domenica, settembre 08, 2019

La musica degli anni '60

Ecco un estratto di un mio libro che giace in un cassetto; questo capitolo è riferito al dialogo con un artista, Piero, che frequentavo negli anni '90. Con lui rivangavo ricordi di un'epoca che ci vedeva ragazzi...parlavamo degli anni '60 e in questo caso di musica.

Hey Jude

Qualche canzone e una nuova musica. Un’altra grande rivoluzione degli anni ’60 fu quella musicale. Arrivarono le prime canzoni inglesi e americane che imitavamo gridando versi senza significato in una lingua che voleva essere straniera. Straniera lo era davvero: nessuno la capiva. Ricordo che Celentano- che si sarebbe in seguito autonominato ‘il re degli ignoranti’- cantò una canzone dal titolo: Prisencolinensinainciusol. Era una satira, con il suono onomatopeico della lingua inglese. Il rock parlava inglese e come poteva essere diversamente? La lingua si prestava. Era corta-short; era rapida-fast; ed era per il mondo intero; era beat. Così avevamo molti cloni di Elvis Presley: Michele, Bobby Solo, Little Tony. Molti cloni di Sinatra: Johnny Dorelli, John Foster, Nico Fidenco. Poi arrivarono i cantanti stranieri veri: Neil Sedaka, Paul Anka, Gene Pitney, Pat Boone, Dean Martin, Frank Sinatra…e noi rispondevamo con Tony Renis, Richy Gianco, Don Bachy e con un imitatore di Jerry Lewis: Adriano Celentano. Anno 1962: Stai lontana da me, cantatala Celentano, è il disco in testa alla hit parade ed è il più venduto; è una ‘cover’, ovvero una traduzione dell’originale canzone inglese, Tower of strength di Burt Bacharach, cantata da Gene Mc Daniels. Il ’62 era l’anno del primo ‘Cantagiro’.
- ‘Però ti ricordi Piero che Genova ebbe, per il rinnovamento musicale, i suoi pilastri? Ti ricordi di Umberto Bindi? Luigi Tenco, Gino Paoli? Bruno Lauzi? Non parliamo poi di tutti gli altri, Fabrizio De Andrè, Ivano Fossati…sicuramente ce n’è ancora…
Nascevano le canzoni d’autore. I cantautori, e Genova faceva scuola. Ancora oggi Sassi, La gatta, Senza Fine e Il cielo in una stanza con Sapore di sale, rimangono le canzoni italiane più belle di sempre’…
Piero proseguì.
- io ricordo Gabriella Ferri, la sua canzone, Sempre: ‘Ognuno ha tanta storia, tante facce nella memoria, tanto di tutto, tanto di niente, le parole di tanta gente…diventando alla fine ‘come un vecchio ritornello che nessuno canta più’. Sempre’.
E bravo Piero. Era entrato a gamba tesa, sfoderando ancora i suoi sentimenti poetici. Era vero le canzoni diventano poi vecchi ritornelli che nessuno canta. Però servono a fare memoria. E ci riuscivano bene. Riuscivano anche ad evocare volti di ragazze, serate in balere di ogni tipo: di campagna, di paese, in fiere paesane, in sagre estive, in feste dell’Unità; riuscivano ad evocare amori distanti che assumevano un sapore struggente.
Ricordai che ad una ragazza dedicai una poesia dopo averla incontrata e ballato con lei su una classica rotonda sul mare. ‘Una rotonda sul mare’ anno 1964 di Fred Bongusto. Un’altra canzone che ha segnato un’epoca. Ancora oggi riesce a ricreare l’atmosfera di vacanza, di amori lontani.
- ‘Piero conosci Piero Ciampi? Lo sai che fu quello che ispirò Gino Paoli e molti cantautori dell’epoca? Io l’ho scoperto da poco e devo dirti che ha un linguaggio che colpisce; è semplice e poetico. Forse quasi sempre triste, dolente e qualche volta con puntate ironiche fulminanti. Lo sai che la frase di una canzone famosa di Zucchero è di Piero Ciampi? "…il mare impetuoso al tramonto, salì sulla luna e dietro una tendina di stelle...se la chiavò". Peccato che fece una brutta fine e non ebbe il successo in vita che meritava. E’ morto a 46 anni nel 1980. Ciampi era un poeta e raccontava il suo malessere di vivere che segnava molti; quello lo ha portato a bere. L’alcool è stata una condanna. Ma invece che una cirrosi epatica se l’è portato via un cancro alla gola. Le sue canzoni hanno dei testi che ricordano quelli di Tenco. Egli rappresenta per la canzone una innovazione: si canta l’amore con nuovi chiaroscuri. Io trovo i suoi testi ancora attuali’.
Ricordavo a Piero, il cantautore Ciampi. Piero Ciampi. Quel giorno tornando a casa me ne pentii. Avevo fatto una fesseria. Come potevo segnalare un cantante i cui amori erano struggenti distacchi, rimpianti, fallimenti. Piero stava per affrontare la fine di un amore. Ciampi lo avrebbe intristito di più. Speravo che non gli venisse la voglia di cercarlo. Ma forse si era già dimenticato tutto quello che gli avevo detto.
Poi arrivarono i Beatles e tutto cambiò. Arrivarono delle canzoni allegre con un ritmo trascinante, avevano titoli nuovi e incomprensibili ma subito tradotte, le canzoni erano sulla bocca di tutti: Twist and shout; P.S. I love you; Please please me; Misery…un ciclone si abbatteva sui nostri timpani. Insieme nasceva la moda dei capelli lunghi, gli abiti azzimati, meglio dire striminziti, e tanti yeh yeh yeh a condire le musiche. Sarebbero poi sorti gli antagonisti, l’anima hard del movimento musicale beat- questa volta da i The Beatles e i The Rolling Stones, le pietre rotolanti. Tutti però avevano un loro antesignano, un grande musicista che influenzò tutti: Chuck Berry. Da lui non si può prescindere per il rinnovamento della musica moderna.
- ‘Piero eri andato a vederli quando vennero a Genova? Io sì. Ricordo un urlo continuo e nessuna canzone sentita. Eravamo dentro il Palasport ed era la prima volta che si prestava ad un evento musicale. Ma la musica forse importava poco’.
- ‘No, io non andai, ricordo comunque quel giorno. Un delirio’.
Era il 26 giugno 1965 e 25 mila ragazzi invasero il Palasport. Genova ebbe il suo momento di gloria musicale.
- ‘Io in seguito rimasi affascinato dai Rolling Stones. Anche se molte canzoni dei Beatles sono dei capolavori. Yesterday, Yellow submarine, Hey Jude che amo molto.
Quella canzone mi riporta al 1968. L’ascoltai una prima volta in auto di un amico durante un viaggio. Andavamo a Rimini. In quegli anni la giornalista Camilla Cederna aveva coniato un termine per quel luogo: il divertimentificio, erano oltre 60 Km di spiaggia attrezzata con una teoria di bar, ristoranti, balere, dancing, discoteche e parchi giochi. Noi eravamo diretti là. In quegli anni era stata inaugurata la discoteca più grande d’Europa: L’altro mondo’...
- Ecco Hey Jude dei Beatles era i miei vent'anni e il mio '68.
"Hey Jude, don't make it bad: take a sad song and make it better. Remember to let her into her heart, then you can start to make it better". Sì, non dovevo peggiorare le cose: quella canzone triste dovevo renderla migliore; quella canzone triste era la mia vita nell'affanno dei vent'anni.
Dovevo farla entrare nel mio cuore e poi farla uscire, dovevo farla mia. Il mondo doveva essere migliore ed io potevo senza prenderlo sulle spalle migliorarlo semplicemente non dispiacendomi e abbattermi per le difficoltà. Era la mia meglio gioventù da vivere sino in fondo.
Da lì a poco tutto sarebbe cambiato: musica, amori, politica, bombe, auto e televisione ci raccontavano un'altra storia.
"The minute you let her under your skin, then you begin to make it better".
Così ho provato dolore; ma non mi sono fermato, mi sono scontrato con l'orgoglio e la stupidità e oggi posso dirlo: non ho rinunciato a sognare…

Segue riflessione di Piero...

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