lunedì, aprile 12, 2004

Domande di un amico


Un amico mi ha scritto dicendosi molto arrabbiato da come stanno andando le cose in generale ed in particolare in Iraq, dove ora i nemici degli USA non sono più i seguaci di Saddam Hussein ma proprio quelli che ne erano le vittime. Crediamo di esportare il progresso e la civiltà ma siamo sicuri che questi stiano dalla nostra parte? Si può chiamare civiltà dove si vendono neonati, si violentano bambine, si commerciano organi umani e droga, si ammazzano per poche lire i genitori o si uccidono i figli per vendicarsi con la moglie?
C'è civiltà dove si sfruttano i minori, si distrugge la natura, si inquina, si premiano gli evasori fiscali e le speculazioni, si spendono cifre esorbitanti in armamenti accettando la fame nel mondo e si tolgono i diritti ai deboli e i poveri dando sempre più potere ai ricchi?…Quale democrazia possiamo insegnare, esportare o anche consigliare? Pensiamo veramente di essere i migliori?
Io non saprei cosa rispondere a così tante domande, ma riflettendo un po' mi dico che sarebbe meglio fare un passo indietro, fare un atto di umiltà ricercando quei valori d'umanità universali che accomunano tutti gli uomini, al di là di ogni credo politico e religioso: nessuno è perfetto o detiene la verità e solo riconoscendo ognuno il bisogno dell'altro può migliorare.
Primo atto sarebbe quindi abbassare i fucili e le pistole ascoltandoci pregare: stranamente si scoprirebbero delle parole rivolte a Dio, di misericordia e di pace, uguali; si scoprirebbe che forse vogliamo le stesse cose con mezzi diversi…allora evviva la democrazia senza gli spari.



Nessun commento: