lunedì, giugno 26, 2006

Italia politica del NO

Finalmente una giornata calda di sole e di buone notizie. Dico la verità, non mi aspettavo una vittoria del NO così netta: 61,7 contro 38,3 alla prima ‘porcata’ di Calderoli -la seconda che ha fatto è stata la legge elettorale. Ricordo quando alla approvazione della cosiddetta ‘devolution’, il ministro della Repubblica italiana, Castelli saltava gridando: ‘Chi non salta, italiano è’. Ora esultano tutti, esulta la maggioranza di italiani che lo sono fino in fondo: forza Italia; Italia vera.
Oggi 26 giugno 2006 l’Italia può ripartire verso una fase di riforme, che non siano la sfida di una parte politica sola per umiliare l’altra. Abbiamo bisogno di snellire le decisioni legislative; di ridurre gli sprechi di un Parlamento pieno di privilegi e che interviene su norme che devono essere decise dalle istituzioni regionali. Abbiamo bisogno, per fare questo, di unità. Abbiamo bisogno di una nazione unita dal sud al nord: una alleanza nazionale; una alleanza vera.
Che bello sapere che Milano, Mantova, Venezia, Bolzano, Trento, Torino, Aosta, Gorizia, Trieste, Genova…tutte le grandi città del nord Italia, hanno dato una risposta decisa per il NO alla separazione; al prevalere dell’egoismo che si richiude in una lega di interessi corporativi. Viva la cooperazione: viva la lega della solidarietà; una lega del nord vera.

venerdì, giugno 23, 2006

Voto NO- Un voto per rigettare una 'porcata'

Allora è arrivato il momento per cancellare la prima ‘porcata’ di Calderoli…ricordate la seconda, fu la legge elettorale. La ‘porcata’ fatta con il contributo di altrettanti ‘saggi’ riuniti in una baita a Lorenzago è una accozzaglia di norme che in nome di una cosiddetta ‘devoluzione’, poi dà tutto il potere ad un Primo Ministro che a suo parere fa e disfa il Parlamento.
Domenica e lunedì fino alle 15 abbiamo la possibilità, votando NO, di ributtare indietro tutta la brutta e cattiva cultura politica, che vuole in nome di un piccolo gruppo di secessionisti tenere in scacco la maggioranza dell’Italia unita.
Allora NO a Calderoli, Borghezio, Berlusconi, Fini, Casini, Bossi, Gasparri, La Russa e tutta la compagnia di sfasciacarrozze.

martedì, giugno 20, 2006

Intercettazioni

Le intercettazioni telefoniche dimostrano, se ce n’era bisogno, quanta grettezza, ignoranza, di sottocultura del potere, di furbi e imbroglioni, ci sia in certi ambienti italiani. I personaggi del calcio, della politica, della finanza, della cosiddetta ‘jet society’, sono accomunati da un unico linguaggio: la volgarità, la prevaricazione, il malaffare e i soldi; ancora soldi, sempre i soldi e tanti.
Eccoli serviti i VIP. Dopo questi scandali ci sarà ancora qualcuno che brama di vederli? Rincorrerli? Imitarli? Invidiarli? Certo che questi personaggi poi guidano anche le crociate contro la delinquenza, contro gli immigrati, contro i comunisti, contro i coglioni…accidenti; scusate, mi sono fatto prendere anch’io dal lessico usato da questi ‘galantuomini’, di grande levatura intellettuale. E’ tutto detto.
Ma cosa dobbiamo fare? La società è questa e, noi pare, ci siamo dentro fino al collo. Però cerchiamo di restare in disparte con i nostri piccoli interessi; quali: la lettura di un libro, il coltivare una amicizia appena nata, ascoltare un concerto, fare un po’ di volontariato procurandoci un sorriso, andare al cinema, inseguire un amore, andare anche al mercato o organizzare una cena e parlare di noi. Insomma, tutte quelle piccole cose che danno qualità alla vita, la fanno apprezzare e scorrere, con l’unica ansia di vederci e volerci sempre bene.
Forse c’è solo questo da fare; stare tra di noi: gente dignitosa, gente umile che sogna e sa sognare. Non fortune da spendere a puttane, non poteri forti per infinocchiare il prossimo, non vite da esibire su qualche palco…noi sogniamo solo di costruirci, con volontà, una rete di affetti veri e di bontà. Provate ad intercettare noi: tutta un’altra realtà.

domenica, giugno 18, 2006

Ogni tanto mi capita di scrivere...una poesia?

Non so se è poesia, ma che importa
Non dirmi che ami i poeti, non ci credo
Avrebbero troppe cose da dirti, e tu non vuoi
Tu non vuoi ascoltare, hai da dire tu
Quello che scrivo io, vale per quel che vale
E poi che noioso è il poeta, meno la poesia
Non so se è poesia, ma se l’ascolti capirai

giovedì, giugno 15, 2006

Un libro d'attualità

Durante un incontro di letture, dei bookcrossing genovesi, ho conosciuto un piccolo libro molto interessante e attuale:‘L'infelicità araba’ di Samir Kassir.
‘Non è bello essere arabi di questi tempi: stretti tra le accuse di fanatismo e oscurantismo e l'ansia di giustificarsi o di dimostrarsi diversi, i cittadini dei paesi arabo-musulmani hanno poco di cui rallegrarsi. Eppure non è sempre stato così né è fatale che continui a esserlo. L'infelicità araba non dipende da un'incompatibilità ontologica tra islam e modernità ma da un ben più prosaico fallimento del processo di modernizzazione avviato nell'ottocento. Ed è proprio a questo processo che gli arabi devono guardare se vogliono riavviare il motore della loro storia’.
L’autore era un intellettuale e politico libanese che come storico e giornalista si è impegnato a modernizzare il Libano e a rilanciare la cultura araba per una rinascita nel solco della libertà e della democrazia. Un impegno che ha pagato con la vita, venendo assassinato il 2 giugno 2005 in un attentato terroristico. ‘L’infelicità araba’ è il suo ultimo libro ed è il primo ad essere pubblicato in Italia. E’ vero che gli arabi stanno vivendo una infelicità dovuta al vittimismo e ad una tradizione che falsamente appare oscurantista; l’idea di un grande passato che non riesce più a vivere il presente.
Il libro scommette su la possibilità per il mondo arabo di aprirsi alla ragione e alla democrazia. I valori umani sono universali e non esiste una supremazia di una civiltà sull’altra.
La riflessione di Kassir sulla condizione araba muove dalla necessità che siano gli stessi arabi ad assumere consapevolezza del proprio declino: un declino prima di tutto civile e culturale, risultato di una reazione sbagliata all'irruzione della modernità in quel mondo. Occorre reagire all'immobilismo dello spirito civile, guardando senza nostalgia ai momenti più vitali della storia araba e assumendo pienamente la sfida della modernizzazione e della democrazia.
La democrazia, la modernità e la tecnologia non sono minacce. Bisogna che il popolo arabo prenda coscienza di ciò e così riprenda in mano il proprio destino.

martedì, giugno 06, 2006

Bush, cattivo presidente

Ho appena letto un editoriale di Bob Herbert sul The New York Time e i giudizi su George W. Bush sono severissimi. Nell’articolo si dice espressamente che se potesse essere rimosso d’ufficio, lo avrebbero già mandato nel suo ranch molto tempo fa e se l’incompetenza fosse un crimine sarebbe già dietro le sbarre di una prigione.
Gli americani sono sempre più imbarazzati e scontenti di George W. Bush e negli ultimi sondaggi si registra, per questo sentimento, la percentuale del 68%.
Gli americani con molto ritardo si sono accorti della tragica inettitudine del loro presidente. Lo hanno perfino rieletto, ma in molti sostengono la possibilità di definire G. Bush, come il presidente più malaugurato di tutta la storia degli USA. Una delle colpe più grandi è stato il modo fraudolento con cui ha condotto la nazione in guerra con l’Iraq. Questa guerra di cui non si vede la fine ha già prodotto migliaia di morti americani e spese sempre in aumento.
Inoltre è sempre aperto lo scandalo CIAgate, per l’intercettazione di migliaia di cittadini ignari, si aggiunga poi la cattiva gestione del dopo disastro provocato dall’uragano Katrina: dove come per un attacco terroristico o per l’emergenza aviaria, il suo unico chiodo fisso è stato di inviare le truppe. L’uso dell’esercito e della forza militare sembra il suo solo pensiero.
Josè Saramago, il grande scrittore, aveva già espresso un suo severo giudizio, definendo George W. Bush come l’emblema dell’età della menzogna: ‘La società umana è impregnata di menzogna come della peggiore contaminazione morale e Bush è uno dei maggiori responsabili’.
In molti si chiedono come e perché gli Stati Uniti, un paese così grande sotto tutti i punti di vista, abbiano spesso avuto dei presidenti così piccoli, tipo Nixon, soprannominato Dick Trick, ovvero un ciarlatano. George W. è sicuramente il più piccolo di tutti. Con la sua abissale ignoranza e la sua maniera di esprimersi confusa e irresistibilmente portata alla ‘sparata’, quest’uomo si presenta di fronte all’umanità nella posa grottesca di un cow-boy che ha ricevuto in eredità il mondo e lo confonde con una mandria di bestiame. Certo, ha poi ha incontrato sulla sua strada tanti ‘yes men’: Berlusconi, Blair, Aznar…che non l’hanno aiutato.
Dobbiamo augurarci allora che l’Europa trovi una sua politica indipendente e originale risposta ai problemi del mondo. Un modo per rendere meno grave la pericolosità di un presidente che è soprattutto un piccolo uomo.
Pubblicato oggi su Italians

lunedì, giugno 05, 2006

Cattive e Buone notizie

Sui giornali, alla radio e in tv continuano sempre le brutte notizie. Insomma, siamo sempre sotto la minaccia di delinquenti e bruti che ci vogliono distruggere. C’è sempre qualcuno che ruba la nostra ricchezza e vuole sovvertire il nostro vivere civile. Tutto va male. Così le cattive notizie continuano imperturbabili ad avvolgerci. Ma riusciremo a vincere questi timori? Troveremo qualche buona notizia per continuare a vivere? Possibile che siano tutti nemici? Riusciremo a trovare un tempo migliore?
Eppure proprio nel momento della cattive notizie, possiamo trovare nelle nostre menti e nel nostro cuore, la risposta per superare le difficoltà; possiamo trasformarci in saggi e alla luce della pietà e dell’umiltà. Così potremo scacciare le paure insieme al tempo cattivo.
Io sostengo che se sapessimo ascoltare quello che ci viene da dentro, il mondo migliorerebbe. Non abbiamo bisogno di eroi o di costruire muri; la nostra civiltà non si difende con la violenza o la forza militare. Dedicando semplicemente ogni giorno un pensiero a favore degli altri, con il proposito di fare una piccola buona azione durante la giornata, ecco che il mondo si trasforma. Quella piccola volontà da sola basterà a dissolvere le nostre paure e portarci la pace. Per fare questo però dobbiamo costruire delle condizioni.
Allora che ne dite di spegnere la radio, la Tv e sintonizzarci con il nostro cuore? Se imparassimo ad ascoltarci vedremo che le risposte ai nostri problemi ci arriveranno senza che ci sia qualcuno dall’esterno a imporcele. Non abbiamo bisogno di chi predica miracoli o soluzioni armate; la fiducia in noi, esseri prodotti da Dio e capaci di trascendere dalle cose materiali, fa spostare le montagne e generare mondi nuovi. Le buone notizie allora arriveranno a riempirci il cuore. Arriveranno a ridestare il mondo.