domenica, aprile 23, 2006

Lettera dall’Iraq

Non sono marziani questi soldati che camminano armati per le nostre strade; hanno una divisa ed un armamentario che li possono far sembrare di un altro mondo e forse lo sono…ma non sono marziani: no, questi sono degli umani fifoni, coraggiosi e anche cattivi, quanto lo possono essere tutti gli uomini in guerra. Sono soprattutto i nostri ‘liberatori’: così ci vogliono far credere. Insieme a loro sono arrivate molte cose: è arrivato l’occidente in massa, ma io non ho mai patito tanto; sto chiuso in casa tutto il giorno e aspetto. Sono giù di morale. La mia moschea è stata chiusa per paura di attentati; posso pregare in casa e la mia famiglia vive nel terrore.
Loro, gli americani, avevano come nemico numero uno Saddam Hussein e lo hanno sconfitto. Grazie; ma noi, dovrebbero saperlo, siamo solo della povera gente. L’iracheno è un uomo gentile; è religioso di diverse religioni, non è solo islamico è anche cristiano ed ebreo, ma è soprattutto arabo. Sì, l’iracheno si sente arabo. Poi l’occidente qui lo conoscevamo bene: Saddam Hussein piaceva agli americani e lo hanno sempre aiutato, contro gli iraniani, contro i comunisti, contro i curdi; lo rifornivano delle armi migliori in cambio di petrolio e controllo strategico di questa ampia zona del Medio oriente.
I prodotti americani prima dell’embargo giravano tranquillamente: coca cola, auto, benzina e computer erano cose americane. Ora le abbiamo di nuovo e di più. Non abbiamo però più lo Stato. Ho degli amici funzionari nell’amministrazione della mia città che sono stati mandati via perché appartenenti al partito Baath di Saddam, ma senza di loro non funziona niente. Gli americani con gli inglesi hanno portato con le loro aziende anche i loro tecnici, ma sempre più spesso si rivolgono a noi. Spesso non capiscono e i nostri tecnici si rivelano più bravi.
La politica imperialista americana e inglese non può funzionare: non possono fare i padroni in una casa che non è loro. Con la guerra abbiamo bisogno di tutto e tutti, ma non si può pensare di sfruttare il popolo iracheno come se fosse sottosviluppato; nei rapporti che si instaurano c’è bisogno di solidarietà, di vicinanza, di condivisione degli obiettivi, che garantiranno in futuro rapporti duraturi. Invece si comportano spesso in maniera da farsi odiare. Attualmente lavorano molto, a parte gli americani, le aziende cinesi, inglesi e russe. Gli italiani sono pochissimi. Almeno io non ne vedo.
Ora gli americani vorrebbero farci avere un sistema democratico e per questo occorrono diversi partiti, ed io mi auguro che si voti presto con tutti i partiti candidati e non solo quelli che piacciono a Bush.
Contro Saddam c’è stata la resistenza dei comunisti, degli sciiti, dei nazionalisti curdi, oggi si potrebbe dire, come si disse per Stalin con i comunisti: nessuno ha ucciso tanti islamici quanto Saddam. Però il terrorismo dei kamikaze non lo avevamo mai conosciuto: è triste vedere saltare in aria degli uomini per ucciderne altri. La guerra non finirà finché gireranno tra le nostre case i soldati americani e i loro carriarmati. Chissà però se si riuscirà ad avere ancora il nostro Iraq unito. Salam aleikum…preghiamo insieme.

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