mercoledì, marzo 16, 2005

L'Unione e le divisioni

Non c’è solo lo scontro elettorale ad acuire le divisioni e la litigiosità tra gli italiani; c’è da tempo –si può dire con l’avvento della destra al potere- una guerra tra fazioni che l’Italia non ha mai conosciuto. Neppure nell’immediato dopoguerra tra la D.C. e Fronte Popolare, tra De Gasperi e Togliatti, ci fu una tale virulenza conflittuale. E’ sempre più chiaro che la destra divide, sempre più fa leva sull’animosità e i sentimenti reazionari: razzismo, richieste di pena di morte, discriminazioni salariali e sociali, vendette e rivincite tra persone, gruppi…lo smantellamento dello stato sociale è poi una condizione basilare per attuare la loro politica di deregulation.
Sembrava, fino a qualche anno fa, che in nome di un pragmatismo laico si fosse abbandonata le guerra ideologica, ma invece questa ritorna: si evoca la paura del comunismo sovietico, dei magistrati cosiddetti giustizialisti- naturalmente solo quando colpiscono il ceto politico- ecc. Tutto continua.
Eppure io credo nell’intelligenza degli italiani. Credo che non piaccia a nessuno continuare a vivere così. Non credo che la realtà del nostro vivere quotidiano sia un ipotetico ring dove scambiarsi pugni anche solo virtuali. Allora le sfida politica messa in campo dall’Unione ha, anche nella sua denominazione, un auspicio: unire le forze per ridare speranza di futuro. La politica deve lavorare per il futuro e questo vuol dire muoversi insieme per obiettivi di benessere comuni.
Solo aiutando il nostro vicino, quello che vive a fianco a noi, aiutiamo anche noi stessi. La destra invece vuole solo il far west; vuole un liberismo, cui ognuno pensa per sé, a scapito del prossimo e della comunità: questo vuol dire dividere e far retrocedere, come sta avvenendo, la nostra società.

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