sabato, luglio 12, 2014

Ode alla brioche dei vari bar tipo Bar Sport -descritti da Stefano Benni

La Luisona è una pasta (simile ad una brioche) che si trova nel Bar Sport ed è la protagonista dell'omonimo romanzo Bar Sport di Stefano Benni, pubblicato nel 1976.
a quel libro, di crasse risate, si è aggiunto il sequel Bar Sport 2000 -pubblicato nel 1997...20 anni dopo.
Cambia l'ambientazione dei bar e soprattutto cambia la brioche. In Bar Sport 2000 è protagonista la Palugona, torta tipica di Monzurlo, parente stretta della Luisona.
Il Bar Sport nel 2000 è diventato il Bar Peso.
Il Bar Sport, quello dove non mancava il flipper, un telefono a gettoni, la 'Luisona' e dove passava il carabiniere, lo sparaballe, il professore, il tecnnico (con due n), che declina la formazione della nazionale, il ragioniere innamorato della cassiera, il ragazzo tuttofare, diventava il Bar Peso. Un altro bar di provincia che si può trovare benissimo in ogni periferia cittadina.
Ecco come descrive Benni la brioche La Palugona del Bar Peso:
“Le brioche sono di due tipi: fresche (con meno di un mese) o stagionate (con meno di un anno). Si possono mangiare solo scalfendole con un punteruolo da parmigiano, e non si sciolgono nel cappuccino, a meno che non chiediate una correzione di acido muriatico. In compenso si possono intingere nel caffelatte sette diversi tipi di insaccati, tra cui il famoso zampetto chiodato di maiale da calanco. E soprattutto la Palugona, torta tipica di Monzurlo, parente stretta della Luisona.
La Palugona è fatta con farina di castagne, burro, ghiaia, mascarpone, mandorle, miele, ricotta, colla di pesce, segatura e canditi. La sua particolarità è il forte coefficiente di impalugamento, cioè la tendenza a formare un malloppo ostruttivo in bocca o in gola. È stato calcolato che per masticare una fetta di Palugona è necessaria un'energia cinetica pari a quella che occorre per masticare duemilaquattrocento panettoni. Questo numero è detto Coefficiente di Ferdy, dal nome dello scienziato che morì durante l'esperimento e si scrive: HM1 PAL = 2400 HM PAN
“La Palugona, una volta a contatto con la saliva, si densifica in una melassa al calcestruzzo che si attacca ai denti e al palato con nefasto effetto occludente. I monzurlesi bevono in media un bicchiere di vino ogni briciola di Palugona, ma anche così la malefica leccornia è difficile da mandare giù. Spesso, dopo ogni boccone, bisogna scalpellare molari e premolari, e spruzzare acqua calda sulla lingua, a volte anche Niagara o altri prodotti per sturare i lavandini. Ma la Palugona è pericolosa soprattutto quando giunge nei pressi della gola. Qua, per essere inghiottita, deve essere spinta a colpi di forchettone, oppure sparata giù con un getto di aria compressa. Nessun uomo normale è mai stato capace di inghiottire un intero boccone palugonico, a eccezione di tale Orfeo Gualandi, che usava il metodo cosiddetto del Pugno di Dioniso.
Orfeo, dopo aver ben masticato, beveva un bottiglione di vino frizzante per ammorbidire il boccone, quindi spalancava le fauci e si assestava un tremendo pugno in bocca, riuscendo a imbucare la Palugona. Nel far ciò spesso si rompeva qualche dente, ma lo spettacolo era comunque notevole. I turisti golosi si accostano incautamente a questa torta, con grave rischio per la loro sono in cura alcuni presso un dentista, altri presso un saldatore.
Solo due sono riusciti a ingoiare un boccone ma non a digerirlo, e continuano a ruttare Palugona a distanza di dieci anni. Ma ci sono anche inconvenienti di altro tipo, come il caso della signora Fornari di Chiasso. Messasi in bocca una fetta di Palugona, ha iniziato a masticare nel gennaio 1973. Nel momento in cui scriviamo, la signora sta ancora masticando e chiedendo da bere. Anche se continua a lavorare (fa la stiratrice) e accudire i figli, i rapporti sessuali col marito hanno subito un duro colpo.”


E per il prossimo decennio che pasta-brioche troveremo? Lo stesso Benni la descrive nei nuovissimi bar moderni: i Bar Fico.
'La miniaturizzazione delle paste. Più piccole e costose sono le paste, più il bar è fico. Vediamo quindi mini-bignè che non ospiterebbero neanche un paguro, brioche invisibili a occhio nudo, pastefrolle deco“rate con un brandello di fragola o un mezzo mirtillo, krapfen non più grandi di un bulbo oculare. Eppure il cliente fico, sospettoso per la sua dieta, chiede ogni volta "scusi, cosa c'è lì dentro?", come se da quei bonsai potessero sgorgare, per magia, colate laviche di colesterolo.
"C'è nocciola oppure crema oppure mascarpone oppure marmellata," è la risposta del barista "se vuole essere sicuro le passo il microscopio." Possiamo affermare che, dai tempi della Grande Luisona, è in atto un restringimento progressivo e inarrestabile dell'anatomia dolciaria. Si è calcolato che, con questo ritmo, una pasta del 2010 non sarà più grande di un batterio e costerà dodicimila lire'.

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