martedì, agosto 20, 2024

Volume terzo: 'Articoli & Lettere, Scritti pubblicati' di Giorgio Boratto

Ecco la presentazione degli scritti pubblicati che fanno parte del terzo volume dei 4 libri pubblicati da Amazon.it. In questo volume 'Articoli & Lettere, Scritti pubblicati – Volume 3' sono pubblicati scritti che vanno dal 2007 al 2011; per un totale di 280 pagine. Sono scritti, articoli vari, per la maggior parte pubblicati su mentelocale.it e Wema.it. E' stato per i due webmagazine un momento di grande produzione. Ora gli articoli pubblicati, quelli su mentelocale.it, non sono più disponibili online; sono stati messi nell'archivio e Wema.it è stato chiuso. Io in quest'ultimo quotidiano online sono stato anche vicedirettore: è stata una bella esperienza, con quel quotidiano online si sono formati validi giornalisti che ora scrivono su varie testate.
Di questa raccolta ne propongo in questa segnalazione 6, che a distanza di molto tempo conservano una certa attualità.
L'informazione al tempo dei blog -pag.42-; La fine del giornalismo -pag. 83-; Serendipity – pag.92-; GENOVA PER JOSE' MARTI', SCRITTORE E POETA CUBANO: UNO SPAZIO QUASI SEGRETO -pag. 149-; Mister GOOGLE ha preso esempio da un italiano...- pag.202-; Come la tecnologia trasforma l'uomo e la società – pag.244-.
Il libro è acquistabile al link: Amazon.it: Articoli & Lettere, Scritti pubblicati - Volume 3 - Boratto, Giorgio - Libri

L'INFORMAZIONE AL TEMPO DEI BLOG
‘Il termine blog è la contrazione di web log, ovvero ‘traccia su rete’. Il fenomeno ha iniziato a prendere piede nel 1997 in America, nel 2001 è divenuto di moda anche in Italia con la nascita dei primi servizi gratuiti dedicati alla gestione di blog’.
Così scrive Wikipedia, l’enciclopedia o­nline che è guarda caso anch’essa un blog, nel senso che è uno spazio aperto, libero, dove ognuno può scrivere quel che vuole con la certezza che apparirà in rete. Un sistema talmente a rischio che qualche mese fa è scoppiato inevitabile l’incidente, clamoroso, quando un rispettabile medico americano la cui biografia è stata ‘pubblicata’ da Wikipedia si è visto attribuire nientemeno che un coinvolgimento nell’omicidio Kennedy. Il fondatore e presidente di Wikipedia ha dovuto comprare spazi sui quotidiani per scusarsi e poi in un’intervista contrita sul New York Times ha promesso che sarà creata una forte struttura di controlli. Un incidente di percorso che non mina la portata di democraticità, di innovazione anche nel linguaggio, di apertura mentale dei blog. Ma fa riflettere non poco su questo patto di correttezza che dovrebbe sovrintendere alla gigantesca macchina da informazione che si è creata a livello mondiale. E siccome questa correttezza universale ovviamente non esiste, è tempo che dopo aver scoperto le virtù dei blog, i lettori apprendano in fretta i diritti del cittadino del villaggio globale. «Dobbiamo tutti imparare a leggerli», conferma Derrick De Kerckhove, il guru del multimedia, l’erede di Marshall McLuhan, che tra l’altro conosce molto bene l’Italia: «Nel vostro paese c’è la tendenza, per esempio, ad accreditare come buona qualsiasi cosa che passi in televisione, e a credere a chiunque parli dallo schermo. Invece serve spirito critico, e questo va moltiplicato quando si legge un blog».
Per non parlare della reputazione di un'azienda, che può essere messa in discussione dalle informazioni che vengono diffuse in rete. Quando sono appropriate ben vengano, ma come si può immaginare l’incrociarsi degli interessi autorizza lo scetticismo. Si moltiplicano non caso i modelli di monitoraggio, e anzi esiste già un sottomercato sempre più fiorente dedicato appunto a questo sistemi. Per esempio ne verrà presentato uno nei prossimi giorni chiamato WebRep, realizzato dalla Burson Marsteller, un’azienda specializzata nel crisis management (oltre che nelle pubbliche relazioni). Lo scopo è sempre quello: identificare, analizzare e monitorare con un elevato livello di precisione, affidabilità e rilevanza, la presenza sulla rete di notizie su un brand, di un servizio o di un prodotto. E poi verificare una per una l’attendibilità di queste notizie, e andarne a cercare la fonte. Di fronte a questa travolgente novità come si comportano gli organi di stampa tradizionali? Per la maggior parte, a partire dai grandi quotidiani, cercano di non farsi prendere in contropiede, neanche dall’ulteriore minaccia multimediale di strumenti che vanno già al di là del blog come il podcasting.
Hanno perciò attrezzato all’interno delle stesse edizioni o­nline dei veri e propri blog, spazi di solito gestiti da giornalisti di provata autorevolezza, che garantiscono una tribuna in più per affrontare senza censure i problemi più diversi, e poi servono anche per proseguire l’opera di fidelizzazione degli utenti. Non a caso nella classifica dei blog italiani più seguiti figurano soprattutto due categorie: ci sono quelli di personaggi simbolo come Beppe Grillo, che realisticamente non si presteranno a campagne ‘sospette’, e poi quelli ‘garantiti’ dal cappello protettivo di un grande giornale. A fianco di questi c’è la moltitudine dei blog autogestiti. Anche il software si sta evolvendo: i programmini di pubblicazione, distribuiti anche gratuitamente su Internet, consentono ormai con enorme facilità di creare una pagina web, anche senza conoscere il linguaggio HTML. La struttura può essere personalizzata con vesti grafiche dette templates (ne esistono diverse centinaia), ma anche se si resta all’osso permette a chiunque sia in possesso di una connessione web di creare facilmente un sito in cui pubblicare storie, informazioni e opinioni in completa autonomia.
Mentelocale.it 6/11/2007

LA FINE DEL GIORNALISMO
‘La fine del giornalismo’ è il titolo di un interessante articolo apparso sul Times online http://entertainment.timesonline.co.uk/tol/arts_and_entertainment/the_tls/article5236208.ece a firma di George Brock; un titolo preoccupante che affronta un ragionamento basato su un’opera di Robert Fox per la Folio Society (http://www.foliosociety.com/): EYEWITNESS TO HISTORY - Testimoni oculari della Storia; ovvero il più grande compendio di storia giornalistica mai prodotto. Divisa in 4 volumi, per un totale di 2000 pagine, l’opera di Robert Fox raccoglie le descrizioni dei grandi eventi storici dai geroglifici ai messaggi scritti con un Blackberry. Dall’egiziano Harkhuf che racconta al suo Faraone un ballo, sino a John Updike che osserva e descrive il crollo delle Torri Gemelle: 4000 anni di storia.
Si parte con il primo volume da Erodoto, l’inventore della Storia, il primo reporter che fa parlare soldati, servitori, re e viaggiatori per consegnarli ai posteri per arrivare a John Simpson, che racconta i fatti di piazza Tienamen. In verità i giornalisti professionali nei primi tre volumi sono pochi ed entrano in scena nell’ultimo volume, prima avremo scrittori e romanzieri; con l’assassinio dello zar Alessandro II si chiude e apre il nuovo capitolo della storia giornalistica moderna che pare finire con l’avvento dei bloggers. Appunto, con il quarto volume dell’opera, Eyewitness to History, si parla dell’avvento della tecnologia che trasforma radicalmente il ruolo del reporter nel 20° secolo.
Grazie alla tecnologia, con la possibilità di rendere immediata di comunicazione, con le foto di camere digitali e video trasmessi su internet, le testimonianze di testimoni oculari ci stanno sommergendo. Con l'espansione della tecnologia digitale, chiunque ora può essere editore di se stesso...allora, in queste circostanze nuove, come si definisce il giornalismo? A cosa servono i giornalisti? Molti bloggers ed operatori di nuovi media, hanno risposto alla domanda dichiarando che giornali chiuderanno: ‘deprivati dal reddito pubblicitario e dei giovani lettori, ambedue emigrati su internet, il potere del sacerdozio separato di giornalisti, finirà. I giornali creati da società capitaliste per controllare il potere e addomesticare le opinioni dei cittadini cesseranno’. Un vecchio regime dei media decade e una nuova comunicazione, che potremo definire ‘peer to peer’, prenderà il sopravvento.
Con la fine del giornalismo George Brock si domanda: ‘Ci sono sempre reporter, ma ci saranno sempre professionisti? Le testimonianze oculari devono resistere all’interrogatorio degli storici, ma gli odori, i rumori, i gusti devono sopravvivere al di là della contingenza dei fatti, facendoci vivere quella storia con una prosa vera; questo raccontare è ancora una qualità che va imparata, seppure esiste una abilità istintiva e artistica.
George Brock osserva che il meglio di quanto è stato prodotto ultimamente , viene sempre da professionisti John Simpson, (http://en.wikipedia.org/wiki/John_Simpson)
Martha Gellhorn (http://it.wikipedia.org/wiki/Martha_Gellhorn) e Tom Wolfe, (http://www.tomwolfe.com/bio.html), solo per citarne alcuni di grande successo. Io aggiungerei anche Ryszard Kapuscinski (http://it.wikipedia.org/wiki/Ryszard_Kapu%C5%9Bci%C5%84ski) e per l’Italia Ettore Mo (http://it.wikipedia.org/wiki/Ettore_Mo) e Tiziano Terzani.
(http://www.tizianoterzani.com/) Poi c’è lo straordinario evento dei blogger di Bagdad (http://warnewstoday.blogspot.com/index.html) – qui il link di un blog giornalistico aggiornato- (http://www.aliveinbaghdad.org/): attraverso i loro diari riusciamo a conoscere la realtà della guerra irachena che nessuno racconta.
La situazione dell’informazione è complessa e ancora non si delinea una chiara evoluzione dei media. I quotidiani cartacei continueranno a vivere anche se Marco Pratellesi sul mediablog (http://mediablog.corriere.it/) del corriere online riprendendo una notizia dagli Usa, informa come la stampa stia arrancando e per la prima volta internet abbia messo in riga tutti gli altri media, ad eccezione della televisione.
Secondo l'ultimo report di Pew Research Center,
(http://pewresearch.org/pubs/1066/internet-overtakes-newspapers-as-news-source) il 40 % del pubblico Usa preferisce internet per informarsi, mentre solo il 35% resta ancorato al vecchio giornale di carta. La televisione, con il suo 70%, regna incontrastata, seppure in leggera flessione rispetto agli anni scorsi. Solo internet fa registrare una crescita poderosa, in termini di scelta e fiducia degli utenti, con un più 24% rispetto al settembre 2007.
In sostanza la comunicazione digitale con le nuove tecnologie andrà sempre più affermandosi delegando alla stampa settori sempre più di nicchia indirizzandosi verso notizie di approfondimento con edizioni diverse dal quotidiano e periodico che vediamo oggi. Un fatto da rimarcare è che la comunicazione digitale non ha danneggiato la scrittura e il potere della lingua, anzi schermi e tastiere hanno permesso di raggiungere più persone facendo raggiungere nuovi record di lettura. Forse i grandi testimoni oculari della Storia sono finiti e rimangono a segnalarci l’alba di un’età dorata della scrittura. Quello che accadrà nel settore giornalistico non si sa ancora bene, certo è che tra il lancio della notizia e il suo fruitore rimane una sorta di fiducia, un legame per continuare una professionalità.
Mentelocale 31/12/2008

SERENDIPITY
Il vocabolo coniato da Walpole indica le intuizioni dovute al caso. Qualche esempio? La scoperta dell'America. Molti i casi scientifici. In margine al Festival della Scienza dedicato alla curiosità, mi piace parlare di un termine che ha una valenza scientifica come fonte di ricerca: serendipity.
Questo vocabolo di origine inglese è stato coniato da Horace Walpole, in riferimento ad una fiaba persiana, I tre principi di Serendippo. La storia descrive le scoperte dei tre personaggi con intuizioni dovute al caso, ma anche per la disposizione spirituale con cui si mettono ad osservare le cose. Per questo la serendipità - si può usare anche il neologismo italiano - è intesa come un elemento essenziale nell'avanzamento della ricerca scientifica; spesso scoperte importanti avvengono mentre si stava ricercando altro. Un esempio per sperimentare la serendipità è quello di smettere di arrovellarsi nel ricordare un nome, nella speranza che l'informazione emerga da sé, dalla memoria: il nome, poi arriva.
Approfondendo questo fattore di serendipità, scopriremo che molte scoperte della ricerca scientifica sono avvenute mentre si stava cercando altro. Un esempio è la scoperta della muffa che inibiva il proliferarsi dei batteri, fatta da Alexander Fleming: con quella osservazione casuale nacque la penicillina, il primo antibiotico della storia. E poi, la stessa scoperta dell'America di Cristoforo Colombo, perchè in verità lui stava cercando un passaggio per l'India.
Bella è la frase di un ricercatore biomedico che disse: «La serendipità è cercare un ago in un pagliaio e trovarci la figlia del contadino». Sarà per questo motivo che la serendipità è un atteggiamento della ricerca sempre più praticato consapevolmente. Pensando ancora, posso aggiungere che la natura di Internet si presta molto alla formazione di serendipità. Culturalmente, possiamo affermare che la Rete è un grande motore di serendipità. Gli intrecci connettivi, la possibilità di esplorare gli ipertesti, i rimandi dei link, gli indirizzi specifici e le curiosità aggiunte, aumentano la possibilità di scoperte e conoscenze nuove. Io inoltre credo che la serendipità porti con sé anche l'intuizione, quella speciale risorsa che ci mette in contatto con un sapere ancestrale: la conoscenza di qualcosa che è prezioso per noi e ci aiuta a comprendere quello che siamo e vogliamo. Perciò ritengo che spesso, quello che consideriamo magia, sia in sostanza un nostro personale percorso all'interno di un disegno cosmico. La serendipità allora entra in gioco non già per caso, ma per un disporsi sereno alla propria intuizione, al proprio accadere delle cose che è dettato dal nostro essere.
Così concludo augurando buona serendipità a tutti. Come? Invitandovi a lasciar perdere i vostri pensieri fissi e le vostre continue idiosincrasie, così libererete molte vostre potenzialità sconosciute e troverete la cosa più giusta per voi.
Mentelocale.it 9/2/2009

GENOVA PER JOSE' MARTI', SCRITTORE E POETA CUBANO: UNO SPAZIO QUASI SEGRETO
Dirigendosi verso l'Acquasola, salendo da Largo XII Ottobre, si passa accanto ad un giardinetto dedicato al poeta cubano Josè Martì (1853-1895). Lì trova posto un cippo dedicato al poeta cubano che ha a fianco una lapide dove sono incisi i versi di una sua poesia famosa:  La rosa bianca - tradotta da Edoardo Sanguineti: Cultivo la rosa blanca/ En junio como en enero /Para el amigo sincero/ Que me da su mano franca...‘Coltivo una bianca mia rosa/D'estate come d'inverno/Per il mio amico fraterno/Che mi tende la mano fedele/perché mi strappa crudele/Il cuore nel quale io vivo/Né cardi né ortiche coltivo/Coltivo una rosa mia bianca’.
Sotto il cippo, che reca l’effige bronzea di Josè Martì, c’è una targa messa il 5 novembre 1988 che segnala la direzione e la distanza da questo luogo al monumento dello stesso in piazza della rivoluzione all’Avana a Cuba: Miglia Marine 4508,38 - Km 8349,53 –determinazione effettuata dall’Istituto Idrografico della Marina. Sono passati quindi oltre 20 anni da quella posa e oggi fa piacere ricordare questo luogo poco conosciuto della città di Genova insieme a questo grande poeta.
José Martí è l'eroe nazionale di Cuba. Poeta di grande qualità e semplicità fu un autore rivoluzionario che ruppe con le limitazioni della tradizione letteraria dell’epoca. José Martí si collocò nel momento di transizione tra il romanticismo e il modernismo e fece uso di tutta la ricchezza di pensiero e linguaggio per offrirla in beneficio alla sua patria e la rivoluzione. La sua oratoria a favore dell'indipendenza spinse la popolazione a continuare nel cammino alla lotta per la emancipazione di Cuba. Il valore reale di questo talento si trova sia nei grandi ideali che lo condussero al sacrificio, sia nella sua opera letteraria.
Di questo poeta e libertador ricordo anche che ha ispirato, con i versi della sua poesia Versos sencillos, (http://www.exilio.com/Marti/Marti.html)
una famosissima canzone popolare cubana Guantanamera, che risale al XIX secolo. Questa canzone vanta innumerevoli versioni e strofe diverse ed è spesso stata cantata da singoli e gruppi; quella probabilmente più nota è stata cantata da personaggi come Joan Baez e Pete Seeger. Il personaggio della ‘guajira guantanamera’ altro non è che una ‘contadina di Guantanamo’, alla quale il poeta/cantante si rivolge.
Io da visitatore improvvisato di questo luogo, rimesso in ordine dopo la costruzione di un parcheggio- prima lo spazio era molto diverso ed ora esteticamente è migliorato-, mi chiedo l’origine di questo pensiero genovese verso il suo eroe e il popolo cubano. Qualcuno lo sa? Ecco una mia piccola curiosità che non voglio disgiungere da una bella frase di Josè Martì:’ L'unico modo per essere liberi è essere colti’.
Mentelocale.it 6/1/2009

MISTER GOOGLE HA PRESO ESEMPIO DA UN ITALIANO PER L'ECONOMIA SVILUPPABILE CON INTERNET
C'è un italiano che è stato scelto come modello per crescere e affermarsi in campo economico con l'utilizzo di internet da mister Google, ovvero il presidente Eric Schmidt. Questo è successo all'e-G8 Forum di Parigi davanti a una platea di società tecnologiche e di politici. L'italiano è Federico Hoefer: un siciliano di Gela emigrato in Lombardia in cerca di lavoro nel 1995. Arrivato ad essere responsabile di punto vendita per diverse aziende come la Coop Lombardia, la Esso italiana, la Lago.it con la crisi ha perso il lavoro; allora si è ingegnato a inventarsi qualcosa che lo potesse rimettere in gioco. Partendo da una Mercedes blu, classe E, e un pc, ha creato un sito web ladyblu.it (http://www.ladyblu.it) che gli ha cambiato la vita.
Con quello spazio su internet Federico Hoefer ha iniziato ad offrire un servizio di noleggio auto con conducente. In breve tempo quell'indirizzo sul web è diventato quasi un portale: la pubblicità sulla Rete è aumentata e oggi riesce a lavorare con una clientela presa dagli aeroporti Verona, Brescia e Malpensa. Aeroporti vicini a Mantova, sede della sua azienda. A ladyblu.it ha affiancato in seguito altri due siti web: malpensa24.com (http://www.malpensa24.com/ ) e taxi24airport.com
(http://www.taxi24airport.com/) completando una gamma di servizi, di autonoleggio con autista, efficiente. Con un computer sempre connesso e un telefono Federico Hoefer, riesce a garantire un servizio esclusivo 24 ore su 24. Bene. Internet, può diventare la piattaforma per costruire business, ma certo che alla base serve sempre un'idea e una semplice voglia di ricominciare.
Mentelocale.it 25/5/2011

COME LA TECNOLOGIA TRASFORMA L'UOMO E LA SOCIETA'
La tecnologia e l'informazione; il cervello e l'evoluzione: questi sono i temi congeniali a Derrick de Kerckhove di cui ha parlato nella sua conferenza al Festival della Scienza.
Derrick de Kerckhove ha iniziato ricordando il suo maestro Marshall McLuhan: 'Lui è stato un grande descrittore del tempo attuale; aveva visto quello che è successo dopo: l'estensione della coscienza, e internet coniugando la memoria e l'intelligenza ha moltiplicando la conoscenza...poi la televisione che diventa forma d'arte e ancora il computer come ricerca e comunicazione. Questo lo disse quando i computer erano grandi come una stanza...'.
Con il computer e internet oggi viviamo la terza età del linguaggio: un'età iniziata con l'avvento dell'elettricità. Una età che segue l'età della scrittura e quella della stampa.
E' il linguaggio che domina il corpo. Da sempre. Poi con la scrittura l'uomo scrive il suo destino. Il linguaggio crea potere. Con l'avvento dell'elettricità e la digitalizzazione noi diventiamo persone che cambiano radicalmente il modo di comunicare. Con il www, il world wide web, facciamo un salto quantico: entriamo in una interconnessione globale. La Rete avvolge tutti e tutto...
Derrick de Kerckhove si infervora e con rimandi al cinema: 'il cinema riesce a fare come i sogni: crea le nostre fantasie in termini virtuali'. Cita come Twitter riesca ad estendere le nostre comunicazioni in frazioni di intelligenza, in modo espansivo tanto da generare rivoluzioni (quelle del nord Africa). Scopriamo così che Derrik è innamorato di twitter.
Le divagazioni sul tema di Derrick de Kerckhove sono molte e parlano del Cloud computing, una metafora per dire che c'è un sistema intelligente di gestire i dati; dell'evoluzione tecnica che segue una sequenza di trattamento di dati, di informazioni, che possono creare il nostro profilo, con i molti parametri presi da dati conservati nei server. Il motore di ricerca Google, ad esempio, può rispondere alle nostre domande in modo mirato...con 'internet avviene l'appropriazione degli strumenti di produzione da parte dei cittadini. Marx realizza il suo sogno'.
Io appassionato di tecnologia per un momento godo...ma poi sarà davvero così? Per Derrick de Kerckhove esiste l'inconscio personale di Freud, l'inconscio collettivo di Jung e l'inconscio digitale: quello che nasce con internet e di cui noi non sappiamo di noi ma è dentro le banche dati.
Derrick de Kerckhove in finale affronta un tema che è psicologico e filosofico insieme: la ricerca di noi stessi. Pinocchio e Avatar: due modi, due metafore per percorrere l'identità, il non mentire a noi stessi sapendo che noi siamo già esseri virtuali a parte la tecnologia. Noi ci creiamo con la mente.
Per questo possono nascere problemi di soggettività, di identità. Noi riiventiamo il nostro essere con la fantasia. Con le tecnologie e le relazioni conseguenti, quali l'estensione della Rete noi corriamo certi rischi, la nostra personalità relazionale, si trasforma. La reticolazione del cervello può essere data dai social network? Per Derrick de Kerckhove siamo al 30% dello stato di influenza...una storia che è appena iniziata.
Da poco siamo arrivati a usare le onde cerebrali per controllare gli strumenti tecnologici. Arriveremo a controllare anche le emozioni? Questa è magia! La magia continua. Nuove frontiere avanzano. Bisognerà spesso fare i conti con queste nuove realtà e l'appuntamento con Derrick de Kerckhove è stata una buona opportunità.
Mentelocale.it 25/10/2011