lunedì, settembre 12, 2022

'Il sentiero del sale' di Raynor Winn

Una storia che sembrerebbe un romanzo ed è invece una storia vera che parla di un viaggio intrapreso da una coppia che ha perso tutto: casa e attività; in più c'è la malattia degenerativa del marito che non lascia scampo. Il viaggio rappresenta una via di fuga dalla realtà ma che si presenta come una realtà ancora più viva. Moth e Raynor sono marito e moglie che hanno superato la cinquantina per cui nel mezzo della loro vita intraprendono un viaggio a piedi di1.013 chilometri lungo il South West Coast Path, il fantastico sentiero che si snoda lungo la costa sudoccidentale dell’Inghilterra, dal Somerset al Dorset, attraverso il Devon e la Cornovaglia. La storia ha un inizio tragico e attraverso una natura che sembra sopraffarli nasce una consapevolezza nuova; la camminata diventa terapeutica. Freddo, miseria, fame e dolori vari sono i compagni del viaggio che sa coinvolgere molto bene. Lei Raynor -che è anche l'autrice- è una donna che non perde mai la speranza e che riesce a trarre da ogni cosa un senso profondo di catarsi. La storia del viaggio è anche una storia d'amore.
Il cammino di Raynor con Moth è su un sentiero che corre lungo un litorale; una specie di margine di natura selvaggia che segue il mare. L'autrice ad un certo punto lo dice: 'Attirati verso il margine, una striscia di natura selvaggia dove potevamo essere liberi di lasciare che le risposte si presentassero, o no, liberi di cercare un modo per accettare la vita, la nostra vita, qualunque essa fosse. Eravamo forse in cerca di questo stretto bordo fra la terra e il mare per trovare un altro modo di essere, diventando, strada facendo, della gente che vive sospesa sul margine? Bloccati fra un mondo e l’altro. Camminavamo lungo la linea sottile fra l’addomesticato e il selvaggio, il perduto e il trovato, fra la vita e la morte. Lungo il margine del­l’esistenza'.
Questo libro mi ha preso. Il susseguirsi di accadimenti in fondo uguali, in cui fame e freddo scandivano i giorni e le camminate in attesa di un accampamento dove aprire la tenda, riusciva a coinvolgermi.
Coinvolge anche la storia d'amore, che corre tutto il libro anche sotto traccia, per poi uscire e dire: “...ma quando Moth mi tirò a sé e mi baciò con un’urgenza che non lasciava dubbi, con un fervore che non poteva deludere, il tempo si voltò indietro. Ero a dieci milioni di minuti e diciannove anni prima, ero alla fermata che aspettavo l’autobus per andare a casa sua, sapendo che i suoi genitori non c’erano, ero una madre con i bambini piccoli che rubava momenti di intimità in una cabina armadio; noi eravamo noi, ogni secondo di noi, uno stufato degli ingredienti della vita marinato a lungo. Noi eravamo tutto quello che volevamo essere e tutto quello che non avevamo voluto essere. Ed eravamo liberi, liberi di essere tutte quelle cose, e più forti grazie a esse. La pelle contro la pelle desiderata, e la vita poteva aspettare, il tempo poteva aspettare, la morte poteva aspettare. Questo istante fra i milioni di istanti era unico, l’unico in cui potessimo vivere. Ero a casa, non c’era rimasto più niente da cercare, lui era la mia casa.
Poi quando meno te l'aspetti arriva la giusta coincidenza di trovare un tetto...il viaggio di nomadi senzatetto era terminato e l'autrice che ha scelto la speranza alla fine non lascia la pagina bianca ma termina il libro con la sua storia.
Scritto con una prosa molto bella, si scopre che l'autrice Raynor Winn è poi divenuta una camminatrice professionista.

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