domenica, ottobre 26, 2003

Brigatisti


C'è veramente da interrogarci su come uomini e donne a distanza di molti anni continuino a seguire quell'ideologia brigatista rossa che seminava odio, paura e morte per raggiungere un potere come i mafiosi. Con l'arresto dei responsabili della morte di D'Antona e Biagi si capisce come questi ultimi siano una banda di criminali isolata e senza speranza che inseguiva il mito di un potere che esiste solo nella loro nevrosi parossistica: vorrebbero liberare una categoria di oppressi dal capitale uccidendo inermi professori. Questi brigatisti, al pari di quello che erano un dì Curcio e Moretti, futuri ministri di giustizia di un loro ipotetico governo per sputare sentenze di morte in nome di un popolo (quest'ultimo è proprio di tutti) ora si dichiarano "prigionieri politici"; prigionieri lo sono e lo erano già della loro ideologia, della loro ossessione, della loro miseria di valori. Loro, i liberatori, forse non li perderemo più; ce li troveremo d'ora in poi sempre davanti: una nuova malattia sociale come un virus si è inserito tra noi, reclama giustizia, predica uguaglianza, cerca diritti e insegue il potere seminando morte e paura. Come curarli? La galera per molti vecchi brigatisti è stata terapeutica; sarà il caso di affiancargliene qualcuno di questi per un percorso di recupero?

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