sabato, marzo 05, 2005

L'Iraq agli iracheni

Anche se il popolo iracheno con le elezioni ha dato una grande prova di civiltà, di partecipazione alla ricostruzione democratica del proprio grande paese, bisogna ricordare che vive sempre in guerra. Dopo l’abbattimento del sanguinoso regime di Saddam Hussein, per il quale il popolo iracheno con l’attuale guerra ha pagato un contributo di sangue senza precedenti nella sua storia, la normalità non si vede; anzi con il proliferare del terrorismo e la continuazione dell’occupazione militare americana si può pensare ad una catastrofe umanitaria. L’Iraq non sarà mai più una nazione tranquilla e gli americani sono in grande difficoltà poiché in verità controllano solo una piccola parte dell’immenso territorio iracheno.
Questa è la verità che molti giornalisti raccontano. Dopo aver vinto la resistenza con le armi a Falluja, Karbala e Najaf, gli americani vivono alla giornata non avendo nessuna prospettiva se non controllare quello che possono con i nervi a fior di pelle e l’ostilità crescente di tutta la popolazione: sono sempre degli stranieri e a nessuno piace avere in casa propria degli stranieri prepotenti, maleducati, arroganti, come sanno esserlo gli americani?
L’incidente a Giuliana Sgrena, con l’uccisione dell’agente del Sismi, si inserisce in questo quadro. Gli americani non hanno vinto un bel niente. Le guerre non portano democrazia ad un paese, se questi non ne ha in sé i germi.
Gli Stati Uniti d’America per questa guerra si stanno indebitando fuor modo e non sono in grado di inviare più truppe di quante ce ne sono già. Per un controllo totale del territorio iracheno occorrerebbero 3 volte di più i soldati impiegati. Impossibile. Bush non sa come uscirne: spero che l’Europa si dimostri più intelligente degli italiani e non si faccia coinvolgere neppure dando soldi agli USA.
Le elezioni si sono svolte, ora lasciamo l’Iraq agli iracheni

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