venerdì, aprile 15, 2016

Il filosofare è cercare chiarezza per la trasprenza del pensiero

Nell'ultima parte del libro di Maria Zambrano, 'Verso un sapere dell'anima' si parla di come introdurre alla filosofia le persone. 'Se si riuscisse davvero a condurre quacuno alla filosofia non lo si trasformerebbe in saggio, ma sicuramente lo si cambierebbe in un altro uomo': così scrive Maria Zambrano aprendo il penultimo capitolo del suo libro dove affronta la filosofia di Fitche.
Maria Zambrano ci riporta al più celebre ed efficace maestro della filosofia greca, Socrate; colui che fermava i passanti con pressanti domande e alle stesse domande poi si sottoponeva. In quanto scambio di interrogazioni si annullava la differenza per cui maestro e discrpolo diventavano insieme cacciatori della verità. La stessa forza che spinge alla conoscenza, faceva sì che -come sosteneva Kant- la filosofia non si insegna, si insegna a filosofare.
Ecco allora che su questo tema, Maria Zambrano mette Johann Fichte al centro della filosofia moderna europea. Fichte scrivendo 'l'Introduzione alla Teoria della Scienza' ci mette di fronte al filosofare più intimo e chiaro: chi è l'uomo? Per rispondere si dice che secondo il tipo di filosofia che si sceglie dipende da che uomo si è. Uomo e filosofia non sono, ma diverranno ciò che creano. La Filosofia diventa l'architetto del nostro essere.
Con Fichte la filosofia ci riporta all'interno dell'uomo, cioè al suo spirito che è l'essenza dell'universo.
Il suo Io è finito e infinito. L'Io finito è quello dell'identità. In questo primo atto originario l'Io ha una capacità di produzione ancora inconscia, che però è la condizione di ogni consapevolezza. Da qui la contrapposizione all'Io puro, ad un Non-Io, che provoca nell'Io puro una riflessione, che genera la coscienza: nel momento in cui l'Io avverte in sé una limitazione, diventa coscienza.

Con questi princìpi Fichte afferma l'esistenza di un Io infinito, l'esistenza di un Io finito (il pensiero dei singoli uomini) e la realtà di un non-Io (cioè della natura), che si oppone all'Io finito, ma che è posto dall'Io infinito ed è ricompreso in esso. Fitche con il suo filosofare porta a sintesi tutto il pensiero della filosofia idealistica tedesca ed europea. Cartesio scopritore dell'Io penso' trova in Fitche un Io ribaltato: un Io che non si limita ad accompagnare le rappresentazioni delle cose, ma conferisce anche essere, realtà diverse, oggetti del pensiero. L'Io include nella sua realtà anche quella delle cose.

'Con il cristianesimo l'uomo cessò di vivere nella natura e sostituì all'angoscia per le cose l'angoscia per il nulla. Si era reso conto che il suo essere, la sua persona non avevano niente a che spartire con la natura che lo circondava, e che i era solo luogo della sua caduta. Da questa consapevolezza muove la Filosofia idealista di Fitche in cui non troviamo più cose, non troviamo nient'altro che l'Io come attività pura, libertà pura'.

Passaggio importante per la filosofia moderna e occidentale. Un ulteriore passo verso Nietzsche; verso la 'morte di Dio e quel nichilismo quale fil rouge di tutta la filosofia dalla Grecia ad oggi.
Però la Zambrano ha il merito di ricordarci che si può filosofare con le armi della poesia e dello spirito per un ritorno all'amore per il sapere. Il sapere di sé e del mondo.