venerdì, febbraio 11, 2005

Sulla catastrofe

Argomento di attualità ieri sera, 10 febbraio, alla Libreria Portoanticolibri di Palazzo Millo. Attualità, perché le catastrofi non ci mancano mai: ne siamo circondati e se non sono naturali, come l’ultimo tsunami in Asia, gli umani se le procurano con le guerre e i danni ambientali.
A parlarne è, come l’ha definita Matteo Elio LoPresti –docente di Storia e Filosofia- una ‘compagnia di giro’ composta oltre che da lui, da Michele Marchesiello –magistrato- e Franco Moscone –sacerdote rettore del Collegio Emiliani di Nervi.
L’occasione per parlare di catastrofi è data dalla presentazione del libro ‘Sulla catastrofe- l’illuminismo e la filosofia del disastro’ di Voltaire, Rousseau, Kant. Raccolta antologica di testi curata da Andrea Tagliapietre per l’editore Bruno Mondatori.
La ‘compagnia di giro’ è nata quando Lo Presti trovò a Palazzo di Giustizia di Genova, nello studio di Marchesiello, il libro citato; sorpreso interrogò (lui, il docente) il magistrato che rispose con alcune provocazioni. Con l’aggiunta del sacerdote Moscone, ecco che gli interrogativi presero corpo ed ora sono utili a scandagliare, con l’aiuto dei tre grandi filosofi, i molteplici interrogativi che ogni catastrofe provoca.
Bisogna prima ricordare che per segnare la nascita dell’età moderna uno di essi è, senza dubbio, l’immane terremoto che colpì Lisbona il 1° novembre del 1755. È stata l’ultima volta che i piani di Dio sull’uomo sono stati oggetto di un dibattito pubblico generale in cui si sono impegnate le menti più notevoli del tempo: Voltaire, Rousseau e Kant.
Ancora oggi però le domande e le risposte dei tre filosofi ci aiutano a pensare. Così scopriamo, attraverso le parole dei ‘relatori’, gli aspetti del sublime, dello smarrimento e insieme dell’estetica; dell’inconoscibile, del dolore e della possibilità di riprendere ogni volta, dopo le catastrofi, il cammino storico…il far girare la ruota: questo è Lo Presti che interpreta e chiarisce bene Kant. Marchesiello da magistrato pone il senso dell’ingiustizia che ogni catastrofe provoca. Da qui la ricerca della responsabilità, vero elemento di modernità: insomma indagine tra la fatalità e la responsabilità che spingono alla conoscenza delle cose e così la sottile divisione tra la catastrofe naturale e quella umana rappresentata dalla guerra. Una ricerca della Ragione e della Morale che avvicina il magistrato Marchesiello a Voltaire.
Sembrerebbe a questo punto l’imputato divenire Dio; ma è Rousseau che risponde, e per Moscone diventa facile assumerne il pensiero. Rousseau fedele alla provvidenza universale e propenso a gettare le responsabilità sull’uomo piuttosto che su Dio, rilancia così ciò che l’umanità non deve mai perdere: la speranza. La speranza che ciò che è dell’umanità si rinnovi.
A noi rimane in fondo la semplice interrogazione che nasce ogni volta si presenta una catastrofe: perché? Una interrogazione forse disarmante, ma che dà al pensiero la vertigine di far rinascere ogni volta Dio.

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