venerdì, ottobre 10, 2008

La crisi economica

L’immane crisi economica finanziaria chiude un’epoca e segna il declino del nostro mondo, ossia della civiltà occidentale. La crisi economica investe tutto il pianeta, ma quello che ne conseguirà sarà la fine del nostro modo di intendere la vita. Non finirà il libero mercato in quanto tale, con gli aspetti di motore dello sviluppo economico, ma la politica dovrà esserne sempre più il controllore. Nel nome dell’economia libera di mercato, senza controlli, si sono compiuti dei grossi misfatti: c’è stato l’inganno di milioni di persone verso beni inconsistenti, spinta verso consumi esagerati; non si può fare come gli statunitensi, che consumano di più di quanto producano. Quello stile di vita nordamericano, sostenuto da George W Bush, non poteva durare: prima o poi tutto si paga. Così come si pagano le guerre con la generazione di nuove violenze.
Oggi i neocons si rimangiano tutti i loro slogan. In Italia poi abbiamo a capo del governo un simbolo di quel pensiero, Silvio Berlusconi: un ultrasettantenne amico di Bush, che dovrebbe gestire il fallimento di una ideologia abbracciata da lui anche per forti interessi personali. Cosa potrà succedere? Ancora più danni. Gli italiani, penso, piangeranno lacrime amare per avere mandato al governo per la terza volta un im-prenditore pensando che avrebbe fatto tutti più ricchi, soprattutto non pagando le tasse. La tassa che sopraggiungerà sarà una vera mazzata: pagheremo le banche e una economia disastrosa sostenuta proprio da lui, un ‘principe’ dell’economia virtuale, del prodotto anch’esso fittizio come un derivato: le televisioni e la loro pubblicità.

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