lunedì, dicembre 19, 2005

Fra trent'anni

Ho appena letto su un quotidiano che oggi è possibile spedire una e-mail che sarà ricevuta fra trent’anni da noi stessi, se ci saremo ancora, oppure dalle nostre generazioni future. Questo per ‘comunicare le proprie aspirazioni, i sogni e i progetti…e come abbiamo vissuto un certo periodo della nostra vita’. Così recita l’articolo. Bene. Bella trovata. A parte che le nostre poste molto spesso, senza la moderna tecnologia, ci aveva già fornito l’arrivo di comuni lettere con una distanza ragguardevole di tempo, ora possiamo avere questo nuovo servizio ‘assicurato’: una posta ‘prioritaria’ all’incontrario. Come dire una normale procedura di ritardo, programmato anticipatamente. Bene. Che testa questo Matt Sly, così si chiama, per davvero, l’inventore.
Approfitto dell’occasione e scrivo subito a mia figlia, non a me stesso come si suggerisce per un romantico incontro su ‘come eravamo’. Fra trent’anni penso di non esserci e, se per caso ci sarò, non in condizioni di leggere con tenerezza quello che scrivo oggi, ma solo con una grande incazzatura.
Cara figlia, come stai? Stai ancora lavorando? Questo lo so già: ti mancano ancora 10 anni prima che tu possa percepire un assegno di previdenza sociale… scusa hai ragione, non si chiama più così: ora è una assicurazione vitalizio per la vecchiaia Ma in fondo hai solo 60 anni, sei nel pieno dell’età. Coraggio, nel frattempo penso che avrai raggiunto le 30 ore di lavoro settimanali e allora? So anche che ora morite tutti dimostrando anche 50 anni di meno; però le malattie ci sono sempre. Avete debellato il cancro?
Oggi è un lunedì di dicembre del 2005 e fa ancora freddo come negli inverni di mio nonno: alla faccia dell’effetto serra. Meno male. Al governo c’è ancora Berlusconi e si spera che sia l’ultimo anno. Così ti sarà evitata una dinastia di Silvi. Nel frattempo credo sarà stato fatto al capostipite un funerale di Stato italiano e non padano: una revisione storica gli riconoscerà meriti di esemplare italianità. Infatti, fra un po’ gli italiani saranno tutti diversi: saranno un po’ più moretti di pelle, parleranno anche spagnolo e arabo, però mangeranno sempre pizza e spaghetti. Me lo confermi? Ti ricordi quante cazzate facevamo? Eravamo all’inizio del secondo millennio; avevamo in corso molte guerre: la più grossa era quella in Iraq…a proposito esiste ancora quel paese? Ti ricordi la nostra tecnologia? Conservi ancora quel telefonino che faceva anche le foto? Mi accorgo che ti faccio molte domande senza senso perché a me le risposte non arriveranno e neppure mi interesseranno nel momento che me le darai. Come vedi tutte le scoperte, come questa che stai provando, in sostanza hanno solo un obiettivo: farci sentire immortali…ma poi hanno valore solo se ci permettono di dirci che ci vogliamo sempre bene e io te ne voglio ancora tanto. Un affettuoso saluto da papà e mamma…ma lei la penso ancora lì, vicino a te. Buon 2036.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Giorgio, sei fantastico. Forse, scriverò anche io ai miei figli. Non é male come idea. Scrivere oggi le cose che vorrei dire domani o fra trent'anni.
ciao
buon 2006
pasquale