un nucleo sostanziale del nostro essere che è fuori del tempo. Il suo essere non è dato dalla memoria e dalla coscienza ma dalla sua volontà. La volontà come consapevolezza, insight, intuizione del nostro spirito.