sabato, ottobre 20, 2007

Nuova legge sull'editoria

Ho letto la proposta di legge dell’attuale governo, del 3 agosto 2007, denominata ‘Nuova disciplina dell’editoria’ dove si definiscono prodotti editoriali tutti quelli che non sono ‘destinati alla sola informazione aziendale, sia ad uso interno sia presso il pubblico’…e dopo, all’articolo 6, si trova scritto che ‘Ai fini della tutela della trasparenza, della concorrenza e del pluralismo nel settore editoriale, tutti i soggetti che esercitano l’attività editoriale sono tenuti all’iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione, di cui all’articolo 1, comma6, lettera a), numero 5 della legge 31 luglio 1997 n249’…dovremo allora iscriverci tutti?
Io sono editore, un editore di me stesso: lo sono quando parlo, scrivo, mi muovo e gesticolo. Io interagisco con altri milioni di uomini liberi. Io comunico il mio essere in ogni maniera: canto ballo, recito, gioco, suono, parlo, ascolto, cammino, dormo, sto fermo, bevo e mangio.
Io sono editore di me stesso, come lo è ognuno con un mezzo che è Internet o al di là del mezzo. Io mi edito con foto, suoni, parole, immagini. Io comunico. Io, come gli altri, vedo, ascolto, immagino e penso. Io a modo mio. Ognuno a modo suo.
Io faccio tutto questo perché sono libero e continuerò a farlo in libertà.
Io ho un sito web, lo gestisco io. Nessuno mi può dire cosa scriverci. Lì c’è la mia rappresentazione, c’è una parte della mia verità, c’è un pezzetto della mia identità. Io ho un blog, uno spazio con cui interagisco con gli altri esponendo le mie idee, le mie opinioni liberamente. Pochi o tanti vengono a leggermi ed io, poco o tanto, vado a leggere quelli degli altri. Io credo che lo Stato democratico continui a difendere la mia libertà, a difendere le idee di tutti e la libera circolazione delle informazioni e delle opinioni. La Rete con Internet è il più grande spazio di libertà finora utilizzabile da tutti. Spero che il potere politico, quello del controllo, della censura, delle confraternite lobbistiche, non ci metta mai le mani.
Se quel potere per elargire soldi pubblici, che sono quindi nostri, chiede garanzie, prebende, bolli, certificati, regole e controlli, non ha certo bisogno di chi è libero e manifesta pubblicamente le sue idee non chiedendo niente. Non chieda quindi niente lui. Io in quel registro non mi iscriverò. Sono già iscritto all’anagrafe della mia città e questo dovrebbe bastare. Viva la libertà della Rete.

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