Le Stagioni della Vita
Nel libro, ‘Un altro giro di giostra’, Terzani descrive che secondo la visione tradizionale indiana la vita è divisa in quattro precise stagioni. Queste stagioni non sono quelle abituali che noi normalmente consideriamo, ma periodi così suddivisi: il primo, dell’infanzia e adolescenza, è il tempo per imparare e istruirsi; il secondo, della maturità, è quello per mettere in pratica quello imparato, per esaudire i desideri, generare figli, realizzare progetti come la ricchezza la fama la conoscenza. Il terzo è quello ‘dell’andare nella foresta’, ossia del distacco dalle cose perseguite fino a quel momento. Il tempo dove si inizia a cercare qualcosa di permanente. L’ultima stagione o periodo è quello dove si abbandona l’io e ormai bruciato ogni desiderio, ci si prepara alla morte, si cerca solo la liberazione definitiva dall’oceano della vita e della morte, la destinazione finale del viaggio.Lo svolgimento di queste stagioni non sono certo riferibili a date anagrafiche. Se si può dire quando finisce l’adolescenza o la fanciullezza, quando termina un periodo di studio o apprendimento, non si può certo immaginare quando termina la seconda stagione: quella dell’abbandono dell’Io. L’Io non si abbandona facilmente e quella stagione dei desideri e dei progetti, di perseguimento di ricchezze o di poteri che rafforzano l’ego, può non terminare mai. Anzi è una condizione che ci fa sentire vivi, ci fornisce gratificazioni e allora? Cosa ci può aiutare?
Se poi consideriamo l’ultima stagione, quella che dopo avere raggiunto la maturità ci farebbe abbandonare tutto, allora si capisce quanto è difficile raggiungerla. Allora saremo mai maturi o pronti a spezzare il ciclo delle nascite e delle morti? Ecco un punto cruciale: nella nostra cultura continuiamo tutti a morire ‘giovani’, perpetuando un destino determinato, più che dalle nostre azioni, dalle nostre reazioni. Le nostre difese, i nostri meccanismi di risposta ai problemi che sorgono nella nostra vita sono prestabiliti, automatici; tutte soluzioni che considerano l’uomo separato dal resto della natura e dell’universo.
Questa visione della vita tra noi e l’India è forse la vera discriminante culturale.
E’ la vera divisione tra Occidente e Oriente. Il nostro individualismo non sa riportare ogni cosa al Tutto. Noi non solo conteniamo il mondo ma siamo contenuti dallo stesso. Senza questa consapevolezza noi non conosceremo la Realtà. Con questo, il problema siamo noi e noi siamo la soluzione.
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