Il Muro
Un muro lungo migliaia di chilometri si sta erigendo in Cisgiordania: lo costruiscono gli israeliani invadendo campi palestinesi e incuranti della natura, del paesaggio e dell'umanità, fanno scempio anche delle coscienze. Il muro israeliano è un ostacolo di cemento armato alto oltre 10 metri che scorre come un'autostrada a quattro corsie lungo i campi dei contadini sezionando il paesaggio: dove stanno i buoni? Dove i cattivi? Che strano i prigionieri di questo muro è difficile individuarli subito visto le sue dimensioni…ma in alto si nota il filo spinato elettrizzato, posti guardia per cecchini e telecamere rivolte a sud sudest; ecco dovrebbe rinchiudere i palestinesi, dovrebbe perché invece il muro separa e chiude lo Stato d'Israele e i suoi abitanti, li chiude in uno stato ebraico che è ancor più uno stato mentale che nazione: uno stato dove il Muro del Pianto è il simbolo.
La separazione che gli ebrei hanno subito con i ghetti costruiti nelle città di tutta Europa ora la ricostruiscono da soli, ma allora c'è da chiederci: erano forse loro che volevano vivere, anche qui tra noi, separati?
Si pensa che i "due stati" possano sorgere solo se c'è un muro? Così il muro avanza con la violenza dei bulldozer che scavano colline, abbattono alberi d'ulivo, di fichi e vitigni, demoliscono case palestinesi, contadine; così quello che si vede diventa il più grande campo di concentramento della storia: uno stato per averne due. Inoltre il muro, con la scusa della sicurezza, diventa anche uno scippo di terra dei proprietari palestinesi. Non dimentichiamoci che le macerie dei muri sono sempre crollate in testa a chi li ha costruiti. La "road map", la strada per la pace, i muri dovrebbe abbatterli e non costruirli.
Ora per questo è stata indetto per l'8 novembre un corteo a Roma, contro le deportazioni e contro il muro dell'apartheid, con l'appello: " Stop the wall, now ".
Per adesioni «stopthewall@tiscali.it».
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