Verità sulle guerre
Come sempre la verità sulle guerre arriva a pezzetti; arriva in piccole dosi attraversando le maglie della censura e di quello stato di giornalisti embedded –ovvero arruolati, aggregati alle truppe combattenti- cui la stampa viene sottomessa. Così dopo le bombe proibite al fosforo, usate nella strage di Falluja (la città martire irachena) ora si hanno le immagini della battaglia di Nassiriya, combattuta dai nostri soldati i missione di pace: così si dice per chi ci vuol credere.In seguito si vedranno i film sulla guerra e le atrocità che sempre le accompagnano; ci saranno quelli che chiuderanno gli occhi, quelli che le giustificheranno e quelli che si meraviglieranno, dopo averla dichiarata e fatta. E’ sempre un già visto, una ripetizione di violenza e dolore che dovrebbe insegnare qualcosa, ma si sa che i Bush, i Blair e gli omini come Berlusconi o Aznar si trovano ogni volta pronti a fornire ragioni superiori, ragioni di democrazia, di potenza, di ordine mondiale, dopo un classico pretesto che si chiama Lusitania, spazio vitale o arma di distruzione di massa.
La guerra è anche la prova della potenza della censura. Durante i bombardamenti spariscono le morti civili, tutto deve apparire asettico, come operazioni chirurgiche dove viene tagliato solo il male. Ogni volta però delle immagini e le notizie trapelano e allora un’altra guerra di parole, di contrordini, di nuove ragioni cerca di bloccare le notizie; ma solo gli stolti, solo chi ha interessi sporchi e non dichiarabili può sostenere la ragione della guerra. Ma servirà a ricordarlo ancora? Eppure le immagini che giungono in ogni luogo della Terra basterebbero da sole, a condannare la guerra in ogni forma e per qualunque ragione. Ma dopo quelle delle torture, quelle dei morti civili in maggioranza bambini, non si vuole far vedere. Qualcuno nasconde l’obiettivo, invoca altre nuove ragioni per la vecchia censura: sappiate che quello è il guerrafondaio che resiste.
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