Marlon Brando è sempre lui
Marlon Brando era il mio cinema di allora, era l’eroe dei film della mia gioventù; il primo film che me lo fece conoscere e ammirare fu “Fronte del Porto” di Elia Kazan. Quel cinema non si esauriva nelle “prime visioni” e seguiva un lungo percorso in tante sale di periferia e di piccoli paesi che durava anni; la televisione sarebbe arrivata dopo a riproporli ma intanto il mito, il campione, c’era già.In quel film che gli valse l’Oscar, Marlon Brando, interpretava Terry Malloy, un ex pugile che prendeva un sacco di botte per riscattarsi e schierarsi dalla parte degli oppressi: nasceva un eroe diverso, pieno di contraddizioni, ribelle e liberal insieme, che voleva cambiare le situazioni d’istinto; voleva ottenere giustizia e diritti affermandosi con la sua personalità. Insieme a Brando arrivarono Paul Newman, Clift Montgomery, James Dean ed Elvis Presley; arrivarono i modelli di una nuova generazione, di una gioventù definita “bruciata”. Via le cravatte e le giacche, era l’ora del giaccone a quadri rosso e nero di Terry Malloy e le ragazze diventavano tante Eva Marie Saint, Edie Doyle. Era l’ora del giubbotto di pelle nero de “Il Selvaggio” e le ragazze si chiamavano Kathie…un onda lunga che ha attraversato marce per la pace in Vietnam, contestazioni al perbenismo, al conformismo, bisogni di nuovi rapporti sociali scalciando l’ipocrisia, quasi una rivoluzione. Quasi.
Ecco arrivare nel 1972, “Ultimo Tango a Parigi” di B. Bertolucci e Marlon Brando è Paul un eroe negativo, il fallito, un uomo alla deriva che si interroga e ci interroga su un destino ineluttabile tra sesso e morte. Eccolo ancora Brando- Paul; eccolo ancora mito e grande cinema. Oggi la notizia: Marlon Brando è morto. Morto? E chi lo dice? Quel cinema non c’è più ma quei sentimenti che Brando attore ci ha saputo trasmettere ci sono sempre e “Marlon Brando è sempre lui”; come canta Luciano Ligabue.
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