mercoledì, luglio 02, 2014

La tecnologia e le riforme politiche

Al di là del giudizio politico sull'operato di Matteo Renzi, c'è qualcosa che lo caratterizza e rende netto lo scarto con i suoi predecessori: il rapporto con il tempo e l'utilizzo delle tecnologie informatiche. In questo si può dire che il giovane premier da una svolta moderna alla gestione del governo. Per l'Italia è una novità.
Si è sempre capito che la classe politica italiana vivesse una specie di analfabetismo informatico e di chiusura refrattaria alle tecnologie. Vuoi per vecchiaia, vuoi per conservatorismo il ceto politico del passato ha sempre esercitato il potere escludendo l'uso dei nuovi media, ovvero socialnetwork e comunicazioni wiki (diffuse capillarmente).
Il presidente degli USA Barak Obama in un certo senso è stato il primo a utilizzare strumenti informatici nella politica. Di queste nuove tecnologie Silvio Berlusconi ne aveva invece intuito la forza e non a caso fece ministro per l'Innovazione e le Tecnologie un certo Lucio Stanca che era nel consiglio di amministrazione della IBM-il colosso mondiale dell'informatica.
Ministro dal 2001 al 2006, Lucio Stanca va ricordato per il Codice digitale dell’Amministrazione Pubblica, in cui ci sono strumenti importanti come la posta elettronica certificata e la firma digitale. L'attuazione è però sembrata lenta e carente. Per il resto tutto apparve fermo. Esempio: la Carta d’Identità elettronica, promessa agli italiani, ad oggi in giro se ne vedono pochissime.
Esistono interessi e paure della tecnologia che bloccano l'Italia. Poi si capiva che a Berlusconi interessava altro. Altro che innovazione tecnologica.
Per raccontare quell'esperienza in politica Lucio Stanca ha pubblicato, nel marzo di quest'anno, un libro: L’Italia vista da fuori e da dentro – Il Sole 24 Ore Libri, collana Studi. Lui ha compreso che nel privato ci sono molte potenzialità che la politica non coglie e per questo nasce la frustrazione facendo perdere all'Italia molte scommesse che potrebbero tranquillamente essere vinte.
La burocrazia, che frena investimenti e innovazione rendendo più libero il Paese, ai governi presieduti da Berlusconi non creava ostacoli...con la corruzione dilagante si aggirava tutto.
Matteo Renzi, vuoi per la coniugazione tra anagrafe ed esperienza di amministratore pubblico, sa a mio avviso come si può risparmiare e insieme dare funzionalità ai servizi per i cittadini, trasformandoli in accessi alla democrazia, con l'estensione del digitale. Trasparenza, conoscenza e velocità possono essere le parole per rivoluzionare l'agenda politica.
Un altro ceto politico nuovo si è affacciato con Matteo Renzi alla politica italiana. Questo è il Movimento 5Stelle che usa l'informatica e la tecnologia quale elemento di democrazia diretta, quale strumento di partecipazione e scelta. Una novità che al momento -con la realtà italiana di arretramento tecnologico- crea solo ironia e risultati discutibili. Non è detto che con il tempo una nuova Agorà trasformerà la politica. Rendere pubblici bilanci, decisioni e dibattiti renderà tutto più chiaro e democratico.
L'ossessione per i tempi di Matteo Renzi sembrano spinti dalla velocità che si ottengono le risposte con l'informatica. D'accordo che per le riforme i tempi della politica non si potranno trasformare in breve, ma qualcosa si è messo in moto.
Ho letto ad esempio i punti per la riforma della Giustizia e le tecnologie con la digitalizzazione delle pratiche diventano lo strumento per velocizzare i processi. Attualmente avere giustizia in tempi brevi è un'utopia. Questo è anche scandaloso. Un diritto negato a tutti i cittadini.
Non sappiamo quanto Matteo Renzi durerà; non sappiamo se l'esperienza del Movimento 5 Stelle continuerà, ma certamente chi verrà dopo non potrà più tornare ai vecchi metodi di far politica...quello di far incancrenire i problemi o sperare che il tempo aggiusti le cose.

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