venerdì, marzo 07, 2014

I neuroni specchio e i memi del linguaggio

La coscienza, considerata uno degli ultimi misteri della scienza, seppur da sempre presente tra i grandi problemi della filosofia, è stata per lungo tempo lasciata fuori dai programmi di studio sulla mente e sulla natura umana.
La filosofia ha posto questa domanda: come può un corpo materiale, come il cervello, creare l'idea di una identità e le illusioni ad esse relative? Creare semplicemente una immaterialità? Cos'è in sostanza la nostra esperienza cosciente? Una delle qualità che ci contraddistingue dagli altri animali è la capacità di vederci riflessi in uno specchio. Noi apprendiamo attraverso varie maniere, con l'imitazione, l'osservazione, con l'intuizione e con meccanismi di apprendimento innati che hanno lo scopo di preservarci dai pericoli mortali...poi insieme crediamo a innumerevoli cose strane e che in teoria non servono a nulla: queste convinzioni hanno dato origine ai memi, a dei replicatori di comportamenti culturali, come i neuroni specchio che hanno costruito l'uomo attuale.
E' grazie ad uno scienziato italiano, Giacomo Rizzolati dell'Università di Parma, che insieme ad un gruppo di ricercatori si deve nel 1995 la scoperta dei neuroni specchio. Studiando la corteccia premotoria ci si accorse come, ancora prima dell'azione, entrassero in connessione alcuni neuroni. Il lavoro fatto sui macachi permise di conoscere un apprendimento in automatico. I neuroni specchio si attivano quando un animale compie un'azione e quando l'animale osserva la stessa azione compiuta da un altro soggetto.
Questa grande scoperta ha intensificato il lavoro di ricerca sull'evoluzione del linguaggio. Il motivo è che nell'uomo i neuroni specchio sono stati localizzati vicino all'area di Broca.
Ciò ha comportato la convinzione (per alcuni la prova) che il linguaggio umano si sia evoluto tramite l'informazione trasmessa con le prestazioni gestuali e che infine il sistema specchio sia stato capace di comprendere e codificare/decodificare. Ormai è certo che tale sistema ha tutto il potenziale necessario per fornire un meccanismo di comprensione delle azioni e per l'apprendimento attraverso l'imitazione e la simulazione del comportamento altrui. In questo senso è opportuno ribadire che il riconoscimento non avviene soltanto a livello motorio ma con il riconoscimento vero e proprio dell'azione, intesa come evento biofisico.
Da qui si può partire per una comprensione più profonda delle relazioni sociali e i complessi comportamenti. Uno ad esempio è legato al sorridere e essere gentili. E' chiaro che questi sono gli imperativi della nostra cultura sociale che poi si è trasformata anche in metodo da insegnare nei corsi di vendita. Poi si sa che 'sorridere sempre' a comando non è possibile per cui nascono i sorrisi falsi che sono si colgono, si individuano e si catalogano pressoché immediatamente, sempre in virtù delle capacità dei neuroni specchio.
Sempre in base ai neuroni specchio bisogna sapere che quando esprimiamo uno stato d'animo negativo modifichiamo anche l'umore e le percezioni di tutti coloro che vengono in contatto con noi e si predispongono ad imitarci in modo automatico. E questo non è per niente utile, lo possiamo intuire. Si tratta quasi di un fatto igienico: tutti comprendiamo che emanare un cattivo odore non è igienico, e scorretto nei confronti di chi ci sta intorno. Allo stesso modo, esprimere uno stato d'animo negativo, magari generato dalla nostra immaginazione, è altrettanto scorretto, semplicemente ad un piano diverso da quello dell'olfatto, perché proprio come nel caso del cattivo odore, il cattivo umore affligge anche gli altri. Se non altro, tale processo è inconsapevole, e quindi ora, poiché ne conosciamo l'esistenza, possiamo decidere di effettuare scelte diverse, con risultati indubbiamente migliori.
Con i neuroni specchio noi possiamo entrare nella mente degli altri.

A questo punto mi piacerebbe avere una comparazione del neurone specchio con il meme di Richard Dawkins- sì il concetto di meme nato nel 1976 con il suo libro Il gene egoista.
In estrema sintesi, Dawkins afferma che, accanto alla molecola del DNA- l’entità replicante che ha prevalso sulla terra- esistono altre unità replicanti che concorrono all’evoluzione. Con le sue parole:
Io credo che un nuovo tipo di replicatore sia emerso di recente proprio su questo pianeta. Ce l'abbiamo davanti, ancora nella sua infanzia, ancora goffamente alla deriva nel suo brodo primordiale ma già soggetto a mutamenti evolutivi a un ritmo tale da lasciare il vecchio gene indietro senza fiato. Il nuovo brodo è quello della cultura umana. Ora dobbiamo dare un nome al nuovo replicatore, un nome che dia l'idea di un'unità di trasmissione culturale o un'unità di imitazione. "Mimeme" deriva da una radice greca che sarebbe adatta, ma io preferirei un bisillabo dal suono affine a "gene": spero però che i miei amici classicisti mi perdoneranno se abbrevio mimeme in meme. Se li può consolare, lo si potrebbe considerare correlato a "memoria" o alla parola francese même. Esempi di memi sono melodie, idee, frasi, modi di modellare vasi o costruire archi. Proprio come i geni si propagano nel pool genico saltando di corpo in corpo tramite spermatozoi o cellule uovo, così i memi si propagano nel pool nemico saltando di cervello in cervello tramite un processo che, in senso lato, si può chiamare imitazione.

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