martedì, aprile 30, 2013

Destini personali, libro di Remo Bodei


Con il libro Destini personali, Remo Bodei racconta il lungo viaggio attraverso il processo di identificazione e la formazione delle coscienze, per la costituzione di un io che dialoga e si confonde con l’anima. Nel lungo tempo per arrivare al processo di identificazione, ovvero alla costruzione dell’Io e della coscienza, si trovano due strade, quella individuale e quella collettiva. L’identità personale si rivela erede e surrogato dell’anima, mentre quella collettiva forma l’io con uno stampo sociale che stabilisce una normalità fragile. Quest’io è in lotta perenne tra libertà e risucchio nella folla.
Dice Remo Bodei: 'Ognuno di noi è il risultato di un corpo ricevuto per eredità biologica e di stampi anonimi (lingua, cultura, istituzioni), le cui impronte rielabora in forma inconfondibilmente personale'. Con questo libro Bodei cerca di mostrare da un lato che l'identità dell'uomo deriva da forze - corpo, linguaggio, istituzioni, stati - che, inevitabilmente, lo plasmano; dall'altro, la possibilità della coscienza di rendersi conto di queste stesse forze e sfruttare lo spazio intermedio dei rinvii tra l'Io e il Noi a proprio vantaggio.
Tutto questo percorso ci porta a comprendere quello che già aveva espresso Eraclito con il paradigma: 'Ethos antropos daimon', il Carattere è Destino. Ecco il carattere, quella unicità, individualità che porta a compiere strade diverse al nostro destino, dove trovare il senso ultimo del nostro essere. E’ questo un percorso, non psicoanalitico, ma soprattutto filosofico; le domande: chi sono? Dove vado? Trovano risposte storico dialettiche nell’evoluzione del pensiero e nell’interrogazione continua. La maieutica socratica, il tirar fuori ponendo domande. La filosofia consegna alla psicologia quella visione del mondo che la plasmerà.
Dall'età di Locke alle soglie dell'attualità, Remo Bodei descrive i processi di costruzione dell'Io e della coscienza mettendo in evidenza le relazioni tra la coscienza stessa e i suoi orizzonti storico-politici. Con particolare attenzione alla fase di conclamata denuncia della frammentazione dell'Io e ai successivi progetti autoritari di ricostruirlo (per renderlo più obbediente mediante una colonizzazione delle coscienze).
Schopenauer con il ‘principium individuationis’ affronta il nocciolo della ricerca di identità: sollevare il velo di Maya vuol dire sopprimere l’egoismo e allontanare la paura della morte con l’abbandono del principio di individuazione. ‘La morte dissipa l’illusione che separa la coscienza individuale dall’universale’. La morte in realtà distrugge l’individualità, non la vita né lo spirito. La stessa cosa ha origine nella sessualità, per continuare la specie, nel generare un nuovo individuo c’è la volontà di essere immortali. Ogni uomo manifesta la volontà nel proprio corpo che nel giro di pochi anni si rinnova completamente; ma c’è un nucleo sostanziale del nostro essere che è fuori del tempo. Il suo essere non è dato dalla memoria e dalla coscienza, ma dalla sua volontà. La volontà come consapevolezza, insight, intuizione del nostro spirito.

lunedì, aprile 29, 2013

Scrittrici porno e identità sessuali


Si è concluso il 21 aprile scorso, per la manifestazione La Storia in Piazza, il tema che trattava delle identità sessuali. Molto interessante con importanti testimonianze fra cui quella di Erica Jong, autrice di Paura di volare che alla sua uscita negli anni del femminismo fece gridare allo scandalo. Se c'è stata una rivoluzione vera in questo secolo passato è proprio quella femminista che, se non si è concretizzata con il pieno riconoscimento delle donne, almeno è servita a far prendere coscienza a milioni di uomini e donne della parità di diritti. Quella rivoluzione incompiuta è diventata permanente. Io vorrei inserire una riflessione sulle identità sessuali collegandomi alla letteratura porno e in generale a questo fenomeno che continua in modo esponenziale anche per mezzo dei nuovi media. Io ho sempre presente un detto di Pitigrilli che recitava, Il pudore delle donne è un'invenzione degli uomini, ora vedendo il successo nell'ambito letterario porno, per non dire cinematografico, delle donne possiamo sostenere che le campionesse del genere siano loro. La fantasia sporcacciona delle signore batte quella dei signori maschi. Il femminismo pare lontano: quella rivendicazione della gestione del proprio corpo, pare dimenticata. Io ricordo lo slogan gridato in piazza dalle femministe: Il dito, il dito, orgasmo garantito... D'accordo il diritto delle donne verteva su aborto, pillola, lavoro, ma anche per una emancipazione della sessualità più libera, che oggi però troviamo impadronirsi di strumenti maschili. Nella letteratura da sempre le autrici femminili sono state campionesse: chi non conosce i romanzi cosiddetti erotici come Histoire d'O di Pauline Rèage, Il delta di Venere di Anais Nin, Le età di Lulù di Almudena Grandes, e il già citato Paura di volare di Erica Jong? In questi ultimi dieci anni per arrivare ai libri recenti delle sfumature, siamo passati per Scopami di Virginie Despentes e dalle nostre varie Melissa P., Pulsatilla ecc. senza scordare quella che per me è la più grande: Una Chi (Bruna Bianchi) di cui ho parlato su mentelocale.it Per le identità sessuali, si sostiene che le donne siano in fondo poco interessate alla pornografia e non è per pudore o moralismo ma perché quello che fa ansimare gli uomini annoia le donne. La pornografia è ripetitiva, meccanica, con organi sessuali enormi variamente e insensatamente congiunti. Le donne hanno bisogno di una storia che ecciti prima di tutto la fantasia, che racconti di dedizioni, sottomissioni, punizioni, promiscuità imposta, non per sesso ma per amore. Le donne devono crearsi per il sesso una storia...e un'amica mi ha detto 'vivaddio che è così, diversamente saremo sempre a copulare in ogni angolo di strade e di uffici. Saremo sempre ad accoppiarci'. Forse ha ragione. Ma l'uomo è così gretto? E' proprio così?

domenica, aprile 28, 2013

Grosse Koalition

Con la formazione del governo di Enrico Letta possiamo affermare la fine del bipolarismo e delle leggi elettorali -in ultima il cosiddetto porcellum- che l'hanno incentivato. A questo punto bisognerà pensare seriamente di ritornare ad una legge elettorale proporzionale. Già con il governo di Mario Monti c'era stata una sorta di sospensione politica della logica dei poli destra sinistra. Con l'attuale governo formato dai due maggiori partiti antagonisti, che vede all'opposizione parti delle stesse coalizioni avversarie si è compiuto un atto contro gli elettori dei rispettivi partiti. Il PD è quello che più di tutti è entrato in agonia. Per il PDL il discorso è diverso; lì sono tutti soldati alle dipendenze di Berlusconi e non servono dibattiti o congressi: decide tutto il boss, alla luce dei suoi interessi personali. E' quest'ultima cosa che rimane indigeribile. La grosse Koalition poteva essere anche normale, frutto di un accordo su programmi utili a uscire dalla crisi socio economica; la presenza di Berlusconi fa diventare problematico e a rischio qualunue accordo. Staremo a vedere.

sabato, aprile 27, 2013

Il metodo antistronzi un libro salutare per tutti

C'è un libro, uscito da qualche anno, che risulta sempre attuale; si tratta di Il metodo antistronzi (The No Asshole Rule) scritto da Robert I. Suttonedito dalla piccola casa editrice Elliot Edizioni. Sottotitolo di questo libro, divenuto un bestseller, è: Come creare un ambiente di lavoro più civile e produttivo o sopravvivere se il tuo non lo è. Gli stronzi analizzati nel libro da cui proteggerci, sono scovati nel luogo privilegiato dove esercitano le loro cattiverie: le aziende, i posti di lavoro, dove nelle gerarchie e nelle relazioni di potere vengono allo scoperto. Robert I. Sutton laureatosi in psicologia applicata al posto di lavoro, ha creato lo Stanford Technology Venture Program (STVP), mirato al pensiero lineare e multidisciplinare all’interno del marketing e attualmente è titolare a Stanford della cattedra di tecnica aziendale innovativa. Il titolo del libro non deve ingannare poiché è un serio trattato sulla psicologia dei prepotenti, maleducati, cafoni, bastardi, aguzzini, tiranni, maniaci oppressivi, despoti, egomaniaci…insomma di tutti quelli che la parola stronzi sintetizza bene. Tutti abbiamo conosciuto degli stronzi, persone insopportabili, capaci di avvelenarci la vita lavorativa; spesso le consideravamo un accessorio imprescindibile del potere e la loro tracotanza la subivamo rassegnati…ora il libro insegna a smontarli, a depotenziarli. Sostenitore della relazione assertiva, ovvero costruttiva e rivolta all’aiuto reciproco, l’autore del metodo antistronzi illustra come le personalità distruttive feriscano il prossimo e danneggino la produttività aziendale. Questo libro è indicato in particolar modo ai dirigenti di aziende e a chi ha la responsabilità di gestire gruppi di lavoro, per questo è un trattato di asshole management ossia di gestione degli stronzi. Può sorprendere invece che fra gli stronzi famosi sia citato Steve Jobs, il capo della Apple, che a quanto pare era noto per l'aggressività, le richieste impossibili ai propri collaboratori e le sfuriate in caso di errori. Sutton ammette che anche gli stronzi possono avere successo, che a volte le loro fissazioni maniacali possono aiutarli, quella di Jobs per l'estetica ad esempio è stata fondamentale, ma in linea di massima la stronzaggine è ben lontana dall'avere risvolti positivi. Secondo Sutton, per quanto lo stronzo possa essere bravo, non vale la pena assumerne uno: il metodo antistronzi consiste proprio nell'evitare di introdurre nel proprio gruppo di lavoro gli stronzi e nello stabilire regole di reciproco rispetto all'interno dell'azienda. Evitare gli stronzi si rivela un grandissimo vantaggio in termini di risparmio di denaro, per non parlare de l'immensamente migliore qualità della vita. Fra le grandi aziende che hanno applicato questo metodo Sutton cita ad esempio Google, dove vige la regola No evil, cioè non essere malvagio, e il grande successo raggiunto da questo gruppo, a partire praticamente dal nulla, dimostra che è stata una buona tattica. Un libro consigliato quindi a chi fa assunzioni e per chi vuole la vita e l’azienda sana. Per saperne di più, visita pagina dell'editore

venerdì, aprile 26, 2013

Recensione del libro: Bourbon & Viagra

Giorgio Boratto con il libro Bourbon & Viagra, segue diverse ispirazioni, con il genere musicale country e quello letterario, c'è anche il cinema dove con i film Nashville, Quando l'amore brucia l'anima, e soprattutto con Crazy Earth e Country Strong, i riferimenti diventano forti. Il racconto lungo di Bourbon & Viagra, così potremo definire questo libro edito da liberodiscrivere@, narra di un cantante country, Martin Hadger, quasi settantenne che con il viagra scopre una seconda giovinezza sessuale. Un cantante che sull'onda del successo avuto negli anni '70, riesce a continuare una attività che lo porta in giro per zone del middlewest americano. E' così che quasi ogni sera cerca di rimediare una scopata sempre con donne diverse. Quando va a buca lo consola il Bourbon...sempre che non lo abbia bevuto prima. Il protagonista del libro, che racconta in prima persona, risulta un uomo solo e con la paura di invecchiare, ma che con una sorta di sentimentalismo e ironia lo porta a vivere la sua avventura on the road. Ad un certo punto della storia Martin riceverà una lettera di una donna, che gli comunica che lui è padre di un figlio di dieci anni. Lui non ricorda né il posto e neppure il nome della madre. Come reagirà questo cowboy? Così infatti lui si ritiene: un cowboy che canta: Mamma non lasciare crescano fino ad essere cowboy/ quelli non sapranno stare a casa e saranno sempre soli/ anche con la persona che amano... Martin con The last cowboy song si domanda: è davvero finito il West, come sta finendo l'Occidente? Ma sono riflessioni che a lui non servono. La cavalcata per lui continua. Libro piacevole e ricco di spunti. Interessante è la lunga colonna sonora, formata dalla citazione di oltre 40 canzoni, che accompagna le azioni del protagonista. Da leggere. Link dell'editore dove è possibile leggere le prime pagine del libro: http://www.liberodiscrivere.it/biblio/scheda.asp?OpereID=161922

giovedì, aprile 25, 2013

Festa di Liberazione

Per la Festa della Liberazione, per il 25 aprile ci viene chiesto anche un atto di memoria, di ricordo per una data che ha ridato all'Italia la libertà. Molti hanno bisogno di ritornare su quei sentimenti di unità antifascista, ma per me non c'è solo la componente ideale di un percorso politico, che ha portato poi l'Italia a costruire una democrazia attraverso la Carta Costituzionale. Per me esiste sempre una ragione profonda dell'anima, per cui il fascismo non è solo un movimento politico, ma rappresenta il più grave attacco alla trascendenza umana, alla sua capacità di evolvere e costruire un mondo migliore. Il fascismo è uno stato dell'essere che spunta fuori in ognuno quando si dà voce all'egoismo, al sentimento di superiorità, alla crudeltà che risponde alla parte arcaica della bestia diventata uomo e viceversa. Per la memoria io ricordo quando nei primi anni '90, con l'avvento di Forza Italia e la costituzione politica di quel fenomeno culturale che prende il nome di berlusconismo, si voleva cancellare la Festa del 25 aprile: festa di divisione si diceva, festa di una sola parte; festa che non aveva più senso. Ecco quei personaggi che l'affermavano sono diventati i maggiori responsabili del degrado politico in cui siamo caduti. Non esiste più una vera classe dirigente e l'Italia si trova divisa come non mai. Ora si dovrebbe trovare, secondo molti, un comune senso di responsabilità per uscire da questa grave situazione economica, politica e morale...ecco, la festa del 25 aprile potrebbe essere un momento nuovo. Potrebbe? Poteva. Io ho visto che l'antifascismo come elemento di unità ideale, oggi manca. Nelle pance di molti italiani è sempre forte la spinta al fascismo e lo si riscontra nella ricerca di un condottiero, di un leader, di un papà - che se poi fa anche il papi va bene lo stesso. Ecco che il dramma deve ancora consumarsi. Per la liberazione dobbiamo sempre per forza passare per una piazza Loreto?

martedì, aprile 23, 2013

Ma che cos'è oggi il PD?

Ma cos'è diventato o meglio che cos'è il PD? Il Partito Democratico che avrebbe dovuto costruire, insieme al rinnovamento dell'Italia, la politica italiana? Nel suo logo resiste il riferimento all'Ulivo, l'idea originale di una grande convergenza delle forze democratiche per cambiare l'Italia e costituire un corpo di riforme -tra cui le primarie- utili alla partecipazione dei cittadini alle scelte politiche. Romano Prodi che era il soggetto che lo fondò è stato giustamente candidato a Presidente della Repubblica dal partito. Perché non è stato votato? Io mi sento smarrito e non capisco più niente. La schizofrenia di chi guida il PD è evidente. Allo stesso tempo si comprende che la dirigenza del partito non aveva la statura di leadership. Ha fatto bene ad andarsene in blocco. Ma ora? Io mi rifiuto di pensare e credere che si faccia un governo insieme al partito di Berlusconi: un partito che ha la grande responsabilità della grave situazione in cui ci troviamo. Con quella destra non si è riusciti a costruire nulla. Non è stata cambiata la legge elettorale, studiata da loro per indebolire il centrosinistra; non esiste nessuna affinità di idee per superare la crisi; sono da sempre alleati con un partito xenofobo e razzista come la Lega Nord. Io credo che la cosa giusta sia andare alle elezioni al più presto. Se poi vincerà nuovamente la destra vorrà dire che sono gli italiani che lo vogliono. Gli elettori le scelte le faranno con diversi motivi e uno su tutti la constatazione della insipienza della classe dirigente del centrosinistra. Poi in fondo ho capito che questo paese forse ha l'anima sostanzialmente di destra. Diversamente Berlusconi non avrebbe preso ancora così tanti voti alle ultime elezioni. Forse allora ha ragione Beppe Grillo che è riuscito ad attirare i giovani e portarli al voto. In Italia c'è un altro partito che sta vincendo sempre di più: è quello dell'astensione. Cittadini profondamente delusi da tutto a cui il PD avrebbe dovuto rivolgersi per far riaccendere una speranza di possibile cambiamento. Non so che dire altro. Dire di un partito che è diventato una accozzaglia di personalismi e ha perso le buone idee creative per una buona politica. Avete sentito Berlusconi come elogia la riconferma di Napolitano? Non era lui che gridava al complotto che lo ha portato alle dimissioni? Voleva la commissione d'inchiesta per indagare anche su Napolitano...il comunista che a suo dire gli bocciava le leggi. Noi dovremmo fare un governo con questo qui? Ma va murì ammazzato...