domenica, luglio 31, 2005

Penso l'amore

C’è qualcosa che ci distoglie dalla bruttura della società attuale, è sentirsi innamorati. Penso che chi faccia scadere così la convivenza civile non conosca l’amore.
Le sciagure di oggi sono i morti per terrorismo, i morti di fame, i morti lungo le strade della speranza sempre più chiuse dall’avidità di pochi.
L'amore e l'amicizia sono due potenti mezzi per risvegliarsi, conoscersi e guarire.
Allora auguro: ‘buona vita e amore’; un bel saluto che ho sentito e piace fare mio.
Penso questo in attesa di un traghetto, seduto nel dehors di un bar. Il mondo stasera è fuori, è fuori a guardare se stesso. Vedo il mondo dei ‘vorrei ma non posso’ che passeggia insieme al ‘posso e te lo faccio vedere’. E’ un sabato sera che ha dimenticato il villaggio.
Chiedo un pezzo di carta al cameriere; un servizio extra: un foglio dove riversare le mie emozioni. Così scrivo questo.
Il tempo di oggi è fatto d’aria eppure la carne non lo riconosce. Quante cose ci avvolgono, legano, ingarbugliano; quale incredibile matassa di fili invisibili ci circonda: le onde elettromagnetiche, i campi radio, le cellule di telefonia mobile, le immagini criptate di segni luminosi, i suoni ultra ed infra, flussi di segnali bip e bit. Sono il caos dei nostri pensieri, sono le parole che si affastellano perdendo significato. In mezzo, a tutto questo, viviamo indifesi e il nostro potere è un’illusione. Disarmati possiamo conquistare solo l’amore. Solo con questo ci conosceremo e con questo scopriremo che respiriamo la stessa aria; questa aria piena di cose sconosciute. Comprenderemo la pietà.

venerdì, luglio 29, 2005

Giochi biblici

Gli americani? Un popolo di bambini giocatori. Sapevo della spettacolarizzazione di ogni evento, perfino di quelli più sacri: chi non ricorda Jesus Christ Superstars? I fumetti con Gesù o le fabbriche di reliquie? Ma addirittura far diventare la Bibbia un gioco da tavolo, non ci volevo credere. Ieri un amico mi ha segnalato un link su Internet: www.discountcatholicproducts.com –ebbene, c’è di tutto. La pubblicità spiega che si può giocare in gruppi di chiesa, in famiglia e con amici: vince chi sa rispondere ai quesiti posti dalle carte; oppure dopo lanciando i dadi se esce una ‘c’, avanti con le rispose che iniziano con questa lettera.
C’è anche il gioco di Re Salomone che consiste nella gara di costruire il Tempio mentre i babilonesi cercano di distruggerlo: si mescolano le carte che rappresentano profeti, sacerdoti, re, poi in base alle offerte fatte, su degli altarini, si otterranno i favori per promuovere King David o King Solomon. Beh, nello stesso sito web si possono acquistare anche le medaglie, con l’effige di San Michele o San Cristoforo, per militari impegnati in Iraq; sul retro c’è la scritta: che Dio ci aiuti a servirlo con le armi.
Sarebbe bello che chi predica lo scontro di civiltà, lo continuasse a fare con le figurine e medagliette. I giochi biblici, proposti su Internet, sono fatti per divulgare la conoscenza del Libro; quelli cui assistiamo sono le solite guerre. Ora mentre i vari gadget venduti, sempre su questi siti web, segnalano bisogni di identità e appartenenza per fare salire la spiritualità; per me decade. Diventa tutto un inno al trash. Oggi non ne abbiamo bisogno.

martedì, luglio 26, 2005

Le Differenze

Ciò che fa umani gli uomini sono le differenze, sono quella miriade di comportamenti culturali, in alcuni casi anche singolari, che arricchiscono l’umanità.
Le differenze ci danno la conoscenza, ci aprono la mente, ci attraggono e danno saggezza. Sì, ci rendono migliori perché scopriamo insieme, anche le somiglianze: quello che ci lega, ci unisce per farci parte di un’unica specie, razza e anima.
Ma sussiste anche una assenza di conoscenza che determina un pregiudizio, che genera odio e fa commettere i più orribili crimini: stermini, genocidi, guerre. Questo pregiudizio continua, questo odio prosegue, ma allora siamo proprio incurabili? Niente è più distruttivo della convinzione di essere infallibili, di essere nel giusto, nel considerare gli altri inferiori; allora agiamo come se si compisse un’opera di Dio.
La vera conoscenza è quella empirica che sperimentiamo direttamente con l’osservazione e il dialogo con gli altri. Invece spesso pensiamo di conoscere le cose tramite le categorie. Categorizziamo tutto. Inseriamo in cassetti ordinati le cose, come i pensieri e il mondo.
Vi ricordate? Una volta l’Inghilterra era la perfida Albione, una nazione che affamava il mondo; erano gli imperialisti che tiranneggiavano i popoli negroidi. Oggi sono una nazione ammirata che nutre convinzioni liberali e aiuta i poveri. E nel 1840 circa, i tedeschi erano considerati dei provinciali bevitori di birra, un po’ ridicoli che amavano la musica e le fumisterie; erano per molti innocui e assurdi. Basterà poco e con Bismark diverranno spaventosi militaristi e cultori, con Hitler, di una razza superiore. I francesi? Esseri sbruffoni, bellicosi, nazionalisti e pericolosi per le donne…non parliamo poi degli italiani: mafiosi, spaghetti e mandolino. Non dimentichiamo anche i pregiudizi religiosi: gli ebrei sterminati come razza inferiore; l’inquisizione spagnola, come gli ayatollah a reprimere e distruggere chi è eretico. Oggi al centro c’è l’Islam, come pensate di conoscerlo? I pregiudizi come gli stereotipi nella storia mutano. Non muta l’odio.
La storia è un continuo susseguirsi di ricette fornite dal potente di turno, naturalmente condivise dal suo popolo, per risolvere i problemi del mondo. Soluzioni ritenute infallibili e uniche che hanno fatto versare oceani di sangue. Dov’è il Regno dell’Amore? Iniziamo con il rispettarci. Sarebbe già un piccolo passo verso un futuro diverso dal passato.

lunedì, luglio 25, 2005

La guerra di religione non esiste

La religiosità dell’uomo dovrebbe farci comprendere la nostra insufficienza. Non solo l’uomo non è autosufficiente senza Dio, ma lo è anche senza l’altro, senza il prossimo, le sue idee, la sua conoscenza e rispetto. Bisogna scoprire lo straniero come parte di noi. Con ciò nasce il dialogo che ci arricchisce.
Così ora in clima di terrorismo -definito islamico- immagino quanta fatica tocca a chi deve spiegare cos’è l’Islam. Ma c’è qualcuno che sappia spiegare agli altri cos’è il cristianesimo? Se ci fosse da ambo le parti l’umiltà di uomini piccoli e fallaci; l’intelligenza di saper essere tutti stranieri sulla Terra, per incontrarci, allora sapremmo chi è l’altro: chi è l’islam, l’Ebreo e il Cristiano.
Con gli stupidi stereotipi i difensori di civiltà, che neppure conoscono pensandole essere solamente i propri interessi, nascono i ‘disegni di guerre totali’. Si pensa automaticamente musulmano un arabo e cristiano un europeo: non è così. Si pensa fanatico un fondamentalista, mentre è semplicemente uno che crede in fondamentali ragioni che danno senso alla sua vita. Fondamentalisti lo sono i cristiani come gli ebrei. Il fanatismo è qualcosa d’altro.
Bisogna dire invece che il fanatismo è respinto dalla stragrande maggioranza del mondo islamico. Essi conoscono l'impossibilità obiettiva di un'applicazione letterale e normativa di Corano e della Tradizione, come fondatrice d'una vera convivenza civile, quanto all'arbitrarietà della tesi secondo cui il dovere principale del musulmano sia la lotta contro il "satana occidentale"; questo è solo una sorta di leninismo politico applicato alla fede.
Confidare tutti in Dio, paradossalmente lo stesso, potrebbe farci superare gli schemi dettati dall’ignoranza.
Chi vive la spiritualità e si comporta di conseguenza al suo messaggio religioso, che è esempio morale e di saggezza, cerca il dialogo: parla di Dio senza parlarne; agisce con la gentilezza e non uccide l’altro.

sabato, luglio 23, 2005

Rinunciare alla violenza

“Rinunciare alla via della violenza”. Breve frase detta dal nuovo Papa Benedetto XVI dopo la strage terroristica di Sharm-el-Sheikh. Un invito penso rivolto a tutti, anche a quelli che pensano di esportare la democrazia con le bombe: quelli che attuano la guerra preventiva; quelli che fanno le missioni di pace entrando a calci in casa degli altri. Quante volte è stato detto che la violenza genera violenza?
Ricordo quella frase detta da Papa Giovanni Paolo II mentre implorava ogni giorno la pace, e si rivolgeva soprattutto ai potenti della Terra: coloro che più che interpretare i sogni nobili dei popoli attuano la legge del taglione.
Il mondo continua nell’errore. Ancora ci domandiamo se esiste una evoluzione umana. Ancora viviamo l’uomo del nostro tempo, quello del poeta Quasimodo: l’uomo della pietra e della fionda; quello visto dentro carri di fuoco a seminare terrore, senza amore e senza Cristo. Come i padri, i figli uccidono come sempre. Allora può trovare realtà l’invocazione del poeta? Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue salite dalla terra, dimenticate i padri: le loro tombe affondano nella cenere, gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

martedì, luglio 19, 2005

I politicanti

La politica che dovrebbe rivelare le qualità migliori degli uomini, quasi sempre ne mostra gli aspetti peggiori. Quello spirito di servizio, di abnegazione per il bene comune, necessari al politico, che dovrebbe essere per natura un uomo generoso, si scontra con una ambizione sfrenata ed una rincorsa al potere come segnale inquietante a coprire gravi mancanze: affettive? Sessuali? Di intelligenza? Chissà. Intanto è molto rappresentativo di ciò che è successo a dei politici chiamati non a caso ‘colonelli’. Il clima da caserma non è un caso in certi ambienti politici…spesso di destra; ma non è solo del partito AN.
Un giorno forse qualcuno racconterà le voci degli anfratti, dei bar, di questi politicanti; ebbene pensate che le cose più cattive contro Berlusconi o Bossi le abbiano dette gli avversari politici? Vi sbagliate. Sul piano umano molti Bruto sguazzano in politica e senz’altro questo si riflette sull’andazzo generale del paese Italia. Un altro segno dei nuovi veri barbari; altro che islamici fondamentalisti.
L’Italia è una democrazia senza una vera classe dirigente. Abbiamo una classe tutt’alpiù sorridente. Sorridi: c’è una telecamera. Poi appena spenti i riflettori giù a bestemmiare gli idoli, un po’ idioti della nostra politica mediocre.
Noi incauti spettatori, che cosa dovremmo dire?

lunedì, luglio 18, 2005

In memoria di Gina Lagorio

E’ morta Gina Lagorio, scrittrice che io consideravo ligure anche se sapevo nata a Bra nel cunense. Ma Gina Lagorio ligure lo era per la sua vicinanza al poeta Camillo Sbarbaro; ligure lo era perché vi ha abitato per molto tempo con i suoi genitori e poi ancora per elezione, per essere una scrittrice di paesaggi. Per questo era ligure nella schiettezza della parola, nella essenzialità dei sentimenti, scarni e veri.
Gina a 84 anni ci ha lasciato, ieri 17 luglio 2005, a Milano dove abitava ormai da anni. Mi è capitato di ascoltare Gina Lagorio a due presentazione di libri: Tosca dei gatti con cui ha vinto il premio Viareggio e Golfo del paradiso –libro vincitore del Premio Rapallo; con parole semplici e ricche di annotazioni vissute mi ha trasmesso la gioia della scrittura. “La letteratura è qualcosa di così intimo, profondo, così necessario, se è necessario, che deve implicare tutta intera la persona, che deve scegliere tra il dovere e il piacere, che deve sapere navigare nel mondo in cui si trova a navigare e in cui è bene, se è possibile, non cedere a troppi compromessi, perché i compromessi corrodono l’integrità di una persona”: Così, Gina Lagorio, in una intervista.
I suoi libri letti mi hanno rivelato una straordinaria raccontatrice. Ma di lei ogni volta che mi capitava di leggerla sentivo una comunanza di sentimenti: quelli legati alla Resistenza, quelli per la coscienza di un passato faticoso e forte di impegno e di passione, oltre ai gusti letterari- Sbarbaro, Calvino, Fenoglio e Primo Levi. Inoltre come non condividere il suo disappunto e disgusto per la povertà morale, civile e politica dell'Italia di oggi? Sapevo poi che era una ammiratrice del giornalista Michele Serra e anch’io sono un suo estimatore.
Gina vivrà ancora nei suoi scritti, a quei libri cui ha affidato il suo impegno civile e di passione per la vita e la sua bellezza, da cogliere in punta di penna per noi e gli altri.

domenica, luglio 17, 2005

Lotta al terrorismo

Nella sua rubrica ‘Bananas’, sul quotidiano ‘L’Unità’ di qualche giorno fa, Marco Travaglio, sotto il titolo, ‘Siamo tutti siciliani’, esaminava le misure per combattere il terrorismo e la criminalità in Italia. Tra brigatisti rossi, stragi nere, nar, fascisti e mafiosi, ricordava Travaglio, l’Italia si è fatta una grande esperienza di lotta al terrorismo, ma molte delle misure adottate per combatterlo sono state demolite da questo governo.
Oggi chi chiede lo stato di guerra parla dell’Europa come di forcolandia, in materia di arresti internazionali. Ma per questo non bisogna meravigliarci: sono gli stessi che brandivano un cappio nel nostro Parlamento. Si parla di misure di prevenzione ed intanto si tagliano i fondi alla Polizia di Stato. In tutto il mondo si cerca di combattere i paradisi fiscali, dove la criminalità ricicla i suoi proventi illeciti, e il nostro Presidente del Consiglio ha ammesso di averli usati per non pagare le tasse. Poi abbiamo una persona, che ha una grande esperienza in fatto di lotta a terrorismo brigatista e mafioso, come il magistrato Gian Carlo Caselli e questa maggioranza governativa cerca di ‘cancellarlo’. Non parliamo delle misure di depenalizzazione del falso in bilancio o altre scelte di condono di misfatti vari. La criminalità ha rialzato la testa.
Ora si è visto che il terrorismo –cosiddetto islamico; dico cosiddetto perché mi darebbe assai fastidio che si dicesse terrorismo cristiano parlando di quello fascista- non si combatte con le guerre ma indagando le radici profonde di quello che ha portato ad odiarci così tanto: noi, quelli che ci riteniamo i migliori, i superiori e che in verità siamo solo i potenti della Terra, quelli che si sbaffano oltre l’80% della sua ricchezza. Poi serve serietà, misure di intelligence e determinazione nell’usare le giuste leggi fatte ad hoc…ma guardate questa nostra classe dirigente: vi sembra seria? Aspettatevi qualche nuova barzelletta da ‘Bellachioma’.

sabato, luglio 16, 2005

Le persone che si amano si portano con sé

Le persone che si amano si portano con sé. Così io porto te, sempre con me. Anzi più distante sei, più sei vicina.
E’ il modo di pensarti, di ricordarti bella e dolcissima e, chissà come e perché, così forse non sei.
Ora ad esempio ti immagino con me a gustare un bel momento o forse anche un gelato, qui sul lungomare. Immagino che mi sorridi o anche che ci teniamo per mano. Ora, in questo momento. Perché è vero, noi non ci siamo sempre. Noi non siamo per sempre. Noi viviamo troppo poco. Anche se diciamo sempre, sappiamo che non è vero. Sappiamo che quel sempre è vero solo nella morte, con quella diveniamo eterni. Ora dunque tutto quello che ci è dato è gratuito. Quello che ci succede di bello bisogna gustarlo e per farlo bisogna essere insieme a qualcuno altro. A qualcuno che si ama. Per questo le persone che si amano si portano con sé, per godere la vita.
Poi noi assumiamo, delle persone che amiamo, delle particelle. Noi ce le scambiamo negli atti d’amore; ce le strusciamo vicendevolmente con baci e carezze e nessun lavaggio ce le toglierà più…così ora sei qui con me, anche se non ci sei. Sei nei miei pensieri, perché è vero non c’è niente di più intimo di un pensiero.

martedì, luglio 12, 2005

Il Disertore


di Boris Vian


(Questa canzone, cantata Da Ivano Fossati...oggi la ricordo e la considero sempre attuale)

In piena facoltà
egregio presidente
le scrivo la presente
che spero leggerà.

La cartolina qui
mi dice terra terra
di andare a far la guerra
quest'altro lunedì

Ma io non sono qui
egregio presidente
per ammazzar la gente
più o meno come me

Io non ce l'ho con lei
sia detto per inciso
ma sento che ho deciso
e che diserterò.

Ho avuto solo guai
da quando sono nato
i figli che ho allevato
han pianto insieme a me.

Mia mamma e mio papà
ormai son sotto terra
e a loro della guerra
non gliene fregherà.

Quand'ero in prigionia
qualcuno mi ha rubato
mia moglie e il mio passato
la mia migliore età.

Domani mi alzerò
e chiuderò la porta
sulla stagione morta
e mi incamminerò.

Vivrò di carità
sulle strade di Spagna
di Francia e di Bretagna
e a tutti griderò.

Di non partire più
e di non obbedire
per andare a morire
per non importa chi.

Per cui se servirà
del sangue ad ogni costo
andate a dare il vostro
se vi divertirà.

E dica pure ai suoi
se vengono a cercarmi
che possono spararmi
io armi non ne ho.

domenica, luglio 10, 2005

1845- Kansas: Nuvola Bianca risponde ai preti

Kansas 1845 - Nuvola Bianca capo tribù degli iowa, così fece rispondere ai manti-neri, i preti inglesi, che lo assillavano affinché abbracciasse la loro fede religiosa.
‘Amici miei, ci avete detto che il Figlio del Grande Spirito è sceso sulla terra ed è stato ucciso da uomini bianchi e che il Grande Spirito l’ha mandato qui proprio perché venisse ucciso. Noi non riusciamo a capire una cosa del genere. Forse è sensato per i bianchi, ma gli uomini rossi, secondo noi, non sono ancora divenuti così malvagi da pretendere una cosa simile. Se era necessario che il Figlio del Grande Spirito fosse ucciso dagli uomini bianchi, forse è altrettanto necessario che loro credano a questa storia. Amici miei, voi parlate del buon libro che tenete fra le mani, ne abbiamo molti nel nostro villaggio; ci hanno detto che tutte le vostre parole sul Figlio del Grande Spirito sono stampate in quel libri e che se impariamo a leggerlo ciò farà di noi delle persone buone. Ora vorrei chiedervi, perché non ha reso buoni tutti i visi pallidi che vediamo intorno a noi? Tutti loro sono capaci di leggere il libro della bontà e sono capaci di comprendere ogni parola dei manti-neri., tuttavia non ci sembra che siano persone oneste e buone come noi. Di questo siamo certi. Ecco cosa accade nel paese che ci circonda, ma non abbiamo dubbi che qui, dove gli uomini bianchi hanno tanti libri e tante cose da predicare, le persone siano tutte oneste e buone. Nella nostra terra gli uomini bianchi hanno due facce, e le loro lingue si ramificano in molte direzioni. Sappiamo che questo non piace al Grande Spirito e non vogliamo certo insegnarlo ai nostri figli.’
Oggi dobbiamo ancora imparare, sebbene continuiamo la pretesa di insegnare agli altri cosa è giusto e cosa no.

sabato, luglio 09, 2005

Terrore e pace

Parla Blair: "Impossibile prevenire atti come questi. Il terrorismo ha cause profonde; anche disponendo di tutta la sorveglianza del mondo, non li si potrà fermare". Questa mi sembra una dichiarazione sensata, di fronte al terrorismo sanguinario, che con la guerra in Iraq si è moltiplicato nel mondo. Quelli che continuano a lanciare proclami di forza e di vittoria, non fanno altro che aumentare l’odio. Credo che invece la risposta di Londra, nel continuare la vita di sempre, come fa questa vera metropoli di gente cosmopolita, sia quella giusta.
Intanto voglio ricordare che la prossima settimana si compirà la centosettantacinquesima ora di silenzio per la pace. Da ormai più di tre anni ogni mercoledì sera, dalle ore 18 alle 19, si riunisce in piazza De Ferrari a Genova uno sparuto gruppo di persone per testimoniare la richiesta di pace. Uno striscione della Rete anti g8, qualche bandiera arcobaleno, la distribuzione di un volantino con la data e il numero dell’ora di silenzio raggiunta, più un cartello che ricorda morti e guerre, sono gli strumenti della piccola manifestazione di piazza. Il numero delle persone presenti varia ed ultimamente era sceso molto. Poche persone sedute sui gradini del Palazzo Ducale, frequentemente tra l’indifferenza dei molti passanti.
Ora con gli attentati criminali di Londra la guerra torna d’attualità. Spesso viene dimenticata o relegata in pagine interne. Quello che è successo a Londra deve spingerci a rilanciare la pace. Il terrorismo non si vince con misure repressive o di prevenzione armata, bisogna rimuovere le cause profonde che porta certi uomini a compiere quelle stragi di innocenti. A morire loro stessi con noi.

martedì, luglio 05, 2005

Morire


Morire è partire senza valigia. Non serve. Dove devi andare, anche se ti vestono a festa, con il vestito migliore, bisogna essere nudi.
Morire è partire senza lo spazzolino da denti, senza portafogli o documenti; poi te ne daranno uno di pietra con inciso due date…a te che ne avevi solo una.
Morire è lasciare le cose in disordine. Rimane un numero dispari. Hai da pensare che eri solo, non avevi da sottrarre che uno. Troppo scontato, ora che sono tanti a piangere e contare.
Morire poi non è nulla; è lì che si deve andare. Lo diceva quell’amico che è già partito: quando arriva la morte io non ci sono più.
Morire è lasciare gli altri a sbrigare le ultime pratiche. Tu stai tranquillo perché vuol dire che ci sei ancora. Dillo a tutti: state fermi. Nessuno prepari la valigia.

lunedì, luglio 04, 2005

Ricevo da Raffaele Mangano e pubblico: Comprate il Corriere della Sera di oggi
e conservate le pagine da 23 a 26.

Viene pubblicato il rinvio a giudizio degli imputati Berlusconi, Lorenzano, Bernasconi, Vanoni, Camaggi, Galetto, Del Negro, Colombo.etc etc per la faccenda dei diritti televisivi dei film comprati da Mediaset in America.
Vi si legge tutto in modo dettagliato: i passaggi di soldi, i conti correnti esteri, la marea di società di comodo e di prestanome, i flussi finanziari , e l' importo della gigantesca ( ovviamente presunta) evasione fiscale e conseguente costituzione di fondi neri per centinaia di miliardi all' estero. Poco presunti perché ci sono i depositi e gli importi in tutte le valute ( dollari, franchi, lire, etc etc)
Io sono certo che gli avvocati del Cavaliere sapranno giustificare i motivi per cui i soldi per comprare un film da una major americana dovevano fare un lungo tragitto: Usa - Olanda - isola di Man - Malta - Svizzera etc etc. E ci diranno anche perché Mediaset non comprava direttamente ma dopo una serie infinita di passaggi attraverso società come: Cassia Corporation, Elpico, Sska production; Film Trading; Green Comunication, Irwing Trade, Martury, Meat trading, Promotiones Catrinica, Royal company, Vienna Sport, Watou Investements. Tutte società ignote nel mercato del cinema!
Comunque sono sicuro che tutto sia stato regolare e ce lo dimostreranno. Anche perché i traffici sono continuati mentre il Cavaliere era capo del Governo. E non sarebbe bello scoprire che il presidente del consiglio truffava il fisco.
ciao! raffaele

venerdì, luglio 01, 2005

Calderoli ministro

Cosa ho fatto di male per meritarmi un ministro come Calderoli? D’accordo ne abbiamo passate di tutti i colori. Abbiamo avuto ministri della Sanità come De Lorenzo, ministri della Comunicazione come Gasparri; della Difesa come Previti o della Giustizia –questo c’è ancora- come Castelli, ma uno come Calderoli non lo sopporto proprio. Ogni volta che parla con quella boccuccia rosa dice cose mostruose. Parla di castrazione, pena di morte, di sparare cannonate alle navi con clandestini, di taglie, di buttare via la chiave. Cose per lui normali. Come se lui fosse normale. Infatti lui è normale, come ministro di questo governo con a capo un gigante del pensiero banale.
Senz’altro Calderoli è lì per volere democratico, rappresenta qualcuno, forse qualcosa. Svolge un mandato, ha dietro della gente ed esprime idee condivise, dicendo quel che pensa. Calderoli è della compagnia di Bossi e di Borghezio, è l’interprete di un mondo che non cambia o se cambia è per tornare nel medioevo, alla legge del più forte. Quel mondo conosciuto come legge naturale, la legge della giungla.
I geni purtroppo determinano un destino da cui non si può deviare. Essi pongono anche il limite alle aspirazioni individuali e a causa di barriere psicologiche spesso un uomo con un patrimonio genetico di un ballerino passa la vita a saltellare in un ristorante con i piatti in mano. Altri magari, nati camerieri, si ritrovano a servire, riveriti, idiozie. Poi diventa chiaro il copione: è il piccolo fascista che rivive sempre in ognuno e può prendere il sopravvento. Sono gli standard tipici degli umani d’ogni terra e paese, inculcati a forza da una cultura genitoriale, che non si rimuoveranno più. Come un computer toccato il tale tasto uscirà la vecchia soluzione…uscirà un Calderoli a rimarcare quanto siamo giovani sulla Terra, fors’anche cretini.
A proposito questo computer con il controllo dell’ortografia corregge sempre il nome di Calderoli in Calderoni. E’ proprio in questo che arrostiamo. Allora permettetemi di non sopportare.