Ancora di fronte...alla volgarità
Siamo in un periodo storico cui l’industria culturale offre tutti i prodotti dando l’illusione di una libera scelta. Avete bisogno di vincere? Di sentirvi virili? Ecco che in uno stadio vi è data la possibilità. Volete sentirvi diversi? Ecco la moda punk e dark. Volete distinguervi? Ecco le avanguardie e le jam session. C’è tutto, per tutti i gusti. Corride umane per l’intera gamma delle perversioni mentali.La televisione in questo contesto spesso è il fantasma che nasce prima del corpo; impastando diverse arti arriva a proporre l’insopportabile trasfigurazione della realtà.
Cosa succede? E’ la massa che regredisce, che cede, o è la forza del linguaggio dell’imbonitore? Insomma dobbiamo vedere per forza cadere le carrozzelle lungo la scalinata di Odessa per criticare il regime? Forse abbiamo ‘grattato’ tutto e messo a nudo la vera cultura: l’intellettualismo, la crema del sapere, era fin qui tutto una farsa per concederci l’illusione di saper meditare e arrovellarsi. Ma quale metafora, simbologia, trascendenza e spiritualità…in questa Italia tutto diventa una scorreggia: la volgarità non provoca più dolore ma risate. Aspettavamo i barbari? Eccoli: non sono venuti da fuori, li abbiamo in Parlamento.
Allora per cambiare, per distinguersi veramente, bisogna cercare una effettiva alternativa al regime. La parola d’ordine (che sia proprio d’ordine) potrebbe essere: non abbiamo diritto all’intrattenimento. Non è un obbligo dilettarci. No ai falsi bisogni. Penso poi che ognuno sia in grado di conoscere quali sono i suoi veri bisogni.
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