giovedì, dicembre 04, 2014

Democrazia italiana e corruzione

La storia politica della Repubblica italiana è interpuntata da scandali. Senza soluzione di continuità, il malaffare delle ruberie, delle tangenti, della corruzione, che sfocia quasi naturalmente in quel modus operandi rappresentato dalla mafiosità tutta italica, segna il cammino della nostra democrazia malata o semplicemente stracciona e puzzona.
Sì, si può pensare che la democrazia abbia i suoi costi e comporti per la sopravvivenza delle istituzioni che la garantiscono dei prezzi; ma con gli scandali scopriamo l'opposto: una democrazia debole, che è sempre pronta ad alterarsi e farsi regime al servizio del più furbo e del più ricco.
La democrazia tutt'altro che confronto di idee, ricerca di consenso su progetti sociali, mediazioni tra diversi interessi e riconoscimento reciproco delle diversità...qui siamo alla mera gestione di denaro sottratto alla collettività, al finanziamento delle bande delinquenziali che attraverso i partiti arricchiscono cosche e lobby.
22 anni fa tutti i partiti si trovarono coinvolti in uno scandalo che prese il nome di Tangentopoli: un perverso meccanismo di distribuzione di denaro pubblico a partiti e politici regolamentato con il tacito assenso di tutti. Ognuno trovava il suo tornaconto e sotto l'egida di un triumvirato definito CAF (Craxi-Andreotti-Forlani) si era creata una corruzione e una illegalità che è stata uno dei principali motori nella costituzione del debito pubblico italiano, tra i più alti al mondo.
22 anni fa tutti i partiti cambiarono nome, molti nacquero sull'onda di un rigetto della vecchia politica e per un nuovo corso...il risultato è un enorme fallimento: le ruberie non solo non cessarono ma si estesero in maniera esponenziale alle nuove forze in campo. Sempre la magistratura, che si cercò di fermare e mettere sotto il controllo dei partiti, è quella che scoperchia e continua a trovare il malaffare e le gesta mafiose dei cosiddetti nuovi politici. Politici che si rivelano cultori dei propri interessi personali e al servizio della banda-partito, se non del boss di turno.
22 anni passati uno scandalo dopo l'altro ha messo in luce quanta illegalità esista tra gli esponenti della politica: i nuovi servitori che non riescono a produrre nessun cambiamento morale e anticorruttivo.
22 anni dopo ci troviamo a fare i conti con uno scandalo emblematico, che attesta una più marcata discesa della classe politica a fianco della criminalità mafiosa. L'indagine prende il nome di Mafia Capitale. Esiste un libro nero dove sono segnati tutti i compensi, le tangenti, i regali, le mazzette che i politici prendono dalla criminalità. Dal libro nero emerge l’intrigo tra politica e corruzione che delinea quel Mondo di Mezzo evocato dal principale imputato: un terrorista fascista Massimo Carminati, definito il Guercio.
Ancora una volta ci sono coinvolti tutti. Destra e Sinistra. Ma i partiti non dovrebbero essere istituzioni dove avviene anche una selezione della classe politica? Non dovrebbero essere i partiti i primi a denunciare il malaffare mafioso?
L'Italia forse non riesce a digerire la democrazia che a sua volta dovrebbe essere una diga al dilagare della corruzione politica...sarà che il fascismo continui, con la mafiosità, ad essere la nostra biogra

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