giovedì, luglio 31, 2014

Perché essere felice quando si può essere normale? La recensione completa.

Con questo libro Jeanette Winterson porta a termine un lungo viaggio verso il suo ritrovarsi. Che ogni viaggio sia sempre un ritorno a casa l'autrice ce lo ricorda. Lei in sostanza nella ricerca della madre naturale -che l'aveva data in adozione dopo tre settimane di vita- va incontro alla ferita: la stessa che poi fa tornare indietro. La nascita è di per se stessa una ferita.
I sentimenti molteplici che raccontano questa piccola odissea sono vissuti come una ballata. L'amore è il motore di tutto; questo stesso amore che in chiusura del libro, nell'appendice, viene così evocato:
L'amore. La parola difficile. Dove tutto comincia, dove sempre noi torniamo. L'amore. La mancanza d'amore. La possibilità di amare.
Un libro di libri e d'amore, quell'amore che si impara se c'è qualcuno vicino a noi che lo sa trasmettere. L'amore la protagonista Jeanette,, lo sente come un impulso naturale...ma è incapace di amare. Infatti si chiede spesso: perchè è la perdita la misura dell'amore? Perché bisogna sperimentare la mancanza per sapere cosa e quanto si ama?
La crescita della protagonista Jeanette Winterson è fatta di sofferenza ma la determinazione e l'aiuto dei libri e della scrittura faranno sì che lei si affermi come scrittrice e impari ad amare e a farsi amare.
Il suo primo libro: Non ci sono solo le arance, vinse nel 1985 il prestigioso Whitbread First Novel Award e dal racconto autobiografico fu tratto un film e una serie televisiva di successo, da lei stessa sceneggiati. Quel libro diede all'autrice notorietà, facendola riconoscere come una delle scrittrici più originali della letteratura inglese contemporanea. Il racconto della scoperta della omosessualità dell'autrice, in un contesto bigotto della provincia operaia inglese, ha fatto di quel libro un cult per il movimento lesbico.
Perché essere felice quando si può essere normale? con Non ci sono solo le arance e Scritto sul corpo, Jeanette Winterson ha scritto una trilogia sulla ricerca della sua identità sia fisica che sessuale.
Perché essere felice quando si può essere normale? è tra gli altri il più autobiografico e racconta le difficoltà attraversate nella propria vita; soprattutto il rapporto difficile con la madre adottiva: una donna religiosa e anaffettiva, che è anche la dicente della frase che da il titolo al libro.
Perché essere felice quando si può essere normale? E' la risposta della madre alla richiesta della figlia di realizzare il suo bisogno d'amore.
La salvarono prima di tutto le parole: le parole scritte nei libri - la narrativa inglese dalla A alla Z - della biblioteca comunale e poi quelle scritte da lei.
A sedici anni fuggirà da casa e con l'aiuto dell'insegnante di inglese del liceo e dei mille lavori fatti per mantenersi da quel momento in avanti, troverà la forza per non morire. Riuscirà ad iscriversi ad Oxford e laurearsi.
Il libro è commovente e ironico, triste e allegro...insomma un viaggio dalla società operaia inglese degli anni sessanta fino ai giorni nostri.
Un altro libro da leggere per l'estate.

martedì, luglio 29, 2014

Ma chi è questo Carlo Tavecchio?

In questi giorni si parla molto di Carlo Tavecchio, ossia di colui che è candidato a prendere il posto di Giancarlo Abete come presidente della FIGC Federazione Italiana Giuoco Calcio. In effetti poi ricopriva di questa associazione la vicepresidenza e allora...
Il fatto è che durante un intervento all'assemblea della Lega Nazionale Dilettanti ha pronunciato la frase:
'L'Inghilterra individua dei soggetti che entrano, se hanno professionalità per farli giocare, noi invece diciamo che Opti Poba è venuto qua, che prima mangiava le banane, adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così. In Inghilterra deve dimostrare il suo curriculum e il suo pedigree...'.
Questa dichiarazione non è piaciuta a molti ed è stata ritenuta razzista. Certo è che si sta parlando di un ambiente, quale il mondo del Calcio, che ha bisogno di estirpare il razzismo che si annida soprattutto nei tifosi. Qual'è allora l'esempio?
Ma chi è questo Carlo Tavecchio? Sembra uscito fuori dal sistema politico che si vuole tanto combattere: quello dei vecchi arruffoni e soprattutto con il pedigree del condannato. Infatti questo soggetto è stato condannato per ben 5 volte: a 4 mesi di reclusione nel 1970 per falsità in titolo di credito continuata in concorso; a 2 mesi e 28 giorni di reclusione nel 1994 per evasione fiscale e dell'IVA; a 3 mesi di reclusione nel 1996 per omissione di versamento di ritenute previdenziali e assicurative; a 3 mesi di reclusione nel 1998 per omissione o falsità in denunce obbligatorie; a 3 mesi di reclusione sempre nel 1998 per abuso d'ufficio per violazione delle norme anti-inquinamento, oltre a multe complessive per oltre 7.000 euro.
C'è da aggiungere altro? No, è il perfetto candidato che continua l'era del ventennio berlusconiano, per cui fa referenza essere condannati, avere la fedina penale del reo confesso.
Non ci sono solo le frasi razziste...
Avanti così.

domenica, luglio 20, 2014

Perché essere felice quando puoi essere normale?

Sto leggendo un libro e di questo libro, di Jeanette Winterson, sono stato attratto dal titolo:
Perché essere felice quando puoi essere normale?
Ecco dietro ho trovato una storia vera, una storia dove in fondo non c'è niente di normale. Chi la pronuncia è una donna non normale: è gigantesca, religiosa invasata, madre mancata...una specie di orco. Lei è la madre adottiva della protagonista, l'autrice del libro, a cui viene rivolta la frase: Perché essere felice quando puoi essere normale?
Lei adottata trova la salvezza nella parola, nei libri e nelle loro storie. Sì, perchè non c'è mai una storia sola e ogni storia non è solo quello che racconta e quello che si racconta può essere diverso, può essere cambiato.
Sto trovando questo libro commovente e bello; triste e gioioso, ironico e brutale. Un libro che regala sorsi di speranza per la felicità di ognuno. Ecco cosa scrive l'autrice a pag. 55:

C’era un tempo in cui la conservazione dei documenti non era una procedura amministrativa: era una forma d’arte. I poemi più antichi venivano composti per commemorare e per ricordare una vittoria in battaglia, o la vita di una tribù. L’Odissea, Beowulf, oltre a essere dei poemi, hanno una funzione pratica. Se non puoi trascrivere una storia, come puoi tramandarla? La memorizzi. La reciti.
Il ritmo e le immagini della poesia la rendono più facile da ricordare, più facile da declamare rispetto alla prosa. Io avevo bisogno anche della prosa, e così creai le mie versioni condensate dei romanzi dell’Ottocento: perseguivo l’effetto magico, senza preoccuparmi troppo della trama.
Avevo dei versi dentro di me, una fila di luci che guidavano il mio cammino. Avevo il linguaggio.
La narrativa e la poesia sono una terapia, una medicina. Quello che guariscono è la frattura che la realtà crea nell’immaginazione.
Avevo subito un danno e una parte molto importante di me era stata distrutta: era questa la mia realtà, così era andata la mia vita. Ma nonostante tutto, c’era la persona che sarei potuta diventare, le sensazioni che avrei potuto provare, e fin quando trovavo le parole per esprimere questa realtà, le immagini per raffigurarla, le storie per narrarla, non ero perduta.
C’era il dolore. C’era la gioia. C’era la gioia dolorosa di cui aveva parlato Eliot. Avevo sperimentato questa gioia dolorosa salendo sulla collina sopra la nostra casa, camminando su quelle lunghe strade che sembravano non finire mai e che, partendo dalla città, arrivavano in cima alla collina. Le strade non asfaltate. Le strade che scendevano fino ai Factory Bottoms.
Mi guardavo attorno e non mi sembrava di guardare dentro uno specchio o dentro un mondo. Era il luogo dove mi trovavo, non il luogo dove sarei stata. I libri non c'erano più, ma erano solo oggetti: quel che contenevano non poteva andare distrutto tanto facilmente. Quel che contenevano era già dentro di me, e insieme saremo andati lontano.
E mentre contemplavo il mucchietto fumante di carta e inchiostro, ancora caldo nel freddo mattino, compresi che c’era qualcos’altro che potevo fare. “’Fanculo” pensai. “Li scriverò io.”

Una bellissima ode ai libri e indirettamente alla loro scrittura.
Appena lo terminerò scriverò la recensione completa.

Scheda del libro:
Perché essere felice quando puoi essere normale?
Autrice: Jeanette Winterson
Uscita Mondadori marzo 2012
Euro 22,47
ISBN 9788804635680
210 pagine € 9,50 - Brossura
Uscita edizioni gennaio 2014 Oscar Contemporanea 2014
Traduttrice: Chiara Spallino Rocca

sabato, luglio 12, 2014

Ode alla brioche dei vari bar tipo Bar Sport -descritti da Stefano Benni

La Luisona è una pasta (simile ad una brioche) che si trova nel Bar Sport ed è la protagonista dell'omonimo romanzo Bar Sport di Stefano Benni, pubblicato nel 1976.
a quel libro, di crasse risate, si è aggiunto il sequel Bar Sport 2000 -pubblicato nel 1997...20 anni dopo.
Cambia l'ambientazione dei bar e soprattutto cambia la brioche. In Bar Sport 2000 è protagonista la Palugona, torta tipica di Monzurlo, parente stretta della Luisona.
Il Bar Sport nel 2000 è diventato il Bar Peso.
Il Bar Sport, quello dove non mancava il flipper, un telefono a gettoni, la 'Luisona' e dove passava il carabiniere, lo sparaballe, il professore, il tecnnico (con due n), che declina la formazione della nazionale, il ragioniere innamorato della cassiera, il ragazzo tuttofare, diventava il Bar Peso. Un altro bar di provincia che si può trovare benissimo in ogni periferia cittadina.
Ecco come descrive Benni la brioche La Palugona del Bar Peso:
“Le brioche sono di due tipi: fresche (con meno di un mese) o stagionate (con meno di un anno). Si possono mangiare solo scalfendole con un punteruolo da parmigiano, e non si sciolgono nel cappuccino, a meno che non chiediate una correzione di acido muriatico. In compenso si possono intingere nel caffelatte sette diversi tipi di insaccati, tra cui il famoso zampetto chiodato di maiale da calanco. E soprattutto la Palugona, torta tipica di Monzurlo, parente stretta della Luisona.
La Palugona è fatta con farina di castagne, burro, ghiaia, mascarpone, mandorle, miele, ricotta, colla di pesce, segatura e canditi. La sua particolarità è il forte coefficiente di impalugamento, cioè la tendenza a formare un malloppo ostruttivo in bocca o in gola. È stato calcolato che per masticare una fetta di Palugona è necessaria un'energia cinetica pari a quella che occorre per masticare duemilaquattrocento panettoni. Questo numero è detto Coefficiente di Ferdy, dal nome dello scienziato che morì durante l'esperimento e si scrive: HM1 PAL = 2400 HM PAN
“La Palugona, una volta a contatto con la saliva, si densifica in una melassa al calcestruzzo che si attacca ai denti e al palato con nefasto effetto occludente. I monzurlesi bevono in media un bicchiere di vino ogni briciola di Palugona, ma anche così la malefica leccornia è difficile da mandare giù. Spesso, dopo ogni boccone, bisogna scalpellare molari e premolari, e spruzzare acqua calda sulla lingua, a volte anche Niagara o altri prodotti per sturare i lavandini. Ma la Palugona è pericolosa soprattutto quando giunge nei pressi della gola. Qua, per essere inghiottita, deve essere spinta a colpi di forchettone, oppure sparata giù con un getto di aria compressa. Nessun uomo normale è mai stato capace di inghiottire un intero boccone palugonico, a eccezione di tale Orfeo Gualandi, che usava il metodo cosiddetto del Pugno di Dioniso.
Orfeo, dopo aver ben masticato, beveva un bottiglione di vino frizzante per ammorbidire il boccone, quindi spalancava le fauci e si assestava un tremendo pugno in bocca, riuscendo a imbucare la Palugona. Nel far ciò spesso si rompeva qualche dente, ma lo spettacolo era comunque notevole. I turisti golosi si accostano incautamente a questa torta, con grave rischio per la loro sono in cura alcuni presso un dentista, altri presso un saldatore.
Solo due sono riusciti a ingoiare un boccone ma non a digerirlo, e continuano a ruttare Palugona a distanza di dieci anni. Ma ci sono anche inconvenienti di altro tipo, come il caso della signora Fornari di Chiasso. Messasi in bocca una fetta di Palugona, ha iniziato a masticare nel gennaio 1973. Nel momento in cui scriviamo, la signora sta ancora masticando e chiedendo da bere. Anche se continua a lavorare (fa la stiratrice) e accudire i figli, i rapporti sessuali col marito hanno subito un duro colpo.”


E per il prossimo decennio che pasta-brioche troveremo? Lo stesso Benni la descrive nei nuovissimi bar moderni: i Bar Fico.
'La miniaturizzazione delle paste. Più piccole e costose sono le paste, più il bar è fico. Vediamo quindi mini-bignè che non ospiterebbero neanche un paguro, brioche invisibili a occhio nudo, pastefrolle deco“rate con un brandello di fragola o un mezzo mirtillo, krapfen non più grandi di un bulbo oculare. Eppure il cliente fico, sospettoso per la sua dieta, chiede ogni volta "scusi, cosa c'è lì dentro?", come se da quei bonsai potessero sgorgare, per magia, colate laviche di colesterolo.
"C'è nocciola oppure crema oppure mascarpone oppure marmellata," è la risposta del barista "se vuole essere sicuro le passo il microscopio." Possiamo affermare che, dai tempi della Grande Luisona, è in atto un restringimento progressivo e inarrestabile dell'anatomia dolciaria. Si è calcolato che, con questo ritmo, una pasta del 2010 non sarà più grande di un batterio e costerà dodicimila lire'.

domenica, luglio 06, 2014

Alcuni dati del Censis sull'arretratezza del digitale in Italia

Ho postato alcuni giorni fa un articolo che sosteneva come il premier italiano Matteo Renzi rappresentasse una novità soprattutto per l'approccio alle nuove tecnologie e sull'influenza palese che queste avevano sulla base dei tempi che ogni volta si prefissa per giungere ai traguardi politici delle riforme.
Oggi leggo una relazione del Censis (Centro Studi Investimenti Sociali, istituto di ricerca socio-economica fondato nel 1964) che ha analizzato lo stato degli strumenti digitali in tema di web, infrastrutture digitali, pagamenti elettronici e servizi online della pubblica amministrazione. Un disastro. Siamo al penultimo posto in Europa per uso dei servizi online della pubblica amministrazione.
Degli oltre 500 milioni di messaggi e-mail dei ministeri, solo il 27% è in uscita: segno di una scarsa interattività con l'esterno. Ricevere risposte dall'amministrazione pubblica è sempre difficile.
Io sperimentai qualche anno fa l'uso della posta elettronica, con l'amministrazione pubblica locale, spedendo una mail chiedendo alcune informazioni a tutti gli assessorati genovesi. Ricevetti una sola risposta e meravigliato volli conoscere chi mi aveva risposto. Era un impiegato pubblico che mi disse che lo aveva fatto di sua iniziativa personale perchè i suoi superiori non si prendevano la responsabilità di rispondermi. Da allora non so quanto sia cambiato. Bisognerebbe che facessi lo stesso esperimento oggi.
Ecco i numeri del ritardo dell'Italia: le persone con età compresa tra 16 e 74 anni che utilizzano internet sono il 58% del totale (con accesso alla banda larga solo del 68%- sempre del totale), contro il 90% del Regno Unito, l'84% della Germania e l'82% della Francia. La media europea è del 75%.
I dati poi del commercio online per le imprese attive nel commercio elettronico sono il 5% del totale, mentre abbiamo il 22% della Germania, il 19% del Regno Unito e l'11% della Francia (la media europea è del 14%).
Dal 30 giugno è diventato obbligatorio in Italia l'utilizzo del POS (Point Of Sale- è un sistema di pagamento elettronico diffuso in tutto il mondo) nei negozi; aumenterà l'uso del denaro elettronico? Non si sa ma al momento il Censis dice che le transazioni con carte di pagamento (escluse le carte di moneta elettronica) sono solo 28 per carta all'anno, contro le 167 del Regno Unito, le 129 della Francia e le 30 della Germania.
In Italia il denaro contante è utilizzato nell'82,7% delle transazioni, contro una media europea del 66,6%. Il maggior costo rispetto alla media europea della gestione del contante confrontato con mezzi elettronici equivalenti è stimabile in circa 450 milioni di euro all'anno.
Nel frattempo leggo sul sito web dell'Agenzia Digitale governativa che 'Dal 6 giugno 2014 Ministeri, Agenzie fiscali ed Enti nazionali di previdenza e assistenza sociale, avendo completato le fasi di attuazione previste e sottoposte al monitoraggio dell’AgID, sono pronti a ricevere le fatture in formato elettronico'.
Un primo passo? Per Renzi sarà dura muoversi in questo contesto. Però ribadisco che lui ha preso una strada che dovrebbe far correre l'Italia. Almeno con il digitale

venerdì, luglio 04, 2014

Scherzi della vita...o della morte

Avevo appena postato un articolo su Roberto 'Freak' Antoni -morto a febbraio di quest'anno- poichè mi era capitato casualmente un suo libro in mano, quando i media italiani annunciano la morte di Giorgio Falletti. Ecco qui sotto la breve notizia data da Il Fatto Quotidiano:

Dopo una lunga battaglia contro un tumore, lo scrittore e comico Giorgio Faletti è morto a 63 anni. Cabarettista di Drive In, cantante a San Remo con la discussa Signor Tenente e scrittore del thriller Io uccido, già nei giorni scorsi aveva annullato alcune date dei suoi spettacoli per problemi di salute. L’artista soffriva da tempo di un male incurabile; per curarlo e provare nuove terapie, si era anche recato negli Stati Uniti e a Los Angeles. Come ricorda il sito musicale Rockol, Faletti ne aveva parlato come un “guaio di salute piuttosto rilevante”, anche se lo scorso ottobre in un’intervista a Repubblica aveva detto di sentirsi un ragazzino: “Sul mio epitaffio scriveranno: qui giace Giorgio Faletti, morto a diciassette anni. Ho tanta energia e voglia di mettermi in gioco. Non ho paura di rischiare”.

Sul suo sito internet, aveva lasciato un messaggio addio ai suoi fan.

“Cari amici, purtroppo a volte l’età, portatrice di acciacchi, è nemica della gioia.
Ho dovuto a malincuore rinunciare alla pur breve tournée per motivi di salute legati principalmente alle condizioni precarie della mia schiena, che mi impedisce di sostenere la durata dello spettacolo.
Mi piange davvero il cuore perché incontrare degli amici come voi è ogni volta un piccolo prodigio che si ripete e che ogni volta mi inorgoglisce e mi commuove.
Un abbraccio di cuore.”

Un abbraccio di cuore da tutti noi. Da tutti quelli che ti hanno apprezzato.

Roberto 'Freak' Antoni

Nel febbraio di quest'anno moriva Roberto 'Freak' Antoni, un personaggio speciale nel panorama artistico degli anni '90. Col gruppo Gli Skiantos fu esponente di punta del genere Rock demenziale: un genere musicale ironico dissacrante.
Nel libro 'Non c'è gusto in Italia a essere intelligenti (seguirà dibattito)' -edito da Feltrinelli nel 1991- Vasco Mirandola lo descrive così: 'Mastrolindo della retorica- Attila del Savoir Faire- Messner dell'Underground... Freak Antoni è un personaggio che porta sulle sue deboli spalle di gelataio il peso della cultura degli ultimi anni, quelli che contano. Un artista cui tutti dobbiamo qualcosa, io per fortuna ho già dato. Se vi serve un’eccezione per confermare qualsiasi regola usate LUI! Questo Skianto d’uomo, di mente larga, predestinato per vocazione a risolvere il destino.
A sinistra di Vasco Rossi- A destra di Toto Cutugno- con la sua incorreggibile faccia da schiaffi-Il Robespierre del rock italiano-Il Big-Jim della sottocultura'
Nello stesso libro capitatomi per caso tra le mani mentre rovistavo nella mia libreria leggo anche dell'inutilità di questo libro: 'un libro che, ahimè, l'hai già comprato... Ti prego anche di perdonare l'autore- il più grande poeta del suo condominio- che come lui stesso ammette, ha realizzato il suo capolavoro assoluto, superandosi proditoriamente'.
Potrebbe il tutto essere anche vero. Resta il fatto che insieme a degli azzeccati aforismi qualche risata la strappa e allora...Grazie Roberto. Grazie 'Freak' Antoni. Oggi ti ricordo. Oggi pubblico qui alcune cose tratte dal tuo 'capolavoro'.
Inizio con gli aforismi: Il comico è soltanto il tragico visto di spalle. (Gerard Genette)- Le cose piacevoli della vita o sono illegali, o sono immorali o fanno ingrassare. (B. Shaw)-Il cuore è come una puttana: quando smette di battere è finita. (Natalino Balasso)- La fortuna non è tutto nella vita; c’è anche il culo. (Paco D’Alcatraz, Antologia della Malasorte)- Meno tavole rotonde e più tavole calde. (Marcello Marchesi) sempre di Marchesi: Chi trova un amico chiede un prestito.- I cattivi a volte si riposano, gli imbecilli mai. (Eros Drusiani) sempre di Drusiani: I coglioni sono molto più di due.- In quello che qui leggi c’è del buono, del mediocre e del brutto anche non poco: questa è la natura dei libri. (Marco Valerio Marziale)- Perché star bene quando si può soffrire? (Roberto Freak Antoni).

Ora qualche passaggio che ho trovato divertente:

Togliti le mutande che voglio parlarti
a) Grazie dei fiori, anch'io ti farò un mazzo così!
b) I tuoi occhi sono stupendi, cara. Forse si notano tanto perché è l’unica cosa bella che hai.
c)Ti amo baby e le cose che voglio da te sono così piccoloborghesi che non oso (nemmeno) confessarle.
d) Fai bene ad andartene. Anch’io, se potessi, mi lascerei.
CONVENEVOLI: Grazie di essere venuto gli disse lei dopo un paio d’ore.
RIFLESSIONI D’AUTUNNO (toccandosi il pacco)* I ricordi mai aiutano a vivere, bensì mettono addosso una certa qual voglia di crepare davvero. (* da recitarsi con la mano appoggiata ai testicoli)

Seguo con qualche tua poesia; tu che consideravi poesia un menù oppure un lamento o un'imprecazione popolare.

VORREI PARLARTI/PARLIAMO
[(una poesia sulla difficoltà della comunicazione) leggi: co-mu-ni-ca-zio-ne]
Vorrei parlarti
senza fare dei discorsi
soltanto con un giro
di parole pop

Parliamo:
è il discorso
del demente
un’insalata di parole che rimane
inconcludente

Concludiamo:
se solo
la smettessi
di tacchinare giù e su
in quest’aura di polenta spenta

In altre parole:
ti desidero fisicamente,
Vanessa

IPERREALISMO
lirica calata nel sociale. (Spero l’apprezzerete)

Un ebreo negro comunista
come lui avrebbe anche potuto farcela
se solo non fosse nato nel Bronx

Ma come si fa? Non si può mica scegliere

Era un ebreo negro comunista,
omosessuale, tossicomane,
fors’anche un po’ terrone del Bronx

e gli puzzavano le ascelle (giovani ascelle di negro)
sicché in molti gli dicevano:
Fatti in là — ragazzo — che puzzi forte!

mercoledì, luglio 02, 2014

La tecnologia e le riforme politiche

Al di là del giudizio politico sull'operato di Matteo Renzi, c'è qualcosa che lo caratterizza e rende netto lo scarto con i suoi predecessori: il rapporto con il tempo e l'utilizzo delle tecnologie informatiche. In questo si può dire che il giovane premier da una svolta moderna alla gestione del governo. Per l'Italia è una novità.
Si è sempre capito che la classe politica italiana vivesse una specie di analfabetismo informatico e di chiusura refrattaria alle tecnologie. Vuoi per vecchiaia, vuoi per conservatorismo il ceto politico del passato ha sempre esercitato il potere escludendo l'uso dei nuovi media, ovvero socialnetwork e comunicazioni wiki (diffuse capillarmente).
Il presidente degli USA Barak Obama in un certo senso è stato il primo a utilizzare strumenti informatici nella politica. Di queste nuove tecnologie Silvio Berlusconi ne aveva invece intuito la forza e non a caso fece ministro per l'Innovazione e le Tecnologie un certo Lucio Stanca che era nel consiglio di amministrazione della IBM-il colosso mondiale dell'informatica.
Ministro dal 2001 al 2006, Lucio Stanca va ricordato per il Codice digitale dell’Amministrazione Pubblica, in cui ci sono strumenti importanti come la posta elettronica certificata e la firma digitale. L'attuazione è però sembrata lenta e carente. Per il resto tutto apparve fermo. Esempio: la Carta d’Identità elettronica, promessa agli italiani, ad oggi in giro se ne vedono pochissime.
Esistono interessi e paure della tecnologia che bloccano l'Italia. Poi si capiva che a Berlusconi interessava altro. Altro che innovazione tecnologica.
Per raccontare quell'esperienza in politica Lucio Stanca ha pubblicato, nel marzo di quest'anno, un libro: L’Italia vista da fuori e da dentro – Il Sole 24 Ore Libri, collana Studi. Lui ha compreso che nel privato ci sono molte potenzialità che la politica non coglie e per questo nasce la frustrazione facendo perdere all'Italia molte scommesse che potrebbero tranquillamente essere vinte.
La burocrazia, che frena investimenti e innovazione rendendo più libero il Paese, ai governi presieduti da Berlusconi non creava ostacoli...con la corruzione dilagante si aggirava tutto.
Matteo Renzi, vuoi per la coniugazione tra anagrafe ed esperienza di amministratore pubblico, sa a mio avviso come si può risparmiare e insieme dare funzionalità ai servizi per i cittadini, trasformandoli in accessi alla democrazia, con l'estensione del digitale. Trasparenza, conoscenza e velocità possono essere le parole per rivoluzionare l'agenda politica.
Un altro ceto politico nuovo si è affacciato con Matteo Renzi alla politica italiana. Questo è il Movimento 5Stelle che usa l'informatica e la tecnologia quale elemento di democrazia diretta, quale strumento di partecipazione e scelta. Una novità che al momento -con la realtà italiana di arretramento tecnologico- crea solo ironia e risultati discutibili. Non è detto che con il tempo una nuova Agorà trasformerà la politica. Rendere pubblici bilanci, decisioni e dibattiti renderà tutto più chiaro e democratico.
L'ossessione per i tempi di Matteo Renzi sembrano spinti dalla velocità che si ottengono le risposte con l'informatica. D'accordo che per le riforme i tempi della politica non si potranno trasformare in breve, ma qualcosa si è messo in moto.
Ho letto ad esempio i punti per la riforma della Giustizia e le tecnologie con la digitalizzazione delle pratiche diventano lo strumento per velocizzare i processi. Attualmente avere giustizia in tempi brevi è un'utopia. Questo è anche scandaloso. Un diritto negato a tutti i cittadini.
Non sappiamo quanto Matteo Renzi durerà; non sappiamo se l'esperienza del Movimento 5 Stelle continuerà, ma certamente chi verrà dopo non potrà più tornare ai vecchi metodi di far politica...quello di far incancrenire i problemi o sperare che il tempo aggiusti le cose.