Il Sergente Paolini
Avevo letto molto tempo fa Il sergente nella neve di Mario Rigoni Stern ed ora ho rivissuto quelle drammatiche pagine, che raccontano la ritirata del nostro esercito in Russia, dalla voce di Marco Paolini. Ieri sera sono andato a teatro a vedere ‘Il Sergente’ di Marco Paolini e l’emozione è stata identica a quella che mi aveva trasmesso il libro, questo grazie alla trasposizione teatrale fatta con una sapiente lettura del testo letterario alla regia e alla bravura dell’attore . La scrittura di Rigoni Stern poi si presta molto all’affabulazione di Paolini.Grazie a Paolini, come per Vajont, l’opera riesce a trasmettere una forte commozione a tutti i presenti in sala; giovani, uomini e donne, adulti e anziani, vengono tutti scossi. Quel dramma, racconta qualcosa di universale e le lacrime sono liberatorie ed insieme un omaggio a quegli uomini. Uomini che riescono a non perdere la dignità e a trovare in un paese straniero che si voleva conquistare, renderlo ‘nostro’, una originale comune umanità.
Stern si era dimostrato un vero talento narrativo: la sua scrittura è immediata, chiara, concisa, è un bell’esempio di letteratura. Quello ‘’raccontato’’ nel libro è tutto vero, così ne esce un forte monito contro la guerra, la sua insensatezza che vede uomini uccidersi e morire senza ragione. Poco più che ventenne il sergente Rigoni Stern prende il comando di un gruppo di alpini e inizia la ritirata verso un ritorno a casa pieno di insidie. Un ritorno a ‘baita’…e ‘da che parte è l’Italia’? Ogni tanto irrompe questa domanda. Sì, alla fine di 1400 uomini della compagnia del sergente Rigoni Stern, solo 340 torneranno a ‘baita’, a casa. Il drammatico racconto dei sopravissuti è una lezione di memoria, una lezione di storia che è nostro dovere non dimenticare, non scordare.
Cenci, Tourn, Pintossi, Moreschi, insieme a Rigoni, sono i personaggi veri, reali; sono i piccole e grandi uomini che affrontano un’avventura drammatica, tragica con una umanità che giunge a noi a farci dire che mai più si deve violentare gli uomini. Mai più i nostri occhi debbano vedere quello che hanno visto i loro.
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