venerdì, febbraio 17, 2006

Domande in attesa di risposte

Siamo entrati nel pieno della campagna elettorale ed ora che Berlusconi, oltre che attaccare a muso duro gli avversari, sembra disposto a rispondere alle domande dei giornalisti più vari, mi aspetto risponda alle domande che, nel lontano 30 luglio 2003, gli rivolse il settimanale inglese The Economist. Stiamo ancora attendendo le risposte. Ricordiamo che le domande, a firma del direttore Bill Emmott, erano in totale 28 e per risposta fu tacciato di essere uno strumento del complotto comunista ed ebbe la minaccia di azioni legali. Qualcuno suggerì di rispondere con un’altra domanda, da trasformare in un tormentone: perché fate scrivere sulle vostre pagine Beppe Severgnini? Si può ricordare ancora che quel settimanale inglese –The Economist- è di ispirazione liberale e giustamente considera Berlusconi un insulto al capitalismo liberale. Da quella volta la destra italiana lo definì ‘The Comunist’. Un classico.
Le domande a Berlusconi, erano inserite in un dossier di 6 sezioni; riguardavano il caso SME e i suoi rapporti con un tale signor Fimiani. Dei fondi neri off shore della Fininvest, della tangente di 23 miliardi cui Berlusconi non è stato assolto ma prosciolto per prescrizione, e del legame con l’avvocato inglese mister Mills. (Proprio oggi si è saputo che i giudici di Milano l'hanno accusato di corruzione per quest'ultimo personaggio- l'avvocato David Mills). Dell’acquisto della villa di Arcore, dalla marchesa Casati Stampa, tramite il suo tutore Cesare Previti, e per questo affare dei suoi rapporti con tale Giovanni Del Santo. Di saper il perchè delle molteplici transazioni e da dove provenivano i 4 miliardi di lire confluiti nella Edilnord e nella Sogeat, tramite il capitale azionario nel 1967-'75, poi i 16,94 miliardi di lire versati nella Fininvest srl come prestiti agli azionisti nel 1977-'78. Chi era il beneficiario delle 400 mila azioni CRM registrate a nome dell'Unione fiduciaria e chi ricevette quindi gli 860 milioni di lire pagati da Palina? Chi versò 2 miliardi di lire nella Coriasco immobiliare nel marzo 1979 e da dove proveniva il denaro? Come mai si è avvalso della facoltà di non rispondere quando i pubblici ministeri volevano interrogarlo a Palazzo Chigi il 26 novembre 2002 su queste ed altre questioni?
Domande che, come dicevo, aspettano risposte e a cui è legata la figura morale del ‘nuovo’ ricandidato premier.
C’è qualche giornalista italiano che vuole rifargli quelle domande? Si potrà avere ora una risposta e non una denuncia?

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