per fare una signora
Ci vogliono tre generazioni per fare una signora: così si diceva; era normale per affinare gusti e maniere. Non era certo frutto di un Pigmalione- di un docente di bon ton- trasformare una buzzicona, una Sabbri o una Deborah di borgata, in una mannequin che sappia parlare. Poi tutto succede perché alla base c’era una volontà, un desiderio, un obiettivo…ma dopo che si è cantato ‘Non sono una signora’, dopo che si tradito il buon gusto e il nuovo ricco, il cafone illetterato, è diventato un modello, eccoci travolti dai ‘nuovi barbari’. Ecco le vere invasioni barbariche. E non c’è shampoo o sapone idratante che serva a ripulirci dalle brutture, anzi con questi ritrovati ci scopriremo ad odorarci per riconoscerci dagli androidi alla Blade Runner.Poi tutto è conquista, e non c’è Lapo o Motezemolo che tengano perché anch’essi alla fine risultano caricature di loro stessi, e se per un momento, i cui valori sociologici sfuggono, si è creduto ad un venditore, ad un bugiardo bauscia brianzolo, tutto torna.
Si riuscirà ora a riaffermare il buon gusto italiano? Mi riferisco non alle altre caricature della moda, Dolce e Gabbana, Meschino o Versace, divenute anch’esse, a mio parere, griffe del cattivo gusto- specchio dei tempi scaduti nel senso di decadimento- ma a quello della bellezza rinascimentale.
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