domenica, novembre 27, 2016

Fidel Castro è morto! Viva Fidel Castro.

La realtà cubana racconta più di ogni ideologia che cosa era il regime di Castro. Un altro esempio di socialismo reale che ha perduto la scommessa di realizzare un 'mondo nuovo' basato su giustizia sociale, benessere e libertà. Niente di tutto ciò si può dire sia stato realizzato in quell'isola.
Il regime aveva paura della libertà del suo popolo; il benessere era in sostanza una povertà diffusa e la decantata sanità e scuola gratuita per tutti in fondo erano pagate dalla violenza verso i dissidenti.

Il regime di Cuba, il castrismo, era rimasto l'unico baluardo contro il liberismo...un unico sistema che rivendicava il socialismo; in verità esiste ancora un paese, la Corea del Nord che si proclama comunista e si rifà alla dittatura del proletariato, ma quella è una storia diversa e se regge lo si deve alla volontà della Cina e altri paesi limitrofi, per i loro interessi di politica mondiale (una sorta di cuscinetto). Della Cina di oggi possiamo dire che pur conservando i simboli di falce e martello non ha più niente della società comunista: è un quasi continente dove esiste una pianificazione economica ma che sostanzialmente produce con mezzi capitalistici di sfruttamento totale della popolazione. Un regime con a capo una oligarchia di funzionari di partito unico che controlla l'economia dirigendone i flussi.

E' chiaro che Cuba dipende per le materie prime e altri beni dall'estero determinando così una povertà endemica della popolazione, ma la paura degli USA si sta allentando aprendo così le porte a scambi bilaterali che non so quanto riescano a snaturare o modificare il regime di Castro. Quel Castro che da oggi non c'è più. Ecco allora che una scommessa si apre: quanto cambierà l'ideologia social-castrista? Essere rivoluzionari vuol dire credere profondamente nell'uomo -così disse Castro- ma con la negazione di molte libertà faceva capire che in fondo l'homo homini lupus (riferimento all'istinto innato dell'uomo di sopraffare il proprio simile, come il lupo che, per sopravvivere, sbrana il più debole) non cambia.

Però mai uccidere i sogni e le idee di uguaglianza, fraternità e libertà.

sabato, novembre 12, 2016

Cosa farà Donald Trump?

Due giorni fa mentre commentava i risultati delle elezioni statunitensi e insieme spernacchiava i cosiddetti 'rosiconi' della sinistra, che criticavano la vittoria di Donald Trump, Vittorio Feltri elogiandolo diceva che per giudicarlo bisognerà aspettare i fatti...ma le parole in politica sono come pietre e non serve attendere il suo effettivo insediamento alla presidenza degli USA per farci un'opinione su questo tipo di personaggio che in Italia abbiamo conosciuto attraverso un antesignano quale Silvio Berlusconi. C'è qualcuno che qui ricordi qualcosa di importante e positivo fatto per l'Italia dal tycoon nostrano?

Tornando alle parole dette in campagna elettorale da Trump dobbiamo preoccuparci e le manifestazioni che si svolgono in queste ore negli USA dimostrano la rabbia e la preoccupazione dei cittadini di quel grande paese.
Trump durante la campagna elettorale ha detto che alzerà muri; toglierà la riforma sanitaria; l'effetto serra è una bugia dei progressisti; pugno duro contro gli immigrati soprattutto i musulmani e i messicani definiti tutti portatori di droga, criminali e stupratori; vede le donne come oggetti; il suo atteggiamento verso il potere: 'Se non riesci a diventare ricco facendo accordi con i politici c’è qualcosa in te che non va'...

C'è altro da ricordare? Ad ogni buon conto bisognerà certamente aspettare che alle parole seguano i fatti. Solo allora si capirà fino in fondo quali scelte hanno fatto gli statunitensi nell'affrontare la crisi profonda che attraversa il mondo e di cui loro sono i principali responsabili. Non se ne dimentichino. Alla domanda di Bush che si chiedeva: 'perchè ci odiano tanto?', una risposta se la dovranno dare.

mercoledì, novembre 09, 2016

Trump presidente USA

Le elezioni americane hanno dimostrato quanta diversità ci sia tra chi parla alla 'testa' e chi alla 'pancia'. Ancora una volta abbiamo assistito in campagna elettorale ad uno scambio di colpi bassi fatti di denunce di scandali, di malaffare, di poca serietà, ma soprattutto abbiamo visto come ognuno dei candidati alla elezione di presidente degli USA usasse un linguaggio opposto e per certi versi inconciliabile a quello del rivale.
Se facessimo una analisi dei linguaggi usati scopriremmo quanto ognuno parlasse solo ad un suo ipotetico elettore...in fondo nessuno dei due candidati entrava nell'ambito dell'altro. Quando succedeva erano scintille, baruffe, scontri che andavano al di là di scelte politiche e cadevano in questioni personali. Ora con la vittoria di Donald Trump possiamo affermare che ha vinto chi ha parlato alla 'pancia'; chi ha fatto emergere negli USA quel carattere di profonda astiosità contro i politici dell'establishment e di paure diffuse: del musulmano, dello straniero, del diverso...
Tutto sebbene la cultura statunitense, come forse tutte le vere culture, sia una cultura multietnica, multiculturale.
Sarà possibile ora applicare la politica di Trump senza che diventi in sostanza un trompe-l'oeil? Una prospettiva falsa? Ne dubito. Però penso che gli USA pieni di contraddizioni profonde conservino anche gli anticorpi costituiti da ideali di libertà e ragionevolezza.
Poi parliamoci chiaro...in gioco non c'era il cambiamento di una prospettiva di società che rimarrà liberista, ma di una politica che forse contro i suoi interessi nel mondo diventerà isolazionista.