venerdì, maggio 25, 2012

La crisi politica

Le ultime elezioni amministrative hanno confermato la lenta ed inesorabile fine dell'avventura politica della Lega Nord e del suo capo fondatore: Umberto Bossi. Chi ha determinato questo declino sono stati soprattutto gli scandali legati al finanziamento pubblico ai partiti e uno dei vizi italici più diffusi: il familismo. Umberto Bossi finanziava con i soldi pubblici elargiti da quella 'Roma ladrona' i capricci con le paghette ai suoi tre figli. Uno poi (Renzo, detto il Trota) l'aveva fatto eleggere nella giunta della Regione Lombardia; oltre avergli fattp acquistare una laurea fasulla in Albania. Nella crisi che travolge tutti i partiti, quella della Lega Nord è implacabile. Con la fine di quel partito svanisce anche una delle illusioni più grandi: la creazione di una nazione inesistente, la Padania. Quello era l'obiettivo politico perseguito pervicacemente da oltre 20 anni. La Lega Nord è stata al governo con Berlusconi per oltre 8 anni e di quel periodo non si ricorda nulla di importante o che abbia influito negli assetti istituzionali del paese: si conosce solo una legge elettorale, definita dagli stessi creatori una porcata. Per il resto le riforme costituzionali, fatte a colpi di maggioranza parlamentare e prive del coinvolgimento popolare, proposte nel periodo 2001-2005 sono state sonoramente bocciate da un referendum abrogativo. Insomma l'ignoranza istituzionale, l'incapacità di scrivere leggi efficaci, l'inadeguatezza della sua classe dirigente ha compiuto il resto. Rimane di quel periodo solo una legge denominata Bossi-Fini, che dovrebbe combattere l'immigrazione clandestina; una legge sul federalismo fiscale, priva di strumenti attuativi e una riforma della Scuola che è soprattutto un intervento finanziario. Un disastro che è servito a far perdere ancora di più, oltre agli scandali di ruberie e altro, la fiducia degli italiani in questa politica. Ora cosa succederà? Qualcosa si intravede: la nascita di un Movimento 5 stelle, che con un programma minimo riesce a convogliare il voto per il cambiamento della politica. Un fatto nuovo che a sua volta viene dopo un percorso di qualche anno: era l'8 settembre del 2007 quando con un V-Day (Vaffanculo Day), si presentava un programma minimo: No ai parlamentari condannati. Fare compiere solo due legislature agli eletti. Elezione diretta dei candidati votati con la preferenza, e non scelti dalle segreterie dei partiti. Avessero almeno fatto quello...

domenica, maggio 06, 2012

Politici alla carica

Vado avanti, finché c'è il mio nome sulla lista io posso essere eletto': chi parla è Vittorio Sgarbi, il critico d'arte che era stato in precedenza sindaco di Salemi (Trapani), Comune sciolto dal ministero dell'Interno per infiltrazioni mafiose. Ora lo stesso è candidato per il Comune di Ragusa e risulterebbe non eleggibile. La Corte d'Appello ha confermato la pronuncia del Tribunale di Marsala, in base alla norma che vieta le candidature di chi abbia fatto parte di amministrazioni locali sciolte per mafia. La non candidabilità, secondo le leggi vigenti, determinerà la nullità dell'eventuale elezione di Sgarbi e dei candidati della relativa lista nonché l'invalidità, spiega il presentatore del ricorso, Francesco Scoma -coordinatore del PdL locale- di tutta la procedura elettorale indipendentemente dal candidato eletto. A parte questo aspetto, ma chi è che lo ha candidato? E cosa spinge una persona a voler essere a tutti i costi (è il caso di dirlo) sindaco di qualcosa? Cos'è questa infoiazione politica di essere sempre il lista? Certamente non è solo Sgarbi. Noto che chi viene preso dalla politica poi non riesce più a farne a meno; anche se i risultati sono disastrosi e i buoni propositi che li hanno mossi restano sempre delle realizzazioni chimeriche.