domenica, luglio 20, 2014

Perché essere felice quando puoi essere normale?

Sto leggendo un libro e di questo libro, di Jeanette Winterson, sono stato attratto dal titolo:
Perché essere felice quando puoi essere normale?
Ecco dietro ho trovato una storia vera, una storia dove in fondo non c'è niente di normale. Chi la pronuncia è una donna non normale: è gigantesca, religiosa invasata, madre mancata...una specie di orco. Lei è la madre adottiva della protagonista, l'autrice del libro, a cui viene rivolta la frase: Perché essere felice quando puoi essere normale?
Lei adottata trova la salvezza nella parola, nei libri e nelle loro storie. Sì, perchè non c'è mai una storia sola e ogni storia non è solo quello che racconta e quello che si racconta può essere diverso, può essere cambiato.
Sto trovando questo libro commovente e bello; triste e gioioso, ironico e brutale. Un libro che regala sorsi di speranza per la felicità di ognuno. Ecco cosa scrive l'autrice a pag. 55:

C’era un tempo in cui la conservazione dei documenti non era una procedura amministrativa: era una forma d’arte. I poemi più antichi venivano composti per commemorare e per ricordare una vittoria in battaglia, o la vita di una tribù. L’Odissea, Beowulf, oltre a essere dei poemi, hanno una funzione pratica. Se non puoi trascrivere una storia, come puoi tramandarla? La memorizzi. La reciti.
Il ritmo e le immagini della poesia la rendono più facile da ricordare, più facile da declamare rispetto alla prosa. Io avevo bisogno anche della prosa, e così creai le mie versioni condensate dei romanzi dell’Ottocento: perseguivo l’effetto magico, senza preoccuparmi troppo della trama.
Avevo dei versi dentro di me, una fila di luci che guidavano il mio cammino. Avevo il linguaggio.
La narrativa e la poesia sono una terapia, una medicina. Quello che guariscono è la frattura che la realtà crea nell’immaginazione.
Avevo subito un danno e una parte molto importante di me era stata distrutta: era questa la mia realtà, così era andata la mia vita. Ma nonostante tutto, c’era la persona che sarei potuta diventare, le sensazioni che avrei potuto provare, e fin quando trovavo le parole per esprimere questa realtà, le immagini per raffigurarla, le storie per narrarla, non ero perduta.
C’era il dolore. C’era la gioia. C’era la gioia dolorosa di cui aveva parlato Eliot. Avevo sperimentato questa gioia dolorosa salendo sulla collina sopra la nostra casa, camminando su quelle lunghe strade che sembravano non finire mai e che, partendo dalla città, arrivavano in cima alla collina. Le strade non asfaltate. Le strade che scendevano fino ai Factory Bottoms.
Mi guardavo attorno e non mi sembrava di guardare dentro uno specchio o dentro un mondo. Era il luogo dove mi trovavo, non il luogo dove sarei stata. I libri non c'erano più, ma erano solo oggetti: quel che contenevano non poteva andare distrutto tanto facilmente. Quel che contenevano era già dentro di me, e insieme saremo andati lontano.
E mentre contemplavo il mucchietto fumante di carta e inchiostro, ancora caldo nel freddo mattino, compresi che c’era qualcos’altro che potevo fare. “’Fanculo” pensai. “Li scriverò io.”

Una bellissima ode ai libri e indirettamente alla loro scrittura.
Appena lo terminerò scriverò la recensione completa.

Scheda del libro:
Perché essere felice quando puoi essere normale?
Autrice: Jeanette Winterson
Uscita Mondadori marzo 2012
Euro 22,47
ISBN 9788804635680
210 pagine € 9,50 - Brossura
Uscita edizioni gennaio 2014 Oscar Contemporanea 2014
Traduttrice: Chiara Spallino Rocca

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