Le mie primarie
Ho fatto lo scrutatore in un seggio, del mio quartiere genovese, che raggruppava i seggi dal numero 363 al 371. Sono stato presente nel seggio, un gazebo in una piazza, dalle 7,30 del mattino fino oltre le ore 23, per lo spoglio finale. E’ stata una esperienza forte che mi ha emozionato. Non esagero. Era la prima volta che si effettuava questo tipo di votazione e incontrare al seggio le persone che incontri tutti i giorni nella tua strada, assumeva per questa consultazione un particolare significato: non era solo un elemento di partecipazione democratica, ma anche un modo per rimarcare una appartenenza o forse un sentimento comune: quello che vuole porre a termine una esperienza di governo, tra le più fallimentari dell’intera storia italiana del dopoguerra. Ecco allora scoprire che la persona del palazzo accanto che incontri dal lattaio, o saluti al bar vicino a casa, è uno che la pensa come te, mentre non te lo aspettavi, dà forza, fa piacere e a me personalmente dà fiducia nel futuro.Il mio quartiere è un quartiere cosiddetto ‘bene’, un quartiere di pregio del centro città e certo non mi aspettavo una grande partecipazione; pensavo ad un atteggiamento snob, oppure superficiale a questo tipo di voto ‘primario’, per indicare un leader di uno schieramento già designato. Invece…quello a cui ho assistito ha dell’incredibile: una fila continua di persone pronte a sottoscrivere un programma, pagare un obolo di almeno 1 euro e scegliere un candidato tra sette nominativi più diversi. Un successo che non può che fare piacere e far credere che nei momenti peggiori esce allo scoperto un’Italia dalle infinite risorse di riscatto. Per chiudere dico solo una cosa: grazie!