giovedì, aprile 30, 2015

L’arte di vedere di Aldous Huxley

L'autore del libro Mondo Nuovo, Aldous Huxley, uno scrittore britannico considerato un maestro del pensiero moderno, da giovanissimo era stato colpito da una malattia agli occhi -la keratitis punctata -che lo portò alla quasi cecità. Gli accadde però di sentir parlare di un metodo di rieducazione visiva chiamata 'metodo Bates' che sulle orme del detto: Medicus curat, natura sanat, (il medico cura, la natura sana) spingeva all'azione le forze autoregolatrici e restauratrici dell'organismo per riacquistare il corretto uso perduto. Con la stimolazione e l'educazione visiva nell'arco di poco tempo A. Huxley tornò leggere senza occhiali e senza sforzo.
Con il libro L’arte di vedere, Aldous Huxley testimonia così la sua guarigione rendendo omaggio al defunto dottor W. H. Bates e alla sua allieva Margaret D. Corbett, a cui deve il miglioramento della sua vista. Questo breve saggio nasce anche per spiegare, in modo conciso, le basi filosofiche delle tecniche del dott. Bates (e seguaci), studiate per far recuperare la vista con l’esercizio.
Il libro, oltre a illustrare i vari passaggi di autoguarigione, con la descrizione dei sintomi fisiologici e dei progressi, è utile per le riflessioni profonde sulla capacità di 'vedere'; di vedere bene in ogni senso: d'altronde il grande scrittore e pensatore non si smentisce.
Il libro ci guida in esercizi di immaginazione per l'immaginazione; ci insegna che per raggiungere gli obiettivi desiderati occorre una 'vigile passività'. Occorre innanzitutto arginare l’invadenza dell’io cosciente, perché 'quanto più c’è io tanto meno c’è Natura, cioè il funzionamento proprio e corretto dell’organismo'.
Quest'ultima asserzione è una verità spirituale scoperta dai maestri della preghiera che sostiene 'Quanto più c'è Io, tanto meno c'è Dio'. Una verità riscoperta anche in campo psicologico: l'Io cosciente ha un ruolo importante nell'indebolire le resistenze del corpo e predisporlo alla malattia.
Quando si è troppo agitati o spaventati, quando ci si tormenta o ci si angoscia troppo a lungo, l'io cosciente può ridurre il proprio corpo in un tale stato che svilupperà, ad esempio: ulcere gastriche, tubercolosi, malattie coronariche e un'intera folla di disordini funzionali di ogni tipo e gravità. E stato dimostrato che perfino la carie, nei bambini, è spesso in relazione con stati di tensione emotiva dell'io cosciente. Era pertanto inconcepibile che una funzione, in così intima relazione con la nostra psiche, come la vista non resti influenzata da stati di tensione aventi la loro origine nell'io cosciente.

L’arte di vedere
di Aldous Huxley
Traduzione di Giulio Gnoli Piccola Biblioteca Adelphi
1989, 14ª ediz., pp. 217
ISBN: 9788845906992

domenica, aprile 26, 2015

Due libri sulla violenza e la crudeltà dei regimi carcerari sotto le dittature.

Musica per lupi. Il racconto del più terribile atto carcerario nella Romania del dopoguerra di Dario Fertilio (2012 - Marsilio editore) e Fuga dal campo 14 di Blaine Harden (2014 - Codice editore).

Recensisco insieme questi due libri che trattano dello stesso terribile argomento: il sistema carcerario dei regimi totalitari: in questo caso quello della Romania nel dopoguerra e quello della Corea del Nord attuale.
Descrizioni e racconti di un orrore indicibile. Spesso leggendo Musica per lupi mi è venuto voglia di interrompere la lettura: le torture, le crudeltà, le costrizioni e la morte ricercata come liberazione dalle condizioni inflitte trasmettono al lettore una tristezza infinita. Un vero pugno nello stomaco. Si comprende un 'cuore di tenebra' così oscuro che mette in discussione per chi crede l'esistenza di un Dio; di una trascendenza umana che si eleva verso il bene. No, qui si va verso il basso, verso un'ombra che sprofonda nel buio più cieco; qui si tocca la depravazione, la bestialità di un animale umano difficile da comprendere. Ancora si leva l'interrogativo di Primo Levi: Se questo è un uomo. Lo è?

I libri me li ha dati da leggere l'amica Stefania Matteini. Anche lei è rimasta sorpresa di quanto male si sia compiuto (quello descritto con Musica per lupi) e che ancora oggi ai giorni nostri prosegua in Corea del Nord (descritto conFuga dal Campo 14). L'esperienza di Shin Dong-Hyuk, il coreano nato e cresciuto nel campo di prigionia Campo 14 è di oggi. E' attuale. La Corea del Nord perpetua, verso quelli che sono ritenuti avversari del regime di Kim Jong-un, una condizione di terrore che rimanda al nazismo.
In Musica per Lupi si racconta del gulag di Pitesti; quello che ha creato Turcanu, un cosiddetto rieducato al sistema del regime, che usa le torture subite prima da lui e perfezionate in crudeltà sulle altre vittime. Un incubo. Pagine di storia sconosciute.
Tra il 1949 e il 1952 ebbe luogo in Romania il famigerato Experimentul Piteşti, un regime carcerario basato sulla tortura fisica e psicologica che riguardò da 1000 a 5000 detenuti politici.
In questi luoghi- come nelle società totalitarie -la delazione, ovvero le spiate, rappresenta il comune denominatore della relazione tra i prigionieri e carnefici. Va aggiunto poi che esisteva una turnazione tra vittime e carnefici cosicché ognuno si trasformava in brutale torturatore, in cinico e spietato individuo. Un rituale di violenza e depravazione che creava un inferno inaudito.
E' in questo rituale di scambi che si forma la figura di Eugen Ţurcanu, un ex studente di destra che si trasformato in un zelante cane da guardia comunista. Questo feroce aguzzino guidò quella spietata organizzazione fino al 1952, quando un tardivo processo finalmente pose fine all'orrore con 20 condanne a morte, compresa quella di Turcanu.
I meccanismi psicologici, più volte studiati, trovano in questi microcosmi di inferno la conferma che quando ci avviamo verso la negazione del Sè ci spingiamo a consegnare la nostra libertà nelle mani del dittatore di turno.
Nel racconto di Dario Fertilio il meccanismo viene mostrato all'opera, non nel popolo ma, nella coscienza individuale dove il dolore, la violenza è patita nella carne martoriata...'perchè oltre certi limiti di sofferenza non si può continuare ad essere uomini': così dice un personaggio sopravvissuto a Pitesti.

In Fuga dal Campo 14, Blaine Harden racconta la storia del giovane Shin Dong-hyuk; lo fa riassumendo un lungo lavoro durato 2 anni, per permettere allo stesso protagonista di raccontare al meglio una storia che ha dell'incredibile. Shin Dong-hyuk, è l’unico uomo che sia ad oggi riuscito a fuggire dai terribili campi di prigionia, dove vi era nato, della Nord Corea.
Shin Dong-hyuk è nato in quel campo 14 nel 1982 e la sua famiglia era prigioniera lì da decenni; lui non sa cosa sia l’affetto ed ha affrontato le torture e la schiavitù con l’indifferenza di chi deve sopravvivere.
Anche in questo caso esiste una realtà poco conosciuta. Il Campo 14 è grande quanto Los Angeles e visibile su Google Map: ma rimane invisibile agli occhi del mondo.
Dopo la fuga e l'avventurosa conquista della libertà a 23 anni, Shin affronta la prova più difficile: fare i conti con le sue azioni, il dolore e i ricordi.
L'originalità del percorso del protagonista è un percorso a tappe doloroso. Chi è stato allevato in un contesto di mancanza d'affetto, di casa, senza valori e amicizie cosa può diventare? Shin non sa nulla del mondo esterno. Tutto il suo mondo è costituito dalle regole carcerarie dove chi le sgarra viene fucilato. Il ragazzo cresce circondato dalla violenza, la quale non arriva soltanto dalle guardie e dai soldati, ma anche dai prigionieri. Essi stessi sono i primi a non conoscere alcun tipo di pietà reciproca, né ovviamente alcun senso di comunità. La sua vita non conta niente. Ecco che lui progetterà la fuga solo per una questione di fame, di voglia di assaggiare carne e altri cibi di cui aveva sentito raccontare da un prigioniero. Per la fame denuncia il fratello e la madre per avere parlato di fuga. Vedrà gli stessi uccisi davanti ai suoi occhi e tutto questo avverrà senza il suo minimo rimorso.
Interessante è seguire i diversi passaggi che hanno portato questo ragazzo a testimoniare la sua esperienza facendo molte conferenze nel mondo.
Ad esempio Shin Dong-hyuk è stato a Torino il 26 settembre dello scorso anno, per Torino Spiritualità, ed era nuovamente in questa città il 22 aprile di quest'anno ospite della Scuola Holden -sempre per parlare del suo libro.

Due libri per un viaggio all'interno dell'uomo: delle sue brutture e il suo possibile riscatto.

lunedì, aprile 13, 2015

Ognuno muore solo di Hans Fallada

Ognuno muore solo è un libro molto corposo: oltre 700 pagine per raccontare la realtà sotto il regime nazista con il controllo della Gestapo contro i veri o presunti nemici del Terzo Reich tedesco. Ammetto che ho impiegato diverso tempo per leggerlo...ogni tanto lo tralasciavo: la storia tristissima mi spingeva ad abbandonare la lettura, ma poi riprendevo dalla voglia di sapere cosa mai combinassero i due protagonisti: Anna e Otto Quangel, lui caporeparto lei casalinga.
Hans Fallada descrive le azioni, successe veramente, di questi coniugi berlinesi nel denunciare i misfatti della propaganda nazista lasciando in giro cartoline per la città. Nessuna resistenza organizzata al terrore nazista, solo la disperata azione individuale di pochi. Perciò ogni uomo muore solo; perciò le vite si consumano e si intrecciano per raccontare una triste storia di solitudine, di fanatismo, di spie e di paura. Il degrado spinge in basso tutti e i tanti personaggi che si incontrano convergono in un unico destino che vede la Germania teatro tragico del disfacimento umano.
L'autore Hans Fallada, pseudonimo di Rudolf Ditzen (1893-1947), scrisse l’opera nel tardo 1946, in ventiquattro giorni, appena prima di morire. Hans Fallada è stato uno scrittore tedesco tra i più conosciuti e le sue opere sono state tradotte in molte lingue. Io non lo conoscevo, anche se ricordo in parte uno sceneggiato televisivo dei primi anni sessanta con il titolo Tutto da rifare pover'uomo - con l'interpretazione, fra gli altri, di Ferruccio De Ceresa nel ruolo del protagonista, Paolo Poli, Luigi Vannucchi, Carlo Romano e Laura Betti - che fu tratto da E adesso, pover'uomo?: l'opera di Hans Fallada più conosciuta. Il racconto di Ognuno muore solo, anche se io ho trovato delle ripetizioni e delle lentezze nel ritmo degli avvenimenti con divagazioni su molti personaggi, quando riesce a coinvolgerti trascina in un vortice di tensione da thriller. I due coniugi protagonisti tra molti personaggi, crescono in stima da essere considerati pur nella loro ingenuità degli eroi: l'unico barlume di coscienza in una nazione, che esprime solo odio e paura; solo oppressione e fanatismo.
Un libro per conoscere quel poco di resistenza tedesca a Hitler.
Dello stesso autore va ricordato, oltre al succitato E adesso, pover’uomo? (2008) anche Nel mio paese straniero (2012) edito sempre da Sellerio.

domenica, aprile 05, 2015

Storia della filosofia a sonetti di Francesco Deiana

Mi era stato chiesto di rispondere al giveaway (così ora si chiamano i mini concorsi promozionali di aziende e blog): Indovina il filosofo della casa editrice Matisklo Edizioni – una piccola casa editrice digitale di Mallare in provincia di Savona. Si doveva indovinare il nome dei nove filosofi messi in copertina del libro di Francesco Deiana: 'Storia della filosofia a sonetti'. In premio c'era il libro stesso in formato e-book. Ho risposto riconoscendo i nove filosofi: Socrate- Platone -Aristotele - Agostino-Tommaso Moro- Giordano Bruno-Kant-Nietzsche-Heidegger. Ho vinto dopo un sorteggio tra tre vincitori. Benissimo.
Il libro mi è arrivato subito in formato ePub come da me richiesto e mi sono immerso nella lettura.

Una lettura piacevole, e per chi come me ha una infarinatura di filosofia è stato come fare un rapido ripasso della materia. Con lo schema ritmico del sonetto, l'autore si è divertito, donando lo stesso divertimento al lettore, a rivisitare i grandi pensatori incatenandoli in una sintesi di rime baciate. Si comprende da subito che l'autore è amante sia della filosofia che della poesia e così con l'intreccio delle due passioni ha costruito un divertente impianto di storia filosofica.

Ecco un esempio di sonetto che racconta il filosofo: Parmenide di Elea

Tutta questa cultura europea
deve a lui il logico rigore
grazie cui si supera una marea
di illusioni che traggono in errore.
Fondatore della scuola di Elea,
Parmenide fu il primo pensatore
a far di tutto l’essere un’idea
che non ammetta alcun contraddittore.
Per lui l’essere è e non può non essere,
– ci recita così la filastrocca –
il non essere non è e non può essere.
Ogni parola in più sarebbe sciocca,
il mosaico ha solo queste tessere:
essere e non essere... acqua in bocca!

E per controcanto -si fa per dire al bere dell'acqua in bocca- troveremo più avanti descritto così: Ludwig Feuerbach

Inviso alla visione cristiana,
della quale è critico accanito,
non esiste un essenza sovrumana,
non esiste di fatto un infinito.
Con buona pace della via hegeliana,
quest’è un punto cruciale, l’invito
è pensare alla natura umana
nel suo specifico esser finito.
Che vuol dire? che l’uomo ha in se stesso
tutti gli attributi di dio, il quale
altro non è che un semplice riflesso
di un’umanità molto più normale:
l’uomo è quel che mangia, questo il nesso
tra se stessi e l’essere universale.

Bravo Francesco Deiana. Bisogna amare molto la poesia per riuscire a coniugare l'amore per il sapere in versi; insomma, dare musicalità orale alle molte idee che hanno attraversato l'umanità.
Poi bisogna ringraziare - non lo dico perchè sono stato premiato- questa piccola casa editrice, la Matisklo Edizioni, che con somme minime permette di scaricare in eBook degli interessantissimi libri che diversamente non troveremo in cartaceo...vuoi per la miopia di molti editori e vuoi per la povertà di certi lettori.
Ora non si è più scusati...

Nota finale: La Matisklo Edizioni è stata fondata da due giovani: Cesare Oddera e Francesco Vico.
Molta filosofia del perchè è nata questa casa editrice di Mallare sta nella parola: Matisklo. Questa parola la troviamo nel libro di Primo Levi, La tregua.
Matisklo è una parola misteriosa pronunciata da Hurbinek, un sopravvissuto all'orrore dei campi di sterminio, che al di là del significato -rimasto segreto- cui tutti tentavano di dare, aveva per Levi la forza dell'essere detta, pronunciata; era una parola che aveva bisogno di uscire, premeva per un'urgenza esplosiva...ecco...
Perché la parola è, per ognuno di noi, come per Hurbinek, lo strumento per "conquistarsi l'entrata nel mondo degli uomini, da cui una potenza bestiale lo aveva bandito".
Perché "matisklo"è il Verbo senza il quale nessun libro è scritto.

Profilo facebook matiskloedizioni: QUI

Profilo facebook autore: QUI

Il libro di Francesco Deiana: STORIA DELLA FILOSOFIA A SONETTI
ISBN 978-88-98572-31-1 si può acquistare al prezzo di 2,99 euro al link: QUI