mercoledì, novembre 25, 2009

Illegalità e potere

In Italia quando l'avviso di reato colpisce un politico si studia subito una legge per derubricare il reato o non considerarlo più tale. Falso in bilancio? Non è più reato. Reato di corruzione? Prescrizione per quella semplice sempre garantita. Concussione? Spirito affaristico di nessuna importanza...quando la esercitano i politici, poiché per loro la Giustizia non è più giusta se tocca loro. Bancarotta fraudolenta? Non è più reato. I defraudati poi chi sono? Ora si sta pensando di cancellare il concorso di mafia. Dell'Utri, Cuffaro, Berlusconi...insomma, ma chi sono i mafiosi? La devastazione del concetto di Giustizia continua. In fondo poi in galera ci vanno sempre i miserabili; coloro che non hanno soldi abbastanza per arrivare alla prescrizione o il potere di cancellare i reati. Ora con l'istituzione del processo breve forse avremo la prescrizione anche per i poveracci, in barba anche alla 'certezza della pena' che dovrebbe accompagnare sempre il concetto di Giustizia.
I veri reati rimangono quelli di clandestinità (illegalità riservata agli stranieri); masterizzare un cd; consumare droga...se poi sono i politici, anche qui un velo pietoso sopra.
Certo è che per arrestare questo andamento sarebbe necessaria una battaglia nutrita di un alimento etico-politico e da un adeguato sostegno dello spirito pubblico. In realtà scopriamo che l'illegalità diffusa è prima di tutto l'illegalità degli italiani in generale. Un modus vivendi che giustifica tutto e trova negli interessi di parte la sua applicazione comportamentale. Così l'Italia resta il paese del G8 a maggior tasso di delinquenza e il minor tasso di legalità.

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