venerdì, ottobre 05, 2007

Ebano- di Ryszard Kapuscinski

Come Tiziano Terzani ha raccontato l’Asia, così Ryszard Kapuscinski ha raccontato l’Africa.
Con il libro Ebano, Ryszard Kapuscinski descrive il continente nero, attraverso molti reportage delle varie realtà che compongono gli stati astratti di questo continente. Stati astratti per quanto riguarda i confini geo-politici, ma profondamente reali per ciò che concerne la natura, quella soprattutto umana, che ci riporta al mito, alle origini della psiche e della società umana.
Nelle varie storie raccontate ci sono le tribù, c’è il senso del vivere uniti, c’è lo spirito di adattamento che richiama la sfida dell’uomo a convivere con situazioni climatiche ed ambientali estreme, c’è l’essenziale e insieme tutti i mali del mondo; la fame, la sete, la miseria, ci sono tanti uomini e donne con la grande illusione dell’umanità: il potere, come rivincita sociale e strada per la felicità. Emblematici per conoscere la natura umana sono le storie della Liberia e dell’Etiopia.
L’Africa raccontata da Kapuscinski ci descrive di quanta cultura e saggezza conserva ancora quel continente troppo grande per poterlo raffigurare tutto.
L’Africa nella sua sconfinata varietà di culture, ognuna originale e unica, ha nel senso di una comunità forte il suo denominatore comune: abitare insieme, vicini, è essenziale. Molti lavori vanno fatti collettivamente, altrimenti non si sopravvive.
Così una caramella si divide come le disgrazie e la fortuna. Così si mangia tutti una sola volta al giorno, alla sera. Poi l’africano nero è pulito, superiore, i neri non avevano mai reso schiavo nessun bianco.
In Africa ci sono luoghi dove si può osservare lo spettacolo incredibile della creazione dell’universo in cui esistono già, cielo, terra, acqua, piante e animali selvatici ma non ancora l’uomo. Non ancora Adamo ed Eva.
L’Africa è il luogo dove Kapuscinski riconosce l’essenzialità delle cose e della vita: un albero e la sua ombra, come l’acqua, sono una ricchezza inestimabile. Dove c’è un albero sotto ci possono sostare gli uomini; può crescere un villaggio: l’ombra è un bene; dove il sole riesce ad uccidere, l’ombra è un nutrimento. Con queste premesse che l’uomo ha dimenticato, possiamo affermare che oltre alla nostra origine, l’Africa può rappresentare anche il nostro futuro.

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